Anime & Manga > Dragon Ball
Ricorda la storia  |      
Autore: Akira14    20/02/2009    5 recensioni
Goten è appena stato scaricato, di nuovo, da Valese. Ci riproverà? E Trunks come lo consolerà? Scusate il riassunto pietoso, ma vi posso assicurare molta autoironia sui cliché di questo genere (NC17) e di questa situazione (gli amici innamorati da una vita)... Storia scritta per il Porn Fest di Fanfic Italia.
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Goten, Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Try again?

Tra noi vige questo codice in cui sono sufficienti poche parole, spesso anche solo gesti, perché si colgano significati molto più ampi. Che espressi potrebbero diventare banali o, al contrario, assumere un peso che non vogliamo dargli.
Perciò, quando telefona chiedendomi se non ho impegni per la serata e se – di conseguenza – può fare un salto da me, so già che in quanto suo migliore amico pretende che io gli dedichi il mio tempo fino all'alba. E che, probabilmente, si tratta di un'altra delusione amorosa per cui vuole sfogarsi.
Allo stesso modo mi rendo conto che per lui queste ragazze sono solo uno svogliato tentativo di rassicurare la madre della sua intenzione di mettere su famiglia. Sinonimo di mettere la testa a posto, per Chichi.
Sono gli eventi che giocano a suo sfavore! Lui cerca disperatamente di trattenerle facendo loro da tassista, da facchino e da spalla su cui piangere. Ma loro, ingrate, se ne vanno sempre. Non riesce proprio a capire perché.
Dopotutto, ha pure smesso di portarle in posti che lui trova divertenti o interessanti.
'Non lo sono neanche la metà, senza di te.' avevo letto tra le righe del suo resoconto di come lei lo avesse mollato lì, all'ennesima menzione di come sarebbe al suo migliore amico quella tal cosa oppure quell'altra.
Io gli ho detto di scegliere luoghi in cui noi due non saremmo mai andati, così non gli sarei potuto venire in mente e non avrebbe dato ad intendere che avrebbe preferito la mia compagnia a quella di lei.
Non che mi dispiaccia, ma da amico è mio dovere tentare di correggere gli atteggiamenti che ritengo facciano scappare le donne a gambe levate, no?
La strategia non si era rivelata un gran successo. Per qualche incomprensibile motivo, non amavano che lui si dimostrasse chiaramente annoiato.
“Pensavo che ci fossi stato tu, almeno, non sarebbe stata questa gran sofferenza.” m'ha confessato, piuttosto alticcio, qualche mese dopo.
Potrei cercare di convincermi d'interpretare male i suoi sguardi, i suoi sorrisi, i suoi sottintesi. Dire a me stesso che non si può prestar fede alla rivelazione di un ubriaco.
No, lo conosco fin troppo bene per potermi sbagliare.

Quindi, come da copione, lo rassicuro che può venire da me. Che possiamo volare e andare a vedere le stelle cadenti sul tetto di qualche edificio, in una città lontana e sconosciuta. Oppure restare a casa, seduti sul divano, a chiacchierare per cinque minuti di lei e per il resto della notte di noi.
Il tutto, implicitamente, racchiuso in “Passa pure, ci mettiamo poi d'accordo una volta che sei qui.”
È solo per fare figura che si presenta con il muso lungo, le spalle piegate da un fardello invisibile ed il look trasandato.
Deve pur fingere di mostrare un minimo di delusione per l'ennesima rottura, fosse anche soltanto per il piccolo colpo inferto al suo amor proprio. Tanto più che è la stessa ragazza ad averlo piantato una seconda volta, per cui questa è una vera e propria stilettata al suddetto.

“Mi ha mollato” Annuncia, poco dopo essere entrato e già con la testa nel mio frigo. L'ho rifornito di alcol giusto per l'occasione, ma nulla che rischi di farlo stare seriamente male.
“Di nuovo.” Non riesco neanche a farla passare per una domanda. È la consuetudine a parlare per entrambi, ormai.
“Già.” Constata, tranquillo, scrollando le spalle. Gli è già passata? Wow, ha battuto tutti i precedenti record.
Nonostante questo, si sente comunque in dovere di spiegarmi per filo e per segno cosa non è andato stavolta, impiegandoci tutto il tempo che mi è necessario a preparare la cena. E se avete presente quanto mangiano due ragazzi con l'appetito da Sayan... Potete avere una vaga idea di quanto gli ci è voluto. Mi sorprendo che siano rimasti insieme così a lungo – ben cinque mesi, unendo i due tentativi – se si sta pure a lamentare dello shampoo che usava.
Mi sento un po' in imbarazzo quando va più nei particolari e tocca i problemi in camera da letto.
Cioè, sono contento che non abbia filtri e sappia che con me può discutere di qualsiasi argomento. Ma, forse, sarebbe una questione da affrontare con la sua ex.

Lo porto sulla innocente strada dei ricordi, riportando alla mente i bei tempi andati. Non solo la resistenza contro Majin-Bu (sebbene sia stata la nostra epoca d'oro), ma anche tutte le altre avventure vissute assieme. I viaggi improvvisati all'ultimo momento, per sfuggire agli allenamenti o a delle lezioni particolarmente noiose.
Non basta la cena a riportare alla memoria tutto quanto. Qui si tratta di decenni cresciuti l'uno al fianco dell'altro, in fondo. Quindi si continua di fronte ad un film d'azione, ridicolizzando quei combattimenti assurdi e sostenendo che se ci fossimo stati noi, al posto dell'eroe, il mondo sarebbe stato salvato nel giro di un quarto d'ora di orologio.

Insomma, sono proprio convinto che certi sconvenienti discorsi siano stati dimenticati ormai.
Quand'ecco che lui posa la sua birra sul tavolino, abbassa il volume della televisione e mi mette all'angolo, premuto contro il bracciolo del divano.
“Stando con lei, non desideravo affatto...” Cosa non desiderasse quando stava con lei si perde in un bacio inaspettato. Mi ci vuole qualche secondo per guardarmi intorno e capire che non mi sto approfittando del suo stato d'ebbrezza.
Ci saranno un paio di lattine vuote, massimo tre, in giro.
Potrei fermarlo, dirgli che nessuno dei due vuole veramente questo? No.
Non prendiamoci per il culo, dai. Mi sembra di aver già menzionato il perché mentirci vicendevolmente sarebbe impossibile.
Ricambio, facendo scorrere le mie mani al di sotto della sua T-shirt. I polpastrelli sfiorano, una ad una, ogni vertebra fino ad arrivare al bordo dei pantaloni.
Lui ha abbandonato la mia bocca per dedicarsi al collo. I suoi denti pizzicano, la lingua lenisce il dolore pungente e le labbra siglano il segno del suo passaggio.
Avvicinando le mie, di labbra, al suo lobo lo mordo leggermente e sussurro uno scherzoso “Tu non hai caldo?”
Dandogli ad intendere che tutti questi vestiti sono davvero d'impiccio.
Si alza per un attimo, prendendosi il tempo necessario per sfilarsi la maglietta ed aiutarmi a togliermi la camicia senza far saltare via tutti i bottoni dalla fretta. Cazzo, ci saranno due camicie in tutto nel mio guardaroba e proprio stasera dovevo mettermene una?
In qualche, sconclusionato, modo quel dannatissimo pezzo di stoffa finisce a terra e finalmente posso sentire i suoi ruvidi palmi stringere le mie braccia nude, come a volersi ancorare a questa sfuggevole illusione che gli è stata concessa.
Cautamente riprende a muoversi. Le sue mani prendono direzioni opposte, una sale fino alla spalla, per farmi stendere di nuovo.
Cavoli, 'sta cosa premuta contro la schiena fa veramente male. Tento di spostarmi senza cadere giù, ma finiamo con il fraintenderci. Eh sì, succede raramente ma ogni tanto può accadere.
Soprattutto se il mio movimento fa sì che le nostre erezioni sfreghino l'una contro l'altra. A proposito: ben svegliato! Com'è che non m'ero accorto di te? Sarà perché la vicinanza di Goten ti fa SEMPRE questo effetto, da quando hai raggiunto la pubertà?
Questo per dire che non posso fargliene una colpa se preme ancora di più contro di me – ed io contro 'sto bracciolo del cazzo - cercando sollievo in una frizione maggiore. Toglierci anche i pantaloni non sarebbe un'idea poi così malvagia. Manca la lucidità per farlo, ora, almeno per quanto mi riguarda.
Quell'ovvietà non mi passa neanche per l'anticamera del cervello, mentre si riappropria famelicamente delle mie labbra. Pian piano la foga si stempera, lasciando spazio ad un avido ma controllato languore. Non è 'la danza più antica del mondo' e nemmeno 'una furiosa battaglia per il controllo'. Si tratta semplicemente di un bacio; tanto lungo da sembrare infinito se non fosse per questo dolore che mi fa rimanere con i piedi per terra.

Nel frattempo, la sua mano sinistra spezza la sua irritante immobilità. Dapprima tamburella sulle spalle, poi, sentendomi sbuffare – devo confessare che anche io sento un brivido,nel vederlo tremare appena per la sensazione data dal mio respiro caldo sulla sue labbra ancora fresche – le fa correre giù a divertirsi con cintura e zip.
Mi sento in dovere di darmi una mossa pure io, quando le nocche della destra s'incantano ad accarezzarmi il mento, gli zigomi, con estrema delicatezza.
Quasi stessi per frantumarmi davanti ai suoi occhi, fragile quanto una bella statuina di vetro.
Come una ragazza.
Ehi, amico, forse è il caso di ricordarti con chi hai a che fare.
I miei palmi vanno a colmarsi della rotonda fermezza dei suoi glutei. Sebbene abbiamo smesso entrambi di combattere ai livelli che i nostri padri si augurerebbero, questo non vuol dire che non facciamo esercizio per pura vanità. Ringrazio sentitamente il suo narcisismo pure io, tornando verso i fianchi e riprendendo la mia strada a ritroso con una deviazione verso gli addominali. Scivolo sulla pelle madida fino ad incontrare la durezza di un capezzolo. Indice e medio, dispettosi, lo saltano; capricciosi, si lasciano cadere ed il pollice si unisce per pizzicare, l'unghia per ferire.
Sussulta, impreca. Ma non cede. Non rinuncia. Stringe il pugno intorno ai testicoli, facendomi sollevare con un mezzo urlo. Dov'è finita la tua delicatezza, ora che servirebbe? Già che ci sei, castrami!
Son Goten... Tu e le mezze misure...
Indifferente alla mia sofferenza, ne approfitta per denudarmi completamente. Okay, ci sarebbero ancora le calze, ma dobbiamo star qui a fare i pignoli mentre... Oh. Be'. Direi.
Uhm. Occupatore abusivo del mio cranio? Non abbandonarmi ora che si sta rivelando ben più bastardo di me, muovendola (sai benissimo cosa, non farmi ripetere!) su e giù distrattamente.

'Sì, dai. Non stai a fare niente di che, Goten, quindi non aver fretta.
Vuoi la guerra, la vuoi? Be' la avrai.'
Ed è con questa breve dichiarazione, fatta a sguardi e gesti e morsi e baci che abbandono qualsiasi progetto stessi facendo per mettermi in gioco, far diventare tutto questo una gara a chi resiste di più.

Lui ha i suoi assi nella manica – cioè, pure il solletico tenta per distrarmi... il solletico! - ed io miei.
In fin dei conti, però, è una lotta ad armi pari. Che potrebbe protrarsi ben oltre il previsto, se lui non s'interrompesse d'improvviso. Sono confuso e sto quasi per chiedergli se si sia bevuto il cervello, sennonché sceglie il preciso istante in cui io apro la bocca per liberarsi di qualsiasi indumento gli fosse rimasto addosso.

Porca puttana. Passatemi il francesismo, ma è un fottutissimo spettacolo da rimanerci secchi.
A costo di suonare incredibilmente melenso e prevedibile, devo ammettere che mi fa sentire ancora più prossimo all'orgasmo – ehi no, no! Non posso perdere in una maniera tanto umiliante! - poter vedere davanti ai miei occhi l'effetto delle mie attenzioni. Di me.

Trunks, smettila!” Mi fermo subito, sebbene non mi fossi affatto reso conto di star provvedendo da me ad arrivare al climax.
Prendendomi per il polso, riconduce l'indisciplinata duellante a terminare la competizione. La sfidante è già lì che l'aspetta.
Essendo già io al limite, non è che mi ci voglia molto. I suoi occhi scintillano vittoriosi, prima di lasciarsi andare e venire anche lui poco dopo.
Questione di pochi secondi – lui già sostiene mezzo, no un minuto – dettaglio che non gli impedisce di schernirmi affettuosamente con un sorriso sornione.

Si rimette a sedere, svaccandosi come se sul divano ci fosse solo lui. Io non ho la forza di muovermi di un solo millimetro.
Stiamo lì fermi, stanchi e sudati nonché alquanto sporchi. Ormai io e questo carissimo bracciolo siamo diventati un'entità sola.
“Stando con lei, non ho mai desiderato... Fare questo.” Riprende e finisce quella famosa frase.
“Sarebbe difficile, Sai, anatomicamente.” Ribatto, indicando inequivocabilmente verso il basso.
“Sai cosa intendo.” Ringhia, non apprezzando affatto il mio umorismo fuori luogo.
Mi sollevo un po', sedendomi accanto a lui. “Be', vedrai che con la prossima andrà meglio.” Gli dico, comprensivo, dandogli una pacca sulla coscia per poi usare la sua gamba come levatura per alzarmi completamente ed allontanarmi verso la doccia.

“Spero proprio di no.” Mormora lui, seguendomi e chiudendo la porta alle nostre spalle.

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: Akira14