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Autore: Rota    25/10/2015    2 recensioni
Tra i demoni, è particolarmente conosciuta una risata. Si propaga nella notte, loro esclusivo territorio di caccia, e si appiccica addosso alla pelle con fare insistente, per penetrare fin dentro le ossa e lì scuotere tutto di orrore e raccapriccio. È a tratti felice e gioiosa, a tratti minacciosa e ossessiva – non si capisce bene la sua natura, non si riescono a definire distintamente i sentimenti da cui nasce, così che la si lasci al centro di un'aura di mistero piuttosto insolita, decisamente poco rassicurante, che sconcerta di primo acchito chiunque la odi. Insinuante come il dubbio, sfacciata come la verità.
Per loro, mostri che corrodono l'animo umano e se ne cibano quando è interamente corrotto, quella risata non è altro che sinonimo di morte.

[Partecipa a "La Settimana di Halloween" organizzata da Torre di Carta]
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ryosuke Kominato, Youichi Kuramochi
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: 'Til the love runs out
*Fandom: Ace of Diamond
*Personaggi: Kuramochi Youichi, Kominato Ryousuke
*Generi: Surreale, Introspettivo, Sentimentale
*Avvertimenti: AU, Shonen ai, One Shot
*Rating: Giallo
*Partecipa alla Settimana di Halloween, indetta da Torre di Carta
*Prompt: Gatto nero
*Credits: Love runs out, OneRepublic
*Note: Sono stata aiutata da un'amica (aka, Litus) a plottare questa cosa xD quindi a onor del vero io ci ho messo solo la manovalanza.
Non ho mai scritto una cosa simile – lo so che sembra tanto una frase di circostanza ma ehy è vero yy – però era da tantissimo tempo che pensavo a trame simili, quindi devo ringraziare questa bella iniziativa che mi ha più o meno obbligato a darmi una mossa xD
Come al solito, non è niente di troppo impegnato :D spero sia una buona lettura (L)

 

 

 

 

 

 

I'll be your ghost, your game, your stadium.
I'll be your fifty thousand clapping like one
And I feel alright, and I feel alright,
'Cause I worked it out, yeah I worked it out.
I'll be doin' this, if you ever doubt,
'Til the love runs out, 'til the love runs out.

 

 

 

Tra i demoni, è particolarmente conosciuta una risata. Si propaga nella notte, loro esclusivo territorio di caccia, e si appiccica addosso alla pelle con fare insistente, per penetrare fin dentro le ossa e lì scuotere tutto di orrore e raccapriccio. È a tratti felice e gioiosa, a tratti minacciosa e ossessiva – non si capisce bene la sua natura, non si riescono a definire distintamente i sentimenti da cui nasce, così che la si lasci al centro di un'aura di mistero piuttosto insolita, decisamente poco rassicurante, che sconcerta di primo acchito chiunque la odi. Insinuante come il dubbio, sfacciata come la verità.
Per loro, mostri che corrodono l'animo umano e se ne cibano quando è interamente corrotto, quella risata non è altro che sinonimo di morte.

 

 

Balza in avanti con uno scatto veloce; la lama della sua falce, spiegata nell'atto dell'attacco, riflette per un momento la luce pallida della luna crescente, che acceca l'avversario e gli fa chiudere gli occhi per quel secondo determinante. Kuramochi gli trancia via di netto la parte superiore del petto dal resto del corpo, così che al demone non rimane neanche il tempo per sussultare o rendersi conto di essere stato sconfitto: si dissolve in una nuvoletta nera, lasciando sul cemento della strada un piccolo mucchio di cenere scura.
Lo Shinigami guarda ciò che resta del suo precedente avversario con occhi ancora eccitati, il viso sporco di sangue demoniaco; si passa la lingua sulle labbra, per assaggiare l'essenza di morte che impregna l'aria e che ha attecchito proprio lì, su quella superficie morbida. Gli piace un sacco.
Si gira di scatto quando sente un movimento alle sue spalle: l'ultimo della banda che ha appena sterminato gli è balzato addosso, carico di un odio feroce e del puro istinto omicida che caratterizza quelli della sua razza. Kuramochi sarebbe anche pronto a dar battaglia, nell'ultimo sforzo finale, senonché il demone viene schiacciato a terra da qualcos'altro, che lo blocca con un grande peso e lo imprigiona in poco spazio. I suoi occhi da rettile saettano in alto, verso l'autore di un tale sgarro.
Il disprezzo della sua voce è ancora più acuto di quello che riserverebbe a un qualsiasi altro essere.
-Kominato- san...
Un'enorme pantera nera lo sovrasta, ricambiando il suo sguardo sprezzante con pari intensità di intenti. Ringhia piano, senza fare troppo rumore: a differenza del suo padrone, sa misurare le reazioni ai propri sentimenti, e non ha bisogno di esplicite dimostrazioni.
Tuttavia preme sulla schiena del demone quando quello sibila ancora, con la cattiveria insita nella sua natura di felino.
-Traditore... traditore della tua stirpe...
Il demone tenta di liberarsi, muovendosi come una lucertola sotto la zampa gigantesca dell'altro. Ovviamente non riesce nel proprio intento, scatenando l'ilarità sfacciata dello Shinigami. Kuramochi si avvicina ai due, guardando dritto il demone loro avversario.
-È rimasto un ultimo scarto, vedo.
Il demone allunga un braccio verso di lui, all'improvviso, cercando di ferirlo con i propri artigli. Kuramochi è troppo allenato e troppo svelto per lasciarsi cogliere di sorpresa: lo schiva senza troppi problemi, e ride ancora.
Lui odia i demoni, specialmente quelli stupidi.
Kominato preme di nuovo sopra la schiena della sua preda, estraendo di poco le proprie unghie. Senza dire nulla, si abbassa veloce e trancia di netto la testa del demone con le zanne, sputandola lontano prima di sentire davvero il suo sapore in bocca.
Per qualche secondo, le sue labbra e il suo mento felino sono bagnati di sangue lucente, che brilla di tenebra. Dopo tutto si dissolve e del demone non rimane neanche il ricordo.
Kuramochi ride ancora, anche se con meno forza. Sembra che il felino lo guardi con enorme disappunto.
-La tiri sempre troppo per le lunghe, Kuramochi.
Lo colpisce con una zampa, facendogli perdere l'equilibrio e facendolo cadere a terra. Ora lo Shinigami non ride più, dolorante per tutta la lunghezza del sedere.
Ryousuke ha sempre quel brutto vizio. Ma è chiaro che si sia innervosito per quello che ha detto il demone poco prima di morire: lui non ama, per niente, essere chiamato a quel modo, men che mai da un demone di così basso rango. Ha sempre quell'aura così tanto nobile e così tanto sprezzante, che non è difficile credere che sia discendente di un demone superiore. Per questo il compagno non gli dice nulla, limitandosi a sbuffare piano.
Kuramochi recupera la propria arma, cadutagli sull'asfalto quando è rovinato al suolo a propria volta. Si guarda attorno giusto per sincerarsi che sia tutto pulito e che non gli sia sfuggito nulla. Il lavoro da Shinigami, specialmente nella notte delle streghe, è piuttosto impegnativo.
Constatato che però non c'è più niente di vivo, si avvicina di nuovo a Kominato e aspetta che lui si abbassi un poco per salirgli quindi in groppa.
-Andiamo! C'è ancora tanto lavoro da fare!
Kominato fa un balzo ben ponderato, lasciando quel vicolo isolato della città per atterrare con grazia e senza quasi peso sul tetto di una delle case più alte – la sua abilità di demone risiede anche in questo. E corre, corre in avanti, verso una nuova battaglia.

 

 

C'è del chiarore, all'orizzonte, assieme alla promessa di un nuovo giorno in arrivo: la luna si dissolve nel cielo pian piano, divenendo un ricordo piacevole ma nulla di più.
Con le grida terribili dei demoni ancora nelle orecchie, che rimbombano di tanto in tanto, Kuramochi si siede sfinito sul cornicione di una tettoia, a far penzolare le gambe nel vuoto. Non ha idea di chi sia quella casa, ma ha appena finito di proteggerla da un Incubo e crede di essersi abbastanza meritato un poco di tranquillità.
Anche quell'anno, la notte delle streghe è dunque giunta al proprio termine. Il confine tra il mondo dei demoni e il mondo dei vivi tornerà al proprio normale equilibrio, non ci saranno orde di demoni disseminate tra le strade della città e nessun Shinigami sarà costretto a far lavoro extra.
A lui piace tutto quel movimento, in realtà. Lo fa sentire vivo, quasi, per utilizzare una definizione molto umana, cosa abbastanza ironica per un'entità spirituale come lui; c'è però qualcosa di folle, come l'umana esistenza, nella ferocia e nella bramosia che sente quando combatte con la falce in mano, e non è soltanto per l'ideale di equilibrio e di salvezza ai quali tutti gli Shinigami sono votati. È molto più personale, quel sentimento, tanto che lo rende unico tra tutti.
Ed è il sentimento per cui Kominato gli è accanto – o almeno così lui dice.
Ryousuke rimane un poco indietro, dove la superficie del tetto può reggere la sua stazza. Quando però Kuramochi volta il viso nella sua direzione, invitandolo a raggiungerlo con un sorriso sghembo, lui si piega in avanti con le zampe, scomparendo lentamente come un'ombra al sole.
Si avvicina a lui mettendo un piede dopo l'altro sulle mattonelle rosse, con la solita eleganza equilibrata del gatto nero che è. Vicino a lui, strofina la propria testa contro la sua schiena, muovendo la lunga coda in modo tale da colpirlo direttamente in faccia, per puro dispetto.
Così può ridere quando lui fa quella smorfia infastidita, senza dovergli chiedere il permesso.
Se fosse come qualsiasi altro Shinigami, Ryousuke non gli si sarebbe neanche avvicinato per sbaglio. Invece ora è tranquillo, ha gli occhi chiusi ed è tutto raggomitolato mentre riposa un poco, e l'altro lo gratta tra i capelli, vicino all'attaccatura delle orecchie nere. Fa le fusa senza troppo disturbare, pago e lieto.
È stata una notte lunga per entrambi.
La falce da Shinigami è tornata nel sangue di Kuramochi, dove sempre rimane quando non viene usata. Così lui può sporgersi indietro e appoggiarsi al tetto con la mano libera, continuando a guardare il lento movimento del sole che conquista il cielo, nuvola dopo nuvola.
Ma non riesce a stare in uno stato di quiete troppo a lungo – e anche questo lo contraddistingue dagli altri Shinigami.
-Ryou- san, hai mai pensato di tornare indietro?
Continua a grattarlo, con minor attenzione. Le orecchie di Kominato si muovono appena, senza che però il demone emetta un solo fiato in risposta.
Lo Shinigami insiste ancora, intenzionato a ottenere qualcosa.
-Dai demoni e dalla tua gente, dico.
Il demone gatto stira le proprie zampe superiori nella sua direzione, e comincia a fare la pasta proprio all'altezza della sua pancia, così che i sensi del dolore di Kuramochi vengano fin troppo stimolati. L'altro si irrigidisce tutto e smette persino di accarezzarlo sulla testa.
-È il giorno delle domande stupide, per caso?
Appoggia il proprio viso lì dove ha mosso prima gli artigli, strofinando il naso contro il tessuto chiaro della divisa da Shinigami di lui. È morbido come sempre, ed è pure caldo.
Ha l'odore del sangue addosso, del sudore di una battaglia durata un'intera notte: gli piace proprio.
-Mi trovo bene, qui.
-Anche se uccidi altri demoni come te?
Kuramochi non è mai stato stupido, agli occhi di Kominato. Altro motivo per cui lui lo segue ancora, nonostante siano passati quasi cento anni dal loro primo incontro.
Per quanto ami schernire la sua poca freddezza in battaglia e per quanto sia irresistibile prenderlo in giro circa la sua poca resistenza alle provocazioni, prende sul serio ogni parola che dice. Specialmente quando è chiaro che si stia preoccupando per lui.
È dolce, a suo modo, e non forza mai il loro strano rapporto.
Kominato pensa al fratello che non vede da diverso tempo. Ipotizza come ormai possa essere diventato un principe davvero potente, come tutti hanno sempre previsto per lui. D'altronde, fare il lavoro sporco di frontiera deve aiutare anche lui, per evitare infiltrazioni dall'una e dall'altra parte del confine. In un qualche modo, questo pensiero lo rincuora e lo rinfranca. Non ha particolari rimpianti.
Accetta le carezze dello Shinigami, quando sente di nuovo le sue dita tra i capelli, vicino alle orecchie nere. Sbuffa soddisfatto.
-Sono demoni, ma non sono come me. I demoni così stupidi da cadere preda degli Shinigami non sono demoni degni di vivere.
-Questo è molto arrogante da dire.
-È soltanto la verità.
Kuramochi ride, perdendo lo sguardo nell'alba appena sorta.
Una volta, ha azzardato a voce alta il paragone di quel rosa celeste con i capelli del suo compagno, e si è guadagnato le unghie del felino all'altezza dell'avambraccio, così conficcate nella sua carne da essere ben più che una minaccia di morte. Non l'ha più detto ad alta voce, ma ha continuato a pensarlo.
La voce melliflua di lui gli torna alle orecchie, graffiante e seducente, riportandolo alla realtà attuale.
-E tu? Non ti penti di aver un demone come compagno?
-Perché dovrei?
-Ti è preclusa ogni amicizia tra i tuoi colleghi.
Per un attimo, Kuramochi non risponde, tanto che Ryousuke teme di aver detto qualcosa di inappropriato – un conto è il gioco, un altro è l'offesa. Ma Youichi non è debole, e lui se lo ricorda appena apre bocca.
-Gli Shinigami che disprezzano i demoni non sono degni del loro nome, Ryo- san. E se poi sono così idioti da paragonarti a un demone qualsiasi, non è mio interesse averci a che fare.
Kominato è la sua alba come il suo tramonto, il suo sole come la sua luna. Non si sono ritrovati per caso, lo crede sinceramente.
Lo ha accettato accanto a sé per la forza e il coraggio, si è innamorato di lui per la nobiltà e la tenacia. La fedeltà che gli riserva è ricambiata totalmente, ed è tutto ciò che di più prezioso ha.
Ryousuke sorride, nascondendo di nuovo il viso nella sua divisa; la sua coda si muove allegramente, tutta pimpante e felice.
-Non darti troppe arie, ora.

 

 

 

 

'Til the love runs out, 'til the love runs out.

 

   
 
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