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Autore: LumLumLove    24/10/2015    9 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ranma ½ è un'opera di Rumiko Takahashi. Questa fanfiction è stata scritta senza scopo di lucro e con il solo proposito di divertire.

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Quince días
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Capitolo 2: Sabato 16 – prima parte
 
Akane
 
Non pensavo che ad Aomori facesse così freddo... è possibile che in un Paese così piccolo la temperatura cambi in maniera tanto brusca? Beh, ne ho appena avuto conferma.
 
Mi stringo nelle spalle e infilo le mani nelle tasche del mio cappotto troppo leggero, avanzando rapidamente mentre dalla mia bocca fuoriescono nuvolette di fumo dovute al freddo glaciale. Mi sembra davvero assurdo che a Tokyo sia appena arrivato il fresco dell'autunno, mentre qui è già inverno pieno.
 
Appena scesa dal treno mi sono pentita terribilmente di non aver ascoltato Kasumi quando mi ha consigliato di portare qualcosa di più pesante.
 
Nonostante le calze spesse, indossare questa gonna così corta non è stata esattamente un'idea geniale.
 
"Nodoka Saotome, Nodoka Saotome".
 
Mi sforzo di tenere in mano il foglietto.
 
"Nodoka Saotomeeeeeeee".
 
Mi trovo in una strada completamente deserta, cosa abbastanza comprensibile... solo un folle se ne starebbe qui fuori a congelarsi il culo! Avanzo ancora di qualche passo e decido di bussare a quella porta, l'unica senza nome, numero civico o buca delle lettere.
 
Busso con un paio di timidi colpi. Non muoio dalla voglia di conoscere mia suocera ma è l'unico indizio che ho per rintracciare il mio presunto "marito" e chiudere prima possibile questa storia assurda.
 
Riprendo a bussare, spazientita, forse non c'è nessuno.
 
-Ragazzina, che fai davanti alla mia porta?
 
Mi volto all'improvviso al suono di quelle parole e osservo stupita la bellissima donna che le ha pronunciate. Deve avere all'incirca la stessa età di mio padre, porta i capelli raccolti in una crocchia bassa dalla quale sfuggono alcune ciocche ondulate che le cadono sul viso.
Sfoggia un bel kimono invernale di colore viola scuro con ricami azzurri che si intrecciano in linee sinuose. Mi osserva con curiosità e mi accorgo che porta due pesanti borse per la spesa.
 
-Cerco Nodoka Saotome.- rispondo nervosa, sentendo le mie guance andare in fiamme.
 
-Sono io.
 
-È... lei?- sbatto le palpebre, una leggera emozione si insinua dentro di me. -Mi permetta di aiutarla con queste borse.- mi avvicino a lei velocemente, pronta a darle una mano e dimostrarle che ha di fronte una brava ragazza. Un comportamento, d'altronde, del tutto assurdo.
 
Ma la donna non mi sembra infastidita né tanto meno sorpresa: mi ringrazia con un sorriso e mi invita a entrare in casa, cosa che accetto con piacere.
 
Mi fa strada fino alla cucina, dove lascio le borse della spesa e sospiro senza sapere da che parte iniziare.
 
-Dimmi cara, ti andrebbe un tè?
 
-Certo!- una tazza calda e fumante tra le mie mani è proprio quello che ci vuole. La donna mi sorride ancora, fiduciosa.
 
La casa è piccola ma accogliente, in stile antico, con tatami ovunque, ad eccezione della cucina. C'è una piccola sala da tè al piano terra e una stretta scala che immagino porti alle camere da letto.
 
-Il tuo cappotto non è un po' troppo leggero per questo tempo?- mi riscuoto immediatamente dai miei pensieri e la guardo senza dire una parola, stupita.
 
-Ecco... il fatto è che, io non sono di queste parti, sono qui solo di passaggio.
 
-Vieni da molto lontano?
 
-Da Tokyo.
 
-Oh!
 
La donna mette sul fuoco una teiera e inizia a sistemare i suoi acquisti, mentre io mi sento tremendamente a disagio. Inizio a osservare l'ambiente finché il mio sguardo non si posa su un oggetto curioso: una magnifica katana appoggiata contro le pareti della cucina. Alzo un sopracciglio perché non mi sembra che si sposi bene con l'ambiente.
 
-Oh, hai notato la mia katana, che vergogna!- dice lei divertita. -Quando ero giovane la usavo più spesso, nella mia famiglia sono sempre stati tutti dei combattenti.
 
La guardo e, nonostante la sua modestia, il mio istinto di artista marziale mi dice di non fidarmi, questa donna è un nemico temibile anche se ha una certa età.
 
-Signora Saotome...- inizio, dal momento che sento di non poter rimandare il discorso ancora a lungo. -Mi perdoni per essermi presentata a casa sua all'improvviso e mi dispiace di averla disturbata ma ho bisogno del suo aiuto.
 
Smette di trafficare in cucina e, quando l'acqua inizia a bollire, la versa nelle tazze e mi serve il tè verde senza prestare attenzione a quello che dico.
 
-Ho bisogno di vedere suo figlio, Ranma Saotome.
 
La sua espressione tranquilla cambia del tutto in un secondo, prima di tornare a sorridere.
 
-Oh, quindi cerchi Ranma, eh?
 
Annuisco nervosa.
 
-Mio figlio è molto imprevedibile, sai, non smette mai di viaggiare...
 
-Intende dire che non sa dove si trova? -chiedo disperata.
 
-Dipende.- beve un piccolo sorso di tè dalla sua tazza e mi fissa di nuovo con i suoi profondi occhi azzurri. -Chi sei? Fai parte della solita schiera di creditori?
 
-Cosa?- ammutolisco dalla sorpresa.
 
-In effetti devo ammettere che sei troppo carina per dedicarti a una cosa del genere. –dice esaminandomi e poi distogliendo lo sguardo.
 
-Non so di che sta parlando.
 
-Non sei uno di quegli avvocati da strapazzo che è riuscito a trovare il mio indirizzo? Almeno una volta alla settimana ne trovo uno che mi aspetta sulla soglia. Per questo non metto mai il mio nome sulla porta.
 
-N-non sono un avvocato... – mi scuso sorpresa, non sapevo che quel tipo avesse problemi di questo genere.
 
-Allora chi sei?
 
-Mi chiamo Akane... Akane Tendo.
 
-Tendo?- la donna sembra conoscere il mio cognome e si avvicina di più a me, osservandomi attentamente.
 
-Beh, in realtà non è questo il mio vero nome...- dico, deglutendo a vuoto e poi aggiungendo, io stessa incredula per le parole che sto per pronunciare - Sono Akane Saotome.
 
Silenzio. La donna lascia cadere la tazza sul pavimento e io guardo il disastro preoccupata, ma prima che possa chinarmi per raccogliere i cocci, mi ritrovo con il viso schiacciato contro il suo petto, stretta in un abbraccio soffocante.
 
-Figlia mia!
 
-Si...signora Saotome...! - cerco di liberarmi inutilmente.
 
-Alla fine è successo! Genma me l'aveva promesso, aveva detto che avrebbe trovato una moglie degna di nostro figlio!
 
-...non... posso...respirare...
 
-Ma perché non me l'hai detto subito? Ho aspettato tanto questo giorno!
 
-Lei... lo sapeva?- riesco a chiedere allontanandola con fermezza da me.
 
-Sapere cosa?
 
-Che sono sposata con suo figlio da 5 anni.
 
La donna sembra pensarci un attimo, poi si riavvicina, fissandomi.
 
-Davvero sei la figlia di Soun Tendo?
 
Io annuisco mentre penso che questa donna deve avere qualche rotella fuori posto, nonostante l'aspetto elegante.
 
-Ma i dettagli non sono importanti.- replica lei, non dando importanza alla cosa. –Non capisco come il mio Ranma abbia potuto nascondere per tanto tempo una bellezza come te. Deve essere completamente pazzo.
 
-Penso che si stia facendo un'idea sbagliata del mio rapporto con suo figlio.
 
-Non sei sua moglie?
 
-Così pare.
 
-Ah, dannazione! Ci sono tante cose che ho sempre desiderato fare con la mia futura nuora e ora che è qui non me ne viene in mente neanche una!
 
-Non mi sta ascoltando...- inizio a stancarmi davvero di questa conversazione senza capo né coda.
 
-... e dovremo comprare dei mobili, è importante, non potete vivere in quella casa mezzo diroccata, soprattutto se avrete dei bambini...
 
-Signora Saotome...!
 
-Beh, capisco che siete ancora giovani, magari tra un paio d'anni...
 
-Mi ascolti!- mi pianto davanti alla donna con il kimono che ormai ha iniziato a parlare da sola. – Suo marito e mio padre ci hanno fatto sposare senza il nostro consenso. Io mi sposo con un altro ragazzo tra due settimane e non conosco affatto suo figlio! Devo incontrarlo solo perché firmi i documenti del divorzio, poi tornerò a Tokyo! Mi sono spiegata?
 
Nodoka resta scioccata per qualche secondo, le sua labbra formano una "O" perfetta prima di serrarsi immediatamente.
 
-Oh, che peccato.- dice e sembra che sia davvero dispiaciuta, dal momento che glielo si legge in faccia. -E non vuoi proprio ripensarci un attimo? Ranma è così forte e virile che potresti cambiare idea se lo conoscessi e magari decidi di non divorziare più...
 
"Ma neanche morta!" penso. Invece, inclino leggermente la testa in un gesto di rispetto profondo e le chiedo un'altra volta educatamente l'indirizzo di suo figlio.
 
La brava donna mi guarda prima di arrendersi e consegnarmi una piccola busta da lettera con un indirizzo annotato nell'altro verso.
 
-Salutami Soun, è stato sempre un buon amico di famiglia.- dice mentre mi accompagna alla porta con uno sguardo triste. Io mi inchino di nuovo. In fondo alla mia coscienza sento anche io una punta di tristezza... non so perché, ma penso che sarebbe stata una brava suocera.
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Non ho il coraggio di pensare a tutte le ore di viaggio che ho accumulato finora... sono stata una vera stupida a credere che mio "marito" abitasse con sua madre! Niente di più lontano dalla realtà.
Tale Ranma Saotome vive in un paesino a oltre 100 km da qui e ho dovuto soffrire le pene dell'inferno per beccare la fermata dell'autobus giusta!
 
Che fa questo tipo rintanato quaggiù? Si nasconde dai suoi presunti debiti? Ma cosa avrà combinato per essere perseguitato da tutti quegli avvocati? Se non fosse per questo freddo glaciale che minaccia di congelarmi il cervello, ci avrei riflettuto sicuramente di più.
 
Ed eccomi di nuovo a correre alla ricerca di un indirizzo, sempre con la mia preziosissima borsa portadocumenti sotto il braccio. Finalmente raggiungo la mia meta. Una casa molto piccola e abbastanza sgangherata alla fine del paese, ancora una volta senza nome né numero civico. Deve essere un'abitudine di famiglia.
 
Busso alla porta con un paio di colpi secchi, tenendomi pronta ad affrontare questo tipo... finalmente tra poco saprò che faccia ha mio marito.
 
Scommetto che è bruttissimo, un uomo corpulento e massiccio, con la pancia e mezzo calvo. Forse anche con mezzo cervello. Il genero ideale per mio padre, che smania per avere un erede maschio in famiglia che stia perennemente in posa da combattimento.
 
Riprendo a bussare alla porta mentre la mia irritazione aumenta.
 
Un gradasso, un idiota, un donnaiolo.
 
Un altro colpo alla porta.
 
Un ubriacone, un sempliciotto, un imbecille.
 
Ancora due colpi.
 
Puzzolente, perdigiorno, ladruncolo, drogato di giochi d'azzardo.
 
-Si può sapere chi diavolo bussa in questo modo?- perdo un battito al suono della voce maschile che mi arriva all'improvviso alle orecchie, richiudo il mio pugno e inspiro mentre la porta si apre di colpo.

Non mi azzardo a guardare, sollevo con timore lo sguardo e mi ritrovo davanti due meravigliosi occhi azzurri dal taglio orientale, incorniciati da un viso dai lineamenti spigolosi, ma perfettamente scolpito. I suoi capelli neri come l'ebano gli arrivano alle spalle e sono intrecciati in un codino lungo e sottile che gli poggia sul petto.
 
Indossa una casacca rossa in stile cinese, con le maniche rimboccate fino ai gomiti e il colletto leggermente aperto che mostra in maniera un po' trasandata il suo collo ben formato e il pomo d'adamo. È alto, almeno un metro e ottanta, con le spalle molto larghe. I muscoli delle braccia si notano anche sotto la camicia, che aderisce perfettamente ai bicipiti e al torace.



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Devo ammettere che non assomiglia per niente all'uomo che avevo immaginato... anzi, non assomiglia a nessuna persona che io abbia mai incontrato fino ad ora.
 
Apro la bocca e mi riscuoto mentalmente: sveglia, Akane!
 
-I-Io... il mio nome è Akane...
 
-Akane...- ripete lui prima di guardare con aria sospettosa da un lato all'altro della porta.
-... un'ottima trovata, la migliore finora! Ma puoi riferire a Kuno che neanche questa funziona. Non so niente di mio padre, quindi non posso dirti qualcosa che non so, è chiaro?
 
-Eh?
 
-Te l'ho già detto, non so quanto ti avrà pagato per mandarti qui a farmi un interrogatorio ma non sono così stupido da cadere nella sua rete. Inoltre, ora che questo posto non è più sicuro, me ne andrò in meno di un paio d'ore, digli anche questo.
 
-Ti stai sbagliando, si tratta di un equivoco, io non so niente di questo Kuno.
 
-Sì, certo, come no.
 
E senza aggiungere altro, mi chiude la porta in faccia. Guardo allibita le assi di legno che ondeggiano al ritmo del vento gelido che mi colora le guance.
 
Digrigno i denti in preda alla rabbia, sono disposta a buttare già questa porta con un calcio!
 
-L'incapacità di ascoltare è un vizio di famiglia?! Maledetto imbecille, apri questa porta!- urlo mentre sferro un calcio alla porta di legno.
 
-Vattene!
 
-Non ci penso neanche! Ho percorso più di 800 chilometri in un solo giorno per arrivare fin qui e non ti permetto di trattarmi in questo modo!
 
-Che razza di scusa da quattro soldi!- dice appoggiato al lato opposto della porta, cercando di trattenere i miei colpi.
 
-Stupido idiota! Il mio nome è Akane Saotome e sono tua moglie!
 
Passano alcuni secondi di angosciante silenzio, finché non sento che trattiene a stento una risata. Bene, non fa che incentivare la mia rabbia!
 
-Stai ridendo di me?
 
-Non credi che se fossi sposato lo saprei? Inventati una scusa migliore!
 
-Sei davvero sicuro che lo sapresti? Perché io l'ho scoperto solo ieri!
 
-Mi pare ovvio, non sono così stupido da non sapere che sono sposato!
 
-Ah sì?- sollevo un sopracciglio in risposta al suo implicito insulto. -Mio padre è Soun Tendo, un artista marziale che si è allenato insieme al tuo da giovane e che sognava di avere un erede maschio. Ma per sua sfortuna una sera si è ubriacato durante un incontro con vecchi amici ed eccomi sposata con un perfetto sconosciuto che erediterà tutto quello che per diritto mi appartiene!
 
-Ohhhh...che storia tragica!- dice ironicamente.
 
-Secondo te come ho fatto ad avere il tuo indirizzo? Sono stata da tua madre, Nodoka Saotome!
 
-Cosa?
 
La porta si apre di nuovo non appena sente nominare sua madre. Evidentemente la cosa gli ha dato fastidio. Mi guarda in preda alla collera.
 
-Stavolta avete oltrepassato il limite.
 
-Come puoi essere così stupido da non capire che ti sto dicendo la verità? Per caso tu non hai un padre mezzo matto come il mio? Sono sicura di sì dato che ci hanno fatto sposare!
 
-Hai una prova?- la sua arroganza mi spingerebbe a fare un'unica cosa: togliermi uno stivale e incastonarglielo in faccia.
 
-Certo che ce l'ho!
 
-Voglio vederla!
 
Sbuffo furiosa, prima di aprire la mia cartellina ed estrarre la copia del nostro presunto certificato di matrimonio. Mi strappa il foglio dalle mani, lo legge attentamente e riprende a sorridere.
 
-Un falso.
 
-Non è un falso!
 
-Senti ragazzina, tornatene da dove sei venuta, non mi interessano minimamente i tuoi giochetti.
 
-Ra-ragazzina? Idiota, abbiamo la stessa età!
 
-Idiota?
 
-Ho pensato le peggiori cose di te prima di conoscerti ma mai avrei creduto che mio padre mi avesse fatto sposare con un cretino tanto testardo!
 
-Io non sono sposato!
 
-Invece lo sei!
 
I suoi occhi azzurri scintillano alla mia affermazione, espira lentamente con il naso e si avvicina un po' di più a me, cosa che mi mette un po' di agitazione.
 
-E dimmi, Akane, se stai dicendo la verità, se per qualche assurda ragione io fossi sposato con una donna che non conosco affatto... che cosa vuoi da me?
 
-Cosa potrei volere?- replico porgendogli i documenti che deve firmare. –Il divorzio!
 
Mi guarda incredulo, prende i documenti che mia sorella Nabiki ha preparato lavorando duro per tutta la notte e li guarda di sfuggita.
 
-Allora è vero?
 
Ha davvero la testa dura come il marmo!
 
-Davvero io e te... siamo sposati?- annuisco di nuovo, pare che inizi a ragionare. -Beh, conoscendo il mio vecchio... -farfuglia mentre non stacca gli occhi dai documenti.
 
-Ho bisogno della tua firma, mi sposo tra meno di due settimane.
 
Alza lo sguardo all'improvviso, i suoi occhi blu come l'acqua del mare mi intimidiscono.
Distoglie lo sguardo, improvvisamente pensieroso.
 
-Devo leggere questa roba con attenzione, non firmerò niente se non sono sicuro che tu non stia cercando di ingannarmi. Inoltre, se cerchi soldi mi dispiace dirti che ti trovi nel posto sbagliato.
 
-Non sto cercando di ingannarti, né cerco denaro! Voglio solo tornare a Tokyo e riprendere i preparativi del mio matrimonio.
 
Sulle sue labbra, carnose e perfette, si forma un sorriso sghembo. Mi fa un gesto invitandomi a entrare, cosa che faccio immediatamente.
 
La sua casa è... beh non sono proprio sicura che sia una casa, sembra più che altro una capanna con l'indispensabile per sopravvivere per un breve periodo.
 
Apre un tavolo pieghevole e mi fa segno di sedermi, non mi offre niente da bere, neanche un bicchiere d'acqua. Si lascia cadere sul tatami proprio di fronte al mio e inizia a esaminare i documenti.
 
-Akane Saotome...- dice ancora pieno di dubbi. -Da quanto tempo usi il mio cognome?
 
-Ah! Come se fosse piacevole! Inoltre, ti ho già detto che l'ho scoperto solo ieri, quando mia sorella è stata all'ufficio anagrafe a ordinare i documenti per il mio matrimonio.
 
-Uhm, così ti sposi un'altra volta... 21 anni e due matrimoni, caspita... che vita la tua!-
cerca di farmi arrabbiare, lo so, il suo sorrisetto sarcastico lo tradisce. Un altro insulto, uno ancora e salto sul tavolo a rivoltargli la faccia a suon di ceffoni.
 
-Non è affar tuo, noi non ci conosciamo, firma solo le carte.
 
-Non così in fretta, non sei la prima che cerca di farmi firmare qualcosa.
 
Torno a guardarlo e per qualche motivo penso che si stia comportando così solo per darsi un tono. Nessun essere umano normale si intende di questi gineprai giuridici.
 
Sospiro e rivolgo la mia attenzione al luogo che mi circonda. Una semplice camera compresa di cucina e una piccola porta laterale, sicuramente apparteneva al lavabo.
 
-Davvero vivi qui?
 
-Hai qualche problema?
 
-No, è solo... un po' piccolo.
 
Smette di guardare i documenti, so che il commento lo ha infastidito.
 
-Ebbene, ragazzina ricca, non tutti siamo fortunati come te.- contrattacca e io arrossisco furiosamente.
 
-Non sono affatto una ragazzina ricca! Stavo solo cercando di fare un po' di conversazione!
 
-Forse è meglio se te ne stai zitta!- dice, poggiando una mano sul tavolo.
 
-Firma e non dirò più una parola, non vedo l'ora di divorziare da un idiota come te!
 
Arriccia le labbra e torna a leggere attentamente i documenti, stavolta più rapidamente. Un paio di volte mi lancia sguardi colmi di ira, oltre i documenti.
 
-Non mi inviti?
 
-Cosa?
 
-Al matrimonio.
 
-Perché mai dovrei fare una cosa del genere?
 
-Non so, alla fine siamo stati sposati cinque anni.- conclude indicando uno dei paragrafi che lo specifica.
 
-Non ho la minima intenzione di presentarti al mio fidanzato, meno ho a che fare con te, meglio è.
 
-Mi fa piacere sapere che su questo siamo d'accordo. –risponde, acido.
 
Gira un'altra pagina e le sue pupille fissano a lungo un punto.
 
-Che diavolo significa questo?- chiede, adirato.
 
-Eh?- rispondo io, sporgendomi leggermente in avanti.
 
-“… e inoltre il coniuge Ranma Saotome si impegna a sostenere le spese di mantenimento e a coprire i costi sostenuti per il divorzio per un periodo di tempo non inferiore a 20 anni con un assegno mensile di…” - alza lo sguardo, perplesso. -200.000 yen?-
 
-Non chiederlo a me, il documento l’ha scritto mia sorella.- mi scuso goffamente, sentendo uno strano tremore che inizia ad attanagliarmi.
 
-E a chi dovrei chiedere se non a te?
 
-Ti chiedo solo di firmare!
 
-Non firmerò mai una cosa del genere! Volevi ingannarmi? Bugiarda, truffatrice… ti presenti qui con quella gonna corta, ancheggiando... pensavi che avrei perso la testa per quelle gambette secche?
 
-Non era mia intenzione…! -esclamo in imbarazzo, un secondo prima di rendermi conto dell’insulto.
-Gambette secche?
 
-Modificalo immediatamente!
 
-Ti ho già detto che non posso, non l’ho fatto io e non ho la più pallida idea di come si scriva un documento di divorzio!
 
-Allora chiama tua sorella e dille di prepararne uno nuovo!
 
-Cosa? Non hai capito che mi sposo tra due settimane? Non riusciranno mai a inviarmi un nuovo documento con le clausole che piacciono a te!
 
-Neanche morto firmerò una cosa tanto assurda! Imbrogliona!
 
-Io non sono una…!
 
Mi alzo dalla tavola, completamente fuori di me… È così difficile quello che sto chiedendo? Questo imbecille non capisce la mia situazione?
 
Gli strappo i documenti dalle mani, furiosa con lui ma soprattutto con me stessa per non essermi accorta subito di quella clausola… la cosa certa è che Nabiki è fuori di testa.
 
Ma che razza di follia le è venuta in mente? L’organizzatrice del mio matrimonio… vuole sabotarmi??
 
“Non sai ancora che tipo è tuo marito. Se credesse in cose assurde come il destino, direbbe che questo è un segnale”. –All’improvviso mi tornano in mente le parole che mia sorella mi ha detto ieri sera. Sì, è così, dannata Nabiki! È stata proprio lei a farmi cadere in questa trappola.
 
È ovvio, è troppo curiosa di conoscerlo e vuole vederlo almeno una volta, oltre al fatto che si diverte a farmi arrabbiare. Per questo ha nascosto così abilmente questo “piccolo dettaglio”… spera che il suo indignato “cognato” vada a conoscerla di persona.
 
Serro la mascella. Non penso di pagarle neanche un misero yen!
 
-Devo fare una telefonata. –affermo, con tutto il contegno possibile, mentre Ranma mi guarda trionfante. –Non credere che sia finita qui, non me ne andrò finché non avrai firmato il divorzio!
 
-Bene, allora muoviti, neanche io sopporto l'idea di essere sposato con te.
 
Ecco la goccia che fa traboccare il vaso: per quanto forte sembri questo tipo, non c'è nulla da fare, è davvero un cretino, un incosciente, un idiota con la lingua troppo lunga!
 
Mi dirigo verso la porta con fare orgoglioso e la apro di colpo. Il freddo investe la minuscola casa e io mi volto di nuovo, con aria altezzosa.
 
-Non provare a muoverti.- lo minaccio. Lui si alza dal tatami e si avvicina a me, muovendosi con l'eleganza di un felino, come una pantera che sta per accerchiare una gazzella.
 
-Non dovresti fare l'antipatica con me, alla fine dei conti sei tu quella che ha tutta questa fretta.
 
Sono sicura che anche lui avverte l'aura rossa che sta avvolgendo il mio corpo in questo momento, ardente e pericolosa. Ma finge di non accorgersene e continua a sorridere con quel fare arrogante che inizio a detestare.
 
-Torno subito.
 
-Bene, allora tanti saluti!
 
Mi volto e avanzo verso la strada, mi sento davvero sconfitta. Alzo nuovamente lo sguardo oltre la mia spalla e osservo questo ragazzo con il codino che mi congeda salutandomi con aria beffarda, fermo sulla soglia.
 
-Sei un perfetto imbecille!- urlo, e le mie parole diventano piccole nuvolette di fumo non appena entrano in contatto con l'aria gelida.
 
Lui sembra trattenere un'altra risata, i suoi misteriosi e magnifici occhi azzurri si curvano allegri e io mi arrabbio ancora di più, tanto che non mi accorgo dell'auto che si è appena fermata alle mie spalle. Neanche il mio istinto di artista marziale mi avverte dell'imminente pericolo.
 
L'espressione del suo viso muta repentinamente: l'ironia che leggevo poco fa nei suoi occhi diventa improvvisamente stupore e, subito dopo, agitazione. Mi volto un secondo troppo tardi: proprio dietro di me un uomo corpulento non perde tempo a tapparmi la bocca con una mano e schiacciarmi contro il suo petto, trascinandomi poi per la strada senza nessun riguardo.
 
Cerco di urlare, nonostante la gola serrata, mi divincolo come posso e, infine, mordo con tutte le mie forze la gigantesca mano che preme sulla mia bocca. Stanno cercando di rapirmi! L'uomo mi lascia andare mentre si tiene la mano dolorante e cado a terra.
 
Vedo chiaramente Ranma che corre verso di me, ma prima che io possa riprendermi o almeno sollevare una mano verso di lui, un altro uomo mi afferra per la vita, mi spinge bruscamente sul sedile posteriore dell'auto, entra sedendosi accanto a me e chiude immediatamente la portiera.
 
-Ma che significa tutto questo?!"- protesto tirando senza successo la maniglia, ma nessuno di loro risponde. Con il respiro corto e il timore che inizia a invadermi fino al midollo, mi accorgo che l'auto accelera a tutto gas, mentre dal lunotto posteriore vedo Ranma correre verso di noi. –Lasciatemi scendere! Voglio scendere immediatamente!
 
Il ragazzo con il codino rimane molto indietro, i miei occhi disperati restano fissi sulla sua figura, finché non capisco che non riuscirà mai a raggiungerci a piedi. Mi volto a guardare gli uomini che mi circondano, silenziosi, tutti con spalle larghe e abiti neri.
 
In che razza di guaio mi sono cacciata?
 
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Note dell'autrice

Ciao!
Ringrazio tutti coloro che stanno leggendo la mia storia!
Questo è un capitolo introduttivo ed è il più corto che ho scritto finora, in pratica stavo scaldando i motori! So che per ora la storia non è andata avanti di molto però finalmente i nostri due protagonisti hanno avuto il loro strano? goffo? breve? incontro. Appunto, si sono appena conosciuti e già litigano... ah! Li adoro! Mi divertono tanto queste scene di malintesi e discussioni!
Grazie e tutti e ci vediamo al prossimo capitolo!
LumLumLove

Piccola nota della traduttrice
Volevo semplicemente ringraziare tutti coloro che hanno letto e soprattutto chi ha recensito il primo capitolo ^^ Spero che anche il secondo sia gradito, anche se è un po' corto. Ma vi assicuro che i successivi saranno mooolto più lunghi e dal prossimo inizia finalmente la storia vera e propria. Questa era solo l'introduzione :D
Se notate errori, ditemi pure!
Alla prossima,
Spirit99
   
 
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