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Autore: Queen of Snape and Joker    26/10/2015    1 recensioni
Cosa succederebbe se Sherlock non riuscisse a trovare un modo per evitare la morte?Come la prenderebbe suo fratello Mycroft?Dal testo:"Sto per morire, Myc. Il vento dell'est sta venendo a prendermi e prima che tu me lo chieda: No, non puoi fare niente per impedirlo."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Angolino della sherlockiana:

Ecco la OS con la supervisione della mia beta Nightute,che ringrazio come sempre per il lavoro svolto.Spero che la fanfiction vi piacerà e che mi lascerete una recensione(mi farebbe veramente molto piacere!).Detto questo,buona lettura!
Queen






Sherlock Holmes era piuttosto seccato. Si trovava da ben due ore nella sala d'aspetto dell'ufficio del fratello e non lo facevano entrare, perché a quanto pare " Ci sono ospiti più importanti di te, e non ci importa minimamente il fatto che tu sia il fratello di Mr. Holmes", gli aveva comunicato gentilmente uno dei numerosi maggiordomi di quel posto. Era un vecchio di ottant'anni, che a mala pena si reggeva in piedi - probabilmente per una grave osteoartrosi che lo avrebbe bloccato a letto entro tre anni-, ma lasciamo perdere.
Sherlock aveva ben altro di cui preoccuparsi, ed era sicuro che se non lo avessero fatto entrare entro due minuti, si sarebbe limitato ad alzarsi e a sfondare la porta dello studio.

Fortunatamente non ce ne fu bisogno e fu quello stesso maggiordomo a comunicargli che Mr Holmes era pronto a riceverlo; così si alzò dalla comoda sedia in velluto ed entrò nella stanza senza nemmeno bussare.
"Ma che modi sono qu-", Mycroft alzò la testa di scatto, pronto a rimproverare il suo maleducato ospite, quando incrociò lo sguardo di Sherlock. "Ah, sei tu. Che ci fai qui? Non dovresti essere nella tana di qualche famigerato serial killer con John a cercare indizi sul caso Moriarty?", chiese, sorridendo ironicamente, il capo dei servizi segreti inglesi.
Sherlock odiava quei sorrisetti: era come se Mycroft pensasse di essere superiore a lui, quando glieli mostrava, e odiava anche il suo scialbo umorismo. Decise di far finta di non aver sentito l'intera domanda del fratello e di concentrarsi solo su una parte.
"Sono qui per chiederti un favore", gli rispose, serio e di colpo anche Mycroft si ricompose. 
"Che tipo di favore?", domandò, interrompendo il contatto visivo con Sherlock e ricominciando a scribacchiare appunti. '' Vuoi che ti dia consulenza legale per qualcosa? Hai fatto casini con la droga, vero?",sospirò Mycroft.
Il fratello minore aveva tanti difetti, ma il vizio della droga era quello che lo preoccupava di più. 
"No,non è per la droga. È per John: devi proteggerlo.", chiarì Sherlock,s eccato che tutti, da John a Lestrade a suo fratello pensassero che avesse un problema con la droga; Certo ogni tanto ne faceva uso, ma solo per rilassarsi...e comunque la situazione era decisamente sotto controllo.
"Per Watson? Perché mai dovrebbe aver bisogno della mia protezione? Non te ne puoi occupare tu, visto che gli stai attaccato praticamente 24 ore su 24?", chiese Mycroft al fratello, scocciato da una richiesta così futile:
"Fra poco non potrà più avere la mia protezione e ho paura che potrebbe fare qualcosa di sconsiderato a causa mia", e a quelle parole Mycroft lasciò cadere la penna. Si alzò e si avvicinò al fratello che aveva un tono neutro e uno sguardo impassibile. "Che cosa succede?"
Aveva capito. Suo fratello maggiore aveva capito in appena due minuti che qualcosa non andava. Sherlock prese un bel respiro e, senza giri di parole, disse: "Sto per morire, Myc. Il vento dell'est sta venendo a prendermi e prima che tu me lo chieda: No, non puoi fare niente per impedirlo."
Per la prima volta nella sua vita Mycroft Holmes provò una fitta lancinante che gli straziò le viscere, ma non la pelle; Allora era questo il dolore? Qualcosa di più potente di una qualsiasi arma? Suo fratello l'aveva ucciso con quelle parole, ma il suo corpo in qualche modo non voleva staccarsi dalla vita.

Fu questa una delle principali ragioni per cui Mycroft cadde sulla poltrona con la testa tra le mani. 
'' Che hai? Un cancro? Una rara sindrome incurabile? O hai accidentalmente bevuto un bicchiere di Whisky pieno di un veleno sperimentale che uccide una persona in una settimana?", urlò quasi, arrabbiato senza un'apparente ragione di fronte a uno Sherlock a dir poco esterrefatto, che aveva calcolato circa 17 possibili modi in cui il fratello avrebbe potuto reagire, che non includeva la perdita di controllo da parte dell'uomo di ghiaccio.
Comunque il suo stupore durò tre secondi esatti, dopo dei quali Sherlock si ricompose.
"Moriarty vuole che mi suicidi e, se non lo farò, ucciderà John e i miei altri amici. Non posso evitare la morte in alcun modo questa volta."
Mycroft alzò la testa e lo guardò duramente negli occhi.
"È tutta colpa tua! Non sei altro che uno sconsiderato che odia i suoi amici! Dovevi seguire il mio esempio, evitando di stringere rapporti umani per proteggere te e quelli a cui rischiavi di affezionarti e invece - come al solito - non l'hai fatto e adesso devi pagare per la tua stupidità!" strillò Mycroft, fuori di sé, per poi riprendere il discorso con un tono più pacato. '' Sherlock, noi non siamo persone che meritano di tornare a casa dopo il lavoro e trovare una moglie che ci sorride e la cena pronta: noi siamo destinati a sacrificare la nostra vita e le nostre emozioni per l'umanità. È questo che i geni fanno, ma a quanto pare non sei affatto un genio, solo uno stolto egoista!"
"Smettila! - urlò il fratello minore - Tu non sai e non puoi sapere cosa ho provato quando ho conosciuto John; Cosa si prova ad avere qualcuno che è pronto a morire per te. Io oggi sono fiero di morire per John, Myc, e ti prego di rispettare le mie volontà e di proteggerlo quando non ci sarò più.", proferì Scherlock, deciso. 
'' E a me non ci pensi? Di me non t'importa? È facile per te: muori e poi a soffrire siamo noi che restiamo qui. Secondo te sarà facile per me dover sopravvivere?"
Una lacrima, una singola lacrima scese dagli occhi di Mycroft, che per la prima volta non riuscì a mantenere il controllo delle sue emozioni. Suo fratello era più piccolo di lui di sette anni, per lui sarebbe stato come un padre che perde suo figlio.
Myc si ricordava di tutte le volte che aveva difeso Sherlock, di tutte le volte che si era fatto picchiare al posto suo; si ricordava delle favole sui draghi che gli leggeva la sera prima di andare a dormire, di quando facevano i pirati e di quando giocavano ad indovinare la storia delle persone che passavano fuori dalla finestra di camera loro.
"Mycroft, non fare così...calmati, per favore. Io..."
"È inutile che sprechi fiato. Proteggerò John, se è questo il tuo ultimo desiderio. Ora vattene.", sentenziò il capo dei servizi segreti inglesi, asciugandosi con il palmo della mano la lacrima fuggitiva. E fu quando, più serio che mai, si alzò per andare verso la sua sedia che la mano di Sherlock lo bloccò.
Il suo fratellino lo attirò a sé e lo abbracciò come mai aveva fatto.
Non avevano mai avuto né il tempo né il poco intelletto per lasciarsi andare a puerili dimostrazioni d'affetto, ma nonostante ciò quell'abbraccio diede a Mycroft più forza di qualsiasi riposo e più amore di qualsiasi coito occasionale.
"Ti voglio bene, Myc. Non dimenticartelo mai."
Sherlock non aveva mai fatto dichiarazioni aperte d'amore per nessuno. Quella sarebbe stata l'ultima occasione in cui avrebbe visto il fratello e, ora lo sapeva, Mycroft avrebbe sofferto per la sua perdita al pari di John e dei suoi genitori.
"Sono fiero di te, Sherlock; lo sono sempre stato." Mycroft non gliel'aveva mai confessato, anche se sapeva che il suo fratellino aveva sempre desiderato sentirsi dire quelle parole.
Quando erano piccoli Sherlock, dopo ogni singola risoluzione dei casi che gli proponeva per gioco, oppure ogni volta che prendeva un buon voto a scuola, non faceva altro che strillargli nelle orecchie: "Sono stato bravo,vero Myc?" 
Era sempre stato bravo, e se non gliel'aveva mai detto quello sembrava il momento più adatto per farlo.

I fratelli dopo le rispettive affermazioni sciolsero l'abbraccio e, come due pistoleri pronti al duello, si girarono l'uno dalla parte opposta all'altro e se ne andarono ognuno per la sua strada, verso il proprio destino. 
Quando nessuno poté vederli, piansero entrambi, liberandosi di una frustrazione che si portavano dentro da anni; poi si asciugarono gli occhi e misero su un bel sorriso: erano nuovamente pronti per la guerra.




Mycroft: "E s’abituava [...] a disfarsi di tutto per non aver più niente da perdere." (Johann Wolfgang Goethe - Le affinità elettive)

Sherlock: "Dicono che l'amore è vita, io per amore sto morendo" (Jim Morrison)
   
 
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