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Autore: Arya Tata Montrose    21/10/2015    2 recensioni
Nuova raccolta, questa volta esclusivamente dedicata alla Makorra. Tratterà di generi vari e i capitoli saranno scollegati l'uno dall'altro, dato che saranno costruiti su prompt inviatimi.
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I. Pattinare – A Mako, le visite alla famiglia della sua fidanzata non piacevano, nemmeno un po’. E non perchè Tonraq lo fulminava ad ogni passo che faceva in direzione della sua figlioletta (questo fenomeno era in diminuzione, mano a mano che il tempo passava), nemmeno per Senna che ogni volta gli rifilava come minimo due chili in più, da tanto cucinava (abituata com’era a quei pozzi senza fondo della figlia e del marito).
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Korra, Mako
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Who we are
 


§Pattinare
 
A Mako, le visite alla famiglia della sua fidanzata non piacevano, nemmeno un po’. E non perchè Tonraq lo fulminava ad ogni passo che faceva in direzione della sua figlioletta (questo fenomeno era in diminuzione, mano a mano che il tempo passava), nemmeno per Senna che ogni volta gli rifilava come minimo due chili in più, da tanto cucinava (abituata com’era a quei pozzi senza fondo della figlia e del marito). Era il luogo, che a Mako non garbava affatto: il Polo Sud era una landa gelida e bianca, dove il suo dominio gli forniva un’indole più incline ad apprezzare il caldo attorno a sé. E poi, imbacuccato nella mole enorme di cappotti che si metteva addosso, con relative prese in giro di Bolin e Korra – «Ma dai, o scemo, sei un dominatore del fuoco!» –, si rendeva goffo e impacciato e ogni volta che si allenavano doveva implorare Korra per ottenere uno scontro con il suo elemento.
 
«No, io oggi non esco: ieri c’era tormenta, chissà che razza di freddo fa fuori!» brontolò il ragazzo da sotto le coperte che ancora, all’alba delle nove del mattino non si era deciso a lasciare.
 
«Appunto, ieri c’era tormenta e non abbiamo potuto fare quello che avevo in mente, quindi oggi ti alzi e ti godi la sorpresa.» Si trattenne dall’aggiungere una minaccia, sicura che avrebbe raggiunto l’effetto sperato anche senza ricorrere alle maniere pesanti.
Detto, fatto, il ragazzo in meno di tre minuti era pronto, anche perché era andato a letto vestito: gli mancava solo il cappotto, quello pesante, con piume d’oca e pelo di bisonte volante (il cambio di stagione aveva diversi vantaggi). Korra lo trascinò nella cuccia di Naga e si fece aiutare a sellarla, per poi buttarlo in sella e montare davanti a lui, partendo a galoppo e uscendo dal villaggio a tutta velocità, con i bianchi igloo che presto si confusero con la neve fresca e le stelle del firmamento che pareva una notte al Tempio dell’Aria, da tanto era scuro.
Mako non avrebbe saputo dire per quanto tempo rimase abbracciato a Korra durante il viaggio, lui sapeva solo che quella era la sua terra, quella che amava, quella dove era cresciuta e che lei adorava il vento gelido del Sud che le sferzava il volto mentre l’aurora le si rifletteva negli occhi azzurri come il ghiaccio attorno a loro. Lui la vedeva, quando di tanto in tanto si guardava allo specchio, che si portava una mano agli occhi e ricordava il gelo, il ghiaccio e lo splendore della sua terra. Tutto quello che ora stava condividendo con lui.
 
Korra era calda e Mako si rese conto che era durato troppo poco il contatto del suo viso con la schiena di lei, mentre l’abbracciava da dietro sulla groppa di Naga. Il viaggio era durato troppo poco, secondo lui, e quando lei gli riferì che il cane polare aveva galoppato a pieno ritmo per ben tre ore, lui rimase sulla sua silenziosa posizione: avrebbe voluto stare di più in quella posizione.
 
Davanti a loro sembrava esserci solo neve fresca, nulla di più, nulla di meno e una domanda sorgeva spontanea nella mente del ragazzo.
Korra, che sembrava avergli letto il “che diavolo ci facciamo qui” in faccia, mentre osservavano rapiti il paesaggio attorno a loro, gli diede una pacca sulla spalla e con le labbra minò un “aspetta e goditi lo spettacolo”. Solo la neve livellata dalla tormenta, le impronte di Naga e l’aurora che si mostrava in tutto il suo caleidoscopico splendore sul cielo nero, ora privo delle stelle.
 
Mako era perso ad ammirare il paesaggio e solo dopo si accorse di quello che stava combinando la ragazza: dominando la neve, l’aveva spostata ed aveva pulito la superficie del ghiaccio sottostante, creando una specie di laghetto ghiacciato e prima che il dominatore potesse pronunciare la domanda, Korra provvide a spiegarsi: «Sorpresa, si pattina!»
 
In un attimo lo vide sbiancare riducendosi ad un colorito più pallido di quello che di solito aveva, quasi a volersi mimetizzare con la neve circostante. «Pattinare?»

«Certo, Bolin mi ha detto che non sei capace, così ti insegno» spiegò lei, candida come praticamente tutto ciò che li circondava.
«No, mi rifiuto.»
«Certo, come ‘sta mattina ti sei rifiutato di scendere dal letto.» fu la risposta della ragazza, prima di creare attraverso il dominio un paio di lame di ghiaccio sotto le loro scarpe.
 
“Bolin, giuro che quando torno ti faccio arrosto”, si disse Mako, e nemmeno il tempo di formulare il pensiero che già aveva saggiato personalmente la consistenza del ghiaccio freddo sotto le sue chiappe.
Ma tutta la rabbia sparì non appena la risata cristallina della ragazza riempì il vuoto attorno a loro. Si rimise in piedi con il suo aiuto e cercò di stare in equilibrio in tutti i modi attaccato alle sue mani, calde anche senza la protezione dei guanti.
 
«Posso farcela» borbottava ogni volta che si rialzava e ogni volta migliorava un pochino. E Korra rideva e lo aiutava, talvolta perfino dominando l’umidità attorno a lui per farlo stare in piedi più a lungo.
 
Non ricordava nemmeno più quanti tentativi aveva fatto, ma alla fine aveva imparato a stare in piedi e gli stava venendo fame. Stabilirono una pausa e si sedettero accanto a Naga, rimasta ad osservarli per tutto il tempo – e non capendo come potesse una persona cadere così tante volte in un’ora – da lontano, e presero a mangiare l’abbondante pasto al sacco che, Korra gli disse, Senna aveva preparato apposta per l’occasione il giorno prima – e Mako comprese il perché del rifiuto della donna alla sua proposta di aiutarla a lavare i piatti dopo cena.
 
«Riprendiamo, ti va?» e con un aiutino ad alzarsi, tornarono sulla lastra di ghiaccio libera dalla neve. Peccato però che Mako sembrava aver vanificato ogni progresso dell’ora prima in non si sapeva quale maniera, poiché non c’era buona una volta che riuscisse a stare in piedi per più di tre secondi.
 
Mako di solito si controllava, ma vedere le grasse risate della sua ragazza che intanto gli scivolava attorno come se nulla fosse, un po’ lo fece arrabbiare – in realtà fu lo scoprirsi completamente incapace, ma non lo disse mai – e le sue mani presero a farsi sempre più calde, assieme al suo intero corpo e presto i guanti si carbonizzarono, poco dopo seguiti dal ghiaccio sotto di lui.
 
Se Korra prima rideva come una matta, ora era ridotta perfino peggio e se Mako pensava facesse freddo in superficie, si dovette ricredere non appena riemerse bagnato fradicio. Korra lo aiutò ad asciugarsi dominando l’acqua in eccesso lontano da lui e la usò per riparare il buco nel ghiaccio – lei un altro giro se lo sarebbe fatto volentieri –, per poi mettersi a scaldare ulteriormente il ragazzo col dominio del fuoco.
 
«Andiamo a casa.» disse perentorio, nascondendo il volto con il colletto e lei non poté fare a meno di assecondarlo, ancora ridacchiante dal tuffo fuori programma del suo ragazzo, che, rimontato in sella e aggrappatosi a lei come nell’andata, le strappò la promessa di non far mai parola con nessuno della sua discutibile performance.
 
 
«Mamma, perché papà non pattina mai con noi?» il piccolo Shouta strattonò la veste della donna che scivolava agile ed aggraziata sul ghiaccio col figlio al seguito, mentre l’uomo se ne stava comodamente seduto sulla panchina ad osservarli sorridente.
 
«Vedi tesoro, papà ha avuto una pessima esperienza con il pattinaggio, da giovane.» si limitò a dire lei.
 
«Quale esperienza?» e a quella domanda Mako rischiò un infarto.
 
«È un segreto» disse Korra, ridacchiante al ricordo, a quella piccola peste del figlio. Poi lo prese in braccio ed in un orecchio gli sussurrò: «Forse un giorno te la racconterò, questa storia.»



Angolo autrice
In questo mio angolino, volevo solo informare quelle sante anime che mi seguono che questa è una raccolta tutta nuova, incentrata unicamente sulla Makorra (no, ma guarda, non l'avrei mai detto, dall'introduzione) ma che comunque non considero conclusa la mia altra raccolta sul fandom, "Family Moments".
Volevo aggiungere che questa nuova raccolta è nata grazie a Kore, che mi ha lasciato sul profilo FB (se a qualcuno interessa, qui), il prompt per scriverla (qu
i).
Spero di tornare presto, magari in seguito ad un nuovo prompt. E nulla, grazie di avermi fatto questa visitna.
Passo e chiudo!
Tata.
 
   
 
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