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Autore: cin75    22/10/2015    4 recensioni
Maledetti paparazzi!!!
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Preghiere'
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Quando Jensen tornò a casa, dopo aver lasciato il set della nuova sit , in cui lui e Jared ormai recitavano da circa due anni e che riscuoteva i suoi bei consensi tanto da assicurarsi già una terza stagione, l’attore texano sapeva che l’aspettava un pomeriggio, una serata difficile  e molto probabilmente anche una notte insonne.

Erano passati circa dieci anni da quando lo show di Supernatural aveva chiusi i battenti alla gloriosa stagione numero 15.
I due attori avevano fatto altre cose , a volte separati e a volte insieme e poi li era stata proposta questa sit, girata a Los Angeles, che per lo più era improntata sulla loro vita, sugli amici che ne avevano e ne facevano ancora parte e su come, i due, affrontavano la vita sui set più disparati.

E poi, accettando, avevano soprattutto, la possibilità di restare in contatto con tutti gli attori, ormai amici, che avevano lavorato con loro: Misha, Jim, Ty, DJ, Felicia, Rob, Rich….insomma tutti.
Quel nuovo show era una sorta di porto di passaggio per ogni “supernatural guest”!!
 
Ma poi, era successo il “casino”, come lo aveva chiamato Jensen. Il biondo si era fatto infinocchiare come un pivellino da un fan troppo….troppo!!!
E ora lui ne avrebbe dovuto pagare le conseguenze con Jared.
 
Entrò in casa e come prima cosa chiamò il compagno. Jared. Suo marito ormai da più di dieci anni.
Niente!! Silenzio assoluto.
Sentì dei rumori al piano di sopra e salì per controllare.
Andò verso la stanza di Jay, loro figlia. Quel piccolo fagottino imbacuccato di rosa che presentarono alle loro famiglie , dopo aver superato il periodo più brutto della loro vita, ormai, era una signorinella di dieci anni, vispa e intelligente. Fin troppo sagace per l’età che aveva e “maschiaccio” al punto giusto da far imbestialire le sue amiche di scuola e far “sbavare” tutti i bamboccetti che volevano guadagnarsi la sua simpatia.
“Ehi!” la richiamò aprendo la porta della sua camera. “Posso?” chiese il permesso.
“Ehi!! papà!!” fece la ragazzina. “Che hai combinato?!” fu lo strano saluto accompagnato da uno sguardo indagatore.
“Cosa?...io…niente. Perché?!” domandò con aria innocente anche se si sentì immediatamente in imbarazzo e in colpa.
“Non fare l’attore con me, papà. Non funziona!!” lo rimproverò Jay, saltando giù dal letto su cui stava ascoltando musica dal suo I-pad.
“Io…io non faccio….Lascia perdere!!!” fece sconsolato. “Hai visto tuo padre Jared?!”
La ragazzina lo fissò ancora e poi, ebbe pietà, per l’ansia che gli vedeva scritta in volto.
“Dieci minuti fa ha chiamato Nonna Simmons per farla stare con me. Lui ha detto che doveva uscire o rischiava di diventare vedovo!” disse.
“Ohw!!??!” quasi balbettò Jensen.
Cavolo!! Jared doveva essere davvero infuriato se rinunciava a stare con Jay nel giorno in cui non aveva riprese sui set.
Mentre ancora Jensen cercava di calmare almeno i suoi pensieri, Jay lo richiamò alla realtà.
“Hai fatto il cretino, papà!?” fu la domanda spassionata della figlia.
“Cosa??….”
“Perché se hai fatto il cretino dovresti chiedere scusa!!” gli fece presente con motivata convinzione. “E al più presto!” concluse e Jensen non ebbe tempo di ribattere che il campanello di casa lo costringere ad abbandonare il suo inutile tentativo di spiegazioni.
Scese al piano terra e andò ad aprire.
Era l’anziana babysitter di Jay: Nonna Simmons. I tre ormai la chiamavano così perché era la donna che aveva chiesto di essere chiamata in quel modo. I suoi figli erano distanti e lei vedeva i suoi nipoti così raramente che Jay le era entrata nel cuore e poi anche Jay stravedeva per lei, specie quando le permetteva di cucinare torte dai gusti assurdi.
“Nonna Simm…”
“Ma sei cretino??!!” fu il rimprovero/saluto a cui dovette sottostare Jensen. La donna gli rifilò sotto gli occhi la rivista in cui lui baciava o veniva baciato da un aitante giovanotto che non sembrava avere nessuna voglia di lasciarlo andare e intorno alla foto del bacio altri piccoli riquadri in cui Jensen appariva sorridente e più o meno abbracciato al giovanotto in questione.
“Mio Dio!!!” sussurrò Jensen togliendo dalle mani della donna, il giornale gossipparo.  “Per favore…per favore…non lasciarle vedere a Jay. Lei…..lei….non…”
“Già, come se i giovani di oggi avessero bisogno dei giornali per sapere le cose!!” gli fece presente l’anziana e vide un puro sguardo di terrore negli occhi di Jensen.
“Sono nei guai!! Nemmeno Dean è stato  mai in guai come questa genere di guai!!” disse tra sé e sé, decisamente frustrato.
“Ok!” lo fece rinsavire nonna Simmons. “So che c’è una spiegazione. Che deve esserci una spiegazione a tutto questo. Perciò, ora, esci da questa casa. Trova il tuo furioso marito e sistema questo casino. Alla piccola Jay ci penso io. Proverò a tenerla lontana dai giornali virtuali e non. Mi inventerò qualcosa.” Disse amorevolmente sorridente mentre spingeva fuori di casa l’attore.
 
Jensen sospirò affondo e mise a fuoco ciò che doveva fare.
Sapeva dove trovare Jared.
Poco fuori Los Angeles, c’era un piccolo agriturismo. Una famiglia meravigliosa aveva acquistato il ranch e l’aveva adibito ad una sorta di B&B, ma con tanto di animali da fattoria e maneggio per la ippoterapia.  I due attori se ne erano innamorati appena lo avevano scovato e di tanto in tanto ci andavano per fuggire alla caotica vita della città degli angeli e anche perché Jay, come loro, adorava quel posto.
E poi, nonostante quella parte terribile della loro vita passata fosse andata, Jensen sapeva che per Jared, di tanto in tanto, non era così. Il giovane attore per quanto avesse “assimilato” quello che avevano passato, aveva bisogno, una tantum, quando i ricordi del rapimento o dello stupro ritornavano furiosi a farsi avanti nella sua mente, di alcuni momenti di solitudine.
Jensen lo sapeva e per quanto cercava di stare vicino a Jared meglio che poteva, sapeva che il compagno aveva bisogno di quei momenti per mettere di nuovo a “tacere” tutto.
E allora andava a rifugiarsi in quella sorta di angolo di paradiso.
 
Quando arrivò alla reception , Jensen, venne accolto dall’anziano proprietario, Frank.
“Ehi, Frank! Come stai, amico mio?!” lo salutò cordialmente, mentre l’altro gli andava incontro per abbracciarlo.
“Jensen!! Dov’è la mia adorata Jay?” chiese guardando alle spalle dell’attore come se stesse cercando la “piccola principessa di casa”.
“Mi dispiace.  Jay non c’è. Sono venuto per…”
“Lui.” finì al posto di Jensen. “Mi sa che hai fatto il cretino, ragazzo mio!!”
 
Dio!! c’era qualcuno che non lo avrebbe chiamato così, in quel giorno assurdo??
 
“Me lo stanno dicendo talmente in tanti, che credo, lo diventerò sul serio!” ironizzò, Jensen.  “Dov’è lui?” chiese poi, affranto.
“Nella vostra solita stanza!” riferì mettendogli una mano sulla spalla in segno di incoraggiamento. “Va’. Vedrai che metterete tutto a posto!”
Jensen annuì grato e sperò davvero di riuscire a sistemare tutto.
 
Arrivò alla stanza che di solito prendevano in affitto e bussò piano ma deciso.
Sentiva il suo cuore impazzire e nella sua mente mille modi di giustificarsi per quello che era successo, ma quando Jared gli aprì e gli vide tramutare un espressione triste in gelida e furiosa, tutto nella sua mente si azzerò all’istante e si spense. Gli occhi di Jared avevano spento quella luce. Erano rossi, lucidi e immensamente tristi. O delusi.
“Che ci fai qui?!” chiese atono Jared.
“Posso ….entrare?!” azzardò Jensen.
“Certo! Ma lo fai a tuo rischio e pericolo!” rispose minaccioso Jared.
Jensen deglutì. Cavolo!! Se Jared era infuriato. I suoi occhi erano diventati ad un tratto talmente brillanti di rabbia che Jensen a malapena riusciva a sostenere il suo sguardo.
“Rischierò!” e Jared si spostò appena per farlo entrare.
Jensen avanzò nella stanza e sobbalzò di sorpresa quando Jared sbattè con decisione la porta per richiuderla. Poi il giovane lo superò, senza degnarlo di uno sguardo e lentamente si andò a mettere dinnanzi a lui e incrociò le braccia al petto.
Jensen si sentiva letteralmente sotto esame. Da dove iniziare per non sembrare banale? Per non dare l’impressione di doversi davvero giustificare per qualcosa di cui non aveva colpa?
“Jared, io…”
“Cosa?” lo bloccò severo, il giovane compagno.
“So che è banale, ma…ma non è come pensi!”.
 
Dio!! se era banale come inizio.
 
“E come sarebbe, Jensen? Cosa devo pensare?!” lo provocò Jared, puntando il dito verso un tavolo su cui campeggiavano alcuni giornali in cui Jensen era ritratto sia sorridente e in "avvenente" compagnia e poi addirittura impegnato in un bacio dal “gusto appassionato” con qualcuno che non era Jared.
“Oddio!” si ritrovò a sussurrare quasi disgustato anche dalla sua stessa immagine ritratta.
Guardò Jared. Guardò la rabbia, la delusione e il dolore sul suo volto e si sentì morire. “Ti prego…ti prego, lascia che ti spieghi!” chiese quasi disperatamente.
“Spiegarmi cosa? che le cose stanno cambiando? Che lui è una sorta di crisi di mezza età anticipata?” provò perfino a sembrare pungente. “Guarda quelle foto, per l’amor di Dio!!!” urlò poi, esasperato. “Pensa a cosa proverà Jay quando le vedrà!!”
“No. No. No… a lei sta pensando Nonna Simmons. Non ha ancora visto niente , per questo ti chiedo di risolvere adesso la cosa, prima che tutto ci sfugga di mano. Per favore.” Lo esortò facendosi più vicino e soffrendo nel vedere Jared che si allontanava da lui. “Jared, ascolta. Guarda quelle foto!” fu la richiesta strana.
“Le ho già guardate abbastanza e continuano a farmi schifo, Jensen!” fece addolorato.
“No, non hai capito. Guardale per bene. Non è come sembra. Tutto …tutto sarà durato al massimo…non lo so…5 secondi….” provò a spiegarsi Jensen.
“Non credo. Non prendermi in giro, Jensen. Ci sono talmente tante foto di te e lui e del vostro momento idilliaco …”
“Esatto!!!” esclamò Jensen, ma che immediatamente dopo, si rese conto di aver cannato sul tempo.
Esclamare “esatto” mentre Jared diceva “momento idilliaco” non era stata una genialata.
“Oddio!! Giuro che sto per prenderti a pugni Jensen!” lo minacciò seriamente Jared.
“Sì, scusa…ho sbagliato i tempi, ma quello che volevo dire è: guarda bene la foto del bacio. Guarda le posizioni. Guarda me . Guarda lui….è sempre lo stesso momento. Sono solo le angolazioni che sono diverse. Hai mai pensato, prima di mettermi al patibolo,  che non fosse un solo fotografo ma tanti che non aspettavano altro??!” e questa volta era Jensen quello a sembrare esasperato.
Jared si sentì improvvisamente confuso e si ritrovò a guardare le foto e non poteva non negare che in effetti era quello che Jensen gli stava spiegando con tanta enfasi. Era solo l’angolazione che cambiava da scatto a scatto.
“Questo non migliora la tua situazione, Ackles. Anzi!! Cos’è? Vi siete messi anche in posa??” fece non volendo cedere.
“Ascolta!” fece Jensen, cercando di riconquistare la calma della mente e del respiro. Infuriarsi e iniziare a litigare non avrebbe portato da nessuna parte. “Riconosci quella strada?” chiese mostrando una delle tante foto.
Jared la guardò e aggrottò le sopracciglia riconoscendo la via. “E’….è la Richmond.”
“Esatto.”
Questa volta l’ “esatto” era al posto giusto.
“Ero in quella via perché c’è quella pasticceria in cui fanno quei cupcake dai gusti strani e  assurdi che Jay tanto adora. Volevo portargliene qualcuno, quando il tizio avanti a me…” disse indicando l’altro nella foto, “…crolla a terra. Gli sono andato vicino e l’ho aiutato ad alzarsi e lui ha iniziato a ridere e mi ha detto che a volte gli succede di fare cose strane e iniziare a ridere senza motivo. La cosa mi ha fatto sorridere…” mostrando le foto in cui i due sorridono insieme e Jensen tiene il ragazzo per le braccia. “Non lo so se mi stavano già seguendo. Non lo so se era una cosa preparata. Se quel tipo faceva parte di tutto, ma un attimo dopo che l’ho tirato su e solo per gentilezza gli ho sistemato la camicia dalle spalle…” mostrandogli la foto in cui la sua mano era sulla spalla del “sospettato”. “…ma un attimo dopo me lo sono trovato attaccato addosso. Che mi baciava. Ma ti giuro….ti giuro Jared che quel bacio….quella ….cosa... è durata poco più di 5 secondi e non un infinità come può sembrare da queste foto.“, fece infine gettando di nuovo sul tavolo il giornale che aveva tra le mani. “Simon, il nostro avvocato, ha già contattato le varie redazioni e sai che sa farsi sentire e risultare terrificante quando chiede qualcosa. Entro domani sarà tutto sparito!”
Jared aveva ascoltato ogni parola. Aveva seguito quel discorso discolpante guardando le foto che Jensen gli indicava. Jensen che sorrideva, ma di un sorriso gentile e non complice. Jensen che afferrava l’altro dal gomito come per sostenerlo e non per abbracciarlo. La mano di Jensen aperta sulla spalla di quello sconosciuto e non stretta per tenerselo vicino. Jensen baciato.
Sì, ora Jared lo vedeva! Jensen che veniva baciato e non baciava.
Nessuno meglio di lui sapeva i modi e le movenze di Jensen quando baciava: con tutto il corpo, con tutto il trasporto e la dolcezza di cui era capace.
E in quella foto il compagno sembrava decisamente spaesato e a disagio.
Perché….perchè quelle cose non le aveva viste prima?
Perché la prima cosa che la sua mente invasa e confusa dalla gelosia più sfrenata era riuscita a fare, era stata quella di infuriarsi con Jensen?
Semplice. Era geloso.
Nessuno poteva o doveva toccare o solo provare a pensare di poter toccare il suo Jensen.
Guardò di nuovo il maggiore di fronte a lui, fermo, che aspettava la sentenza.
Guardò di nuovo quelle foto e quasi in imbarazzo cercò una posizione più comoda sulle gambe che sentiva talmente in tensione da fargli male.
“Perché non me lo hai detto subito?!” sembrò volersi giustificare Jared.
Jensen sorrise appena. “Aspetta!! Fammici pensare!! Ah sì!!” fece con entusiasmo. “Forse perché sei letteralmente fuggito via da casa nostra, lasciando addirittura nostra figlia sola prima dell’arrivo di nonna Simmons e sei venuto a rintanarti qui?!” rispose sarcastico.
E solo allora Jared si fece prendere da un sottile panico. Era vero!! Aveva lasciato Jay da sola quando aveva visto quelle foto, anche se l’aveva avvisata che non sarebbe rimasta sola. Ma Jensen, che lo conosceva perfettamente, riconobbe ogni lineamento sul suo viso terrorizzato.
“Tranquillo!! La nostra piccola sta benissimo. Nonna Simmons è con lei e grazie a te, entrambe credono che io sia un cretino!” provò a smorzare la situazione. “ E anche Frank lo crede!” sottolineò deluso.
Questa volta sorrise anche Jared.
E il mondo di Jensen tornò a brillare!!!
Jensen sentiva che la tensione cominciava a scemare e allora azzardò ad avvicinarsi almeno di qualche passo al suo splendido marito che però ancora non aveva nessuna intenzione di abbassare le braccia ancora strette e incrociate sul petto.
“Quando la smetterai di fare quello geloso?!” provò a domandare senza sembrare pungente.
“Io …non…sono geloso!” asserì Jared che però sembrava non troppo convinto di quella sua affermazione.
“No??” ironizzò Jensen. “Amore mio, quel povero concierge dell’albergo alle Hawaii in cui passammo il viaggio di nozze , quando ha saputo che saremmo tornati per il nostro anniversario, ha pregato che gli venisse cambiato turno pur di non incrociarti.” gli rivelò avvicinandosi ancora.
“Beh!!  ti sorrideva troppo!”
“Lo faceva con tutti.”
“Ed era troppo cordiale!”
“Doveva esserlo!”
“Ed era fastidiosamente gentile!”
“E’ il suo lavoro!!”
“Lo stai difendendo!!??”
“No!, voglio solo che tu capisca che devi smetterla.” fece mettendo le sue mani sulle braccia ancora conserte del giovane. “Smettila Jared. Smettila di essere geloso. Non ne hai motivo perché non esiste motivo che io rinunci a te in qualsiasi modo o per chiunque altro.”
“Non ce la faccio! Io…io non riesco a sopportare l’idea che tu un giorno , anche se c’è Jay,…che ….tu …magari…possa…..” balbettava emozionato e nervoso per la presenza sempre più vicina di Jensen.
Jensen gli accarezzò le braccia con vigore, come per rassicurarlo, dato che lo aveva sentito perfino tremare. Poi senza accelerare troppo le cose in quel chiarimento tra loro, gli accarezzò dolcemente il viso sempre più dai lineamenti addolciti.
“Ora voglio che tu dimentichi questa stronzata della foto e che mi ascolti attentamente.” disse deciso, Jensen, ma comunque con tono dolce.
“Jensen, ma lui….”
“Ascoltami. Per favore!” chiese di nuovo e Jared non potè non perdersi nella dolcezza di quel verde che lo stava guardando implorante. “Tu sei l’unico e sarai sempre l’unico per me. Sei stato il mio passato. Sei il mio presente e io non riesco a concepire un futuro in cui tu non sia quel futuro stesso.” confessò facendo di quella carezza leggera un tocco più consistente sul volto di Jared.
Il giovane vi si abbandonò, lasciandosi cullare dal calore della mano di Jensen e un attimo dopo , facendo sue le parole del compagno dimenticò lo sconosciuto, le foto e tutto quello che avevano causato. Si gettò letteralmente tra le braccia del marito che altro non chiedeva che poterlo abbracciare di nuovo.
Un bacio, caldo e intimo, a tratti disperato, segnò la loro riappacificazione e se Jensen non riusciva a smettere di accarezzare la testa di Jared nascosta tra il suo collo e la sua spalla, Jared non riusciva a smettere di stringerlo e tenerselo vicino.
“Sai!!” fece il giovane ancora protetto in quell’abbraccio di puro amore. “Alcuni psicologi dicono che l’innamorato che usa troppe parole per dichiararsi o non è sicuro dei suoi sentimenti o ha qualcosa da nascondere!”
Jensen sorrise e afferrando il compagno per le spalle così da potersi guardare negli occhi, gli baciò le labbra sottili.
“Allora da oggi non dirò più niente se non che ti amo. Queste saranno le uniche parole che le mie labbra pronunceranno ogni volta che staremo insieme!” promise Jensen, e se anche Jared ne fu colpito, dopo un po’ divenne serio e forse deluso.
Jensen lo guardò. Perplesso.
“Psicologi del cavolo!!! Loro non sanno che cosa sei, quanto sia meravigliosa la tua voce mentre mi dici queste cose. Non sanno quanto sia meraviglioso sentirti raccontare a nostra figlia tutto il bello che questa vita ci ha concesso di vivere insieme!” esclamò entusiasta. “Non smettere mai di parlarmi d’amore, amore mio. Non smettere mai di amarmi, Jensen!”
“Smettere di amarti?...chiedimi di morire, sarebbe più facile!” replicò Jensen.
“Ti amo, Jensen.” disse oramai sereno Jared.
“Ti amo anche io, Jared e voglio che tu non dubiti mai più del mio amore per te!”
“Mai più, amore mio. Mai più!” si promisero entrambi.
 
Fare l’amore fu il gesto più semplice che i loro cuori riuscirono a compiere. Stringersi come se l’uno fosse la salvezza dell’altro, era qualcosa di estremamente naturale. Sussurrarsi mille “Ti amo!” e infiniti “Per sempre!” era, come sempre, la più dolce e soave delle preghiere.
Spingersi fin dentro l’anima dell’altro, ritrovare quella luce che solo il loro amore riusciva a far brillare, era il Paradiso. Raggiungere quella inebriante vetta fatto di solo piacere, era pura estasi.
Rimanere abbracciati, appagati, sorridenti e di nuovo in pace, era uno di quei momenti che, come tutte le volte, sarebbe divenuto eterno.
 
Il sereno era tornato. E anche se quella nuvola passeggera minacciava tempesta, il sole aveva avuto la meglio.
“Che ne dici di chiamare Jay, piccolo?!” fece Jensen cercando di riprendere aria tra la miriade di baci con cui Jared lo stava, di nuovo, così meravigliosamente torturando.
“Sì. È un ottima idea.” convenne il giovane.
 
Le loro mani sempre unite.
 
Il telefono squillò dall’altro capo.
“Papà?!” fece la voce squillante della piccola Jay.
“Jay, amore mio. Tutto ok, vero?!” fece con la voce emozionata , sentendo la vocina serena che gli aveva risposto.
“Sì, papà. Sto facendo una torta con nonna Simmons. Papà Jensen è con te?!” chiese poi.
“Si, piccola. È con me. Tra un po’ saremo a casa. Lo giuro.” la rassicurò il giovane padre.
“Bene!!” esclamò entusiasta. “Allora mi farete da cavie!” li avvisò.
“Non vedo l’ora, angelo mio!” rispose Jared.
“Mi passi papà Jensen?” chiesa la figlia.
“Ti sento, amore. Sei in vivavoce!” le disse l’altro padre.
“Avevi fatto il cretino?!” e Jensen si mise istintivamente la mano sul viso con quel gesto che tanto era divenuto caratteristico del suo “vecchio Dean”. “Perché se avevi fatto il cretino, dovevi chiedere scusa!” ci tenne a precisare. “Hai chiesto scusa?!”
Jared ormai rideva senza contegno e anche le risate di nonna Simmons erano più che udibili.
“Io non ho fatto il cretino!!” sospirò, Jensen, decisamente affranto
   
 
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