Serie TV > Once Upon a Time
Ricorda la storia  |      
Autore: citizen_erased    20/10/2015    3 recensioni
Ff Swan Queen, ambientata nella seconda stagione, al ritorno di Emma e Mary Margaret dalla foresta incantata, ispirata da una canzone dei Muse.
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

~~Salve a tutti! :D
Innanzitutto vi dico che questa è la mia prima ff in assoluto, non ho mai scritto niente prima d’ora e non sono molto pratica di questo sito quindi se avete critiche o suggerimenti da farmi, o se nella descrizione della ff ho messo qualcosa si sbagliato e volete dirmelo siete i benvenuti, dopotutto sono qui per imparare. ;)
Ho voluto scrivere una Swanqueen perché è la mia coppia preferita di tutte le serie tv ed è una song-fic basata su una canzone dei Muse. Spero tanto che vi piaccia, quindi la smetto di rompere e vi lascio alla lettura!

___
Era circa mezzogiorno quando Emma scese dal suo fidato maggiolino parcheggiato davanti a Granny’s.
“Ciao ragazzino!” disse allegra al figlio che la stava aspettando seduto su una panchina. Le braccia erano stracolme di buste della spesa, così Henry si avvicinò alla bionda per aiutarla: “Ehi. pranziamo qui da Granny’s vero? Mia mamma è ancora al lavoro in ufficio e io così tanta fame che mi mangerei persino un orco!”
“Vacci piano ragazzino. Scommetto che se vedessi una di quelle bestie ti passerebbe subito la fame, anche se fossi a digiuno forzato” ridacchiò Emma dandogli una leggera spallata “Comunque è passato troppo tempo dal mio ultimo formaggio grigliato perché possa resistere un altro giorno, perciò andiamo.” Eh già, perché la salvatrice era tornata dalla Foresta Incantata solo la sera prima dopo essere caduta nel portale insieme a Mary Margaret, e ne aveva decisamente fin sopra i capelli di chimere o altri strani tipi di carne che Mulan le affibbiava (e di cui Emma non voleva conoscerne la vera natura per paura di sapere quello che stava realmente mangiando; dopotutto l’ignoranza a volte poteva risultare utile): era finalmente ora di godersi il cibo del XXI secolo.
Dopo essersi rifocillati per bene Ruby offrì loro una bella cioccolata con panna e cannella (oh, come le era mancata), giusto per non farsi mancare nulla. Henry preso dalla curiosità chiese alla madre: “Beh, che ci fai con tutte quelle borse? Sembra che tu abbia fatto la spesa per un esercito.”
“Per la festa per il nostro ritorno di stasera ovviamente! David e Mary Margaret mi hanno chiesto di occuparmi della spesa, ma sinceramente non pensavo che volessero una tale quantità di roba, insomma io pensavo ad una festicciola intima e non di certo una sorta di banchetto reale… aspetta, non te lo sarai mica dimenticato vero?”
“No no, certo che no, è che avevo capito anche io che sarebbe stata una cosa tranquilla.”
“Evidentemente abbiamo sottovalutato il concetto di ‘intimo’ per il re e la regina della Foresta Incantata.” sospirò la bionda sconsolata, che ancora non aveva pienamente realizzato di essere la figlia di Biancaneve e del Principe Azzurro, e che cosa significava essere loro figli.
“Mmh, e alla musica chi ci pensa?”
“La musica? Non sapevo che ci fosse anche un addetto alla musica.”
“Ma dai, che festa sarebbe senza musica?”
“Una festa noiosa suppongo. Ehi ho un’idea, perché non ci pensi tu ragazzino? Sono sicura che ti divertirai, e magari potresti farti aiutare da Ruby.”
“Ma certo!” disse Henry già entusiasta all’idea di partecipare ai preparativi della festa: “Ho già mille idee in testa, magari potrei anche organizzare un karaoke laggiù in fondo, di fianco al bancone, sarà divertente.”
“Benissimo, siamo d’accordo allora. Senti ora devo tornare in centrale a sbrigare una faccenda, ma torno il prima possibile per preparare tutto per stasera.”
“Va bene, a dopo.”
Emma si sentiva un’ipocrita in quel momento, dato che per tutta la durata del pranzo non aveva mai parlato al figlio dell’idea che le era venuta in mente quando Mary Margaret aveva proposto di fare la festa la sera prima, e quell’idea era stato il suo pensiero fisso sin da quando era scesa dal maggiolino poco prima. Stava già per uscire dal locale quando decise di farsi coraggio e si voltò verso il bambino chiedendo con voce titubante: “Ehm… ragazzino, secondo te sarebbe una buona idea se… beh… se invitassi Regina stasera? Insomma… c-che ne dici?” era una domanda banale di per sé, ma la ragazza si sentiva estremamente nervosa anche se non sapeva spiegarsi il perché. “Dici davvero? Per me sarebbe davvero importante che lei ci fosse, è cambiata così tanto, ma avevo paura a chiedertelo perché pensavo che non la volessi vedere.”
“Allora la chiamo” rispose semplicemente la Salvatrice mentre usciva finalmente dal locale, incapace di aggiungere altro, ma regalando ad Henry il sorriso più radioso da quando si erano incontrati.

___
Erano dieci minuti buoni che la biondina  teneva stretto il cellulare in mano, guardando fisso lo schermo che mostrava il numero di telefono del sindaco, ma ancora non era riuscita a premere il tasto verde: “Oh andiamo Emma, hai ucciso un fottutissimo drago, perché dovresti aver paura a fare una chiacchierata a distanza con la regina cattiva?” disse per prendere la forza. Dopo altri interminabili momenti  si decise a premere il tasto di chiamata, ma non appena lo fece le guance le si tinsero di rosso per l’imbarazzo. Proprio non riusciva a capire il motivo di quell’atteggiamento così insolito; non era di certo la prima telefonata che la donna faceva a Regina, e non si era mai fatta problemi a riguardo, ma questa volta era piena di timore. Non fece in tempo a pensare ad altro che una voce squillante rispose all’altro capo del telefono: “Pronto?”
“Ehm...si, buongiorno  Regina, sono Emma…” non riuscì ad aggiungere altro che subito il sindaco la interruppe con il suo solito tono superiore “Signorina Swan, è tornata solo da un giorno e ha subito combinato uno dei suoi soliti pasticci? Dovevo immaginare che la pacchia sarebbe durata poco, anche se ammetto che in sua assenza, con uno sceriffo come suo padre, è un miracolo che la città sia ancora in piedi. O è forse successo qualcosa a Henry?”
Lo sceriffo sorrise alle parole della mora, le ricordava i battibecchi (diciamo molto spesso vere e proprie litigate) che le due avevano in continuazione prima che il sortilegio venisse spezzato e che, si, doveva ammetterlo, le erano mancati durante il suo soggiorno nella Foresta Incantata, così per un momento si dimenticò del suo imbarazzo e rispose: “A dire il vero non è per questo che ho chiamato. Volevo chiederti se stasera ti andrebbe di venire alla festa di bentornate per me e Mary Margaret da Granny’s, e sai, Henry mi ha raccontato per filo e per segno cosa hai fatto durante la nostra assenza così ho pensato che fosse una buona idea averti con noi.”
Regina rimase di stucco nel sentire le parole dell’altra donna, e rimase come ipnotizzata per qualche secondo prima di riuscire a farfugliare qualcosa: “Oh… di-dice davvero Swan? Beh, suppongo di non aver di meglio da fare stasera, quindi per me va… va bene, ci sarò.” Cercò di dirlo come se non desse troppa importanza alla cosa, ma la verità era che era rimasta colpita e le importava parecchio: a nessuno sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello di invitarla a qualche evento, e invece Emma Swan la aveva invitata come se fosse la cosa più naturale e scontata del mondo. Per la prima volta da molto tempo la regina cattiva si sentì quasi felice, pensò che le cose stessero cominciando a cambiare, e forse gli altri erano pronti a provare a perdonarla. Un sorriso spontaneo le apparse sul volto (nella privacy del suo ufficio, ovviamente, non poteva cadere così in basso di fronte ad altre persone), mentre nella la sua mente si riempiva dell’immagine del viso di Emma.
Anche la Salvatrice, d’altra parte era rimasta molto contenta della risposta del sindaco, e per lei fu come essersi tolta un peso dallo stomaco. “Ottimo, a stasera allora! E comunque io non combino pasticci!” disse allegra concludendo la conversazione e riattaccando. Prima di spezzare il sortilegio Emma credeva davvero di odiare Regina, ma da quando era finita dentro quel portale si era resa conto che in fondo, dopo Henry lei era la persona che le mancava di più, e si era sorpresa a pensare molto spesso a lei, tanto che aveva cominciato a cambiare radicalmente la sua opinione su di lei, specialmente dopo aver capito che razza di madre aveva avuto, quella psico-pazzoide di Cora. Non aveva ancora avuto il tempo di vederla e parlarle con calma, ma quella sera sperava di averne l’occasione, perché voleva ringraziarla come si deve.
Al solo pensiero di poterla vedere da lì a poco la fece aprire in un altro sorriso, anche se ancora non riusciva a dare una spiegazione a tutte queste strane reazioni. Poi scuotendo la testa cercò di riprendere la concentrazione perché era ancora al lavoro e doveva finire di sistemare dei documenti di cui ovviamente suo padre David non si era occupato durante la sua assenza.

___
Il pomeriggio era passato in un lampo ed Emma era riuscita giusto a fare un salto al loft per farsi una doccia veloce dopo aver aiutato la nonna e Ruby a preparare il cibo per la festa. Quando tornò da Granny’s i festeggiamenti dovevano ancora cominciare, ma alcune persone erano già arrivate al locale. Fu accolta dal sorriso a trentadue denti di Henry che le mostrava tutto orgoglioso la postazione karaoke che aveva preparato in sua assenza: “Hai visto quanto è forte mamma? Ho preparato una lista di canzoni da sballo! Cavolo, sarà divertentissimo.” Emma non poté fare a meno di sorridere a sua volta, pensando a come Regina avrebbe rimproverato il figlio sentendolo parlare così.
La festa doveva ancora iniziare ufficialmente, poiché mancavano ancora all’appello David e Mary Margaret, così la bionda ne approfittò per prendersi di nascosto il primo drink della serata. Era un po’ nervosa perché ancora non aveva visto Regina tra i presenti al locale e pensava che avesse cambiato idea e che non si sarebbe presentata. Dopo un paio di minuti arrivarono finalmente i coniugi Charming e senza perdere un attimo iniziarono subito i brindisi alle due reduci dal viaggio.
David prese il suo boccale di birra e alzò il braccio per richiamare l’attenzione: “Anche io voglio fare un brindisi! Innanzitutto grazie per esservi uniti a noi stasera. Io e Mary Margaret una volta ci siamo promessi che ci saremmo sempre ritrovati, e nonostante tutti abbiano ormai capito che è la verità, brindate con me nel dire… non perdiamoci almeno per un po’! A Mary Margaret ed Emma!” Mentre si levava un coro di approvazione la porta si aprì e una voce timida disse “Scusate, sono in ritardo.” Anche se nella stanza era calato un silenzio imbarazzante, Emma si girò di scatto non appena sentì la voce della donna, sorridendo come una bambina davanti ai regali di compleanno: Regina aveva davvero accettato il suo invito.
Subito Leroy, nel pieno della sua delicatezza, afferrò il primo coltellaccio che gli capitò a tiro e sbraitò: “Cosa diavolo ci fa lei qui??” Il volto della mora si rabbuiò un poco ma la salvatrice subito spiegò, sempre col sorriso in volto: “La ho invitata io.” 
Mentre la ragazza veniva trascinata in un angolo dai genitori per avere spiegazioni, il sindaco si avvicinò al bancone per appoggiare la teglia di lasagne che aveva portato pensando di fare un gesto carino. Prese posto su uno sgabello mentre Henry si avvicinò a lei: “Sono contento che tu sia venuta stasera.”
“Anche io lo sono.”
“Che bello, hai fatto anche le lasagne, sai che ne vado matto!”
“Certo che lo so. Infatti ero tentata di fare due teglie, perché so quante fette sei capace di mangiarne” rispose la donna ridendo, contenta di poter passare del tempo col figlio. “Dovresti ringraziare Emma sai; per averti invitata. È stata una sua idea” disse il ragazzino guardando di sottecchi la madre. Regina rimase sorpresa da quell’affermazione, ma cercò di non darlo a vedere continuando a guardare davanti a sé, con lo sguardo perso nel vuoto, finché quell’impiccione di Leroy non tornò a disturbarla. Comunque si ripromise di andare a parlare con la bionda entro la fine della serata.

__
Le lasagne del sindaco furono spazzolate nel giro di pochi minuti, evidentemente i grani di pepe rosso davano davvero un tocco speciale. Ma nessuno prestava attenzione all’ex sovrana: nessuno andava a parlarle a parte ovviamente Henry, che però era continuamente richiesto dai vari cittadini di Storybrooke, i quali tenevano molto a quel bambino speciale. Aveva anche scambiato due parole con il dottor Hopper, ma erano perlopiù frasi di circostanza, e i Charming la considerarono solo per cinque secondi, giusto il tempo di ringraziarla per aver aiutato a riportare nel Maine le due donne. Non mancò di notare quanto ancora fossero diffidenti David e Mary Margaret nei suoi confronti (e non poteva di certo biasimarli), mentre la figlia le aveva rivolto un sorriso sincero. In quel breve incontro aveva avuto l’impressione che la salvatrice si sarebbe voluta fermare a parlare con lei, ma era continuamente strapazzata dai genitori per il locale a salutare tutti i presenti .
Dopo i primi cinque minuti in cui si era beccata un gran numero di occhiatacce dai presenti (soprattutto da parte dei nani) e l’iniziale sorpresa nel vederla alla festa, Regina si ritrovò completamente sola e dimenticata da tutti. Le venne in mente il tempo in cui la regina cattiva camminava tra i suoi sudditi provocando terrore al solo passaggio: almeno una volta le persone prestavano attenzione alla sua presenza, anzi a dirla tutta era proprio impossibile non considerarla; ora invece era diventata invisibile. Non si era però accorta che qualcuno la osservava.
Era infatti tutta la sera che Emma guardava di nascosto la mora. Avrebbe voluto tanto andare a parlarle, anche se sinceramente non sapeva di cosa avrebbero potuto parlare visto che fin da subito i loro rapporti erano stati tutt’altro che amichevoli. Ma aveva una disperata voglia di passare del tempo con lei. Ora che aveva accettato che le storie che Henry gli raccontava sulla foresta incantata erano reali aveva cominciato ad avere la sensazione che l’unica persona (oltre al ragazzino) che la potesse veramente capire fosse l’ex sovrana: le due donne avevano avuto un passato simile sotto certi punti di vista, con molta sofferenza e situazioni difficili che le avevano messe alla prova e che le avevano rese le donne molto forti, ma anche diffidenti e chiuse verso le altre persone. Forse era anche questo il motivo per cui litigavano in continuazione.
Erano già passati un paio di minuti da quando la bionda si era messa a parlare con Archie, quando vide la figura di Regina raccogliere la giacca, alzarsi dal tavolo e avviarsi verso l’uscita in completa solitudine e a testa china. Sembrava parecchio triste e abbattuta; nessuno sembrava essersi accorto che stava abbandonando la festa, nessuno la considerava, era come un’ombra. Emma ebbe un tuffo al cuore a quella visione. Non voleva assolutamente vederla andare via, non aveva ancora avuto occasione di stare un po’ con lei, ma doveva agire in fretta perché l’altra donna aveva ormai quasi raggiunto la porta e stava per uscire. L’occhio le cadde sul palco improvvisato alla sua sinistra così istintivamente ci saltò sopra e per attirare l’attenzione dei presenti urlò: “Ehi ragazzi ascoltate!” Se l’intento era quello di farsi notare ci era riuscita perfettamente perché tutte le persone che stavano alla tavola calda si voltarono verso lo sceriffo e calò il silenzio. Emma sorrise quando vide che anche Regina si era bloccata dalla sorpresa e si era girata verso di lei. Visto che il silenzio si stava facendo imbarazzante Emma decise di lasciarsi guidare dall’istinto per quello che stava per fare: “Ecco, Henry ha montato uno splendido karaoke per stasera e mi ha anche detto che ha preparato una playlist da sballo, e siccome si è impegnato tanto mi sembra giusto… beh, aprire le danze diciamo.” Il viso del bambino si illuminò alle parole della madre biologica: “Davvero vuoi cantare Emma? Non pensavo che fossi capace!”
“Non mi sottovalutare, sono piena di risorse, ragazzino” rispose la bionda facendo l’occhiolino.
Intanto la mora incuriosita era tornata a sedersi ad uno dei tavoli del locale. Emma era più che contenta di questo, perché significava che il suo piano per farla restare stava funzionando, ma ora, mentre guardava insieme al figlio la lista delle canzoni, aveva cominciato a sudare freddo perché aveva realizzato che avrebbe dovuto cantare davanti a tutta quella gente e soprattutto davanti a Regina Mills, e lei era molto timida e riservata. Scorrendo l’elenco la sua attenzione venne calamitata da Undisclosed Desires, una canzone che aveva adorato fin dal primo ascolto e che le aveva sempre fatto provare un sacco di emozioni contrastanti, perché sentiva che il testo la rappresentava e avrebbe rappresentato qualcosa del suo futuro, così disse: “Fermo! Voglio cantare questa.” Henry le porse il microfono e poi selezionò “play” per far partire la base, mentre il pubblico si era messo comodo per assistere alla performance.
Non appena le prime note riempirono il locale Emma chiuse gli occhi e i suoi pensieri di nuovo vagarono inconsciamente verso la storia di Regina e a tutto il suo passato pieno di sofferenze che aveva dovuto affrontare, così decise che quella canzone sarebbe stata per lei. Non le servivano le parole che scorrevano sullo schermo poiché sapeva il testo a memoria, quindi mantenne gli occhi chiusi mentre iniziava a cantare…

I know you’ve suffered
But i don’t want you to hide

la sua voce era un po’ roca ma comunque intonata e Regina rimase molto colpita dall’intensità con cui cantava. Improvvisamente la bionda aprì gli occhi, restando però completamente immobile con il resto del corpo e il sindaco rimase come ipnotizzato da quelle pozze verdi che la fissavano come se stessero scavando dentro la sua anima oscura…
It’s cold and loveless
I won’t let you be denied

Emma non smetteva di guardarla…
Soothing
compì un movimento fluido col bacino, accompagnandosi nel gesto con il braccio libero, quasi a compiere una sorta di balletto improvvisato…
I’ll make you feel pure
Trust me

si appoggiò la mano sul cuore, con lo sguardo sempre rivolto verso l’altra donna…
You can be sure
e mentre pronunciava queste parole la salvatrice era sicura che quello che stava cantando era sincero…
I want to reconcile the violence in your heart
Regina sussultò: perché Emma continuava a fissarla? Possibile che quella canzone fosse dedicata a lei? A dire il vero quelle parole la avevano molto colpita, e mentre scorreva il ritornello le tornò in mente il suo passato da regina cattiva…
I want to recognise your beauty is not just a mask
I want to exorcise the demons from your past

pensò a Daniel, a Cora, a suo padre Henry e alle lezioni sulla magia oscura di Tremotino che la avevano resa quella temibile strega che era diventata, e i suoi occhi – che dall’inizio della canzone non si erano mai staccati dallo sceriffo – si velarono di tristezza…
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
ed Emma le accennò un sorriso, che subito le fece dimenticare la tristezza…
You trick your lovers
sempre guidata dall’istinto la cantante balzò giù dal palco...
That you’re wicked and divine
si stava dirigendo verso il tavolo di Regina a passo lento ma deciso…
You may be a sinner
quando le arrivò davanti con grande naturalezza le porse la mano per invitarla ad alzarsi e ballare…
But your innocence is mine
la mora rimase di stucco davanti al gesto di Emma, e ancora con la bocca aperta dallo stupore le strinse la mano e si alzò, titubante…
Please me
Show me how it’s done

ora le due donne si trovavano l’una di fronte all’altra…
Tease me
Emma fece fare una piroetta a Regina, e quando quest’ultima ritornò alla posizione iniziale entrambe appoggiarono le mani sui fianchi della partner…
You are the one
I want to reconcile the violence in your heart

iniziarono ad ondeggiare lentamente, a tempo di musica; la bionda ormai aveva un sorriso a trentadue denti, mentre Regina era ancora un po’ frastornata da quello che stava accadendo…
I want to recognise your beauty is not just a mask
I want to exorcise the demons from your past

erano così prese dalla situazione che la tavola calda e i presenti all’interno di essa sparirono, finché non rimasero solo loro due che danzavano e la musica a fare di sottofondo…
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart
Please me

la donna più giovane si allontanò e tornò a posizionarsi sul palco, riassumendo la posizione iniziale…
Show me how it’s done
Tease me
You are the one

le sorrise ancora, e questa volta venne ricambiata, anche se le guance del sindaco erano tinte di rosso per l’imbarazzo…
I want to reconcile the violence in your heart
I want to recognise your beauty is not just a mask
I want to exorcise the demons from your past
I want to satisfy the undisclosed desires in your heart

in quel momento Regina capì che Emma non la stava giudicando per il suo passato, Emma al contrario la capiva. In Emma forse avrebbe potuto trovare un sostegno. Per Emma lei non era la regina cattiva, per Emma lei era solo Regina.

Non appena finì la canzone però entrambe dovettero tornare alla realtà e si accorsero che tutti le stavano fissando con un’aria sconvolta, manco avessero visto un branco di draghi davanti ai loro occhi. Biancaneve era diventata più pallida di quando era addormentata per l’incantesimo del sonno, Leroy invece, visto che era ovviamente ubriaco, era molto confuso su quanto successo e non riusciva a capire se quello che aveva visto era reale o solo un’allucinazione dovuta al brandy, e persino Henry aveva la bocca spalancata per lo stupore: non si sarebbe mai aspettato un comportamento simile da parte delle proprie madri. Lo sceriffo subito si pentì  per quello che aveva fatto: forse aveva un po’ esagerato ed era stata indiscreta, così rimase impalata dov’era incapace di dire qualcosa. La mora d’altro canto provava un forte imbarazzo, d’altronde non era solita a mostrarsi in momenti di debolezza davanti agli abitanti di Storybrooke (o ai suoi sudditi), e non potendo più sopportare su di sé tutti quegli sguardi decise di uscire dal locale, sparendo nell’oscurità della notte. Non appena la porta si richiuse con un tonfo secco Emma si riprese dallo stato di trance e urlò: “Aspetta!” catapultandosi fuori da Granny’s, ma ormai Regina era come svanita. Tirò un calcio ad una lattina di birra vuota per la stizza: “Maledizione!”
Non appena tornò dentro David la afferrò per le spalle e le domandò: “E quello cosa cavolo era?”
“Non lo so. Davvero, sono sincera, non ho idea di cosa mi sia successo, ho solo seguito il mio dannato istinto e le mie emozioni. So solo che ora voglio trovare Regina e parlarle per chiederle scusa e chiarire tutto.”
“Non puoi cercarla da sola! Potrebbe essere pericoloso!”
“Non credo affatto che lei sia pericolosa, e comunque so badare a me stessa. Potreste farmi un favore? Terreste voi Henry per stanotte? Ho davvero bisogno di spazio per riflettere. Ah, grazie mille per la festa, è stato veramente un bel gesto.”
“Lo sai che io farei qualunque cosa per te” rispose David non sapendo cos altro aggiungere, mentre la figlia usciva dal locale per l’ultima volta.

___
Era da quattro ore buone che Emma setacciava ogni angolo di Storybrooke in cerca del sindaco ma di lei non c’era traccia: dopo aver abbandonato la festa si era subito recata a Mifflin Street, ma la casa era vuota, quindi aveva cominciato a cercarla in ogni posto che le veniva in mente ed aveva finito per perlustrare più volte ogni singola strada, ogni singolo vicolo e angolo della città, dal municipio alla spiaggia. Dopo un paio di ore, per la disperazione era persino andata nella foresta ed era passata per la cripta della famiglia Mills, ma lei non si trovava nemmeno lì. Quando vide che ormai si erano fatte le tre di notte decise di abbandonare le ricerche (dopotutto non era mica stata rapita) e di andare a parlarle la mattina seguente. Era quasi arrivata all’appartamento che lei e la madre condividevano ma nel momento in cui svoltò l’angolo quasi andò a sbattere contro un’altra persona.
Quando si rese conto con chi si era scontrata urlò: “Regina?! Sono ore che ti cerco! Dove cavolo eri sparita?”
“Miss Swan” replicò l’altra donna. Il tono provocatorio che usava quando la chiamava così sembrava sparito e aveva lo sguardo perso nel vuoto: sembrava stanca e infreddolita, aveva un accenno di occhiaie, i capelli leggermente scarmigliati dal vento e le mani strette al suo busto per cercare un po’ di calore. “Non ci posso credere, ho vagato per la città per ore e ti trovo qui. Come mai sei sotto casa mia alle tre di notte?” chiese Emma.
“Stavo facendo una passaggiata, suppongo” disse la mora tenendo sempre lo sguardo fisso nel nulla mentre veniva squadrata dalla testa ai piedi da due occhioni verdi: “Un po’ tardi per una passeggiata non credi? Sembri molto stanca e anche infreddolita direi. Avanti, vieni su che ti offro una cioccolata calda. È notte fonda e se resti fuori ancora un po’ ti beccherai un accidenti.” Dopo alcuni interminabili momenti la mora disse solo: “Uh. D’accordo.”

__
Nell’appartamento regnava il silenzio più totale. Le due donne non si erano scambiate neanche mezza parola da quando erano entrate in casa. Nel frattempo la padrona di casa aveva offerto una coperta a Regina - che ora se ne stava seduta sulla sedia vicina alla stufetta - e aveva messo sul fuoco la cioccolata. Quando fu pronta la versò in due tazze, si sedette al tavolo e porse all’altra donna la bevanda ancora fumante. Mentre sorseggiava la sua cioccolata Emma si perse a guardare la mora: non la aveva mai vista così vulnerabile tranne alla visione di Henry nel letto di ospedale dopo aver mangiato il dolce avvelenato, e sembrava molto stanca, ma nonostante questo ai suoi occhi le sembrava bellissima. Quasi le andò di traverso il liquido che stava ingerendo quando ebbe una rivelazione. No! Non poteva essere vero: lei, Emma Swan, aveva una cotta colossale per la sua acerrima nemica. Rimase a bocca aperta per alcuni secondi ma poi, sentendosi sempre più a disagio per quella situazione, decise finalmente di rompere il silenzio: “Senti, mi dispiace per quello che ho fatto al locale stasera, non so che cosa mi sia passato per la testa, e beh… ora non sono neanche in grado di mettere su un discorso per farti delle scuse decenti.”
Regina non ebbe nessuna reazione e rimase ferma nella posizione in cui era da alcuni minuti ormai, immersa nel suo groviglio di pensieri. Poi improvvisamente si voltò con uno scatto verso la bionda e fissandola intensamente chiese: “Posso farti una domanda?” Emma prese le due tazze ormai vuote e le portò al lavandino. Tornò al tavolo, si appoggiò con le braccia sullo schienale della sua sedia e con un pizzico di timore nella voce disse: “Spara.”
“Perché lo hai fatto?”
“Onestamente non saprei. So solo che mi sono affidata alle mie sensazioni. In quel momento mi sembrava la cosa più giusta da fare, e allora ho agito. Sono stata davvero inopportuna, scusami.”
“La sai una cosa? Non so per quanto tempo ho vagato per la città, ma certamente ho avuto molto tempo per pensare e di una cosa sono sicura, Emma. Era da più di trent’anni che la gente mi guardava solo come un mostro, come un’assassina spietata, come una delle persone da temere di più in tutto il reame, o come una persona fredda e senza cuore che tiene solo al potere e al controllo, e se la pensano così è perché sicuramente hanno una ragione per farlo, non li biasimo assolutamente. Ma tu stasera, dopo tutto quello che ho fatto per toglierti di mezzo ed essendo a conoscenza di tutto ciò che ho fatto, mi hai fatto sentire che mi stavi dando una seconda opportunità per redimermi, dopo più trent’anni mi sono sentita per la prima volta solo Regina, mi sono sentita voluta.”
Emma era basita: “Ho passato anche io le ultime ore a pensare a come chiederti scusa e cercare di difendermi dalla tua ira, ma ti assicuro che questa è l’ultima cosa che mi sarei aspettata di sentire da te. Io pensavo che fossi arrabbiata.”
“Ero solo confusa, ma ora non lo sono più.” Sempre mantenendo il contatto visivo, Regina si alzò, e prima che lo sceriffo si rendesse conto di cosa stava per fare si ritrovò le labbra della mora premute contro le sue e una sua mano dietro la nuca. Emma spalancò gli occhi, sorpresa, ma subito dopo rispose al bacio, cingendo i fianchi dell’altra donna con le mani e facendo aderire i loro corpi. Regina si staccò dal bacio, ma non dall’abbraccio e tenendo le loro fronti appoggiate soffiò sulle labbra della salvatrice: “Ora è il mio turno di agire.”
I suoi occhi neri - resi ancora più scuri dalla lussuria – si posarono su quelle sottili labbra rosee ancora semiaperte, i loro nasi si sfioravano. La baciò ancora e con l’altro braccio avvolse la schiena di Emma stringendola in un abbraccio quasi disperato, e anche la bionda cercò di avvicinarla a sé serrando i pugni attorno alla giacca e facendole sentire quanto aveva bisogno di lei. Le loro bocche si incastravano alla perfezione, così come i loro corpi; Regina passò la lingua sulle labbra di Emma per approfondire il bacio e quest’ultima le lasciò libero accesso. Quando le lingue si incontrarono iniziò una lotta selvaggia ma allo stesso tempo armonica, mentre Regina spingeva sempre più indietro Emma finché questa non sentì una parete dietro di sé. Entrambe sorrisero e poi la donna più giovane cominciò a lasciare una scia di baci sul collo di Regina, che nel frattempo faceva vagare le mani su tutto il corpo di Emma. Quando le sfiorò il seno Emma passò la lingua nello spazio tra orecchio e mandibola provocando un lieve gemito da parte di Regina che reclinò la testa all’indietro.
“Sei bellissima” sussurrò Emma, senza fiato; la mora sorrise con una punta di malizia. Ormai stava cominciando a sentire un calore familiare al basso ventre e portò un ginocchio tra le gambe di Emma facendole aprire quel poco che bastava per infilarci dentro la sua gamba, incastrandosi con lei, poi riprese a baciarla con passione, cominciando a muoversi lentamente. I loro toraci erano così vicini che potevano sentire il cuore dell’altra battere come se fosse nel loro petto.
La bionda prese ad armeggiare con la camicetta di Regina sbottonando la parte alta dell’indumento finché non arrivò in vista del reggiseno nero. Il suo sguardo indugiò per un momento sul seno sodo, poi si avventò sul petto dell’altra mordendolo e succhiandolo lasciandole dei lievi segni rossi, mentre Regina teneva la testa reclinata. Quest’ultima reagì facendo scivolare la propria mano sul sedere di Emma, provocandole un brivido lungo la spina dorsale che le fece inarcare la schiena, poi infilò una mano sotto il maglione cominciando ad accarezzare l’addome della più giovane. Non appena la mano si posò sul seno di Emma questa, con uno scatto, portò il ginocchio verso l’intimità di Regina, che gemette sommessamente strusciandosi contro di lei. I respiri delle sue si erano ormai fatti piuttosto pesanti ed Emma sentiva che non le bastava più la gamba della mora contro il suo centro, così sbottonò i pantaloni di Regina, tirò giù la zip e infilò la mano nei pantaloni passandola sulle mutandine già bagnatissime dell’altra. A Regina mancò l’aria per qualche secondo e rimase con la bocca spalancata e la vista completamente annebbiata: stava per perdere completamente il controllo. In un momento di lucidità portò la mano dal sedere alla nuca della bionda, la baciò ancora una volta e la chiamò: “Emma.”
Quest’ultima le posò una mano sulla guancia e la guardò. Col fiato corto Regina disse: “Emma ascoltami, ci ho messo troppo tempo ad accettare cosa provo per te, ma ora ho capito che mi piaci, e tanto. A dispetto di quanto ho dimostrato finora io ci tengo a te, e voglio fare le cose per bene. Voglio uscire con te, cenare insieme, guardare un film o fare una passeggiata in spiaggia, e dopo stare tutta la sera a fare l’amore. Tu non hai idea di quanto ti voglia in questo momento, ma ora è troppo presto, non abbiamo ancora metabolizzato cosa è successo, e se lo facessimo ora non avremmo la consapevolezza giusta.” Emma all’inizio parve confusa, ma quando capì cosa Regina le stava dicendo capì che aveva ragione, e sorridendole rispose: “Non sapevo che fossi anche così saggia, vostra maestà. Posso comunque chiederti di stare qui a dormire per stanotte? Mi faresti davvero felice.”
“Aspetta. Henry e Mary Margaret non sono qui?”
“No tranquilla, stasera dormono tutti a casa di David.”
“Allora certamente, farei qualsiasi cosa che ti renda contenta.” Emma le scoccò un altro bacio, poi andarono a letto, coccolandosi finché non si addormentarono abbracciate, dimostrandosi quanto amore provavano l’una per l’altra.
___
Rieccomi!
So che ora mi odierete perché non ho fatto evolvere la situazione fino in fondo, ma non me la sentivo di scrivere la mia prima ff a rating rosso. Spero che il mio cervellino bacato mi dia in un futuro remoto qualche nuova idea su come è proseguita la storia per scrivere il seguito. Intanto spero che questa vi sia piaciuta, se volete scrivere un commento mi fate un piacere enorme. ^.^
Vi lascio anche il link della canzone.
A presto! :D
https://www.youtube.com/watch?v=R8OOWcsFj0U

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: citizen_erased