Nda: Buon salve!
Siamo le scrittrici pazze Adebaran e Relie Diadamat. Torniamo nuovamente insieme, a pubblicare il prologo di una long condivisa.
Il primo capitolo è già concluso e stiamo iniziando il secondo, che saranno completamente distaccati dalla situazione presentata in questo capitolo.
Speriamo possa piacervi e incuriosirvi, perché ci abbiamo messo molto impegno nello scriverlo. Aspettiamo con ansia i vostri pareri, lasciandovi alla lettura di questo prologo.
Non temete se non trovate corrispondenza con la trama espressa nell’introduzione, dal prossimo capitolo sarà così. Non siamo poi così pazze da fare un prologo che non c’entra nulla… Forse xD
Buona lettura! E… se recensite, vi rispondiamo anche gratis. Davvero eh! :)
Prologo
Pensava non ci sarebbero stati problemi, che tutti i suoi tormenti si sarebbero acquietati una volta sentito il rombo del motore.
Le ruote della sua auto saettavano rapide come lampi nel cielo sull'asfalto scuro e nero come la notte, che attraversava a tutta velocità.
Quel momento d'ipocrita gloria durò fino all'improvvisa perdita di controllo. Urlò a pieni polmoni, mentre la corsa avventata della vettura si concludeva in un impatto violento. Metallo contro metallo.
Adesso, l’unica cosa che riusciva a intravedere erano ombre. Ombre opache e confuse, dipinte di rosso e blu. Un pensiero gli trafisse la mente: era tutta colpa sua.
C’erano paramedici ovunque, poteva sentire le loro voci circondarlo. Oppure erano sopra di sé? Sotto? Non riusciva a capire dove fosse.
Una voce sconosciuta disse che oramai non c’era più nulla da fare. Qualcuno non ce l’aveva fatta, mentre lui era rimasto col fiato mozzato. Senz'aria.
«Respira!», sentì urlare da una voce diversa. «E’ grave, dobbiamo fare in fretta».
Grave. Fretta.
Percepì la presenza di un altro corpo disteso affianco al suo. Era immobile.
Avrebbe voluto girare la testa per assicurarsi che stesse bene ma, in quel momento, il gesto gli appariva uno sforzo titanico.
Si accorse dell'ombra di un uomo sopra il proprio corpo. Gli ripeteva di respirare, che sarebbe andato tutto bene. Con la vista appannata riuscì a scorgere un numero sulla divisa: 999.
Grave. Fretta. Respirare.
Mentre si sentiva sollevare e trascinare su una barella, l’unica cosa che gli tornò alla mente furono due occhi scuri e intensi. Due occhi di cioccolato fuso. Erano impauriti e scioccati, sbarrati contro la luce accecante dei fari.
Quella visione era l'unico ricordo che riusciva a recuperare dell’istante dello scontro.
«Commozione cerebrale e ferite multiple. Codice rosso!»
Tutto ciò però gli appariva così confuso. Nei suoi pensieri, al centro della cacofonia di colori e rumori, spiccavano sempre e solo loro: quei due occhi di cioccolato fuso.
Dio, erano così terrorizzati e indifesi!
Grave. Fretta. Respirare. Occhi di cioccolato fuso.
La sua coscienza sfumò verso il nero, trascinandosi dietro un'innegabile consapevolezza: era stata tutta colpa sua.