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Autore: ColdBlood     20/02/2009    6 recensioni
Spoiler della puntata 1x09 "Excalibur"
é una delle mie puntate preferite quindi ho immaginato i pensieri dei nostri due protagonisti ed un finale alternativo! ^^
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non so cosa ne sia uscito fuori sinceramente. Ho solo rivisto la puntata e quello che leggerete qui sotto ne è stata una conseguenza istintiva =)

È la mia prima fanfic su Merlin ma…praticamente AMO questa coppia! <3

 

Naturalmente ricordo che i personaggi non sono miei, che non ci guadagno niente…eccecc! =)

 

Ditemi cosa ne pensate, okay? Anche se fa schifo! >.<

 

 

 

Tell Me That You Need Me

 

 

Rientro nel castello correndo. Ho provato a fare qualcosa contro lo spettro usando la mia magia, ma non è servito a nulla.

A nulla serviranno i miei incantesimi contro quell’essere immondo!

E se le mie arti non funzionano, cosa  gli potrebbe fare la spada di Artù?

Non potrà mai vincere contro di lui!

Non può combattere! Non deve combattere!

Non posso perderlo!

Arrivato davanti alla sua stanza, spalanco la porta, anche se mi ha detto più volte di bussare prima di entrare. Ma non ho tempo di rispettare le gerarchie e i suoi stupidi ordini, in questo momento.

Devo portare a termine il mio destino.

Devo salvare Artù!

Appena faccio irruzione nella stanza vedo il mio principe allenarsi con la spada.

- Merlino, non ti avevo detto di bussare sempre? – mi riprende, fermandosi e guardandomi severamente, ma io non me ne preoccupo.

- Dovete ritirarvi! – esclamo subito, con il fiato corto a causa della corsa per arrivare qui prima possibile.

Artù si ferma a guardarmi per qualche secondo, poi guarda la sua spada.

- Per quale motivo? – mi chiede con tono apatico.

- Perché vi ucciderà di sicuro! – rispondo, aprendo le braccia.

- Ma perché la pensano tutti così?! – fa, ferito nell’orgoglio di cavaliere di Camelot.

- Hanno ragione! – esclamò, infierendo.

Lui non risponde, ma continua a tenere lo sguardo altrove.

- Ritiratevi – ripeto – Siete l’erede al trono, non potete morire per una stupida sfida. –

Non potete morire. Non potete lasciarmi.

- Non sono un codardo. – dice, guardando con attenzione la lama della sua spada.

- Questo lo so. Vi ho visto sempre sconfiggere la paura, ogni volta. – dico ripensando a tutte le prove che ha superato per il suo regno, per il suo popolo…per me.

- Sono obbligato a farlo. – afferma, girandosi tra le mani la spada e dandomi le spalle.

- Ma voi non siete un semplice guerriero! Voi siete un principe…un futuro re! Avete dimostrato il vostro coraggio e ora dimostrate la vostra saggezza! – esclamò, gesticolando.

- Non mi tiro indietro! – risponde, con tono fermo e sicuro.

Agrr…è davvero testardo come un asino!!

 - Vi prego Artù. Questo non è un cavaliere come gli altri. Guardatelo…- dico, andando verso la finestra. – Non mangia, non dorme, resta li fermo in completo silenzio. – mi volto verso di lui e vedo che ha ricominciato a far volteggiare la spada.

- Secondo voi è normale?! – esclamò, iniziando a perdere la calma.

Mio dio Artù, perché non vuoi ascoltarmi?

Lo so che sono solo un servo, ma…sono il vostro servo! Voi dovete ascoltarmi!

Si blocca, tenendo lo sguardo davanti a se – Nessuno è invincibile –afferma.

Sospirò – Se lo affrontate…morirete. – dico, tentando di nascondere la paura che si è impossessata di me.

Stringo forte gli occhi quando alla mente si presentano le immagini della morte di Sir Owen e di Sir Pellinor. 

- Non ti sto ascoltando…- Non fare il bambino Artù, non ora!

Corro verso di lui. – Vi sto mettendo in guardia…! – esclamò, ma Artù mi blocca, girandosi e puntandomi la spada alla gola.

- E io metto in guardia te, Merlino! – esclama, e posso vedere rabbia e nervosismo nei suoi occhi.

Socchiudo la bocca, dato che è l’unico modo che ho per far arrivare aria nei miei polmoni che sembrano non voler collaborare.

Sento gli occhi farsi lucidi.

Non c’è nulla da fare! Come posso provare tali sentimenti per un uomo tanto orgoglioso e…stupido!?

Scuoto la testa e gli do le spalle, camminando velocemente fuori dalla camera.

Stupido asino!

 

 

***

 

 

Quando Merlino esce dalla mia camera, poso la spada sul tavolo di legno e poi mi ci appoggiò con le mani premute sulla sua superficie.

Sospirò.

Mi dispiace, mi dispiace per averti trattato in questo modo e averti puntato la lama della mia spada…ma non posso ritirarmi Merlino.

Ne va del mio orgoglio di cavaliere di Camelot. Che immagine avrebbero di me i miei sudditi? Di un futuro Re che scappa davanti alle prove più difficili.

Non mi arrenderò…ma farò di tutto per sopravvivere.

Sopravviverò Merlino e allora tu sarai orgoglioso di me e potrò nuovamente vedere quel sorriso stupendo che mi hai regalato durante la cerimonia di investitura.

Alzo lo sguardo e mi dirigo verso la finestra.

Giù, dinnanzi al castello, c’è la figura immobile del cavaliere nero.

Sento brividi di freddo percorrermi la schiena.

Faccio un profondo respiro.

Non posso provare paura. Devo essere coraggioso. Io sono Arthur Pendragon, futuro Re di Camelot…devo essere forte.

 

Merlino, dove sei? Dove sei andato? Ho bisogno di renderti un po’ la vita impossibile, come faccio di solito.

Ne ho bisogno. Vieni e fingi con me che domani sarà un giorno come tutti gli altri.

 

 

***

 

 

Sono appena stato da Gwen che mi ha dato la spada migliore che suo padre abbia mai forgiato. Così ha detto.

Cammino velocemente per i corridoi del castello guardandomi intorno furtivamente e sperando che nessuno mi veda.

Arrivato nei sotterranei prendo una torcia e cercò di farmi luce fino alla prigione del drago.

Appena arrivato a destinazione lo vedo seduto come un cane nella sua cuccia.

- Merlino…- saluta il lucertolone.

- Sai perché sono qui? – chiedo, con un po’ di fiatone.

- Ti stupirà ma la mia conoscenza della tua vita non è assoluta…- fa, con il suo solito sarcasmo.

Ma ora non è proprio il momento di scherzare!

- Ha a che fare con Artù! La sua vita è in pericolo! Morirà…a meno che…- mi inginocchio, posando davanti a lui il fagotto che contiene la spada.

– …io non forgi un’arma che uccida i morti…-

- E cosa sei venuto a chiedermi? – chiede il mostro millenario con la sua voce profonda.

Faccio sollevare dal suolo la spada che ora levita davanti al suo muso verde.

- La dovrai temprare…per salvare Artù…- rispondo.

 

 

***

 

 

Apro piano gli occhi che subito vengono feriti dalla luce che proviene dalle finestre. Me li sfrego e stancamente mi porto a sedere sul letto.

Appena accenno un movimento però sento un forte dolore alla testa. Me la cingo con le mani, facendo un gemito.

Poi, improvvisamente, un rumore di lame che si scontrano arriva alle mie orecchie. Spalanco gli occhi ancora mezzi chiusi e mi alzo di scatto, correndo verso la finestra.

Oddio, ma…stanno combattendo! E io sono qui, a dormire! Ma cosa diavolo è successo? Perché non mi sono svegliato!?

Corro verso la porta e cerco di aprirla ma mi accorgo che è chiusa dall’esterno!

Merlino, maledizione! Non può aver fatto una cosa del genere!

Chi sta combattendo al mio posto!? Cosa sta succedendo?

Cerco insistentemente di aprire la porta che però non fa un movimento.

Inizio a tirargli calci per la rabbia.

Maledizione, maledizione!

Merlino!!

 

***

 

 

Sono rimasto sorpreso quando ho visto il Re presentarsi al posto di Artù. Ho tentato di tenere fede alla promessa fatta al drago ma purtroppo non potevo certo dire di no a Uther.

Ha usato la spada forgiata per il Principe contro lo spettro e ha avuto la meglio, rimandandolo da dove era venuto.

- Gaius…- lo chiamo sottovoce avvicinandomi al mio mentore mentre, con l’aiuto di un cavaliere di Camelot, sta portando il Re al castello per essere medicato.

- Cosa c’è Merlino? –

- Dov’è Artù? – chiedo.

- Uther mi ha ordinato di somministrargli del sonnifero. E poi l’ho chiuso nella sua stanza, sicuramente starà ancora dormendo. – mi informa e io faccio un sospiro di sollievo.

E da ieri sera, da quando abbiamo avuto quella discussione che non lo vedo.

- Ti direi di andare a liberarlo, ma poi sicuramente se la prenderebbe con te…puoi andare se vuoi…ma a tuo rischio e pericolo. – dice, con un sorriso divertito.

Certo, tanto Artù se la prenderebbe ugualmente con me.

Faccio una leggera risata e annuisco – A dopo. –

Mi avviò velocemente al castello e poi verso le sue stanze.

Una volta arrivato davanti alla grande porta di legno noto che il chiavistello è stato chiuso, ma che è leggermente staccato.

Artù deve essersi svegliato e deve aver provato ad aprire.

Faccio un profondo respiro, preparandomi psicologicamente alle urla che sentirò da qui a cinque secondi netti.

Tiro il chiavistello e apro la porta, affacciandomi all’interno della stanza.

Subito vedo Artù seduto sul suo trono personale, con il viso contratto e il piede che batte nervosamente a terra.

Quando si accorge della mia presenza alza gli occhi su di me.

- Ehm…buongiorno Principe…- saluto cordialmente entrando e chiudendomi la porta alle spalle.

Non penso che ci sia al mondo essere umano più autolesionista di me.

Vedo Artù continuare a guardarmi e serrare le mascelle come fa sempre quando è arrabbiato e sta tentando di mantenere la calma.

Poi improvvisamente si alza.

Ecco, come al solito non ci è riuscito a mantenere la calma.

- Perché ero chiuso nella mia stanza? – mi chiede.

Io mi appoggio alla porta dietro di me, pronto a scappare.

- Mio signore, non è colpa mia. È stato suo padre a volere che…- tento di spiegare, ma lui mi interrompe.

- Ma certo! Avrei dovuto immaginarlo! Ha combattuto lui contro il cavaliere nero, non è vero? – chiede, iniziando a camminare avanti ed indietro per la stanza.

- Si, è vero signore. Ma è andato tutto bene. Lo spettro è stato ucciso. – lo informo, legando le mani dietro la schiena.

Lui annuisce, ma non smette di camminare avanti ed indietro.

- Era mio dovere combatterlo. –

Sono così felice che tu non l’abbia fatto.

- Era un mio dovere, come futuro Re di Camelot. –

Sarai un perfetto Re, amore mio.

- La mia gente penserà che sono scappato! – esclamò.

- La tua gente pensa che tu sarai un grande Re per Camelot, Artù…- dico, accennando un inchino con la testa.

 

 

***

 

 

- La tua gente pensa che tu sarai un grande Re per Camelot, Artù – dice Merlino.

Grazie, grazie, grazie.

Mi fermo e rimango a guardarlo mentre lui abbassa la testa.

- Dove sei stato ieri sera? – chiedo allora, spezzando il silenzio.

Lui alza la testa, un po’ sorpreso, io di conseguenza la abbasso, guardandomi le mani.

- Ehm…ho pensato che avreste voluto rimanere un po’ solo per meditare...- risponde, in imbarazzo.

Io annuisco distrattamente.

Meditare? Nah! Non avevo bisogno di meditare! Avevo bisogno di te!

Se ci fossi stato tu non mi sarei fatto prendere dalla paura.

- M-mi dispiace per averti…come dire…- cerco di spiegarmi, ma non riesco a trovare le parole giuste che non facciano risaltare il fatto che, cavolo, mi sto scusando con un mio servitore.

- …puntato la lama della tua spada alla gola?! – propone lui, con tono divertito.

Io sospirò – Beh si…in un certo senso…-

- Oh, non vi preoccupate…è tutto apposto. Accetto le scuse – fa, sollevando le spalle.

Io mi metto sulla difensiva – Non erano certo delle scuse! – esclamò.

Lui mi guarda sorpreso, poi ridacchia, nascondendosi la bocca con una mano.

- Certo. Certo. Ovvio. –

Sospiro e mi lascio cadere nuovamente sulla mia sedia, sfregandomi il mento.

Maledetto orgoglio.

 

***

 

Si risiede e rimane in silenzio.

Inizio a battere il piede a terra, sentendo il nervosismo prendere possesso di me.

- Sono contento che voi non abbiate combattuto. – dico, e subito mi penso di aver detto quelle parole.

Artù alza lo sguardo su di me. – Me la sarei cavata…- fa, sollevando le spalle.

Io reprimo un sorriso divertito – Certo. Lo avreste fatto. - 

Lui si alza nuovamente in piedi, indispettito.

- Perché quel tono? Pensavi davvero che mi sarei fatto uccidere da un cavaliere in lutto?! – chiede, gonfiando il petto.

Si, è esattamente quello che penso.

- Oh no, certo che no, signore. – rispondo invece, scuotendo la testa.

Lui assottiglia lo sguardo. – In quanto tempo è riuscito ad ucciderlo mio padre? Io non vi avrei impiegato neanche un giro di clessidra…- ribatté, mettendosi una mano sul fianco.

Abbasso la testa per nascondere il sorriso che mi nasce spontaneo sul viso.

- Che hai da sorridere tanto tu? Pensi forse che mio padre, ormai così in avanti con gli anni, sia più forte di me? Giovane e bellissimo principe di Camelot? – chiede superbamente, avvicinandosi a me.

Scuoto la testa – No, assolutamente. – cerco di indietreggiare quando vedo che si sta avvicinando ulteriormente a me, ma purtroppo incontro subito la porta.

Lui mi guarda con quegli occhi bellissimi leggermente chiusi e con un sorriso sornione sul volto.

Dio…che cosa vuoi Artù?

- Ti sei preoccupato per me, non è vero? – fa poi con tono divertito – Lo vedevo dai tuoi occhi, mentre mi scongiuravi di non battermi. – ridacchia – Eri spaventato a morte! –

Io arrossisco fino alla punta dei capelli e tossisco in imbarazzo.

- N-non volevo che Camelot perdesse il suo erede…- dico, con lo sguardo puntato a terra.

- Certo, certo. Immagino. – sento i tacchi dei suoi stivali picchiettare sul pavimento mentre si avvicina ancora.

- Non è che, invece, hai avuto tanta paura di perdermi perché, in fondo, anche se ti tratto male…ti sei affezionato? Come un cane al padrone? – continua a parlare, con tono basso e canzonatorio ed ormai è ad un passo da me.

Dio, è uno di quei momenti in cui vorrei saper usare una spada!

Finiscila, finiscila di giocare con me.

Finiscila di parlarmi in questo modo.

Soffiò l’aria dal naso come il lucertolone che si nasconde nelle segrete del castello e alzo la test per guardarlo con occhi di sfida.

- E se anche fosse? – chiedo, assottigliando gli occhi.

Lui irrigidisce la mascella.

Cos’è Artù? Per la prima volta in vita tua sei rimasto senza una risposta?

Fa spallucce – Se così fosse…beh…ne sarei molto compiaciuto. – fa un sorriso, uno di quelli sghembi che rivolge sempre a qualche donzella.

Arrossisco nuovamente.

Dio mio, in che situazione mi sono andato a ficcare!

Avrei dovuto lasciarlo chiuso nella sua stanza per l’intero giorno!

- B-bene, ora vado, ho del lavoro da completare. Se avete bisogno di me, chiamatemi. – dico, voltandomi verso la porta.

- Merlino! – esclama Artù.

Torno a guardarlo – Cosa c’è? – chiedo.

- Hai detto che…se avevo bisogno di te, dovevo chiamarti. L’ho fatto. – sorride.

Un sorriso completamente diverso da tutti quelli che ho visto ornargli il volto fino ad ora.

Ho la bocca socchiusa per la sorpresa. Non so cosa dovrei rispondere.

Non so a cosa si stia riferendo.

- Cosa posso fare per voi? – chiedo quindi, tipica domanda da servo quale sono.

Lui copre con un passo anche l’ultimo metro che ci divide.

All’improvviso me lo ritrovo addosso, la mia schiena a contro la porta e i nostri petti a contatto.

Inizio a respirare più velocemente mentre anche il cuore batte un ritmo diverso e pompa sangue in tutto il corpo.

Soprattutto una parte.

- Dimmi che anche tu hai bisogno di me. Non lasciarmelo intendere. Non farmi leggere tra le righe. – soffia, guardandomi negli occhi.

- Dimmi che hai bisogno di me, Merlino. –

Sento un forte dolore alla bocca dello stomaco. Gli occhi iniziare a pizzicare.

La bocca seccarsi. Le gambe tremare.

Ma niente di tutto questo mi confonde le idee. Perché quello che provo per lui, Artù, il Principe, il futuro Re di Camelot, è marchiato a fuoco nella mia testa e nel mio cuore.

- Ho bisogno di te, Artù. -

  
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