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Autore: whiteangeljack    25/10/2015    2 recensioni
Non sapresti dire come è iniziato.
La magia si agita terrorizzata nelle tue vene, come a volersi opporre alla tua volontà. Le tue labbra si increspano in un’unica, lunga linea impaziente mente i tuoi passi si imprimono sempre più pesanti sulla rena del bagnasciuga. Un gabbiano stride, fuggendo spaventato verso il mare che ruggisce impetuoso. E d’un tratto il terrore di non trovarlo si fa strada nelle tue viscere come la più tremenda delle verità. I tuoi piedi bruciano l’ultimo tratto di spiaggia in poche manciate di secondi, il profilo nero della tua immagine stagliato nitidamente contro l’orizzonte in fiamme.
Alzi gli occhi sulla scogliera, le cime di pietra aguzze come cocci.
E lui è lì.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Crepuscolo
Autore: whiteangeljack
Fandom: Once upon a time
Personaggi: Killian Jones, Emma Swan
Genere: Angst;
Rating: Verde
Word:603
Disclaimer: “Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà della ABC che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione appartengono solo a me.” 
Prompt: Crepuscolo
Note: La shot partecipa alla challenge One Hundred prompt di BlackIceCrystal per il prompt Crepuscolo.

 

 

Crepuscolo


 

Nei pochi istanti che precedono il tramonto, la Notte sembra corteggiare il trionfo ceruleo del cielo, cingendolo in un abbraccio di sangue e luce che ha il sapore di una promessa infranta e il silenzio assordante di un addio.

 Sei sola.

La sottile lingua di sabbia che conduce alla scogliera si dipana sotto i tuoi piedi come un filo effimero teso tra i due estremi di un baratro. Stai danzando in bilico sull’ignoto. L’odore della salsedine ti penetra fin nelle ossa, pungente, mentre il gelido sospiro della brezza sparge al vento i tuoi capelli biondi, freddi come cenere.

 Non sapresti dire come è iniziato.

La magia si agita terrorizzata nelle tue vene, come a volersi opporre alla tua volontà. Le tue labbra si increspano in un’unica, lunga linea impaziente mente i tuoi passi si imprimono sempre più pesanti sulla rena del bagnasciuga. Un gabbiano stride, fuggendo spaventato verso il mare che ruggisce impetuoso. E d’un tratto il terrore di non trovarlo si fa strada nelle tue viscere come la più tremenda delle verità. I tuoi piedi bruciano l’ultimo tratto di spiaggia in poche manciate di secondi, il profilo nero della tua immagine stagliato nitidamente contro l’orizzonte in fiamme. 
Alzi gli occhi sulla scogliera, le cime di pietra aguzze come cocci.

E lui è lì.

In piedi, ritto contro la distesa d’acciaio ribollente che continua a vomitare acqua contro la sua figura rigida. La camicia, lasciata aperta sul petto, lascia intravedere i muscoli scolpiti nel marmo freddo. Il tuo sguardo percorre con il tocco della memoria le mille cicatrici che segnano la sua carne. È un ricordo doloroso, che ti stringe il petto in una morsa che ti lascia senza respiro.

È completamente zuppo, l’acqua che scivola via pigramente intessendo trame sconosciute sulla sua pelle chiara, sottile. Killian è come un fiore raro, nato in un angolo buio e dimenticato della terra per crescere lontano dal sole e dalla vita. Potresti spezzarlo con una carezza, poco più di un tocco gentile su quel corpo stanco, spezzato.

Quando  il suo sguardo incontra il tuo ne hai la certezza: una gemma di luce attraversa fugace i suoi occhi prima che l’ultimo raggio di sole la porti via con sé.

Lui non si opporrebbe.

 

Vi osservate a lungo, il fragore della risacca che fluisce tra di voi scandendo i tempi di una melodia che conoscete entrambi troppo bene per interrompere. Il sole affonda a metà del motivo, diffondendo tutto intorno un chiarore subacqueo che avvolge Storybrooke ridisegnando il profilo delle case per poi rintanarsi da qualche parte nei due pezzi di vetro infranto che continuano a scrutarti. I capelli colano sul suo viso come inchiostro, la barba sfatta che incornicia un sorriso spento, incrinato.

I loved you once.

La magia si riversa nelle tue vene come veleno, potere incontrollato che ti gravita intorno fendendo l’aria. Osservi i suoi muscoli tendersi, l’armonia perfetta delle sue membra sottili proiettarsi nel vuoto. Il suo corpo rimane sospeso per qualche istante nell’aria, sfidando l’oscurità, il vento e il fondale roccioso. L’uncino riluce sinistro, disegnando un breve arco prima di finire in acqua.

Vorresti dire qualcosa ma le parole che pronunci cadono nello spazio che vi separa come foglie autunnali. Lo vedi riemergere poco dopo, aria che riempie i polmoni di ossigeno bruciante e di vita. Una vita che non scorre più nelle tue vene.

Lo segui con lo sguardo mentre si allontana, la Jolly Roger pigramente distesa sull’acqua ad attenderlo. Casa.  Per un attimo ti chiedi se sia rimasto veramente qualcosa di voi che non sia solo questo: due volti, due nomi, due maschere che si incidono, forzate, di un sorriso.

 

 

  
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