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Autore: M4RT1    23/10/2015    4 recensioni
Era Lydia la sua colla.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lydia Martin, Sceriffo Stilinski, Stiles Stilinski
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il kintsugi (金継ぎ), letteralmente "riparare con l'oro", è una pratica giapponese che consiste nell'utilizzo di oro o argento liquido per la riparazione di oggetti in ceramica. Ogni ceramica riparata presenta un diverso intreccio di linee dorate unico e irripetibile, per via della casualità con cui la ceramica può frantumarsi.
 La pratica pretende inoltre di trasmettere il concetto filosofico che quando qualcosa ha subito una ferita e ha una storia, diventa più bello.



Il giorno del funerale di sua madre, Stiles vide per la prima volta suo padre piangere. Non se ne sorprese - non era uno stupido, aveva già sentito l'uomo singhiozzare quando era sicuro di essere solo - eppure restò comunque senza fiato nell'assistere alla caduta del suo unico pilastro. Seduto in prima fila, tra lui e Melissa McCall, il bambino attese in silenzio. Aveva imparato a farlo, in quegli anni. Solo quando la cerimonia fu finita e suo padre si fu allontanato abbastanza, si rivolse alla donna.

"Melissa?" sussurrò piano. "Papà si è rotto, vero?"

Negli anni, non dimenticò mai l'espressione della donna quando si voltò, sorpresa, la mano ancora intrecciata a quella di Scott. Erano tutti vestiti di nero - la mamma non l'avrebbe gradito, ma nessuno aveva ascoltato Stiles mentre protestava - e lei spiccava, con quella collana di perle così bianca e il viso tanto bello. "Sì, Stiles" aveva annuito la donna. "Ma non preoccuparti: prima o poi ci rompiamo tutti" aveva aggiunto con un sorriso triste. 

"E non ci si può aggiustare?" aveva continuato il bambino. Lo Sceriffo era lontano, circondato da un capannello di persone scure e tristi. "Non esiste una colla per queste cose?"

"Certo che sì" aveva annuito Melissa. "Certo che esiste. Sono le persone che ci vogliono bene, la colla."

Da quel giorno, Stiles decise che sarebbe stato la colla di chiunque ne avesse avuto bisogno. Quella sera cenò senza chiedere aiuto al padre (fu il panino al prosciutto più amaro di sempre, consumato in cucina, da solo) e quando il suo vecchio rientrò, ubriaco, imitò la mamma nell'aspettare che finisse di vomitare (Stiles odiava vomitare) e si mettesse a letto. Era triste, quel letto.

"Non hai paura di dormire da solo?" gli domandò, fermo sull'uscio della porta. Indossava un pigiama troppo leggero e non si era lavato i denti, ma non c'era nessuno a ricordarglielo. "Io ce l'ho" aggiunse, siccome l'uomo non sembrava essere intenzionato a rispondergli. 

"Sì, Stiles" sussurrò il padre, nel silenzio. La sua voce echeggiò in una casa ormai troppo grande per loro due. "Sì che ho paura." Si era voltato a guardarlo e cercava di sorridergli, ma aveva gli occhi così rossi e la pelle troppo pallida per suonare convincente. Così Stiles decise che il miglior modo per riparare suo padre fosse dormire con lui, quella notte, accoccolato sul suo fianco e con le mani strette alla maglietta dell'uomo.

Negli anni, divenne la colla migliore del mondo. Riparò suo padre fino a renderlo di nuovo stabile, anche se non tornò mai quello di prima. Riparò Scott, quando i suoi genitori divorziarono e il padre si presentò a casa per prendere il figlio e portarlo via con sé. Riparò perfino Melissa, una notte in cui dormiva a casa McCall e la sentì piangere in cucina.

Eppure, non si rese conto che nessuno riparava lui.

Invece era lui quello rotto, era lui il vaso. Pian piano, come i vecchi bicchieri del Ringraziamento che suo padre si ostinava a tirar fuori ogni anno, si stava spaccando fino a distruggersi. Le crepe erano profonde, ben visibili. O almeno, lo sarebbero state se non avesse fatto di tutto per nasconderle.

Si ritrovò a credere che fosse sbagliato, che avesse fallito. Che il sistema della colla non potesse funzionare, se lui per primo non era integro, e che fosse colpa sua se suo padre aveva ripreso a bere, se il mondo si stesse sgretolando sotto i suoi piedi. E nel crederlo, apriva ulteriori crepe in un vaso già distrutto.

Era lui il vaso. Per troppo tempo era stato ignorato, urtato e lasciato a prender polvere senza neppure un controllo superficiale, e alla fine qualcosa l'aveva incrinato definitivamente, l'aveva distrutto. Come un vetro infrangibile, aveva sopportato botte colossali per poi sgretolarsi sotto il peso di un sassolino.

Così si frantumò. Accadde a scuola e fu terribile. Era la stessa sensazione di quel giorno del funerale, la stessa impressione che stesse letteralmente perdendo pezzi. E il cuore gli batteva troppo forte e i ricordi gli annebbiavano la vista - si affollavano a coprire quel poco di buono che ancora riusciva a trattenere. Il ricordo di sua madre, delle spie accese, di suo padre che gli scagliava una bottiglia contro. Il volto della donna che lo accusava di provare ad ucciderla. Scott che provava a darsi fuoco. Le urla di suo padre. Il panico. Tutto quello che in quegli ultimi anni si era tenuto dentro, tutto lo stress e la paura e l'adrenalina e le notti insonni. La paura di essere malato, la paura che Scott morisse. La certezza di essere l'anello debole. Quel messaggio, in cui veniva informato che suo padre era il prossimo sacrificio. 

Era lui il vaso. Ma ormai era solo un mucchio di cocci rotti, abbandonati nello spogliatoio semibuio in cui Lydia lo aveva trascinato. E mentre i respiri frammentati lo terrorizzavano, mentre tutto quello a cui riusciva a pensare era che sarebbe finita nuovamente in tragedia, all'improvviso Lydia lo baciò. 

E lui capì, senza ombra di dubbio, che era lei la sua colla.

All'età di dieci anni, mentre aspettava in ufficio che suo padre finisse il turno, Stiles apprese che in Giappone si usa riparare gli oggetti rotti con l'oro, per valorizzare le spaccature. Si dice che gli oggetti rotti sono più interessanti perché hanno una storia.

Era Lydia il suo oro. E lui era rotto, senz'altro, e aveva così tante storie da raccontare che avrebbe dovuto essere la persona più interessante del mondo. Eppure, non gli importava: gli bastava essere interessante per lei. Perché lei era la sua colla e non voleva che si rompesse come aveva fatto lui. Non voleva che, ignorandola, anche lei finisse per spezzarsi. Perché Lydia non aveva bisogno di essere più interessante di così. 
  
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