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Autore: Pina981330    22/10/2015    0 recensioni
Emi e Giada, sono amiche per la pelle e non possono fare a meno di aiutarsi reciprocamente ad affrontare le avventure della vita.
Questa storia è divisa fra il punto di vista di Emi, che dovrà fare i conti con l'attrazione che prova per il suo nuovo professore d'inglese , ma allo stesso tempo con Raffaele, il ragazzo di cui é certa essere innamorata dai tempi della scuola media, e quello di Giada che dopo essersi lasciata alle spalle i vecchi amori infatili,capisce di essersi innamorata del suo migliore amico.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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                                                                        Emilia


Che peccato che l'estate stia finendo. Mare, giochi e sole spariranno fra poco meno di un mese con l'inizio del quinto anno di Liceo.
Ultimo anno! Che sarà mai direte voi.  Dopo gli esami sarò libera di fare tutto ciò che ho sempre sognato, senza la seccatura dei genitori. Finalmente potrò partire per l'amata Inghilterra. Sola. Finalmente!
Controllo il trucco allo specchio e sono pronta per uscire, d'altronde Giada mi starà aspettando da almeno mezz'ora, lì tutta sola sotto casa.
 Giada è la mia migliore amica dai tempi della seconda media, ed è d'allora che siamo inseparabili.
Lei è, come amo definirla, la mia cassaforte. Possiamo raccontarci tutti i segreti a vicenda senza doverci preoccupare che nessuna delle due riveli dei dettagli a qualcun'altro. 
Giada è una bella ragazza, occhi chiari che variano dal blu al verdino, capelli molto biondi e lisci, pelle chiara, altissima e un bel corpo snello  con  un sedere formoso.
Beh, diciamo che io e lei siamo due tipi differenti. 
Si può dire che lei sia più una bellezza nordica mentre io sono più il modello di bellezza Mediterranea, capelli neri e mossi, pelle olivastra, occhi verde chiaro e soprattutto  statura ridotta e tutta curve. 
In fatto di divertimento ci completiamo. Grazie alla nostra pazzia siamo famose in tutta la città, amiamo fare ciò che più ci piace, senza preoccuparci troppo di ciò che dice la gente. Con questo non dico che siamo delle ragazzine ribelli che se non pensano prima di agire, ma siamo ragazze intelligenti che razionalmente prendono le decisioni più divertenti.
Sappiamo divertirci senza ricorrere  a fumo, alcool o droghe, ma di tanto in tanto beviamo qualche birra in compagnia di amici. E stasera credo proprio che sia una di quelle sere in cui ci rintaniamo al Serena, un pub locale, a ridere e scherzare accompagnati da patatine e una bella birra rossa. Che accoppiata vincente! 
<< Oh Gi, scusa per il ritardo, mia madre mi ha bloccato sulla porta, come stai? >> 
<< Tranquilla, sto meglio.  Se andiamo al Seren, ci sono pure Raffaele, Sergio e gli altri >>dice
Raffaele, Sergio? Chi sono questi tizi vi domanderete.... Semplice! Piccoli bastardi snob, che si sentono “Dei” scesi in terra e pensano di far colpo su tutte le ragazze con cui parlano. Effettivamente si potrebbe ben dire che siano delle vere e proprie teste di cazzo, ma allora perché quando vedevo Raffaele, mi si contorceva lo stomaco e la faccia mi diventava caldissima, neanche fosse l’ultima stella supergigante scoperta nell’universo ?
 Giada diceva che era solo attrazione poiché noi ragazze siamo palesemente attratte dai tizi che si credono fighi e che ci trattano come stracci, io invece penso di essermi innamorata... non proprio di lui però, ma dell'idea che mi ero fatta nella mia testa di inguaribile romantica.
 Il tutto è iniziato proprio con Raffaele.
 Non racconterò nei minimi dettagli, ma un giorno uscendo con le amiche di quel periodo ci incontrammo, "giusto per puro caso" nella casa vacanze in montagna della mia amica.
Tutti nella mia classe sapevano del mio irrefrenabile amore per Raffaele, compreso lui, ed arrivati sul posto se ne approfittò, corteggiandomi e chiedendomi con dolcezza e sensualità:<< Baciami, ti va?>>  ricordo di aver replicato con un luminosissimo sorriso da ebete e di essermi avvicinata lentamente a quella che mi sembrava l'isola d'approdo per un marinaio caduto in mare, ma che in realtà erano le labbra di un ragazzino con tanto di apparecchio. 
Finito il meraviglioso bacio da favola, lui mi guardò negli occhi e mi disse :" sei bellissima, mettiti con me >>, ed io inondata d felicità risposi immediatamente di si con un bacio lunghissimo ed interminabile... 
“Magari. In realtà, dopo essersi staccato dalle mie labbra si avvicinò alla mia amica e cominciò a baciare anche  lei, e dopo aver finito, andò anche dall'altra amica che nel frattempo aveva finito di sbaciucchiarsi con l'altro ragazzo venuto con noi.
Delle grandi amiche erano! Sapevano da molto tempo i sentimenti che provavo e nonostante ciò, andavano con un ragazzo qualsiasi senza esserne coinvolte e che oltretutto piaceva a me.
D’accordo,  lo baciai anche io, ma  magari facendolo non solo per piacere personale si sarebbe innamorato di me. Continuammo a vederci, a baciarci e pian piano anche a toccarci e fare qualcosina di più spinto, che all'epoca mi sembrava sempre troppo. Mesi dopo cominciammo ad uscire solamente io e lui, SOLI. Non mi sentivo più gelosa dei baci e le tastatine che dava alle mie amiche, perché aveva scelto di stare, o meglio di incontrarsi  con me. Non aveva mai accennato al fatto di diventare finalmente dolci ragazzini innamorati, ma solamente scopamici che non scopavano, e per me andava bene così, per il momento.
Nell'arco di questo periodo si erano alternati momenti di alti e bassi dovuti alla realizzazione che "l'Amico"  mi cercava solamente per appagare i suoi istinti maschili e non perché voleva davvero stare con me. 
Non che mi dispiacesse poi così tanto questo lato naturalmente, ma nella mia testolina ronzava sempre il desiderio di volere di più e soprattutto la paura di essere abbandonata se si fosse stufato di me.
Crescendo cominciai a capire i miei errori, ed entrando al liceo smisi di vederlo, andammo in due scuole diverse, ma lui diventò amico dei ragazzi che frequentavano la mia, così fui costretta a incontrarlo spesso. L'attrazione c'era sempre, lo sognavo ancora e non riuscivo a dimenticarlo, ma lui ovviamente lo aveva già fatto.
 Ebbi diversi ragazzi successivamente, ma con nessuno la storia durò molto, a parte  la storia con Massi. Massimiliano Italia con cui ho avuto una storia durata circa un anno e mezzo. Mi prendeva molto, credo per il fatto che fosse  quattro anni più grande di me. Dopo un paio di mesi  insieme, decisi di fare l'amore per la prima volta, con lui. Ricordo, di essermi sentita adulta finalmente. Fu a casa di un amico durante una festa , decidemmo di appartarci in una delle camere ed iniziammo a baciarci.  Mi scostò i capelli da un lato e cominciò a leccarmi dall'orecchio alla base del collo per poi spogliarmi lentamente e ricominciare ad accarezzarmi con la lingua i seni e il labbro inferiore. Ero in estasi e non sapevo cosa fare, decisi allora di mettermi all'azione e abbassargli la cerniera. In fondo con i preliminari ci sapevo fare grazie alle passeggiate di campagna con Raffa.
Mi inginocchiai , lui si tolse i pantaloni e i boxer ed io cominciai a leccarlo. Ad un tratto, ricordo che mi alzò, mi distese sul letto mi guardò negli occhi.  Sentii un lieve dolore al bassoventre misto ad eccitazione che si propagava in tutto il mio corpo.
 Finito il rapporto, dopo che lui venne, non mi baciò nemmeno una volta. Gli domandai il perché e mi disse:
<< Non prendertela piccola, ma mi fa impressione baciarti dopo che mi hai leccato li sotto, è come se lo avessi fatto da solo >>
Beh, decisamente rimasi contrariata e infastidita dalla risposta, ma me ne dimenticai presto, ciò che non dimenticai e non dimenticherò neanche in futuro probabilmente, fu l'assenza di orgasmo da parte mia. Voglio dire, non ne avevo mai provato uno, come facevo a sapere se lo avevo avuto? Su internet ne parlavano così bene, era il picco del piacere, l'esplosione. Ma a quanto pare, io non avevo avuto né il picco di piacere, né l'esplosione… Perché? Non lo avevamo fatto nel modo giusto?
 Credo proprio di no, e credo anche che Massi non aveva poi così tanta esperienza in fatto di sesso, visto che non mi lasciava baciarlo per una così stupida motivazione... E fu probabilmente questo, uno dei fattori che mi spinse a lasciarlo.
Corsi immediatamente fra le braccia di Raffaele, visto che lui era il ragazzo che avevo sempre desiderato?
Si, o almeno ci provai, ma lui stava da poco con una ragazza qualche anno più grande. E con il cuore a pezzi lasciai perdere e cercai consigli dagli amici che sempre fedeli riuscivano a risollevarmi il morale.
Verso la fine del terzo anno uscendo con Giada ed il nostro nuovo amico Filippo, incontrai Raffa e la combriccola di amici affiatati di cui faceva parte anche lui.
Non parlavamo dalla fine della terza media, quindi non sapevo come attaccare bottone e infatti non lo feci fino alla fine della serata.
<< E quindi ti piace la birra? >> mi disse.
<< Si, soprattutto la rossa >> risposi sorridendo.
Ed ehm...  questo fu tutto ciò che ci dicemmo quella sera, ma ci rincontrammo alla rimpatriata delle medie a Natale.
Come fu bella quella serata, non la scorderò facilmente.
Anche la mia Giada era attratta ancora dal ragazzo che le piaceva alle medie, Sergio, nonché mio ex amico stretto e attuale amico di Raffaele.
C'è da dire che quando siamo insieme io e Giada non ci vergogniamo di apparire sfacciate, e quindi ci buttammo, soprattutto quando restammo solo noi quattro e il padrone di casa, sui ricordi dei bei pomeriggi trascorsi tra le sterpaglie a baciarci e fare i ragazzini peccaminosi.
Si sentiva l'eccitazione di quei discorsi nell'aria.
<< Te lo ricordi quando mi chiamasti dal corridoio per aiutarti a cercare l'acqua e invece era solo una scusa per portarmi in classe per rimanere soli e baciarmi? >> gli ricordai io.
<< Certo!, e soprattutto ricordo di quella volta che ci appartammo nel bagno inutilizzato dei professori durante l'ora di chimica? >> ricordò ridacchiando.
<< Ragazzi sarà meglio che andiate, si è fatto tardi >> Intervenne Joshua, il padrone di casa.
<< Si, hai ragione... Senti, come torni a casa? >> fece Raffaele rivolgendosi a me.
<< Non so, siamo a piedi. >>
<< Beh, se vuoi ti accompagno, ho la moto >> disse << Giada la riaccompagnerà sicuramente Sergio >> riprese.
<< Si, grazie >> replicai immediatamente.
Finalmente la mia occasione, stavamo ricostituendo il legame? Dovevo sperarlo, almeno un po’... Forse  sarei riuscita a mettermi con lui.
Durante il breve viaggetto cercammo di parlare di qualcosa e riprendemmo il discorso dei vecchi tempi.
<< Mi piacevi tanto e pensavo ti saresti messo con me, era per questo fondamentalmente che ti davo corda riguardo ai baci e le tastatine >> lo interruppi io.
<< Si lo so, ero un vero bastardo >> mi disse.
A quelle parole un moto di rabbia mi si scatenò dentro, ma si placò subito quando mi chiese:<< Devi tornare subito a casa o vuoi fare un giro prima? >>
Ero indecisa... Non ero mai stata indecisa in vita mia prima di allora, ma alla fine acconsentii.
Mi portò in una specie di capannone con all'interno due divani grigi e dei poster delle mie band preferite… Che coincidenza.
<< Vuoi qualcosa da bere? >> mi esortò.
<< Qualsiasi cosa, grazie >> risposi. << Ma dove siamo? >> continuai.
<< Siamo nel capanno di un amico, non preoccuparti >>
Tornò dal piccolo frigorifero bianco e malconcio posato sul tavolino di legno dietro il secondo divano e mi porse una birra fredda e ghiacciata, mmmh buona.
Lo guardai e con totale nonchalance si avvicinò, mi prese i capelli e li tirò indietro, esponendo il collo adornato solamene da una collana di filigrana argentea.
<< Che fai? >> domandai con un filo di voce in gola.
<< Shhh…>> rispose solamente mentre iniziava a risalire il mento fino alle labbra con la punta della lingua.
<< Baciami, ti va? >> disse.  Non me lo feci ripetere due volte e mi lasciai avvolgere dal suo bacio appassionato. Premeva forte le sue labbra sulle mie e pian piano infilava la lingua facendola roteare con gusto insieme alla mia.
"Ci sa fare" pensai amaramente tra me e me, chiedendomi con quante lo aveva già fatto. Mi prese la mano e se la appoggiò sul membro che andava diventando sempre più grosso sotto le dita che lo avevano già toccato allo stesso modo in passato. 
Sbottonandomi i pantaloni si diresse subito verso la parte più nascosta del mio corpo che però, non era ancora pronta. 
Me lo mise dentro, e cominciò a muoversi ritmicamente dentro e fuori facendomi godere e godendo sempre di più fino all'orgasmo che... Ebbe solo lui. Di nuovo, non provai quel fatidico picco di piacere di cui tutte coloro che avevano fatto sesso parlavano... Inoltre, me lo aspettavo meglio… Voglio dire, fu bello, piacevole ma… Durò poco meno di 10 minuti. Poteva almeno concentrarsi un po’ di più sui preliminari!.
Delusa mi riaccompagnò a casa, dove nel frattempo non fece che ripetermi che gli era piaciuto e che avremmo dovuto rifarlo altre volte. Io non sapevo che dire, ero confusa, cosa c'era che non andava in me? Ero io il problema? Probabilmente era così. Andai a dormire in fretta e l'indomani mi diressi a scuola.
Durante la fine del terzo e l'inizio del quarto anno ci rivedemmo altre volte per fare sesso ma in nessuna di queste occasioni riuscì a raggiungere l'estremo piacere e me ne ero fatta una ragione. Mi piaceva fare sesso con lui anche se non dedicava tante attenzioni al mio corpo quante ne dedicavo io al suo, mi dava piacere e mi sentivo eccitante. Niente di più sbagliato c'era nel stare con Raffaele più del fatto che a lui di me importava solo come oggetto sessuale.
<< Non c'è nulla tra di noi, oltre questo >> mi spiegò una sera dopo l'ennesimo rapporto. Beh che dire, non si direbbe dai trascorsi, ma sono una ragazza molto orgogliosa e di conseguenza fu la goccia che fece traboccare il vaso... Quella sera lo mandai a quel paese.
<< Vaffanculo tu e il nulla tra di noi, coglione! >> gli urlai contro. 
 Fu in quel momento che mi sentii libera dal peso di un idiota sul cuore. Devo cambiare vita, qui è tutto troppo monotono, le persone sono tutte uguali, si comportano tutte allo stesso modo, stesso taglio di capelli, stesso modo di parlare, stessi gadget, stessi vestiti, stessi posti dove andare la sera e soprattutto tutti con la stessa mentalità. 
Non ne potevo più ma cosa dovevo fare? Io sognavo l'Inghilterra, ma avevo solo diciassette anni, come speravo di arrivarci minorenne e senza il consenso dei miei genitori? Dovevo per forza aspettare la fine del liceo prima di sentirmi libera davvero.


                                                                        Giada

Anche quel giorno così pieno di impegni era giunto al termine. Mi buttai sul letto e sprofondai la testa sul cuscino, sospirando. Se l'estate era bella perché portava con sé un po di relax, allo stesso tempo era brutta perché dopo un po ci si annoiava a stare tutto il giorno su letti e divani. Mi mancava la palestra, ma faceva troppo caldo per andarci. Eppure nonostante tutto, le mie giornate erano comunque cariche di impegni. Spesso stavo fuori mezza giornata per fare qualche set fotografico, e il resto della giornata lo passavo dedicandomi alla post produzione delle foto. 
Mi buttai sul comodo materasso in lattice, scivolando lentamente in un sonno profondo.
"Eravamo in classe a scuola media, era suonata da poco la ricreazione e tutti si erano alzati dai propri posti per mangiare qualcosa e chiacchierare un po. Presi la mia merenda, iniziando a sgranocchiare i cracker e con il cuore in gola, noto che Sergio si avvicina a me. Mi abbraccia, strusciandosi contro di me, il mio corpo gode e non riesco a proferire parola, come al solito. Mi spinge dietro la libreria, nascosti da tutti gli sguardi, cominciandomi a toccare ovunque. Le sue labbra si avvicinano alle mie strappandomi un lungo bacio. Sento suonare la campanella, è tutto finito..."
Aprii gli occhi di scatto. "L'ennesimo sogno su Sergio" pensai sorridendo. Mi misi a sedere sul mio lettone, dalle persiane entrava una lieve luce che annunciava il mattino. Erano le 6.45 e visto l'ora, ne approfittai per rilassarmi un po. Accesi le lucine che contornavano le pareti della camera, godendomi la tranquillità. Erano le classiche luci di Natale, quelle che si mettono sull'albero. Amando la loro luce soffusa, le avevo utilizzate per decorare la mia nuovissima cameretta in mansarda che era sempre stata il mio sogno.
 Sin da piccola disegnavo la mia camera ideale; non mi piaceva condividere quel tugurio con mio fratello più piccolo di cinque anni, Ludovico, e adesso avevo  finalmente un posto in cui starmene rintanata, dove poter studiare su una scrivania e non più sul cuscino, dove potevo appendere  le mie fotografie sulle pareti bianche. In pieno giorno era una stanza molto luminosa, il parquet le dava un tocco di stile in più, così come le tendine e lo schienale del letto turchesi. La amavo. Decisi di alzarmi, aprì la persiana del bagno premendo il pulsante sul muro e mi infilai sotto la doccia godendomi le prime luci del mattino. Feci una doccia tiepida, mi vestii e lessi un libro per circa due ore.
Mi consideravo una ragazza molto attiva, avevo molte passioni tra cui la fotografia, la moda e il fitness. Da poco avevo scoperto anche di essere ambiziosa per tutto ciò che riguardava il lavoro futuro; volevo fare praticamente di tutto, la fotografa, la grafica, la modella e volevo anche possedere una grande palestra. Attualmente mi dedicavo alle mie passioni lavorando di tanto in tanto con un fotografo della zona, che nonostante le mie abilità, mi pagava pochissimo. 
Eppure me li facevo bastare. La mia migliore amica Emilia mi considerava una persona materialista, ed era vero. 
Ero molto gelosa delle mie cose, amavo fare shopping ed essere sempre impeccabile. Emi era la persona che adoravo di più, conosceva tutto di me ed eravamo inseparabili. 
Quel giorno, sapendo che Emi era una persona mattiniera, le mandai un messaggio per chiederle di uscire e come previsto, mi rispose subito. Ci vedemmo al nostro punto di incontro, la piazzetta davanti alla nostra vecchia scuola media e ci raccontammo ciò che avevamo sognato quella notte. Era strano, ma era ormai un'abitudine da anni. Emi rideva alle mie facce buffe, al modo in cui le raccontavo i sogni, ma sotto sotto sapeva benissimo come sarebbe andata a finire. 
Lei era, come complice del mio destino, lo conosceva. 
<< Io invece ho sognato Raffaele... e io comunicavo con lui tramite una macchina del caffè...e rispondeva anche ai miei messaggi... >>
Scoppiammo in una fragorosissima risata e nel frattempo eravamo arrivate al bar per una bella colazione.
<< Ehi, perché non invitiamo anche Filippo a fare colazione con noi? >> propose Emi.
<< Sii, per me va bene, ma sicura che non stia ancora dormendo? >>
<< Nah, non penso, in fondo è un tipo mattiniero e la mattina si dedica ai suoi studi universitari. >> Detto questo Emi prese il mio telefono e come era suo solito fare, mandò un messaggio a Filippo De Gregori spacciandosi per me. 
Io, Emi e Filippo formiamo un bellissimo trio, è un ragazzo simpatico e molto socievole.
Sin dal primo giorno in cui ci incontrammo, tra noi scattò  un moto di interesse l'uno verso l'altra. Era la fredda notte di Capodanno e come al solito Giovanni Tauro stava organizzando un'altra delle sue feste dopo la mezzanotte. Quella sì che fu una serata speciale. Mi feci accompagnare alla festa dai miei genitori e  una volta lì, non essendoci Emi che era dai suoi parenti in un piccolo paesino campagna, mi unii agli altri. Un grande falò occupava gran parte della strada davanti casa sua, dalla quale passavano pochissime auto. Ma la cosa più magica quella sera fu un'altra: la neve. Nevicava, nevicava nella nostra terra dove regna sempre il sole, nevicava dopo trent'anni. Indossavo un cappotto nero col cappuccio dal quale si scorgevano i lunghi capelli biondi. Faceva freddo, un freddo al quale noi del sud non siamo molto abituati ma una colonna sonora tipicamente natalizia che risuonava dal grande stereo poggiato dentro il garage, riscaldava qualsiasi cosa. Avevamo fatto un grande cerchio attorno al falò e ci tenevamo per mano cantando le canzoni che tutti conoscevamo. Un ragazzo che non avevo mai visto stava poggiato al muro di casa di Giovanni e fumando una sigaretta, ci osservava  mentre cantavamo. Finita la canzone, si avvicinò al nostro gruppo e porse una sigaretta al suo amico Aldo. Fece qualche battutina e tutti risero, poi si rivolse a me e disse: << Noi non ci conosciamo... Molto piacere, Filippo >> porgendomi la mano.
La afferrai e sorridendogli gli risposi: << Sono Giada >>
Da quel momento una calamita ci attraeva, ma solo come amici. Ebbi l'opportunità di scattargli qualche foto insieme alla sua band. Studiava all'università e nel tempo libero sfruttava le sue doti canore per guadagnare qualcosa. Parlare al telefono era diventato ormai un passatempo che ci univa, conoscendoci sempre meglio e diventando ottimi amici.
Il suono di un clacson risvegliò me ed Emi dai nostri pensieri, riportandoci alla realtà.
Era Filippo che stava posteggiando la sua vecchia auto vicino al bar e si stava dirigendo verso di noi, sorridente come sempre. Indossava una camicia a maniche corte e un paio di pantaloncini al ginocchio, accompagnati da un paio di scarpe da ginnastica. Nonostante gli mancassero già parte dei capelli, era un ragazzo molto carino. 
Si sedette accanto a noi.
<< Buongiorno! Come va ragazze? >>
<< Tutto apposto >> rispondemmo io ed Emi in coro. << E tu? >>
<< Mah, non mi lamento. Ho appena finito di studiare, tra una settimana ho esami >> disse arricciando le labbra. 
<< Ce la farai anche questa volta e con ottimi voti, scommetto >> gli sorrisi.
Nel frattempo ordinammo da mangiare e poco dopo ci ritrovammo davanti tre croissant dall'aria deliziosa e un caffè ciascuno. Parlammo del più e del meno finché...
<< Ragazze, devo dirvi una cosa >> affermò serio.
Lo fissammo passando immediatamente dal sorriso alla serietà stampata in viso.
<< Che succede? >>
<< Beh, succede che la mia università è a due ore da qui, e mi sono stufato di alzarmi prestissimo tutti i giorni per seguire le lezioni. Ho deciso di prendere in affitto una casa lì vicino >> 
<< Capito... Sicuro che non ci sia dell'altro? >> chiese Emi molto seria.
<< No, no... Nient'altro >> rispose abbastanza titubante.
<< Guarda che ti conosciamo! Forza, sputa il rospo >> proseguì io.
Ci fu un attimo di pausa che sembrava essere interminabile.
<>

Saremmo dovute essere entrambe felici per lui, ma il fatto che se ne sarebbe andato avrebbe sicuramente significato la fine della nostra amicizia a causa della distanza. 
<< Auguri >> mi alzai e me ne andai.
Perché stavo reagendo così? Semplice, era paura, paura di perdere un'amico col quale stavo bene. Era ovvio che ci avrebbe dimenticato, mettendoci in fondo al cassetto finché non saremmo diventate solo un lontano ricordo.
   
 
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