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Autore: veronika95    24/10/2015    3 recensioni
DESTIEL, of course.
SPOILER 11x03
One Shot sui pensieri di Cas della 11x03, nata dal troppo disagio che mi era rimasto alla fine della puntata. Più piccolo missing moment di come sono andate le cose più tardi al bunker, quella notte.
[Continua a dimenticare le sue mani sulle tue spalle, i suoi occhi sul tuo corpo. Soffri, perché non ne puoi più di vederlo star male. Ed il suo senso di colpo è così pesante che lo senti premere sulla schiena, insieme alla coperta che ti avvolge addosso. Non la smette. Non la smette mai di sentirsi colpevole, non la smette di credere di dover salvare tutti. Gliel’hai già detto una volta, ma non ha funzionato. ]
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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FORGIVE YOURSELF



Sta sanguinando.

Lo noti dai dettagli più insignificanti. Dal modo in cui ti poggia la coperta sulle spalle e poi lascia che la mano scavi contro la tua pelle come dovesse dirti qualcosa. Dal modo in cui riesce ancora a guardarti nonostante la situazione.

Ti stai consumando. Ti senti divorare dall’interno. Secondo dopo secondo, l’incantesimo agisce più in profondità, si impossessa di te quasi volesse portati via dal tuo tramite per rimpiazzarti con qualcosa che non sei tu.

Stai peggiorando. Sam è l’unico con ancora le palle per dirlo ad alta voce. Stai peggiorando, è vero, eppure i tuoi pensieri continuano ad essere rivolti a lui. Dean. Dean, che era da così tanto tempo che non vedevi davvero. Davvero.

Come potresti aiutare? Come puoi renderti utile, quando anche quegli stracci di informazioni che possiedi non servono a niente.

Smettesse di toccarti, almeno. Almeno, rimarrebbe solo il maledetto incantesimo da dover combattere.

Continua a dimenticare le sue mani sulle tue spalle, i suoi occhi sul tuo corpo.  Soffri, perché non ne puoi più di vederlo star male. Ed il suo senso di colpo è così pesante che lo senti premere sulla schiena, insieme alla coperta che ti avvolge addosso. Non la smette. Non la smette mai di sentirsi colpevole, non la smette di credere di dover salvare tutti. Gliel’hai già detto una volta, ma non ha funzionato.

Crede ancora di poterti aggiustare così, alla ‘Dean Winchester’, dicendoti tutto senza mai parlare veramente.

Poi quella frase.

“Prima le cose importanti”

E dal momento in cui ti ha lasciato a sanguinare sul pavimento del bunker, questa è davvero la prima volta che mette apposto un pezzo di te.

Prima le cose importanti. Sei ancora la sua cosa importante. Sei ancora parte della sua vita. Ancora l’amico da dover salvare quando tu non puoi farlo da solo. Ancora la persona a cui guarda le spalle e si sente morire dentro quando ti ritrovi in condizioni come queste.
E questo non cambia, non cambia mai nemmeno dopo il pestaggio nel bunker. Qui ti concedi lo sfizio di tirare un sospiro di sollievo, perché, se di quello che provi tu sei sempre certo, lui rimane ancora l’enigma più inestricabile della tua vita.

Lui. Lui che ha pronto il conforto di una coperta ed un sorriso abbozzato quando tenti una metafora maldestra per sdrammatizzare la situazione. Lui che non smetterà mai di farti sentire amato, indipendentemente da quanta acqua scorre sotto il ponte, dai tradimenti, dalle botte che vi siete dati, con lui puoi essere te stesso ed essere ancora apprezzato. Lui che profuma di casa anche quando i vostri cuori sono irrimediabilmente distanti.





Di quello che accade dopo non hai che vaghi ricordi: sfumature sbiadite di vicoli bui, urla di una ragazza troppo impaurita, perché quello di fronte a lei possa essere veramente un angelo. Non ne senti che il suono lontano e ovattato, mentre il tuo tramite si muove con gesti improvvisi e violenti che ormai non sei più in grado di controllare.

Stai combattendo. Ce la metti tutta, ma la verità è che non sei più in te e questa volta non riesci a trattenerti da mettere il piede oltre il bordo. Non da solo. Perché per quanto combatterai, per quanto metterai tutto te stesso in questa lotta, l’incantesimo alla fine avrà la meglio su di te e, del Castiel che ricordi, non rimarranno che le ceneri.



La sua voce ha sempre avuto un suono particolare. Ti è sempre piaciuta, ammetterlo a questo punto non dovrebbe essere più un problema per te. È diventata via via più bassa e grave col corso degli anni ed ha sempre avuto un certo potere, un effetto ancora maggiore quando dalle sue labbra partiva il suono del tuo nome.
Eppure questa volta non sembra funzionare. Questa volta nemmeno lui può fare nulla, perché per quanto la sua voce ti faccia rimanere aggrappato ad un filo, non è abbastanza per farti rinsavire.

E allora colpisci, sferri pugni sul suo volto, non fai caso alla sua mano che disperata afferra la tua. Tutto si mescola, tutti i confini si fondono, non sai più fino a che punto è l’incantesimo ad agire e fino a quale sia tu.

Quelle botte, tu, le senti ancora. Per quanto tempo, lui sentirà queste? Perché tu l’hai perdonato l’istante prima che il suo pugno impattasse contro il tuo viso, eppure tutto questo resta pur sempre liberatorio.


Poi ti fermi. Ci sono parole lontane, mormorate in latino, che in un momento diverso da questo saresti senz’altro in grado di capire, ma ciò che puoi fare ora, invece, è svenire.


Le mani di Dean sono calde sul tuo viso. Il pollice calloso continua a strofinare la sua barba.

Quanto lo guardi, dentro e negli occhi, dopo tanto tempo, capisci davvero di essere una parte del suo mondo. Speri capisca lo stesso lui, guardando nei tuoi. Lui è il tuo mondo. Lui è tutto, lo è sempre stato.



Ha trovato un altro modo per ferirti.

Perché fare male ad entrambi è una cosa che sai fare anche tu, ma lui ci riesce infinitamente meglio.
Crede che in qualche modo non lasciarsi guarire sia una sorta di purificazione per lui, il suo modo catartico di affrontare la cosa, la legge del taglione da dover pagare dopo averti lasciato più morto che vivo su un vecchio pavimento freddo.

Beh non lo è. Non lo è affatto. Se questo è il suo modo di scontare il senso di colpa, non sta funzionando. Vedere il suo volto tumefatto ti spezza in punti in cui solo Dean Winchester può arrivare. Sei sicuro che quei lividi e quelle ferite stanno facendo più male a te che a lui.



Le ore sono sempre appiccicate all’orologio e non fanno scorrere avanti le lancette. È notte fonda, ormai, ma non riesci a prendere sonno. Non vuoi prendere sonno. A dire il vero non ne hai nemmeno bisogno, è solo uno dei tanti vizi umani che continui a trascinarti dietro e non vuoi scrollarti di dosso.
Ti aggiri per la cucina, mentre provi a contare le pecore, quali non lo hai ancora capito, a rilassarti, a lasciare che quest’ansia, questo dolore, finiscano di opprimerti l’anima. Provi a pensare alle cose belle, ai piaceri che questa Terra ha saputo regalarti, ma Dean sembra essere la risposta a tutte le tue emozioni, sta notte. Sempre.

Sempre.

Ti accorgi che è lì solo qualche minuto dopo. La cosa ti fa storcere il naso, perché sei abituato ad essere tu quello che appare nei momenti meno opportuni.

Ti fai vicino, gli osservi il viso, lo analizzi, inclini la testa e lui alza gli occhi, perché sa che è esattamente ciò che avresti fatto.

“Lascia solo che…”

“Te l’ho già detto Cas, me la sono cercata.”

Non ti importa. Non ti importa di niente quando si tratta di lui, sei creta nelle sue mani, sei pronto a diventare ciò che lui vuole.

Ma non ne puoi più. Non ne puoi più di tutto questo dolore. Non lo riesci a sopportare, perché il tuo cuore è ancora giovane d’emozioni.
Questo è il momento di gettare la spugna, di smettere di combattere, perché tu hai scelto molto tempo fa di non voler partecipare a questo gioco di distruzione tra voi.



Posi le labbra sulle sue. Non un vero bacio. No, davvero. Solo l’unico modo che ti rimane per farlo stare zitto mentre la tua mano si muove in una lenta carezza e lo guarisci. Gli levi quei lividi dal volto e finalmente riesci a riparare un po’ anche il tuo cuore a brandelli. Senti il suo sapore nella tua bocca e riesci a salvare entrambi.

“Trova la forza di perdonare te stesso. Io, ti ho già perdonato tempo fa.”

Lo lasci lì. Stupito. Mentre con la mano si tocca il volto e si accorge che le ferite sono sparite, mentre passa il pollice sul labbro superiore e si accorge di non aver avuto abbastanza di te.

Metti metri di corridoi tra te e lui. Metti stanze e pareti che volendo si potrebbero abbattere. Poi chiudi la porta. Ma il peso che senti non se n’è ancora andato del tutto.


Quello che non immagini è che qualche ora più tardi Dean, quella forza riesca a trovarla, e con passi affrettati ed il cuore a martellare nel petto spalanchi la porta e catturi le tue labbra con le sue.

E questa volta voi, voi che siete sempre troppo ma mai abbastanza, questa volta proverete a bastarvi.
   
 
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