Non so cosa ne sia uscito
fuori sinceramente. Ho solo rivisto la puntata e quello che leggerete qui sotto
ne è stata una conseguenza istintiva =)
È la mia prima fanfic su
Merlin ma…praticamente AMO questa coppia! <3
Naturalmente ricordo che i
personaggi non sono miei, che non ci guadagno niente…eccecc!
=)
Ditemi cosa ne pensate,
okay? Anche se fa schifo! >.<
Tell
Me That You Need Me
Rientro nel castello correndo.
Ho provato a fare qualcosa contro lo spettro usando la mia magia, ma non è
servito a nulla.
A nulla serviranno i miei
incantesimi contro quell’essere immondo!
E se le mie arti non
funzionano, cosa gli potrebbe fare
la spada di Artù?
Non potrà mai vincere contro
di lui!
Non può combattere! Non deve
combattere!
Non posso perderlo!
Arrivato davanti alla sua
stanza, spalanco la porta, anche se mi ha detto più volte di bussare prima di
entrare. Ma non ho tempo di rispettare le gerarchie e i suoi stupidi ordini, in
questo momento.
Devo portare a termine il mio
destino.
Devo salvare Artù!
Appena faccio irruzione nella
stanza vedo il mio principe allenarsi con la spada.
- Merlino, non ti avevo detto
di bussare sempre? – mi riprende, fermandosi e guardandomi severamente, ma io
non me ne preoccupo.
- Dovete ritirarvi! – esclamo
subito, con il fiato corto a causa della corsa per arrivare qui prima
possibile.
Artù si ferma a guardarmi per
qualche secondo, poi guarda la sua spada.
- Per quale motivo? – mi
chiede con tono apatico.
- Perché vi ucciderà di
sicuro! – rispondo, aprendo le braccia.
- Ma perché la pensano tutti
così?! – fa, ferito nell’orgoglio di cavaliere di
Camelot.
- Hanno ragione! – esclamò,
infierendo.
Lui non risponde, ma continua
a tenere lo sguardo altrove.
- Ritiratevi – ripeto – Siete
l’erede al trono, non potete morire per una stupida sfida. –
Non potete morire. Non potete
lasciarmi.
- Non sono un codardo. – dice,
guardando con attenzione la lama della sua spada.
- Questo lo so. Vi ho visto
sempre sconfiggere la paura, ogni volta. – dico ripensando a tutte le prove che
ha superato per il suo regno, per il suo popolo…per me.
- Sono obbligato a farlo. –
afferma, girandosi tra le mani la spada e dandomi le spalle.
- Ma voi non siete un semplice
guerriero! Voi siete un principe…un futuro re! Avete dimostrato il vostro
coraggio e ora dimostrate la vostra saggezza! – esclamò, gesticolando.
- Non mi tiro indietro! –
risponde, con tono fermo e sicuro.
Agrr…è davvero testardo come
un asino!!
- Vi prego Artù. Questo non è un
cavaliere come gli altri. Guardatelo…- dico, andando verso la finestra. – Non
mangia, non dorme, resta li fermo in completo silenzio. – mi volto verso di lui
e vedo che ha ricominciato a far volteggiare la spada.
- Secondo voi è normale?! –
esclamò, iniziando a perdere la calma.
Mio dio Artù, perché non vuoi
ascoltarmi?
Lo so che sono solo un servo,
ma…sono il vostro servo! Voi dovete ascoltarmi!
Si blocca, tenendo lo sguardo
davanti a se – Nessuno è invincibile –afferma.
Sospirò – Se lo
affrontate…morirete. – dico, tentando di nascondere la paura che si è
impossessata di me.
Stringo forte gli occhi quando
alla mente si presentano le immagini della morte di Sir Owen e di Sir
Pellinor.
- Non ti sto ascoltando…- Non
fare il bambino Artù, non ora!
Corro verso di lui. – Vi sto
mettendo in guardia…! – esclamò, ma Artù mi blocca, girandosi e puntandomi la
spada alla gola.
- E io metto in guardia te,
Merlino! – esclama, e posso vedere rabbia e nervosismo nei suoi occhi.
Socchiudo la bocca, dato che è
l’unico modo che ho per far arrivare aria nei miei polmoni che sembrano non
voler collaborare.
Sento gli occhi farsi lucidi.
Non c’è nulla da fare! Come
posso provare tali sentimenti per un uomo tanto orgoglioso e…stupido!?
Scuoto la testa e gli do le
spalle, camminando velocemente fuori dalla camera.
Stupido
asino!
***
Quando Merlino esce dalla mia
camera, poso la spada sul tavolo di legno e poi mi ci appoggiò con le mani
premute sulla sua superficie.
Sospirò.
Mi dispiace, mi dispiace per
averti trattato in questo modo e averti puntato la lama della mia spada…ma non
posso ritirarmi Merlino.
Ne va del mio orgoglio di
cavaliere di Camelot. Che immagine avrebbero di me i miei sudditi? Di un futuro
Re che scappa davanti alle prove più difficili.
Non mi arrenderò…ma farò di
tutto per sopravvivere.
Sopravviverò Merlino e allora
tu sarai orgoglioso di me e potrò nuovamente vedere quel sorriso stupendo che mi
hai regalato durante la cerimonia di
investitura.
Alzo lo sguardo e mi dirigo
verso la finestra.
Giù, dinnanzi al castello, c’è
la figura immobile del cavaliere nero.
Sento brividi di freddo
percorrermi la schiena.
Faccio un profondo
respiro.
Non posso provare paura. Devo
essere coraggioso. Io sono Arthur Pendragon, futuro Re di Camelot…devo essere
forte.
Merlino, dove sei? Dove sei
andato? Ho bisogno di renderti un po’ la vita impossibile, come faccio di
solito.
Ne ho bisogno. Vieni e fingi
con me che domani sarà un giorno come tutti gli altri.
***
Sono appena stato da Gwen che
mi ha dato la spada migliore che suo padre abbia mai forgiato. Così ha detto.
Cammino velocemente per i
corridoi del castello guardandomi intorno furtivamente e sperando che nessuno mi
veda.
Arrivato nei sotterranei
prendo una torcia e cercò di farmi luce fino alla prigione del
drago.
Appena arrivato a destinazione
lo vedo seduto come un cane nella sua cuccia.
- Merlino…- saluta il
lucertolone.
- Sai perché sono qui? –
chiedo, con un po’ di fiatone.
- Ti stupirà ma la mia
conoscenza della tua vita non è assoluta…- fa, con il suo solito
sarcasmo.
Ma ora non è proprio il
momento di scherzare!
- Ha a che fare con Artù! La
sua vita è in pericolo! Morirà…a meno che…- mi inginocchio, posando davanti a
lui il fagotto che contiene la spada.
– …io non forgi un’arma che
uccida i morti…-
- E cosa sei venuto a
chiedermi? – chiede il mostro millenario con la sua voce profonda.
Faccio sollevare dal suolo la
spada che ora levita davanti al suo muso verde.
- La dovrai temprare…per
salvare Artù…- rispondo.
***
Apro piano gli occhi che
subito vengono feriti dalla luce che proviene dalle finestre. Me li sfrego e
stancamente mi porto a sedere sul letto.
Appena accenno un movimento
però sento un forte dolore alla testa. Me la cingo con le mani, facendo un
gemito.
Poi, improvvisamente, un
rumore di lame che si scontrano arriva alle mie orecchie. Spalanco gli occhi
ancora mezzi chiusi e mi alzo di scatto, correndo verso la finestra.
Oddio, ma…stanno combattendo!
E io sono qui, a dormire! Ma cosa diavolo è successo? Perché non mi sono
svegliato!?
Corro verso la porta e cerco
di aprirla ma mi accorgo che è chiusa dall’esterno!
Merlino, maledizione! Non può
aver fatto una cosa del genere!
Chi sta combattendo al mio
posto!? Cosa sta succedendo?
Cerco insistentemente di
aprire la porta che però non fa un movimento.
Inizio a tirargli calci per la
rabbia.
Maledizione,
maledizione!
Merlino!!
***
Sono rimasto sorpreso quando
ho visto il Re presentarsi al posto di Artù. Ho tentato di tenere fede alla
promessa fatta al drago ma purtroppo non potevo certo dire di no a Uther.
Ha usato la spada forgiata per
il Principe contro lo spettro e ha avuto la meglio, rimandandolo da dove era
venuto.
- Gaius…- lo chiamo sottovoce
avvicinandomi al mio mentore mentre, con l’aiuto di un cavaliere di Camelot, sta
portando il Re al castello per essere medicato.
- Cosa c’è Merlino? –
- Dov’è Artù? –
chiedo.
- Uther mi ha ordinato di
somministrargli del sonnifero. E poi l’ho chiuso nella sua stanza, sicuramente
starà ancora dormendo. – mi informa e io faccio un sospiro di
sollievo.
E da ieri sera, da quando
abbiamo avuto quella discussione che non lo vedo.
- Ti direi di andare a
liberarlo, ma poi sicuramente se la prenderebbe con te…puoi andare se vuoi…ma a
tuo rischio e pericolo. – dice, con un sorriso
divertito.
Certo, tanto Artù se la
prenderebbe ugualmente con me.
Faccio una leggera risata e
annuisco – A dopo. –
Mi avviò velocemente al
castello e poi verso le sue stanze.
Una volta arrivato davanti
alla grande porta di legno noto che il chiavistello è stato chiuso, ma che è
leggermente staccato.
Artù deve essersi svegliato e
deve aver provato ad aprire.
Faccio un profondo respiro,
preparandomi psicologicamente alle urla che sentirò da qui a cinque secondi
netti.
Tiro il chiavistello e apro la
porta, affacciandomi all’interno della stanza.
Subito vedo Artù seduto sul
suo trono personale, con il viso contratto e il piede che batte nervosamente a
terra.
Quando si accorge della mia
presenza alza gli occhi su di me.
- Ehm…buongiorno Principe…-
saluto cordialmente entrando e chiudendomi la porta alle
spalle.
Non penso che ci sia al mondo
essere umano più autolesionista di me.
Vedo Artù continuare a
guardarmi e serrare le mascelle come fa sempre quando è arrabbiato e sta
tentando di mantenere la calma.
Poi improvvisamente si
alza.
Ecco, come al solito non ci è
riuscito a mantenere la calma.
- Perché ero chiuso nella mia
stanza? – mi chiede.
Io mi appoggio alla porta
dietro di me, pronto a scappare.
- Mio signore, non è colpa
mia. È stato suo padre a volere che…- tento di spiegare, ma lui mi
interrompe.
- Ma certo! Avrei dovuto
immaginarlo! Ha combattuto lui contro il cavaliere nero, non è vero? – chiede,
iniziando a camminare avanti ed indietro per la
stanza.
- Si, è vero signore. Ma è
andato tutto bene. Lo spettro è stato ucciso. – lo informo, legando le mani
dietro la schiena.
Lui annuisce, ma non smette di
camminare avanti ed indietro.
- Era mio dovere combatterlo.
–
Sono così felice che tu non
l’abbia fatto.
- Era un mio dovere, come
futuro Re di Camelot. –
Sarai un perfetto Re, amore
mio.
-
La mia gente penserà che
sono scappato! – esclamò.
- La tua gente pensa che tu
sarai un grande Re per Camelot, Artù…- dico, accennando un inchino con la
testa.
***
- La tua gente pensa che tu
sarai un grande Re per Camelot, Artù – dice
Merlino.
Grazie, grazie,
grazie.
Mi fermo e rimango a guardarlo
mentre lui abbassa la testa.
- Dove sei stato ieri sera? –
chiedo allora, spezzando il silenzio.
Lui alza la testa, un po’
sorpreso, io di conseguenza la abbasso, guardandomi le
mani.
- Ehm…ho pensato che avreste
voluto rimanere un po’ solo per meditare...- risponde, in
imbarazzo.
Io annuisco distrattamente.
Meditare? Nah! Non avevo
bisogno di meditare! Avevo bisogno di te!
Se ci fossi stato tu non mi
sarei fatto prendere dalla paura.
- M-mi dispiace per
averti…come dire…- cerco di spiegarmi, ma non riesco a trovare le parole giuste
che non facciano risaltare il fatto che, cavolo, mi sto scusando con un mio
servitore.
- …puntato la lama della tua
spada alla gola?! – propone lui, con tono divertito.
Io sospirò – Beh si…in un
certo senso…-
- Oh, non vi preoccupate…è
tutto apposto. Accetto le scuse – fa, sollevando le
spalle.
Io mi metto sulla difensiva –
Non erano certo delle scuse! – esclamò.
Lui mi guarda sorpreso, poi
ridacchia, nascondendosi la bocca con una mano.
- Certo. Certo. Ovvio.
–
Sospiro e mi lascio cadere
nuovamente sulla mia sedia, sfregandomi il mento.
Maledetto orgoglio.
***
Si risiede e rimane in
silenzio.
Inizio a battere il piede a
terra, sentendo il nervosismo prendere possesso di
me.
- Sono contento che voi non
abbiate combattuto. – dico, e subito mi penso di aver detto quelle
parole.
Artù alza lo sguardo su di me.
– Me la sarei cavata…- fa, sollevando le spalle.
Io reprimo un sorriso
divertito – Certo. Lo avreste fatto. -
Lui si alza nuovamente in
piedi, indispettito.
- Perché quel tono? Pensavi
davvero che mi sarei fatto uccidere da un cavaliere in lutto?! – chiede,
gonfiando il petto.
Si, è esattamente quello che
penso.
- Oh no, certo che no,
signore. – rispondo invece, scuotendo la testa.
Lui assottiglia lo sguardo. –
In quanto tempo è riuscito ad ucciderlo mio padre? Io non vi avrei impiegato
neanche un giro di clessidra…- ribatté, mettendosi una mano sul
fianco.
Abbasso la testa per
nascondere il sorriso che mi nasce spontaneo sul
viso.
- Che hai da sorridere tanto
tu? Pensi forse che mio padre, ormai così in avanti con gli anni, sia più forte
di me? Giovane e bellissimo principe di Camelot? – chiede superbamente,
avvicinandosi a me.
Scuoto la testa – No,
assolutamente. – cerco di indietreggiare quando vedo che si sta avvicinando
ulteriormente a me, ma purtroppo incontro subito la
porta.
Lui mi guarda con quegli occhi
bellissimi leggermente chiusi e con un sorriso sornione sul volto.
Dio…che cosa vuoi
Artù?
- Ti sei preoccupato per me,
non è vero? – fa poi con tono divertito – Lo vedevo dai tuoi occhi, mentre mi scongiuravi di non battermi. – ridacchia
– Eri spaventato a morte! –
Io arrossisco fino alla punta
dei capelli e tossisco in imbarazzo.
- N-non volevo che Camelot
perdesse il suo erede…- dico, con lo sguardo puntato a
terra.
- Certo, certo. Immagino. –
sento i tacchi dei suoi stivali picchiettare sul pavimento mentre si avvicina
ancora.
- Non è che, invece, hai avuto
tanta paura di perdermi perché, in fondo, anche se ti tratto male…ti sei
affezionato? Come un cane al padrone? – continua a parlare, con tono basso e
canzonatorio ed ormai è ad un passo da me.
Dio, è uno di quei momenti in
cui vorrei saper usare una spada!
Finiscila, finiscila di
giocare con me.
Finiscila di parlarmi in
questo modo.
Soffiò l’aria dal naso come il
lucertolone che si nasconde nelle segrete del castello e alzo la test per
guardarlo con occhi di sfida.
- E se anche fosse? – chiedo,
assottigliando gli occhi.
Lui irrigidisce la
mascella.
Cos’è Artù? Per la prima volta
in vita tua sei rimasto senza una risposta?
Fa spallucce – Se così
fosse…beh…ne sarei molto compiaciuto. – fa un sorriso, uno di quelli sghembi che
rivolge sempre a qualche donzella.
Arrossisco nuovamente.
Dio mio, in che situazione mi
sono andato a ficcare!
Avrei dovuto lasciarlo chiuso
nella sua stanza per l’intero giorno!
- B-bene, ora vado, ho del
lavoro da completare. Se avete bisogno di me, chiamatemi. – dico, voltandomi
verso la porta.
- Merlino! – esclama Artù.
Torno a guardarlo – Cosa c’è?
– chiedo.
- Hai detto che…se avevo bisogno di te, dovevo
chiamarti. L’ho fatto. – sorride.
Un sorriso completamente
diverso da tutti quelli che ho visto ornargli il volto fino ad ora.
Ho la bocca socchiusa per la
sorpresa. Non so cosa dovrei rispondere.
Non so a cosa si stia
riferendo.
- Cosa posso fare per voi? –
chiedo quindi, tipica domanda da servo quale sono.
Lui copre con un passo anche
l’ultimo metro che ci divide.
All’improvviso me lo ritrovo
addosso, la mia schiena a contro la porta e i nostri petti a
contatto.
Inizio a respirare più
velocemente mentre anche il cuore batte un ritmo diverso e pompa sangue in tutto
il corpo.
Soprattutto una
parte.
-
Dimmi che anche tu hai
bisogno di me. Non lasciarmelo intendere. Non farmi leggere tra le righe. –
soffia, guardandomi negli occhi.
- Dimmi che hai bisogno di me, Merlino. –
Sento un forte dolore alla
bocca dello stomaco. Gli occhi iniziare a
pizzicare.
La bocca seccarsi. Le gambe
tremare.
Ma niente di tutto questo mi
confonde le idee. Perché quello che provo per lui, Artù, il Principe, il futuro
Re di Camelot, è marchiato a fuoco nella mia testa e nel mio
cuore.
- Ho bisogno di te, Artù. -