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Autore: Kore Flavia    22/10/2015    2 recensioni
[potrebbe diventare una raccolta]
Yato non ha mantenuto l'ennesima promessa e Hiyori decide di vendicarsi riservandogli il trattamento del silenzio.
Dal testo:
Inizialmente il ragazzo le era ronzata attorno mentre la ragazza tornava da scuola, mentre entrava in pasticceria o in un bar. [...]
Poi lui scomparve e vedendo che l’amico non era più andato a prenderla a scuola, che non l’aveva più seguita si preoccupò.[...]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiyori Iki, Yato
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autore: Salve, sono nuova del fandom e, ovviamente, ho dovuto scriverci qualcosa sopra.
Come ho già detto questa storia potrebbe diventare una raccolta di flash-fic e one shot su alcune coppie/relaizoni che mi piacciono.
Non ho molto da dire a riguardo, solo segnalatemi ogni svista o se sono andata OOC, grazie mille.
Se voleste recensire lanciandomi pomodori addosso o per dirmi cosa non va o cosa va, fate pure.
Bye bye
Kore



Never let me go
 

Yato non aveva, nuovamente, mantenuto la promessa a lei fatta e questa volta aveva deciso che, quel dio dei suoi stivali, non l’avrebbe passata liscia e visto che conosceva bene il più grande timore di Yato, l’avrebbe utilizzato contro di lui.
Gli avrebbe riservato il trattamento di silenzio e avrebbe finto di non conoscerlo, di non ricordarlo.
Quando aveva preso questa decisione, però, non aveva pensato alle conseguenza, aveva agito in fretta, senza pensare ai risultati poiché si era sentita tradita dall’ennesima promessa non mantenuta. Agli ennesimi cinque yen sprecati, sprecati per un buffone come poteva essere quel dio.
Aveva agito in fretta ed ora sarebbe tornata indietro volentieri, poiché non avrebbe voluto vedere l’amico in quel modo. Poiché si era ripromessa di non lasciarlo da solo ed invece l’aveva fatto e perché? Per una sciocca promessa non mantenuta, una di tante, una di troppo.
Inizialmente il ragazzo le era ronzata attorno mentre la ragazza tornava da scuola, mentre entrava in pasticceria o in un bar. Le parlava ininterrottamente così da riempire i suoi silenzi, ma quei silenzi erano troppi e le occhiate mancate pure e lui aveva perso presto la pazienza. Poiché se all’inizio aveva pensato ad uno stupido scherzo, ora temeva che Hiyori non si ricordasse davvero, non avesse davvero memoria di lui.
E seppur non sarebbe stata la prima a dimenticarsi di lui, l’idea l’aveva fatto tremare in quella notte burrascosa. E Hiyori per la prima volta non se n’era accorta, non si era resa conto che qualcosa non andava e, durante quei tentativi sempre più sporadici di parlarle, rimase zitta e continuava a camminare non badando a lui.
Poi lui scomparve e vedendo che l’amico non era più andato a prenderla a scuola, che non l’aveva più seguita si preoccupò. E Hiyori si pentì, si pentì d’avergli fatto pesare quella mancanza, si pentì all’idea d’averlo fatto soffrire e girò il quartiere chiamandolo, e cercò l’aiuto di Kofuku e Kazuma, ma nessuno seppe darle risposta. Corse da Yukine, ma anche lui sembrava scomparso. Forse era andato a far visita a Suzuaha e forse non avrebbe dovuto interromperlo e non lo fece.
Provò a cercare Yato con l’olfatto, ma non lo sentì da nessuna parte. Con la mente vagò in tutti i luoghi in cui sarebbe potuto essere, ma quando andò lì non trovò nessuno.
-Yato! – chiamò al parco.
-Yato!- chiamò sul ponte.
-Yato!- chiamò al santuario in cui era solito dormire.
Sembrava scomparso nel nulla, senza lasciare tracce, senza lascarle indizi. Possibile, possibile che le stesse facendo pagare quella sua piccola vendetta? Pensò quasi di cercare Nora, perché forse lei centrava qualcosa, perché lei centrava sempre qualcosa.
-Yato!- Chiamò un’ultima volta tornando da Kofuku, sperando di trovarlo lì, stravaccato per terra a trattare Daikoku come un cameriere. Il sole stava tramontando e l’idea che l’amico fosse solo durante il crepuscolo non le piacque affatto.
-Yato, ti prego, dimmi dove sei, sono stufa, esci fuori!- S’interruppe un attimo riempiendo i polmoni dell’aria della sera. –Perdonami! Non dovevo fingere di non conoscerti, ora però esci fuori!- 
Un fruscio. Un urletto scacciato dalla paura e Hiyori si girò verso la fonte del rumore.
-Yato?- la voce le tremò leggermente.
-Le scuse sono accettate, ma ora farai meglio ad offrirmi un pranzo.- Quella voce, quell’odore, quel dio. In quel momento, la sua preoccupazione divenne frustrazione e rabbia, si girò dall’altro lato e cominciò a camminare a passo di marcia.
-Il pranzo te lo scordi, dio dei miei stivali.- Si morse il labbro, sentendo gli occhi bruciarle. Dio come avrebbe voluto dargli un calcio.
-Va bene, va bene.- ridacchiò lui raggiungendola e circondandole le spalle con un braccio. –Niente pranzo.- e fece un ampio gesto con l’altro braccio scoppiando a ridere.
E a Hiyori andava bene così, anche se lui non manteneva le promesse, le andava bene così, perché bastava stare con lui perché tutte le sue promesse fossero mantenute in fin dei conti.
   
 
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