*What Have you Done*
“Certi pensieri sono delle preghiere.
Ci sono momenti in cui, qualunque sia
l'atteggiamento del corpo, l'anima è in ginocchio”
(Victor Hugo)
Una
nuova vita è difficile per tutti. Le vecchie ferite bruciano, gli spettri dei
sogni infranti vagano nella notte dei tuoi pensieri e non ti danno tregua.
E il
rimorso… il rimorso dell’anima straziata è impossibile da soffocare o solo
allontanare da te, quel tanto che basta per permettere alle lacrime di
terminare la loro corsa sul tuo viso.
Così vedeva la vita Saga di Gemini, alla fine
della lotta contro Hades, il Signore degli Inferi. Il dono di una rinascita
sembrava essere stato male accolto dal Saint dei Gemelli, la vita era un peso
che le sue spalle non erano più in grado di sostenere.
In realtà, Saga era consapevole che l’essere
rinato era stato un privilegio che, chiunque al suo posto, avrebbe accolto con
gioia; e lui era grato di aver ricevuto quel privilegio. Solo, non pensava di
essere la persona adatta alla quale quel dono andava conferito.
Il Cavaliere leale, l’uomo devoto alla dea
della giustizia, Athena Promachos*, l’uomo che era stato e che mai più
sarebbe stato in grado di essere, sembrava scomparso, inghiottito dalle macerie
della sua anima in pezzi. Mai più avrebbe potuto recuperare lo spirito di un tempo,
quella purezza che da sempre l’aveva caratterizzato, quella fede che era stata d’esempio
per molti.
L’anima degli uomini era da sempre stata
soggetta alle tentazioni del male. Ma lui, come Cavaliere della vergine
guerriera, avrebbe dovuto sapere come combattere l’oscurità del suo spirito. E invece
aveva fallito, era arrivato a scatenare una guerra e mettere in pericolo la sicurezza della sua stessa dea, e
tutto per una dissennata e illogica sete di potere.
Le battaglie che aveva combattuto in seguito,
l’essere disceso nell’Ade, ancora non gli sembrava abbastanza per espiare la
colpa della quale il suo onore si era macchiato.
Lo stesso Tempio dei Gemelli pareva trasudare
dello stesso dolore del proprietario: sempre freddo, al suo interno, come se un
gelo di morte aleggiasse come un silenzioso fantasma tra le pesanti mura,
sembrava danzare la notte tra le colonne e sospirare malinconico alla luna.
Solo una presenza reale era costante all’interno
della terza Casa: Aioros di Sagitter, l’arciere delle
stelle, sembrava in qualche modo voler essere l’unico conforto dell’anima che
risiedeva silenziosa in quella gabbia di dolore. Il più delle volte stazionava
nella camera del proprietario, nel silenzio delle mura di pietra, e gli sguardi
dei due uomini sembravano dialogare quando per brevi attimi s’incrociavano di
sfuggita.
Saga non faceva nulla per allontanarlo. Entrambi
ricordavano di quando, ancora ragazzi, quella stanza aveva accolto le loro
confidenze, i loro timidi approcci con il mondo dell’amore, quando i loro corpi
si cercavano ancora inesperti tra le lenzuola candide. E, ad entrambi, quei
ricordi erano di conforto. Riportavano a galla l’innocenza che era stata loro
sottratta, il desiderio di una vita l’uno a fianco dell’altro, le immagini di
una spiaggia bruciata dal fuoco del tramonto e una corsa in riva al mare.
La prima notte di quella nuova vita, Aioros
aveva chiesto il permesso di poter stare con lui; solo un impercettibile cenno
da parte di Gemini l’aveva accettato. Così Aioros era rimasto seduto sul letto
mentre la luce della luna illuminava appena il profilo del compagno, a
guardarlo mentre lentamente rilassava i muscoli tesi del corpo e, dopo infinito
tempo, chiudeva gli occhi senza più resistere alla stanchezza.
Per due notti di fila Aioros aveva ripetuto
quel rituale, cercando nell’oscurità la mano del compagno. La terza notte, si
era adagiato a poca distanza da lui. Saga l’aveva guardato come la preda ferita
guarda il cacciatore in cerca di pietà, dapprima teso, per poi rilassarsi fino
a far svanire la paura. La distanza tra di loro era diminuita con il passare
delle notti, fin quando una sera Aioros non aveva accolto tra le braccia il
Saint di Gemini come una madre accoglierebbe sul proprio petto il figlio ferito.
Ed era rimasto per infinito tempo ad accarezzagli i lunghi capelli azzurri, e a
sussurrare nella notte “è tutto finito” tante
volte da finire con il convincere entrambi.
Aioros sapeva che Saga aveva bisogno di
quello, aveva bisogno di sapere di essere amato anche se ormai non lo riteneva
più possibile, e aveva bisogno di sapere che non era solo quando invece il suo
cuore gli urlava dentro il contrario.
Corpi estranei, all’inizio, erano stati
quelli che si erano ritrovati sotto le coperte. Erano stati lontani così a
lungo, troppo a lungo, e il tempo aveva minacciato di separarli per sempre
irreversibilmente. Ma loro, giovani anime, avevano resistito con l’ardore dei
guerrieri in battaglia, e il più delle volte con la disperazione degli uomini
che lottano per ideali lontani, persi nel corso delle epoche più oscure.
Adesso che tutto era finito entrambi,
lentamente, volevano riscoprirsi. Ci sarebbero state intere mura di dolore da
abbattere, e ancora ci sarebbe stato forse troppo gelo nel cuore di entrambi
per ritornare subito alla normalità. Ma il tempo, il tempo avrebbe guarito ogni
ferita, e l’impegno avrebbe fatto rifiorire i giardini ormai spenti delle loro
anime. Ognuno, con l’amore dell’altro, avrebbe risanato le proprie cicatrici, e
le lacrime avrebbero lavato via la polvere degli incubi residui. Insieme,
insieme avrebbero risolto tutto, solo insieme avrebbero potuto avere una
possibilità di salvezza per uscire infine da quel labirinto di angoscia nel
quale entrambi stavano cercandosi senza sosta.
******
Quella mattina, i loro occhi si incrociarono.
Sul
viso di Gemini una stanchezza estrema aveva cancellato ogni traccia di luce dal
suo sguardo, quella luce che Aioros temeva, temeva tanto di non essere in grado
di riaccendere mai più.
Una mano del Sagittario si poggiò leggera su
quella di Saga, le loro dita si incrociarono. Un infinito silenzio appesantiva
l’atmosfera della stanza, entrambi gli uomini sembravano in attesa di qualcosa
che mai sarebbe arrivato.
-Aioros…-
un sussurro da parte di Saga spezzò l’attesa –tu…
non mi odi, vero?-
Lui gli scrutò il viso con attenzione. I suoi
occhi azzurri fremevano dall’impazienza di ricevere una risposta, una parola di
conforto, una rassicurazione che avrebbe potuto salvare quell’anima da un
oceano infinito di tormento.
-No, Saga- la voce di Sagitter
risuonò forte e chiara –non ti odio. Ma perché mi chiedi questo? Sono qui con
te… come potrei mai odiarti?-
-Io pensavo solo… pensavo che non avresti più
voluto avere a che fare con me-
-Perché hai valutato solo questa possibilità?
Non hai mai pensato che volessi rivederti?-
Un attimo di incertezza da parte del Saint di
Gemini. Saga teneva lo sguardo basso, fisso in un punto non precisato. La
fronte corrugata, il dolore incupiva quei tratti d’angelo.
-No-
Nient’altro che una parola mormorata al suo
cuore. Aioros rimase in attesa, di cosa non avrebbe saputo dirlo; altre parole,
una spiegazione. Quell’unico “no” sembrava essere costato al compagno una
fatica tremenda.
Gemini si sollevò con fare stanco, i lunghi
capelli turchese gli scivolarono disordinati sulle spalle nude. Non lo
guardava. Non osava guardarlo. Pareva portare ancora addosso tutta la
sofferenza che, negli anni, aveva minacciato di spezzarlo. Sembrava così
fragile, in quel momento, così fragile a dispetto della sua natura d’uomo –
perché di un uomo si trattava in quel momento, non del Cavaliere di Athena, né
tantomeno del ragazzino dal dolce sorriso che Sagitter
aveva conosciuto molto tempo addietro.
Nient’altro che un uomo straziato dai sensi
di colpa, da incubi di sangue che ancora non gli davano tregua.
Le labbra di Saga si schiusero dopo quella
che sembrò un’eternità.
-No, Aioros- ripeté –non ho mai pensato che
volessi rivedermi-
Era rimasto immobile, le braccia strette al
petto come se cercasse protezione, come se volesse tenere dentro di sé le
parole che, altrimenti, sarebbero sfuggite senza controllo dalle sue labbra;
come se tentasse di tenere stretto il tormento che ancora attanagliava il suo
animo in una trappola mortale; come se fosse tanto abituato, ormai, a soffrire,
da avere paura di lasciare che la sua preoccupazione potesse venire curata.
-Perché?-
Uno sguardo, un solo sguardo: gli occhi color
acquamarina saettarono per un istante sul Sagittario. Rimorso, disperazione. C’erano un’infinità di emozioni celate
dietro quel lampo del colore del mare in tempesta.
Aioros disperava per ricevere ancora
un’occhiata, non importava cosa fosse sepolto nel segreto degli occhi stanchi di
Saga. Lui avrebbe saputo capirlo. Lui lo capiva sempre. Lui avrebbe saputo
scacciare le ombre che ancora oscuravano quello sguardo; avrebbe saputo
riportare la luce in quegli occhi di stella che tanto aveva amato, che tanto
gli erano mancati.
-Perché…?-
un sorriso amaro, una piega obliqua sul viso
di angelo –E tu mi chiedi perché? Non ricordi cosa ti ho fatto? Cosa ho fatto a tutti… non ricordi che
sono stato la causa della rovina del Santuario, io, che di noi Gold Saint ero il più valoroso, io che ero l’incarnazione
della purezza della vergine guerriera. Il mio animo è stato spezzato, questo lo
sai. Adesso… adesso mi sento come se
non potrò mai più essere quello di una volta. E…-
Si interruppe voltandosi bruscamente. La voce
gli si era incrinata, il peso che aveva in petto gli impediva quasi di
respirare. Era così difficile. Era
così abituato a convivere con i suoi rimorsi che gli veniva difficile parlarne
con qualcuno; anche se quel qualcuno era Aioros. In quel momento avvertiva in
sé un’incertezza che mai aveva creduto di poter mostrare. Si sentiva stanco, e
debole. Soprattutto debole. In lui si
dibattevano il bisogno disperato di lasciarsi stringere dalle braccia di
quell’uomo e la consapevolezza di non poter più sperare in un minimo di
felicità.
Il desiderio di accettare la velata promessa
che intuiva negli occhi di smeraldo del Sagittario era quasi impossibile da
soffocare, e al contempo gli donava dolore e conforto.
Saga sapeva che, a differenza di lui, Aioros
aveva sempre percorso la strada della giustizia, il suo cammino era sempre
stato illuminato dalla luce della speranza. Persino quando il suo cuore aveva
smesso di battere la sua anima era rimasta fedelmente ancorata ai suoi ideali, aveva
aiutato i giovani che combattevano per la giusta causa della pace e mai aveva
smesso di essere un punto di riferimento per chi, al posto suo, avrebbe
combattuto in nome di Athena.
Saga sapeva che Aioros era sempre stato
troppo buono, quella era la verità che ancora teneva a mente. Aioros non
sarebbe stato in grado di serbare rancore, né di rinfacciare gli errori altrui.
Aioros avrebbe perdonato chiunque, persino il proprio assassino.
Proprio per questo Saga sapeva di essere
stato perdonato, e non se ne faceva una ragione. Era vero, Sagitter
lo aveva perdonato sin da quando erano tornati alla vita, ma fin quando lui non
fosse stato in grado di perdonarsi, non avrebbe avuto pace.
-Tutti meritano una seconda occasione, Saga. Devi
imparare a perdonarti. Solo così ritroverai la vita-
Un sospiro sfuggì dalle labbra di Gemini -Perdonare… è una così bella parola. Ma
pochi uomini sono capaci di perdonare davvero. E io non so come fare-
-Io ti aiuterò. Sai che puoi contare su di
me, sai che per te ci sarò sempre. Ci vorrà del tempo, lo so, e mai tornerà
tutto come prima; è questo che ti spaventa. Ma ti spaventa anche se adesso sai
che sarò al tuo fianco?-
Un attimo infinito seguì quella domanda. Per la
prima volta gli occhi di Saga vollero incontrare i suoi, e infine un lieve
sorriso parve illuminargli il volto. La sua mano strinse quella di Aioros con
rinnovata forza.
-No. Non temo nulla, se sarai con me-
__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
*Athena Promachos (prima in battaglia - NdA)
Ciao belli!
Vedete, ogni tanto anche io scrivo qualcosa di serio (ogni tanto,
non fateci l’abitudine!). In realtà era da taaaanto
tempo che questa fanfiction era in cantiere, e ora ho
deciso di ripescarla e tentare l’ardua impresa di portarla a termine dato che
dovrebbero essere solo due capitoli. Spero di riuscirci xD
Nota 1: la storia dovrebbe svolgersi in un ipotetico post-Hades,
quindi tutti vivi e complessati, yeeh che bello! che
dite, ce la farà Aioros a tirare su la sua mezza mela?
Nota 2: Si nota che adoro Saga e Aioros? *-* no? Vedrò di farvelo
notare BENE! Ok, prima di compromettere la mia serietà (?) vi do appuntamento
al prossimo capitolo.
Grazie a chi vorrà leggere e condividere la sua impressione ;)
Buona Domenica e sayonara!
Rory_Chan