Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Happily__13    26/10/2015    0 recensioni
Jemma e Derek sono due ragazzi completamente diversi. Lei ama la musica, stare con gli amici, l'estate e il mare, viaggiare e divertirsi. Lui è sotto sotto un bravo ragazzo, abituato ad avere tutto quello che vuole e qualunque cosa desideri, frequenta "amici" apparentemente perfetti, ma profondamente sbagliati, il genere di persone che Jemma non sopporta... Ma un giorno dopo quell'incontro tutto cambia sia per lei che per lui. Ogni ideale, ogni sogno e ogni aspettativa cambia...per sempre!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Runaway
Era il primo giorno di scuola per Jemma. Due giorni prima era partito Derek. Derek era andato in America da alcuni suoi parenti che vivevano lì; era partito per scappare e nascondersi dalla banda di Ben Ten almeno fino al processo dove doveva partecipare come testimone e vittima. Jemma aveva vissuto gli ultimi giorni con Derek senza sapere nulla, mentre lui sapeva.
 
Michael: Derek, sono a conoscenza di quello che c’è te tra te e mia figlia e non mi dispiace. Tu sei un bravo ragazzo e lei merita il meglio, ma sappiamo entrambi che vivrebbe questi ultimi giorni con te malissimo quindi per favore non dirle niente stai con lei, ma per il suo e il tuo bene lei non deve sapere ancora della tua partenza. Quando tu sabato mattina sarai partito le spiegherò tutto, ma lascia che almeno questi giorni li passi al meglio. Va bene?
Derek: Va ben..bene!! *li scese una lacrima lenta sulla guancia che lui subito scacciò via con l’indice*
Michael: Vi rivedrete! Ma ora tu devi pensare solo a proteggerti.
Derek: Quanto tempo dovrò stare via.
Michael: Il tempo necessario per il processo. Queste cose vanno spesso per le lunghe ma non preoccuparti.
Derek: Quanto tempo signor Sullivan? Non…non mi menta per favore.
Michael fece un lungo respiro senza rispondere.
Derek: Mi ascolti bene. Io so che la mia famiglia resterà qui e so anche che con loro potrò vedermi su skype e contattarmi, ma siccome lei ha detto che non posso avere contatti con Jem per proteggere sia lei che me stesso per favore risponda alla mia domanda: per quanto tempo dovrò stare lontano da sua figlia? *disse con voce tremante*
Michael: Almeno…almeno 1 anno Derek. Mi dispiace.
Derek: dio…Posso stare da solo…
Michael: Derek…
Derek: Per cortesia mi lasci da solo.
Michael: Okay. Ricordati quello che ci siamo detti.
Detto questo il padre di Jemma uscì dalla stanza lasciandolo solo con i suoi pensieri.
 
Questa era stata la conversazione che avevano avuto Derek e Michael. Derek fece come li aveva detto e non disse nulla a Jemma. Passò con lei dei giorni meravigliosi, andarono al cinema, risero, andarono ad un concerto di musica pop, poi uscirono con gli amici.
Tutti momenti che Derek visse come l’ultima volta per tanto tempo e Jemma, invece, con una inconsapevolezza e leggerezza tale che facevano male al cuore. Quando l’aereo, quel sabato mattina maledetto, decollò Derek si mise a piangere come un bambino liberandosi del peso che aveva portato da quando era venuto a conoscenza della sua partenza e poi perché sapeva che proprio in quel momento Michael stava riferendo tutto a Jemma.
 
Jemma: Cosa significa papà?
Michael: Jemma mi dispiace davvero tanto, ma è dovuto partire per proteggersi e soprattutto proteggere te.
Jemma: Perché non me lo ha detto?
Michael: Gliel’ho chiesto io, per farti stare bene almeno quest’ultima settimana. Tornerà.
Jemma: Papà non sono stupida, so che ci vuole almeno un anno intero prima che abbia inizio il processo. Quindi lui mi ha mentito perché glielo hai chiesto tu?
Michael: Si. Era meglio cosi, perdonami.
Jemma prese un lungo respiro, smise di tremare, la sua pelle divenne ghiaccio e una volta che il freddo si fece sentire anche all’interno del cervello e nel cuore aprì bocca e rispose alle parole del padre.
Jemma: Non ho intenzione di fare la ragazza stupida e iniziare a urlare che ti odio e che potevo sopportarlo e tutte queste cose qua. Anche perché non mi sembra il caso di dirlo visto che non è cosi. Non ho intenzione di odiarti e non ti odio apprezzo il fatto che tu l’abbia fatto per il mio bene, ma odio il fatto che tu l’abbia convinto a mentirmi e a farmi sentire la ragazza più felice della terra quando lui sapeva, anzi sapevate, che sarebbe finito tutto. Sono sicura che non l’avrei sopportato, nessuna persona con un cuore lo sopporterebbe, ma sono sicurissima, invece, che avrei provato a sopportarlo. E solo per il semplice fatto che tu non abbia avuto fiducia in me, credendo che provando e provando sarei anche solo riuscita ad accettarlo, sappi che qualcosa tra me e te si è rotto. Il motivo è chiaro: tu non hai fiducia nella parte del mio cervello che elabora le cose brutte e io  ho creduto così tanto che mi considerassi capace di sopportare anche le cose orribili della vita che ora non crederò più ad una sola parola che mi dirai riguardo alla mia forza. Ma sono una persona comprensiva e a tutti può capitare uno, due e tre sbagli quindi sono felice di accettare le tue scuse, ma per perdonarti ci vorrà tempo. Ora lasciami sola.

E ora Jemma era davanti allo specchio che si guardava sconcertata dalla situazione. Il suo ragazzo era partito per nascondersi da una banda chiamata come un cartone animato che li voleva morti, non riusciva più a guardare suo padre negli occhi, la madre piangeva praticamente sempre ogni volta che le vedeva varcare la porta di casa temendo che le potesse succedere qualcosa, la sorella si comportava come sempre come se Derek non fosse mai entrato nella vita della sorella lo chiamava “ricordo da non ricordare” e a Jemma questa cosa andava più che bene, infine c’era metà scuola che era venuta a sapere della storia tra lei e Derek e del fatto che lui fosse partito lasciandola sola. Nessuno sapeva del vero motivo della partenza di Derek, solo le due famiglie coinvolte e Martin, per gli altri lui era partito per andare a studiare in una scuola prestigiosa e imparare l’inglese, cose che a nessuno risultò strano visto che la sua famiglia poteva permetterselo e da ricconi e snob quali sembravano era normale che volessero la migliore istruzione che potessero offrire al figlio. La parte più brutta era che tutti a scuola avrebbero parlato solo di loro e di come Jemma fosse stata fessa a credere in una storia come quella, ma lei gli avrebbe fatto cambiare subito opinione. Infatti dopo essersi osservata a lungo fece un lungo respiro, sorrise a se stessa, riservandosi uno di quei sorrisi che fa quando deve consolare qualcuno e in quel caso era lei stessa! L’effetto fu comunque quello indipendentemente a chi lo avesse risolto. E’ una cosa da narcisisti sorridersi, ma fu come in un tribunale, quel sorriso era ciò che segnava la fine, era il giudice che sbatte il martelletto per dichiarare la sentenza. La sua sentenza era semplice, ma spiacevolmente complicata: avrebbe dimostrato a tutti che stava bene, che aveva superato quella situazione, che era sempre lei e che nessuno doveva avere pietà di lei, semmai prenderla a pugni e dirle che era stata un imbecille a non essersi accorta di nulla in quegli ultimi giorni passati con Derek, sarebbe andata avanti con la sua vita cercando di non contare i giorni e le ore che la separavano da lui. Quando qualcuno ti chiede “come stai” non l’interessa davvero la risposta, sono poche le persone che davvero ti ascoltano e analizzano il tuo “sto bene grazie” e quelle sono le persone che bisogna tenersi stretti, sono le persone che ti vogliono bene veramente, quelle di cui non hai paura di dire “aiutami” o “sto male” o “sono stata decisamente meglio”. Sono le persone di cui ti puoi fidare senza essere giudicate, sono le persone che ci saranno sempre. E per questo Jemma non li avrebbe mai mentito, non avrebbe detto il vero motivo della fuga di Derek, ma non si sarebbe inventata scuse inutili, avrebbe trovato il modo giusto di non mentire senza dire la verità. Così si diresse a scuola, salutò i suoi amici e i conoscenti, non fece caso agli sguardi delle persone che non conosceva, ma a quelli che la guardavano insistentemente aspettando che lei crollasse lì davanti a loro lei riservava un sorriso a labbra serrate che li faceva girare e dimenticare della sua situazione.
Paul: Ehi Jem!
Jemma: Ciao.
Salutò tutti i suoi amici. Erano presenti quasi tutti, almeno quelli stretti, quindi decise di dire come stavano le cose, almeno parzialmente. E mentre si avviarono tutti insieme nel posto in cui aspettavano il suono della campanella lei iniziò a parlare.
Jemma: Vi devo parlare.
Lexi: Prego…vai..
Lexi era mano nella mano con Matias, il primo anno per lui con loro, e sorrideva a Jemma con aria interrogativa e sorpresa, ebbene sì Jemma era già pronta ad affrontare l’argomento con loro!
Jemma: Allora non ho intenzione di girarci intorno. Per chi non lo sapesse, anche se ne dubito vivamente conoscendo la velocità in cui girano le notizie qui a scuola, quest’estate ho conosciuto Derek Ramsey, l’ho odiato e amato. Ho passato alcuni dei giorni più belli della mia vita, ma per un motivo al quanto importante lui è dovuto partire. Ho riflettuto a lungo se sostenere anche con voi, che siete i miei amici, la balla che la sua famiglia si è inventata per giustificare la sua partenza, ma ho deciso che non sarebbe stato giusto nei vostri confronti. Lui è partito per un motivo che non posso rivelarvi, perché fidatevi comprometterebbe il regolare svolgimento della vita di alcune persone presenti in questa città. Quindi io so il motivo e non posso rivelarvelo. Se vi sta bene okay, se no affari vostri. Per quanto riguarda la parte in cui lui non mi abbia neanche detto ADDIO è tutto vero. E’ partito sabato mattina, nello stesso momento in cui io venivo a conoscenza del motivo della sua partenza. Per mio padre è meglio così, per me no, ma ormai è andata come hanno voluto loro senza neanche pensare, che io abbia potuto provare a sopportarlo. Se vi sto spaventando, bene, è la reazione più giusta. Perche dite anche solo una parola di quello che io vi ho detto a qualcun altro al di fuori delle persone al vostro fianco e allora, solo allora, avete perso un amica con i capelli rossi intesi?! E siccome le persone con i miei pigmenti ai capelli non ce ne  sono molte nel mondo vi consiglio di fare come ho detto. M fido, quindi cercate di non tradirmi urlandolo ai quattro venti. Sono stata chiara?!
Kara: Chiarissima!
Gli altri annuirono con lei.
Jemma: Bene, ora passiamo alle cose divertenti. Come sono andate le vacanze?
Lola: Io e Martin ci siamo lasciati.
John: Ha detto divertenti.
E tutti si misero a ridere. Nonostante tutto quello che fosse successo Jemma si sentiva meravigliosamente bene tra i suoi amici, come sempre! La campanella suonò e tutti entrarono a scuola. Molti ragazzi andarono da lei a chiedere spiegazioni o anche sapere come stava lei. Cosa molto tenera non credete?! A scuola era piena di amici che le volevano bene.

9 mesi dopo.
Era l’ultimo giorno di scuola della terza media. Aveva fatto la sua scelta: finita l’estate sarebbe andata a fare il liceo turistico, avrebbe studiato un miriade di lingue. Inglese, tedesco, francese, spagnolo e russo. Finite le superiori sarebbe andata all’università, al Trinity College di Dublino, per studiare le città d’arte e decidere in seguito in quale città avrebbe voluto vivere e fare la guida turistica. Vita pianificata. Possibilità di riuscita pari al 35%. Abbastanza bassa non credete?! Ma se non avesse avuto altre distrazioni negli anni successivi oltre allo studio, devozione e amici forse sarebbe anche solo riuscita ad alzare quella percentuale. L’ultimo giorno piansero tutti, ma ognuno di loro era abbastanza certo che si sarebbero continuati a tenere in contatto. Finito tutto, Jemma rimase a pranzo con i suoi amici, ma non rimase per i gavettoni o il resto dei festeggiamenti. L’aspettavano a casa le valigie da fare. Il giorno dopo il suo esame orale sarebbe partita per Londra per un viaggio studio insieme a Matias e sarebbe rimasta lì fino alla fine di giugno. Poi una volta tornata sarebbe ripartita per Madrid/tour dell’Andalusia, sempre con Matias e per sua grande gioia sarebbe andata con loro Lexi, e questa volta anche la sua famiglia. E gli ultimi di luglio sarebbe tornata. Ad agosto sarebbero venuti i genitori di Matias a trovarlo e anche a conoscere Lexi. Settembre, bhè, prepararsi psicologicamente per iniziare le superiori e anche per fare da testimone al processo che sarebbe iniziato prima di Natale. Derek, non l’aveva mai più sentito, non sapeva nulla di lui. Ogni volta che vedeva Carmen o Meson non aveva il coraggio di chiedere notizie. Mentre con Jake non riusciva neanche a parlare, i suoi occhi erano come quelli blu di Derek, ogni volta che lo vedeva Jake glielo ricordava troppo e non riusciva a spiaccicare parola se non limitarsi a fare un cenno col capo per salutarlo. Quello che Jemma non sapeva era che Jake la osservava e guardava sempre, studiava ogni sua mossa, ogni nuova persona che si avvicinasse a lei e che alcune volte le scattava delle foto. Perché? Perché Jake riferiva tutto a Derek, ogni settimana che si vedevano su skype. Jake insieme alle novità di Atlanta, li faceva un resoconto di quello che aveva fatto Jemma nei giorni di quella settimana. Intelligenti i fratelli Ramsey, eh!!!? Comunque mentre Jemma stava tornando a casa, vide una scena tutt’altro che piacevole, ma fortunatamente era nelle sue corde.
Jemma: Oliveeer!*urlò avvicinandosi al luogo della scena*
Ebbene sì, Oliver quello che faceva parte della banda di Spencer, ormai deceduto. Oliver, Daniel, Finn e Sebastian stavano facendo strane domande a una ragazzina, che forse quell’anno avrebbe dovuto fare la terza media. Era cicciottella, aveva un viso tenero, con due occhi neri come la pece, i capelli lungi e biondi chiarissimo raccolti in una coda alta e il mascara colato a causa della situazione in cui si era trovata. Daniel le teneva stretto il polso, mentre lei piangeva e scuoteva la testa.
Jemma: EHI! LASCIATELA STARE ORA.
Oliver: Guarda qui chi si rivede.
Jemma: Oliver! Ci impiego 3 secondi a chiamare mio padre.
Finn: Oliver, ti conviene farlo.
Oliver: Eh va bene. Non lo faccio perché hai minacciato di chiamare tuo padre, ma solo perché Derek ha espressamente chiesto di tenerti al sicuro e di...niente!
Jemma: E di cosa? *chiese accigliata*
Daniel: Non diteglielo.
Sebastian: Deve saperlo! E tu Daniel lascia la ragazza.
La ragazza, dopo essere stata liberata, si mise dietro la sua “nuova amica”. In quel momento passò di lì Martin, che vide la situazione e in allerta si avvicinò a Jemma. Martin e Jemma erano diventati molto amici dalla partenza di Derek. Dopotutto erano gli unici a sapere la verità e quando dovevano sfogarsi si chiamavano e così da cosa nasce cosa e divennero amici stretti.
Martin: Jemma è tutto a posto?
Jemma: Si Martin non ti preoccupare. Solo…solo una cosa puoi occuparti di lei. Come ti chiami?
Ragazza: Summer Paradise
Martin sorrise a qual nome, strambo ma molto bello.
Martin: Complimenti per il nome Summer.
La ragazza sorrise arrossendo. Un complimento da un figo come Martin non capita tutti i giorni.
Summer: Grazie.
Jemma: Martin per favore portala via. Dalle il mio numero. Io devo sistemare una cosa.
Martin: Va bene. Andiamo Summer.
E così Martin accompagnò via Summer.
Jemma: Allora volete dirmi, che cosa intendevate prima?
Si guardarono tutti, capendo cosa volessero, ma Sebastian loro malgrado prese posizione e si schiarì la voce.
Sebastian: Derek prima di partire è venuto da noi. Ha accettato di fare il nostro capo. A mio e suo parere il modo migliore per calmare i disastri e l’ira dei ragazzi alle mie spalle. Solo che…che lui poi ci ha spiegato che per uno strano motivo doveva partire e ha detto ciò che loro non vorrebbero mai fare, ma se Spencer ha detto di seguire sempre i suoi ordini loro lo fanno per onorare la sua memoria. E Derek ha detto che avremmo dovuto fare i bravi e proteggerti ad ogni costo e dovevamo ascoltare e fare ogni cosa che tu ci dicessi di fare. Noi lo abbiamo e lo stiamo facendo solo che lo facciamo nell’unico modo che conosciamo e non te lo abbiamo mai detto.
Jemma: Significa che starete alle mie regole e sareste tipo le mie guardie del corpo?!
Oliver: Si…sfortunatamente si!
Jemma: E cosa c’entra quella ragazza?
Finn: Viene nella tua scuola, pensavamo ti conoscesse e che ci avrebbe potuto dirci cosa avevi intenzione di fare quest’estate. Fino a quando andavi a scuola è stato facile tenerti d’occhio ma…ma adesso sarà difficile.
Jemma: La cosa si fa interessante. Allora io sarò via per tutto giugno e luglio, parto dopo l’orale, ossia dopo domani. E voi siete esonerati dall’incarico di “proteggermi a modo vostro minacciando ragazze innocenti”, ma…ma dovete promettere sull’onore di Spencer e sulla devozione per Derek che NON FARETE NULLA. Niente droga, niente risse e niente minacce. Provate a fare anche solo una di queste cose e conoscerete la vera me. Intesi?
Gli altri annuirono.
Sebastian: Promettiamo. Divertiti in vacanza!
Jemma riservò un sorriso per lui e poi se ne andò.
Arrivata a casa preparò le valigie. Il giorno dopo fece l’esame orale e uscì dalla Benji School con una bella A+. Il giorno seguente era su un aereo per Londra.
Passò velocemente un mese a Londra e il giorno dopo essere partita per Madrid fece ritorno in città un ragazzo dagli occhi blu.
Martin aveva invitato Summer a fare un giro quel giorno. Erano così teneri insieme che avrebbero sciolto il cuore di un toro. E mentre stava ridendo con lei, lo vide. Vide il suo miglior amico con un sorriso stampato in faccia che lo fissava.
Martin: Scusa un attimo Sum, devo verificare una cosa.
Martin si alzò dalla panchina sulla quale era seduto e si avvicinò a lui con stupore e gioia.
Martin: Derek?
Derek allargò il sorriso. E abbracciò Martin senza rispondere.
Martin: Oh per la miseria, sei tornato?
Derek: Si. Per restare anche.
Martin: Oh, ma dovevi arrivare FORSE a dicembre se tutto andava bene.
Derek: Il processo è stato anticipato, uno degli avvocati di mio padre ha fatto parecchie pressioni e ha ottenuto un anticipazione del processo. Sarà verso gli ultimi di settembre.
Martin: Oh bene bene. Vieni ti presento una persona.
Lo portò da Summer.
Martin: Sum lui è Derek, il mio migliore amico. Der lei è Summer, un’amica speciale *disse spensierato*
Derek: Ciao Summer!
Summer: Ciao! Martin non fa altro che parlare di te e di Jemma!
Derek abbassò lo sguardo, e Martin capì che forse Derek non era ancora pronto per affrontare l’argometo.
Summer: Oh, forse non dovevo dirlo! Ho detto qualcosa di sbagliato!
Derek: Non…non preoccuparti…stavo giusto per chiedere a Martin dove fosse adesso Jemma?
Martin: Ehm Jemma…Jemma è partita. Torna ad agosto. Mi dispiace. La chiamo subito.
Derek: Oh no no…non chiamarla la vedrò quando ritorna.
Martin: Sei sicuro?
Derek: E’ meglio che si goda le vacanze. Non dirle del mio ritorno. Come sta?
Martin: Oh era molto dispiaciuta e delusa quando sei partito senza neanche averla salutata, ma…ma credo che non ti odi. Ha perdonato suo padre, con il tempo è riuscita a farlo. Ha vissuto quest’anno come gli altri, a testa alta e riuscita addirittura a placare le voci sul tuo conto e a fare in modo che quando tu saresti tornato non ti avrebbero assalito con insulti e pregiudizi. Ha lavorato sodo e ci è riuscita. Le sono stato vicino come mi hai chiesto, anche se credo che sia stata più lei a sostenermi che io a farlo, ma sono piccoli dettagli. Ho passato un anno in solitudine. Certo c’erano i nostri amici. Ma senza di te non era lo stesso.
Derek: Eh tu Summer, conosci Jemma?
Summer: Ovvio che la conosco, mi ha salvata la pelle! C’erano dei tipi strani che continuavano a farmi domande su di lei, e a quel tempo non la conoscevo ancora, poi è arrivata e mi ha salvata con l’aiuto di Martin *disse con occhi sognanti* Mi ricordo solo che uno dei tipi si chiamava Oliver.
Derek: Oh santo cielo!
Summer: Li conosci?
Derek: Vecchie disgustose conoscenze. Ora vado devo sistemare alcune cose e salutare un po’ di gente. E’ stato un onore conoscerti Sum. Ci sentiamo Martin.
E così Derek scomparì dalla loro vista.
 
1 mese dopo
1 agosto, Jemma era tornata il giorno prima dalla Spagna. Era uscita con Lexi per andare a salutare le loro amiche. Erano andate al parco del delfino per ritrovarsi tutte.
Jemma: Ehi belle!
Kara: Vi siete divertite a Madrid?
Lexi: Sì, Jemma ha sempre avuto ragione sulla bellezza di quel posto, e poi Matias nella sua patria era così contento e felice. Era contagioso.
Jemma: Sono stati tutto il tempo appiccicati. Ma Lexi è stata brava!
Si misero a ridere.
Jemma: Ragazze vado solo a buttare questo *disse mettendo in mostra un fazzoletto sporco e indicando il cestino alla fine del parco*
Zoe: Va bene!
Jemma a passo svelto si avvicinò al cestino, buttò il fazzoletto all’interno e senza volerlo inspirò forte l’aria. E sentì un profumo famigliare di fresco e di albicocca. Aspettò qualche secondo per capire se stesse sognando e dopo aver chiuso e aperto gli occhi più volte si girò lentamente. Lo vide. Derek era appoggiato all’albero dietro quelle che prima erano le spalle di Jemma. Stava a braccia conserte e sorrideva. Jemma fece un solo passo in avanti e si fermò, per la prima volta dopo la partenza di Derek le cadde una lacrima e lui come risposta si avvicinò velocemente a lei e le avvolse le braccia intorno alla vita sorreggendola, perché in quel momento Jemma sentì le gambe cederle e il dolore che avrebbe dovuto provare durante quell’anno le percorse tutto il corpo sotto forma di brividi. Jemma iniziò a tremare e Derek la strinse sempre di più a se.


Note autrice:
Ringrazio per aver seguito la mia storia. Ci siamo quasi per la fine, scriverò ancora qualche capitolo. Spero che questo vi sia piaciuto, personalmente è il mio preferito. Se avete voglia recensite pure. Ringrazio ancora la mia stupenda amica che mi ha inspirato e sostenuto fin dall'inizio e che ricopre il ruolo di Lexi. Vi adoro!
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Happily__13