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Autore: DarkSide_of_Gemini    25/10/2015    2 recensioni
"Una nuova vita è difficile per tutti. Le vecchie ferite bruciano, gli spettri dei sogni infranti vagano nella notte dei tuoi pensieri e non ti danno tregua.
E il rimorso… il rimorso dell’anima straziata è impossibile da soffocare o solo allontanare da te, quel tanto che basta per permettere alle lacrime di terminare la loro corsa sul tuo viso."
Post-Hades, piccolo omaggio alla SagaxAioros.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Gemini Saga, Sagittarius Aiolos
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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*What Have you Done*

Certi pensieri sono delle preghiere.

Ci sono momenti in cui, qualunque sia l'atteggiamento del corpo, l'anima è in ginocchio

(Victor Hugo)

 

Una nuova vita è difficile per tutti. Le vecchie ferite bruciano, gli spettri dei sogni infranti vagano nella notte dei tuoi pensieri e non ti danno tregua.

E il rimorso… il rimorso dell’anima straziata è impossibile da soffocare o solo allontanare da te, quel tanto che basta per permettere alle lacrime di terminare la loro corsa sul tuo viso.

 

Così vedeva la vita Saga di Gemini, alla fine della lotta contro Hades, il Signore degli Inferi. Il dono di una rinascita sembrava essere stato male accolto dal Saint dei Gemelli, la vita era un peso che le sue spalle non erano più in grado di sostenere.

In realtà, Saga era consapevole che l’essere rinato era stato un privilegio che, chiunque al suo posto, avrebbe accolto con gioia; e lui era grato di aver ricevuto quel privilegio. Solo, non pensava di essere la persona adatta alla quale quel dono andava conferito.

Il Cavaliere leale, l’uomo devoto alla dea della giustizia, Athena Promachos*, l’uomo che era stato e che mai più sarebbe stato in grado di essere, sembrava scomparso, inghiottito dalle macerie della sua anima in pezzi. Mai più avrebbe potuto recuperare lo spirito di un tempo, quella purezza che da sempre l’aveva caratterizzato, quella fede che era stata d’esempio per molti.

L’anima degli uomini era da sempre stata soggetta alle tentazioni del male. Ma lui, come Cavaliere della vergine guerriera, avrebbe dovuto sapere come combattere l’oscurità del suo spirito. E invece aveva fallito, era arrivato a scatenare una guerra e mettere in  pericolo la sicurezza della sua stessa dea, e tutto per una dissennata e illogica sete di potere.

Le battaglie che aveva combattuto in seguito, l’essere disceso nell’Ade, ancora non gli sembrava abbastanza per espiare la colpa della quale il suo onore si era macchiato.

Lo stesso Tempio dei Gemelli pareva trasudare dello stesso dolore del proprietario: sempre freddo, al suo interno, come se un gelo di morte aleggiasse come un silenzioso fantasma tra le pesanti mura, sembrava danzare la notte tra le colonne e sospirare malinconico alla luna.

Solo una presenza reale era costante all’interno della terza Casa: Aioros di Sagitter, l’arciere delle stelle, sembrava in qualche modo voler essere l’unico conforto dell’anima che risiedeva silenziosa in quella gabbia di dolore. Il più delle volte stazionava nella camera del proprietario, nel silenzio delle mura di pietra, e gli sguardi dei due uomini sembravano dialogare quando per brevi attimi s’incrociavano di sfuggita.

Saga non faceva nulla per allontanarlo. Entrambi ricordavano di quando, ancora ragazzi, quella stanza aveva accolto le loro confidenze, i loro timidi approcci con il mondo dell’amore, quando i loro corpi si cercavano ancora inesperti tra le lenzuola candide. E, ad entrambi, quei ricordi erano di conforto. Riportavano a galla l’innocenza che era stata loro sottratta, il desiderio di una vita l’uno a fianco dell’altro, le immagini di una spiaggia bruciata dal fuoco del tramonto e una corsa in riva al mare.

La prima notte di quella nuova vita, Aioros aveva chiesto il permesso di poter stare con lui; solo un impercettibile cenno da parte di Gemini l’aveva accettato. Così Aioros era rimasto seduto sul letto mentre la luce della luna illuminava appena il profilo del compagno, a guardarlo mentre lentamente rilassava i muscoli tesi del corpo e, dopo infinito tempo, chiudeva gli occhi senza più resistere alla stanchezza.

Per due notti di fila Aioros aveva ripetuto quel rituale, cercando nell’oscurità la mano del compagno. La terza notte, si era adagiato a poca distanza da lui. Saga l’aveva guardato come la preda ferita guarda il cacciatore in cerca di pietà, dapprima teso, per poi rilassarsi fino a far svanire la paura. La distanza tra di loro era diminuita con il passare delle notti, fin quando una sera Aioros non aveva accolto tra le braccia il Saint di Gemini come una madre accoglierebbe sul proprio petto il figlio ferito. Ed era rimasto per infinito tempo ad accarezzagli i lunghi capelli azzurri, e a sussurrare nella notte “è tutto finito” tante volte da finire con il convincere entrambi.

Aioros sapeva che Saga aveva bisogno di quello, aveva bisogno di sapere di essere amato anche se ormai non lo riteneva più possibile, e aveva bisogno di sapere che non era solo quando invece il suo cuore gli urlava dentro il contrario.

Corpi estranei, all’inizio, erano stati quelli che si erano ritrovati sotto le coperte. Erano stati lontani così a lungo, troppo a lungo, e il tempo aveva minacciato di separarli per sempre irreversibilmente. Ma loro, giovani anime, avevano resistito con l’ardore dei guerrieri in battaglia, e il più delle volte con la disperazione degli uomini che lottano per ideali lontani, persi nel corso delle epoche più oscure.

Adesso che tutto era finito entrambi, lentamente, volevano riscoprirsi. Ci sarebbero state intere mura di dolore da abbattere, e ancora ci sarebbe stato forse troppo gelo nel cuore di entrambi per ritornare subito alla normalità. Ma il tempo, il tempo avrebbe guarito ogni ferita, e l’impegno avrebbe fatto rifiorire i giardini ormai spenti delle loro anime. Ognuno, con l’amore dell’altro, avrebbe risanato le proprie cicatrici, e le lacrime avrebbero lavato via la polvere degli incubi residui. Insieme, insieme avrebbero risolto tutto, solo insieme avrebbero potuto avere una possibilità di salvezza per uscire infine da quel labirinto di angoscia nel quale entrambi stavano cercandosi senza sosta.

******

Quella mattina, i loro occhi si incrociarono. Sul viso di Gemini una stanchezza estrema aveva cancellato ogni traccia di luce dal suo sguardo, quella luce che Aioros temeva, temeva tanto di non essere in grado di riaccendere mai più.

Una mano del Sagittario si poggiò leggera su quella di Saga, le loro dita si incrociarono. Un infinito silenzio appesantiva l’atmosfera della stanza, entrambi gli uomini sembravano in attesa di qualcosa che mai sarebbe arrivato.

-Aioros…- un sussurro da parte di Saga spezzò l’attesa –tu… non mi odi, vero?-

Lui gli scrutò il viso con attenzione. I suoi occhi azzurri fremevano dall’impazienza di ricevere una risposta, una parola di conforto, una rassicurazione che avrebbe potuto salvare quell’anima da un oceano infinito di tormento.

-No, Saga- la voce di Sagitter risuonò forte e chiara –non ti odio. Ma perché mi chiedi questo? Sono qui con te… come potrei mai odiarti?-

-Io pensavo solo… pensavo che non avresti più voluto avere a che fare con me-

-Perché hai valutato solo questa possibilità? Non hai mai pensato che volessi rivederti?-

Un attimo di incertezza da parte del Saint di Gemini. Saga teneva lo sguardo basso, fisso in un punto non precisato. La fronte corrugata, il dolore incupiva quei tratti d’angelo.

-No-

Nient’altro che una parola mormorata al suo cuore. Aioros rimase in attesa, di cosa non avrebbe saputo dirlo; altre parole, una spiegazione. Quell’unico “no” sembrava essere costato al compagno una fatica tremenda.

Gemini si sollevò con fare stanco, i lunghi capelli turchese gli scivolarono disordinati sulle spalle nude. Non lo guardava. Non osava guardarlo. Pareva portare ancora addosso tutta la sofferenza che, negli anni, aveva minacciato di spezzarlo. Sembrava così fragile, in quel momento, così fragile a dispetto della sua natura d’uomo – perché di un uomo si trattava in quel momento, non del Cavaliere di Athena, né tantomeno del ragazzino dal dolce sorriso che Sagitter aveva conosciuto molto tempo addietro.

Nient’altro che un uomo straziato dai sensi di colpa, da incubi di sangue che ancora non gli davano tregua.

Le labbra di Saga si schiusero dopo quella che sembrò un’eternità.

-No, Aioros- ripeté –non ho mai pensato che volessi rivedermi-

Era rimasto immobile, le braccia strette al petto come se cercasse protezione, come se volesse tenere dentro di sé le parole che, altrimenti, sarebbero sfuggite senza controllo dalle sue labbra; come se tentasse di tenere stretto il tormento che ancora attanagliava il suo animo in una trappola mortale; come se fosse tanto abituato, ormai, a soffrire, da avere paura di lasciare che la sua preoccupazione potesse venire curata.

-Perché?-

Uno sguardo, un solo sguardo: gli occhi color acquamarina saettarono per un istante sul Sagittario. Rimorso, disperazione. C’erano un’infinità di emozioni celate dietro quel lampo del colore del mare in tempesta.

Aioros disperava per ricevere ancora un’occhiata, non importava cosa fosse sepolto nel segreto degli occhi stanchi di Saga. Lui avrebbe saputo capirlo. Lui lo capiva sempre. Lui avrebbe saputo scacciare le ombre che ancora oscuravano quello sguardo; avrebbe saputo riportare la luce in quegli occhi di stella che tanto aveva amato, che tanto gli erano mancati.

-Perché…?- un sorriso amaro, una piega obliqua sul viso di angelo –E tu mi chiedi perché? Non ricordi cosa ti ho fatto? Cosa ho fatto a tutti… non ricordi che sono stato la causa della rovina del Santuario, io, che di noi Gold Saint ero il più valoroso, io che ero l’incarnazione della purezza della vergine guerriera. Il mio animo è stato spezzato, questo lo sai. Adesso… adesso mi sento come se non potrò mai più essere quello di una volta. E…-

Si interruppe voltandosi bruscamente. La voce gli si era incrinata, il peso che aveva in petto gli impediva quasi di respirare. Era così difficile. Era così abituato a convivere con i suoi rimorsi che gli veniva difficile parlarne con qualcuno; anche se quel qualcuno era Aioros. In quel momento avvertiva in sé un’incertezza che mai aveva creduto di poter mostrare. Si sentiva stanco, e debole. Soprattutto debole. In lui si dibattevano il bisogno disperato di lasciarsi stringere dalle braccia di quell’uomo e la consapevolezza di non poter più sperare in un minimo di felicità.

Il desiderio di accettare la velata promessa che intuiva negli occhi di smeraldo del Sagittario era quasi impossibile da soffocare, e al contempo gli donava dolore e conforto.

Saga sapeva che, a differenza di lui, Aioros aveva sempre percorso la strada della giustizia, il suo cammino era sempre stato illuminato dalla luce della speranza. Persino quando il suo cuore aveva smesso di battere la sua anima era rimasta fedelmente ancorata ai suoi ideali, aveva aiutato i giovani che combattevano per la giusta causa della pace e mai aveva smesso di essere un punto di riferimento per chi, al posto suo, avrebbe combattuto in nome di Athena.

Saga sapeva che Aioros era sempre stato troppo buono, quella era la verità che ancora teneva a mente. Aioros non sarebbe stato in grado di serbare rancore, né di rinfacciare gli errori altrui. Aioros avrebbe perdonato chiunque, persino il proprio assassino.

Proprio per questo Saga sapeva di essere stato perdonato, e non se ne faceva una ragione. Era vero, Sagitter lo aveva perdonato sin da quando erano tornati alla vita, ma fin quando lui non fosse stato in grado di perdonarsi, non avrebbe avuto pace.

-Tutti meritano una seconda occasione, Saga. Devi imparare a perdonarti. Solo così ritroverai la vita-

Un sospiro sfuggì dalle labbra di Gemini -Perdonare… è una così bella parola. Ma pochi uomini sono capaci di perdonare davvero. E io non so come fare-

-Io ti aiuterò. Sai che puoi contare su di me, sai che per te ci sarò sempre. Ci vorrà del tempo, lo so, e mai tornerà tutto come prima; è questo che ti spaventa. Ma ti spaventa anche se adesso sai che sarò al tuo fianco?-

Un attimo infinito seguì quella domanda. Per la prima volta gli occhi di Saga vollero incontrare i suoi, e infine un lieve sorriso parve illuminargli il volto. La sua mano strinse quella di Aioros con rinnovata forza.

-No. Non temo nulla, se sarai con me-

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*Athena Promachos (prima in battaglia - NdA)

 

Ciao belli!

Vedete, ogni tanto anche io scrivo qualcosa di serio (ogni tanto, non fateci l’abitudine!). In realtà era da taaaanto tempo che questa fanfiction era in cantiere, e ora ho deciso di ripescarla e tentare l’ardua impresa di portarla a termine dato che dovrebbero essere solo due capitoli. Spero di riuscirci xD

Nota 1: la storia dovrebbe svolgersi in un ipotetico post-Hades, quindi tutti vivi e complessati, yeeh che bello! che dite, ce la farà Aioros a tirare su la sua mezza mela?

Nota 2: Si nota che adoro Saga e Aioros? *-* no? Vedrò di farvelo notare BENE! Ok, prima di compromettere la mia serietà (?) vi do appuntamento al prossimo capitolo.

Grazie a chi vorrà leggere e condividere la sua impressione ;)

Buona Domenica e sayonara!

Rory_Chan

 

 

 

  
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