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Autore: imtheonekeepingyoualive    21/02/2009    7 recensioni
« Sa qual è il vero fascino del matrimonio? È che rende l' inganno una necessità per le due parti. »
- C'è un modo per essere felici anche da sposati. Ed è pericoloso. - Disse, puntando lo sguardo nel suo.
Veramente non riusciva a capire quello che intendeva quell' uomo mezzo matto, accanto a lui.
- E qual'è? -
Eppure voleva continuare ad ascoltare la sua voce roca, che risentiva dell' alcool ingerito.
Un altro sorriso comparve sulle labbra dell' estraneo.
- Farsi un' amante. -
*Frerard. Ma proprio tanto tanto.*
Genere: Dark, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: Alternate Universe (AU), Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Eyes Wide Shut'
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eyes1 Eyes Wide Shut
Capitolo 1


« Sa qual è il vero fascino del matrimonio? È che rende l' inganno una necessità per le due parti. »




Entrarono in casa, sbattendo piano la porta d' ingresso.
Non si dissero nemmeno una parola, esattamente come durante l' intero tragitto dalla casa di Mikey a qui. Gerard sospirò, appoggiando le chiavi dentro al piccolo portaoggetti posto sul tavolino nell' ingresso.
Incominciò a slacciarsi il cappotto, stanco e provato dalla pesantezza che sentiva addosso, come un macigno.
Era stanco, stanco della solita routine, stanco della vita coniugale, che si era dimostrata più impegnativa del previsto.
E lei sembrava provare lo stesso, anche se non ne avevano mai parlato. Epppure poteva sentirlo, nelle parole, nei gesti, negli sguardi spenti e quasi sofferenti.
Ma come si erano ridotti così?
Non lo sapeva.
Salì silenziosamente le scale ed entrò in camera da letto, dove Lindsey era già pronta per stendersi.
Le diede una veloce occhiata, prima di sedersi dalla sua parte e iniziare a slacciarsi gli stivali. Sentì il materasso muoversi sotto di lui e capì che si era coricata.
Appoggiò gli stivali ai piedi del letto e si alzò, agguantando il pigiama sulla sedia.
Prima che potesse entrare in bagno, Lynz lo fermò.
- Gee, aspetta... -
Si voltò verso di lei, sorpreso.
- Sì? -
Si appoggiò allo stipite, con una spalla, mentre la guardava. Sembrava emaciata, perfino.
- Da quanto non parliamo noi due? - Gli disse, sospirando. Si passò una mano fra i capelli, per scostarseli dal viso.
- Da un pò. - Si limitò a dire.
Lei annuì, abbassando lo sguardo sulle mani che si stava torturando.
- E... Non era così prima. Cos'è successo? Perchè...? -
Non seppe rispondere subito alla sua domanda. Forse proprio perchè era la stessa che si poneva anche lui da troppo tempo ormai.
- Non lo so, a dirla tutta. -
Spostò lo sguardo, da lei alla finestra. Non poteva reggere lo sguardo spento di sua moglie, ancora.
- Guarda Mikey e Alicia, sembrano sempre così uniti, così innamorati. Sono felici. - Sentì la voce giungergli alle orecchie, come una stilettata in pieno petto.
Sospirò per la centesima volta.
- Lo so. Loro stanno bene insieme. - Queste parole furono come un lampo nel buio.
Perchè era da quando stavano insieme che tutto aveva cominciato ad andare peggio.
Appoggiò la fronte sul legno freddo dello stipite, per scacciare l' idea che aveva appena preso forma nella sua testa.
Per un secondo o due, nessuno riprese a parlare. Il peso del silenzio era insopportabile, sembrava voler perforare i timpani.
- Io... Io ho pensato di tradirti, più di una volta, in questi mesi. -
Spalancò gli occhi, tornando a posare lo sguardo su di lei, che adesso lo stava guardando a sua volta.
Sentì il gelo pervadergli le ossa, la carne, il cervello...
- Come "tradirmi"? - Non potè frenarsi dal chiedere.
Non poteva dire sul serio...
- Tu non mi guardi più, non siamo più affiatati, capisci? E poi... - S' interruppe, coprendosi la bocca con una mano.
Intanto Gerard continuava a guardarla, con gli occhi spalancati, il respiro affannato, cercando di comprendere le parole appena sussurrate dalla moglie.
- Non puoi dire sul serio... - Questa volta lo disse a voce alta, preso dalle vertigini.
- Sì, invece. Ho fantasticato ogni momento libero, eppure tu non te ne sei mai accorto. E lo sappiamo entrambi il perchè. - Gli disse, guardandolo con occhi improvvisamente... Ardenti?
- Cosa intendi? - La voce gli uscì tremolante, quasi un respiro, per quanto era bassa.
La vide asciugarsi una lacrima sulla guancia, spostare il viso verso sinistra e sospirare.
- Perchè non l' hai mai dimenticato. -
Odiava quando non metteva i soggetti nelle frasi, lo costringeva a chiederle sempre delucidazioni.
Diede un pugno leggero alla porta, alzando il viso verso l' alto e imprecando sottovoce.
- Merda, Lynz, fatti capire! Chi non ho mai dimenticato?! - Disse, con voce rabbiosa.
- Frank! -




- Pronto...? - Rispose la voce.
- Frank, ti prego. Ti devo vedere, adesso. - Disse, Gerard, affannato dalla velocità con cui stava percorrendo una delle tante vie di New York.
- Cos... Gerard, cos'è successo? -
Potè sentire la sua proccupazione dall' altro capo del telefono.
- E' finita. Ti prego, ti devo parlare. - Quasi implorò.
Attraversò la strada, per arrivare dall' altra parte. Sorpassò una coppietta e, velocemente, s' infilò in un locale.
- Come "è finita"? Dove sei adesso? - Sospirò, sollevato, sentendolo accorrere in suo aiuto.
Sorrise, mentre parlava.
- Al "Cafè Lounge". Grazie Frankie. -
Sentì la telefonata interrompersi e appoggiò il cellulare sul bancone, sedendosi su un alto sgabello.
Non sapeva perchè aveva chiamato proprio lui. Avrebbe potuto benissimo chiamare suo fratello, addirittura Ray.
Invece aveva composto il primo numero a cui aveva pensato. Quello di Frank.
- Cosa prende? -
Alzò lo sguardo sul barista, di fronte a lui. Stava asciugando un bicchiere con una pezza azzurra.
- Una birra. Grazie. - Il tale annuì, voltandosi per servirlo.
Mentre aspettava Frank, prese a fissarsi le mani, pensando alle parole di Lindsey, alla sua reazione esagerata, alla fuga in strada di notte...
Poteva benissimo finire con un coltello nella pancia.
Scotè la testa, affranto. Non poteva pensare assolutamente alla discussione, altrimenti sarebbe crollato sul legno sporco del bar.
Vide comparire davanti a lui una bottiglia di vetro, color verde scuro, con un' etichetta bianca. La sua birra.
La prese e se la portò alle labbra, sorseggiandola lentamente.
Da quanto tempo non beveva una birra? Da quanto tempo si era ripromesso "mai più alcool"? Ed eccolo lì, ad infrangere tutti i patti con sè stesso. A farsi del male.
- Brutta serata? - Disse una voce maschile, alla sua sinistra.
Si voltò immediatamente, curioso.
Era un uomo, sulla quarantina, con una sigaretta in bocca ed il posacenere pieno accanto. Sembrava lucido, ma comunque un pò alticcio. Sicuramente aveva un' aria infelice.
Come lui?
Annuì, sconsolato. Una delle peggiori serate della sua vita.
- Io e mia moglie abbiamo discusso. - Si ritrovò a dire, ad un perfetto sconosciuto. Che avrebbe potuto rivelarsi un giornalista in cerca di scoop, per quello che ne sapeva.
Eppure, scoprì che non gli importava. Nulla importava più, adesso.
Lo sentì ridere, sommessamente, con un suono desolante. Sembrava forse più infelice di lui, sì.
- Il matrimonio è la tomba dell' amore. Qualunque amore, creda a me. Eppure... - Si fermò, per dare un altro tiro alla sigaretta.
Gerard lo ascoltava, imrpovvisamente interessato.
- C'è un modo per essere felici anche da sposati. Ed è pericoloso. - Disse, puntando lo sguardo nel suo.
Veramente non riusciva a capire quello che intendeva quell' uomo mezzo matto, accanto a lui.
- E qual'è? -
Eppure voleva continuare ad ascoltare la sua voce roca, che risentiva dell' alcool ingerito.
Un altro sorriso comparve sulle labbra dell' estraneo.
- Farsi un' amante. -
Il fatto di avere i suoi occhi lucidi addosso, lo fece rabbrividire.
Era stato un idiota lui, a dargli ascolto.
Si girò nuovamente verso la sua bottiglia di birra, che ancora aspettava di essere svuotata.
- Sa qual' è il vero fascino del matrimonio? E' che rende l' inganno una necessità per le due parti. - Gli disse il suo vicino, dopo un tempo di silenzio.
E riuscì a destare nuovamente il suo interesse, malgrado tutto.
- L' inganno? -
L' altro annuì.
- Certo. Come le ho detto prima, un' amante è quello che le ci vuole. Anche più di una, volendo. -
Ma lui non voleva decine di donne, per Dio!
- Non mi interessano le altre donne. - Disse, leggermente irritato.
- Allora un uomo, nessuno le dice nulla. -
Spostò lo sguardo sulla figura accanto a lui, pronto a prenderlo a male parole, fino a quando non notò Frank entrare trafelato dalla porta del locale.
Si bloccò a guardarlo, evidentemente per così tanto che il suo interlocutore se ne accorse, perchè gli parlò ancora.
- Allora è lui la causa di tutto. -
Non gli prestò ascolto e richiamò l' attenzione dell' amico, che lo raggiunse immediatamente.
- Gee! Dio, cos'è successo? - Gli disse, prima ancora di essergli vicino.
- Un casino, Frankie. Io e Lynz abbiamo litigato. -
Lo guardò prendere posto accanto a lui, ordinare la sua stessa birra e girarsi ad ascoltarlo, sempre con quell' espressione preoccupata sul viso.
- Non potrà essere peggio delle altre volte... -
Non rispose, limitandosi a girare il capo verso il bancone, prendendo a muovere la bottiglia, nervoso.
- Occazzo, Gee! Ma... Cosa vi siete detti? -
Sentì il tocco della mano di Frank sulla sua spalla, forte. Chiuse gli occhi.
- Beh... Prima mi ha detto che non la guardavo più. E... Ammetto che il nostro rapporto si è raffreddato molto, ultimamente. Non ci parlavamo quasi mai, se non in occasioni speciali... - Disse, stropicciandosi la faccia.
- Ma... Come può essere? Voglio dire... Tutto d' un tratto? Così? -  
Scotè la testa.
- No, Frank. E' da un bel pò che va avanti così, la storia. E lei mi ha confessato di aver pensato di tradirmi. Più di una volta. -
Sentì l' impercettibile ghigno dell' uomo alla sua sinistra. E sentì anche Frank smettere di respirare per un secondo.
- Non posso crederci. E tu che le hai detto? Cioè... -
Ritornò su di lui con lo sguardo, che adesso si stava velando di pianto.
- Niente. Non le ho detto niente. Perchè lei se n'è uscita con una storia delle sue. -
- Quale? -
- Che io non ti ho mai dimenticato, in realtà. -
Lo vide spalancare gli occhi, shockato. Lui non disse più nulla, tanto ormai non c' era più nulla da dire.
Rimasero a fissarsi per secondi interminabili, finchè un rumore vicino a loro, non li fece ridestare.
Si girarono entrambi verso l' uomo alla sinistra di Gerard, che si era alzato.
Lo videro spegnere ciò che rimaneva di una sigaretta, nel posacenere ed allungare un tovagliolo al moro, con un occhiolino ed un ghigno.
Lo guardarono allontanarsi verso l' uscita, con la testa incassata nelle spalle, mentre la pelle del suo giubbino rifletteva luce dei neon sotto ai quali passava.
- Quello chi era, una tua nuova conquista? - Disse Frank, dopo che anche la porta si fu richiusa alle spalle dell' uomo.
Gerard si girò a guardarlo, stranito.
- No. Abbiamo conversato un pò prima che tu arrivassi. Sosteneva che, per far funzionare un matrimonio, bisogna avere un' amante o anche due. -
Sorseggiò la birra, aspettando la risposta di Frank, che però non arrivò.
Questo preoccupò non poco Gerard.
Si girò verso l' amico e lo vide intento a guardare il tovagliolo che aveva lasciato lo strano tizio di prima.
Si sporse di più verso l' altro, sentendo nel frattempo l' odore del dopobarba di quest' ultimo.
Ignorò la scarica che gli corse lungo la schiena e abbassò lo sguardo sul pezzettino di carta.

"Lincoln Ave. 22673, New York.
Fidelio vi farà entrare. Procuratevi una maschera e...
Divertitevi."

Era un indirizzo.
E cosa doveva farci lui con un indirizzo? Soprattutto uno dato da un pazzo conosciuto solo due minuti prima.
Appoggiò la bottiglia sul bancone, sbalordito.
- E' un indirizzo. - Disse Frank.
- Lo so. -
- E cosa dovresti farci con questo? -
Ma aveva deciso di ripetere tutte le sue domande mentali?
- Non ne ho la più pallida idea. - Si limitò a dire.
In effetti l' avrebbe anche buttato, se fosse stato per lui. Non gliene poteva fregare di meno.
- C'è scritto "procuratevi una maschera e divertitevi". Cioè? Un ballo in maschera? - Continuò invece l' altro.
- Può essere quello che vuole, tanto non ci vado lo stesso. -
- Io sono curioso, invece. -
Chissà perchè, ma lo sospettava. Frank era una bertuccia.
- Frank, non incominciare con le tue fisse. Non è serata. - Disse, con voce tombale.
Non ce l' avrebbe fatta ad ascoltare Frank e le sue cazzate. Non dopo la discussione con Lynz.
- Invece distrarti ti farebbe bene. -
Lo guardò, cercando di fulminarlo con gli occhi.
- Ho detto di non incominciare. Chetati. -
- Vuoi continuare a rimuginare sulla tua situazione con Lindsey, invece? Ah sì, che bello... Lei ti dice che vorrebbe tradirti perchè non mi hai mai dimenticato! Bella nottata! - Disse, con un tono di voce alto e minaccioso.
Gerard non rispose, continuando a guardarlo male.
Non voleva lasciarsi trascinare in un posto sconosciuto chissà dove, da lui. Ma non voleva neanche piangersi addosso per come stava andando con Lynz, altrimenti la depressione avrebbe avuto il sopravvento.
Pensò tutto questo, mentre continuava a guardare gli occhi scuri di Frank.
Lynz poteva aver ragione?
- E le maschere dove le troviamo adesso? -
- Sei scemo? A casa ne abbiamo a centinaia e tu chiedi dove troviamo le maschere? -
Vero anche quello. Non aveva più appigli.
Sospirò rassegnato.
Perchè Frank aveva tutta questa improvvisa voglia di andare?
- Potrebbe essere un covo di ladri, tossicomani che aspettano solo una preda. Stupratori. - Disse, con un filo di voce.
Lo vide sbuffare, mentre alzava gli occhi al cielo.
- Gerard, dai... Andiamo. -
Sguardo da Bambi.
- Se non torno, Lynz si preoccuperà. E anche Jamia. -
Per un momento lo vide pensare, forse poteva scamparla.
Eppure non voleva tornare da Lynz, non voleva rivederla così presto. Ancora non aveva metabolizzato tutto.
- Jamia la posso avvertire, le dico che stò con te per via della discussione. Capirà. - Disse, incerto.
Il desiderio di stare con lui più a lungo, unito a quello di non vedere Lynz così presto, lo fecero desistere.
- Ok. Dai andiamo, prima che cambi idea. - Disse, alzandosi e prendendo il protafoglio dalla tasca posteriore dei pantaloni. Tirò fuori due banconote e le appoggiò sul bancone.
Prese il braccio di Frank e lo trascinò fuori, dopo aver agguantato il tovagliolo con l' indirizzo.
Fermarono un taxi, presero posto nei sedili posteriori e diedero informazioni al conducente, della loro destinazione.
Intanto Frank stava chiamando un' assonnata Jamia, che acconsentì a tutto, troppo stanca per controbattere.
Si fermarono prima a casa di Frank, per recuperare due maschere. Gerard non entrò, lasciando che se ne occupasse l' altro.
Lo vide uscire esattamente due minuti dopo essere entrato, riuscì a scorgere Jamia sulla soglia, quando Frank la baciò.
Preferì voltarsi dall' altra parte, stranamente infastidito.
Quando sentì la portiera aprirsi, tornò a guardare da quella parte. Ne entrò un Frank tutto sorridente, con due maschere in mano.
- Tieni, io uso questa. -
Si ritrovò con una maschera rossa in mano, di quelle che coprono solo la parte superiore del viso. Dalla forma strana e dall' espressione triste. Un diavolo. Perfetta.
Annuì, guardando quella di Frank. Bianca e nera, un teschio. Anche quella lasciava scoperta la parte inferiore del viso.
Ripeterono nuovamente l' indirizzo al conducente, poi si rilassarono contro i sedili.
Anche se Gerard era pervaso da una strana eccitazione.
Sicuramente dovuta al fatto che non aveva la più pallida idea di dove stavano andando; del fatto che avrebbe dovuto indossare una maschera, come nel film di Kubrik; oltre al fatto che Frank era al suo fianco.
L' ultima era quella più sicura, tra le tre.
Frank riusciva sempre a fargli quell' effetto.
Durante tutto il viaggio, nessuno dei due parlò. Si scambiarono fugaci occhiate, sorrisi, ma nemmeno una parola.
E quando, finalmente o sfortunatamente, l' auto si fermò, scesero, con il cuore a mille.
Si trovarono davanti al cancello di un' enorme villa, dove due energumeni facevano la guardia.
Gerard sentì Frank pagare il taxi, mentre lui era intento a squadrare l' edificio.
Videro altra gente arrivare in sontuose limousine, macchine costose e taxi, proprio come loro. Donne e uomini, tutti coperti da una maschera.
Dove cazzo erano finiti?



Preciso subito che ho storpiato tantissimo il venerabile film del genio Kubrik.
Allora, questa idea è nata guardando per la terza volta "Eyes Wide Shut", un pomeriggio di questi. Ammetto che la scena della villa, con le orge, le maschere, la musica inquietante in sottofondo, le paranoie del protagonista, mi ha sempre affascinato e impressionato più di tutte.
Mica per niente il film è un capolavoro ed il regista era un genio. Ma tant'è.
L' ho voluta immaginare in chiave completamente differente, con una Frerard in sottofondo, una crisi coniugale nell' aria e della birra come accompagnatrice.
Sono solo due capitoli, cortina. Ma cosa dovevo dire di più?
Grazie a chiunque legga!
Xoxo, Sory

   
 
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