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Autore: No_H8    26/10/2015    3 recensioni
E se Kurt e Sebastian avessero avuto una relazione dopo la rottura dei Klaine della 4x04?
E se Kurt avesse poi deciso di tornare con Blaine perchè lui è sempre stato una certezza a cui appigliarsi, ma si fosse reso conto "troppo tardi" di non provare più niente per il suo fantomatico primo amore?
E se Sebastian fosse effettivamente presente alla loro (non tanto) perfetta proposta di matrimonio e con lui tutti quei ricordi che Kurt sta cercando inutilmente di soffocare?
Potete considerarla una proposal in chiave Kurtbastian
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kurt Hummel, Sebastian Smythe
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Brevi note introduttive delle quali a nessuno importerà:
1. La storia è ambientata tra presente e passato (corsivo), ossia tra il momento della proposal della 5x01 e la quarta stagione di Glee.
2. E' la prima Kurtbastian che scrivo, perciò spero di non aver reso OOC i personaggi ç_ç
3. Lo stile che ho utilizzato non è propriamente il mio, ma è uno stile che adoro da impazzire e che ho adorato scrivere.
4. La canzone che ho messo all'inizio, da cui è tratto il titolo e che sarà anche citata nel testo è Goodbye my lover di James Blunt. Ascoltatela: ha un testo stupendo c:

Buona lettura, ci sentiamo nelle note finali!

 



I am here for you if you'd only care
 
 
 
And as you move on, remember me, 
Remember us and all we used to be 
I've seen you cry, I've seen you smile. 
I've watched you sleeping for a while
 
Goodbye my lover
Goodbye my friend
You've been the one
You've been the one for me
 


Al mio amore,
con la speranza che ogni giorno di questi tuoi 19 anni
sia il più bello della tua vita.
Vorrei dirti che ti amo,
ma credo che scriverti una Kurtbastian
sia stata una prova più che sufficiente del mio amore.
Auguri, piccola 
Cuore nero scuro

 
 
 
 
“...Ascolta ciò che quel ragazzo ha da dirti. Poi dovrai solo rispondere si o no o forse”
“Non c'é un'altra risposta?”
Dev'esserci, papà. Dev'esserci un modo per scappare senza ferire nessuno.
Dimmi che c'è, ti prego.
Dimmi che le risposte non sono così rigide come sembrano, dimmi che c'è sempre un'alternativa, che le cose non sono bianche o nere, che niente é già scritto, che si può tornare indietro e rimediare ad ogni errore.
Dimmi che c'é un modo.
Le prime note di un pianoforte in sottofondo: Kurt non vorrebbe, ma trattiene il respiro e comincia a camminare, a passi lenti, lungo la strada coperta di ghiaia, di fronte all'edificio dove ha incontrato per la prima volta quello che credeva sarebbe stato l'amore di tutta una vita.
Cammina e poi si ferma e Blaine è lì.
Lo guarda, gli sorride, inizia a cantare e lui forza un sorriso, ma dentro di sè non può impedirsi di pensare che ha rovinato tutto ciò che di bello ha avuto nella vita. Non può impedirsi di pensare che se avesse preso una decisione, se fosse stato sincero con se stesso ed avesse ascoltato il proprio cuore, adesso non sarebbero lì e non starebbe mentendo ad una persona che lo ama a tal punto da promettergli un per sempre che lui non vuole più. Non con lui, almeno.
 
“There's nothing you can do that can't be done
Nothing you can sing that can't be sung
Nothing you can say but you can learn how to play the game
It's easy”
 
Blaine fa un cenno con il capo, seguito da un ampio sorriso e lo invita ad entrare.
Sulla soglia della porta Kurt scorge Rachel, Mercedes e Santana, le sue donne, le uniche che sanno e le uniche che possono capire e riesce a leggere nel loro sguardo tutta la preoccupazione e l'incertezza che probabilmente noterebbe sul proprio viso se solo si guardasse allo specchio.
Lo baciano tutte e lo abbracciano forte ed è solo quando Rachel si permette di indicargli con lo sguardo una parte indefinita della stanza che lo vede.
Ha lo sguardo basso ed un piccolo sorriso stanco, ma é bello come il sole, tra quei ragazzi che sembrano tutti uguali, adesso che c'è lui.
I suoi capelli sono sistemati in un modo che Kurt ama e una volta gliel'ha pure detto, la mattina presto, mentre si rigirava assonnato nel letto e lui era già pronto per uscire; e c'é qualcosa nei suoi occhi, una luce che probabilmente solo lui sa leggere e che tradisce la paura di perderlo, questa volta, forse, per sempre.
Kurt lo guarda, in quelle iridi verdi come il prato di Central Park a dicembre, quando camminavano insieme sorseggiando un caffè ed illudendosi che il silenzio che avevano potesse bastare.
Kurt lo guarda e sussurra il suo nome, piano, come se volesse condividerlo solo con lui, come se volesse ricordargli che non lo ha dimenticato, che non riesce a dimenticarlo e forse non ci riuscirà mai.
“Sebastian”
 
 
 
 
 
É un giorno di metà settembre quando Kurt incontra per la prima volta Sebastian lungo una delle Avenue più trafficate di New York.
Sta camminando in fretta sotto la pioggia, una cartella ricolma di bozzetti stretta al petto, quando improvvisamente,tra la nebbia che gli appanna la vista, un ragazzo corre verso di lui e si infila sotto il suo ombrello, respirando affannosamente a causa dello sforzo.
Kurt lo guarda e ci mette una manciata di secondi per riconoscerlo, ma quando lo fa per poco la cartella non finisce per scivolargli di mano e cadere a terra, tra le pozzanghere che stanno bagnando i suoi nuovi stivali di Louis Vuitton.
“Smythe?” chiede piano, sollevando un sopracciglio, confuso, e l'altro sorride in quel modo magnetico che lo ha sempre messo in soggezione, tirandosi giù il cappuccio e regalandogli un lungo sguardo.
Non ha mai avuto bisogno di troppe parole.
“Spero che non ti dispiaccia darmi un passaggio” dice e Kurt vorrebbe chiedergli dove è diretto, ma sta piovendo troppo e anche solo l'idea di raggiungere la fermata della metropolitana, due traverse e mezzo più in là, sembra remota e complessa, figuriamoci intavolare una conversazione.
Così si limita a scuotere il capo e cammina in fretta verso un bar, trascinandosi dietro l'altro, che stranamente non fa domande.
É così strano pensare cosa possa nascere da un semplice incontro.
 
Sebastian ordina una cioccolata calda, Kurt un tisana alle ebre.
Qualcuno potrebbe pensare che sia carino offrire ad una persona che ti ha aiutato qualcosa da bere, ma il primo semplicemente non è il tipo ed l'altro se ne fa una ragione.
Kurt lo studia in silenzio da dietro la propria tazza fumante, che brucia un po' contro le labbra screpolate dal freddo, quando se la porta alla bocca.
Sebastian sembra più grande di come lo ricordava. Non che prima avesse dei lineamenti infantili, solo.. sembra più maturo.
Kurt osserva le sue mani nodose poggiate sulla superficie del tavolo e si chiede perché non le abbia mai notate prima. 
Forse era troppo impegnato ad odiarlo per rendersene conto.
“Ho sentito che ti sei lasciato con Anderson” gli fa presente l'altro con un'espressione neutra, che in un primo momento non saprebbe dire se sia di tristezza o di soddisfazione e, wow, non gli era mancata per niente la sua schiettezza.
Ma a dire il vero ha voglia di parlare, perchè è passato più di un mese e New York è così grande e terrificante adesso che non ha nessuno con cui condividerla.
Così annuisce e comincia a raccontare la storia dall'inizio e l'altro risponde, si passa la lingua sulle labbra, sorride, fa un paio di battute.
Kurt non odia più Sebastian da tanto tempo, sa che ciò che è successo negli ultimi anni è stata solo una serie di capricci da ragazzini e che le cose fortunatamente si sono sistemate, ma gli fa ancora strano pensare di starci parlando senza litigare e urlarsi contro.
Eppure gli viene naturale e, senza accorgersene, trascorre quasi un pomeriggio a parlarci, spaziando dalle ultime notizie sui Glee Club al perché siano entrambi lì, proprio a New York, proprio a Manhattan.
“Sai, non sei l'unico ad avere un quoziente intellettivo che gli permetta di frequentare un università”  dice a un certo punto Sebastian con un sorriso sghembo e, forse no, non è cresciuto poi così tanto.
Kurt storce le labbra a quelle parole, ma l'altro lo sta guardando e c'è qualcosa di particolare nel modo in cui lo fa, come se lo stesse studiando a sua volta e stesse provando anche lui quell'emozione calda a metà tra il petto e lo stomaco, come la sensazione di aver ritrovato qualcosa perso da troppo tempo, qualcosa di cui si era dimenticato il valore.
La pioggia batte contro il vetro della finestra e la sciarpa non basta a scaldarli.
Kurt si ritrova a pensare che c'é molto da scoprire nelle persone di cui si crede di sapere già tutto.
 
 
 
 
 
Se Kurt fosse abbastanza coraggioso da essere sincero con Blaine in questo momento, gli direbbe che i ricordi sono una gran fregatura, perché ti illudono che possa essere di nuovo importante qualcosa che di fatto è impossibile da ricostruire.
Se fosse abbastanza coraggioso da dirgli in faccia cosa prova, gli direbbe che 'cosa prova' é troppo difficile da spiegare, ma che sicuramente non é quello, non é un 'sì' e non è un 'per sempre', almeno non con lui.
Ma Kurt non è mai stato davvero coraggioso -ha finto di esserlo, si, si è illuso, ma alla fine è sempre e solo scappato-, perciò scuote il capo e abbraccia Sam, poi Artie e ancora Tina e forza un sorriso, mentre Blaine canta  “All you need is love” ed il mondo é ancora tinto di un vivido color smeraldo.
 


 
 
Kurt non sa esattamente quando lui e Sebastian smettano di essere semplici conoscenti e diventino piuttosto amici.
L'università che frequenta Sebastian -l'NYU, a due passi dalla NYADA- gioca sicuramente un ruolo fondamentale, ma probabilmente ad influire molto è anche il caso.
È per caso, infatti, che si sono incontrati la prima volta, quel mercoledì piovoso, nel centro di Manhattan, ed è sempre per caso se si incontrano una seconda volta, qualche giorno dopo, alla fermata della metro che ferma sotto l'Empire State Building. 
E agli uomini, si sa, piace affidarsi al caso, perciò continuano a lasciare che esso agisca, finché il caso semplicemente non basta più.
È solo quando questo momento arriva, dunque, che, tra una conversazione e l'altra, Sebastian avanza la proposta di uscire a bere un drink insieme.   
Kurt schiude le labbra, sorpreso dal fatto che quella proposta sia totalmente priva del suo tipico sarcasmo sottile, e deve pensarci un attimo attentamente, ma alla fine accetta.
Non sa perchè lo fa, forse perché ogni parte di quella città gli ricorda un progetto che ha fatto con Blaine e uscire in un locale a tarda notte, con la musica alta e alcool facilmente fruibile, non rientrava molto nel loro stile. O forse dovrebbe soltanto smetterla di giustificare ogni suo atto con Blaine, Blaine, Blaine; forse dovrebbe cominciare a prendersi le proprie responsabilità.. o forse no, forse è ancora presto per questo.
 
 
 
 

 
Se sua madre fosse lì in quel momento, gli direbbe di seguire il suo cuore -gli direbbe che il cuore e la pancia indicano sempre la strada giusta, anche quando fingi di non ascoltarli-; ma la verità è che è così difficile seguire senza esitazioni il cuore, quando la tua mente sta già calcolando tutti le possibili conseguenze delle tue future azioni.
Adesso Kurt si guarda intorno e, come se stesse guardando un film e non la trama della sua stessa vita, come se tutto quello non stesse accadendo lì e in quel momento, si ritrova ad analizzare se stesso e ciò che lo circonda.
Pensa che il giorno prima, quando hanno fatto l'amore, il corpo di Blaine gli sembrava così freddo al suo fianco che per poco non ha ceduto all'impulso di alzarsi e coprirsi e scappare, nonostante non ci fosse più niente di clandestino ed immorale in quello che stavano facendo.
Pensa che la prima volta che lo hanno fatto, quando Blaine l'ha toccato, quando Blaine è entrato dentro di lui in ogni modo possibile, la sensazione di completezza che stava provando era riuscita a cancellare persino il ricordo di Sebastian, del modo in cui aveva puntato Blaine e del suo sguardo possessivo su di lui mentre ballavano allo Scandals.
La notte precedente invece, mentre Blaine lo stringeva a sé e lo baciava e gli ripeteva quanto lo volesse, ogni suo tocco non faceva altro che riportare alla mente quello di Sebastian e questa volta Kurt non riusciva ad impedirsi di volere proprio quello.
 
“Nothing you can know that isn't known
Nothing you can see that isn't shown
Nowhere you can be that isn't where you're meant to be
It'a esay”
 
Kurt vorrebbe davvero che fosse così semplice.
 
 
 
 

 
La notte in cui tutti i loro equilibri vengono stravolti, invece, la ricorda alla perfezione.
Sono le due di notte e Kurt ha freddo. Ha freddo ed è stanco di stare solo.
Ascolta il battito frenetico del proprio cuore finchè non gli sembra quello di un orologio da parete: un ticchettio meccanico che scandisce il flusso continuo del tempo.
Un tempo che non torna più e che sembra star solo aspettando che lui si rimbocchi le maniche e ricostruisca dalle fondamenta la propria vita.
Impiega circa un'ora e mezzo a capire che è quello che effettivamente vuole fare e, nel momento in cui se ne rende conto, getta a terra le coperte ed infila un paio di pantaloni, i primi che trova, nel buio della camera rischiarata solo dalla luce della luna.
Venti minuti dopo è davanti a casa di Sebastian.
Bussa una, due volte, alla terza è lui ad aprire.
“Che succede?” chiede, lievemente frastornato dal sonno, ma con lo sguardo sempre allerta, sempre pronto, vigile.
Kurt scuote il capo forte, per impedirsi di pensare a quanto Sebastian sia effettivamente diverso da Blaine, per nascondere a se stesso che non sa cosa stia facendo e non sa perchè proprio Sebastian tra tutti.
É un secondo: trattiene il respiro, poi con un gesto fugace prende il suo viso e preme le labbra sulle sue.
E Sebastian, bhe, Sebastian non è più un ragazzino, ma non è nemmeno diventato abbastanza sciocco da rifiutare Kurt Hummel, specialmente quando questo si getta spontaneamente tra le sue braccia, senza alcuna costrizione.
Perciò lo spinge contro il muro e si lascia baciare e, nel momento in cui lo trascina verso la propria camera, Kurt non si oppone, ma insinua le mani sotto la sua maglietta ed in un gesto bisognoso la solleva.
 
Quella notte, quando Sebastian mappa tutto il suo corpo con le proprie labbra e dipinge ogni sua curva con le proprie dita, rapide e possessive, Kurt si rende conto che quell'immensa città non gli fa più paura.
Quella notte, quando si addormenta con la testa affondata nel cuscino e lo sguardo che vaga sulla figura sfocata del suo amante addormentato, Kurt si sente sporco, ma libero.
 
 
 


 
Ci sono momenti importanti nella vita di ogni persona, momenti che rimangono impressi perché portano con sé qualcosa di nuovo, qualcosa che sfugge al rigido assetto delle cose di ogni giorno ed in qualche modo si divincola e sbatte le ali come una farfalla in trappola per riuscire a liberarsi da quel groviglio che la circonda e la opprime.
Più che ricordi sono macchie di luce e colore, ben distinte e delineate nel quadro grigio della vita; marchi a fuoco, linee indelebili, come croci tracciate su un calendario a segnare i giorni importanti.
Il primo dentino, la prima volta in bicicletta, il primo istante di tutta una vita in cui ci si rende conto di provare qualcosa di spaventosamente simile all'amore. E ancora il primo giorno di scuola, il primo bacio, la prima vacanza da soli con gli amici -quando é bello fingersi grandi, anche se poi si fa di tutto per non diventarlo-, la prima volta.
Ci sono momenti che rimangono impressi per sempre, momenti che ci porteremo con noi per tutta la vita: la proposta di matrimonio dovrebbe essere uno di quelli.
Eppure Kurt adesso si guarda intorno e si rende conto che tutto ciò che vede non gli appartiene più. O forse no, forse è solo lui a non appartenere più a quel posto.
Tutto ciò che lo circonda parla di Blaine, dai tavolini in legno intarsiato alle ampie vetrate novecentesche, fino alle stanze ampiamente arredate e vagamente austere: tutto, in ogni dove, é impregnato di loro.
E Kurt non vuole quello, non vuole aggrapparsi un'altra volta al passato, fingendo che rimanere lì, sospeso in quel limbo, a mezz'aria sopra un burrone che inghiotte ciò che é e lo trasforma  in ciò che è stato, sia meglio che affrontare la naturale conseguenza di ogni sua qualsiasi azione.
E mentre Rachel lo prende per mano e, con un sorriso che cerca di essere radioso, lo trascina verso una stanza adiacente, pensa che, se c'è qualcosa di peggio che dimenticare un ricordo dipinto in colori primari, è scolorire quel ricordo già in partenza.
 
 
 

 
 
Quello che doveva essere un unico, isolato, momento di debolezza, di cui vergognarsi il giorno dopo e da provare in ogni modo a rimuovere con docce e lacrime, diviene in poco tempo un vero e proprio circolo vizioso, finchè Kurt non è più sicuro di quante notti a settimana sia in grado di resistere, da solo nel suo letto, senza abbandonarsi al disperato bisogno del corpo di Sebastian accanto al proprio.
Quella sensazione di sporco, di qualcosa che apparteneva solo a Blaine e che é stato irrimediabilmente violato, quella sensazione che in un primo momento sembrava volerlo divorare dall'interno, sparisce in fretta, portata via dalla routine infernale delle giornate e dalla lussuria delle notti alle quali Kurt si abbandona e dalle quali Kurt si lascia manipolare, tramite quelle mani callose e forti che modellano il suo corpo come creta.
Ed è una sensazione così bella e liberatoria e spaventosa al contempo, dipendere dalle mani e dal volere di chi un tempo credevi di odiare, completamente in balia di qualcosa a cui non sei pronto a dare un nome, per paura che quello stesso nome porti con sé un peso troppo grande da sopportare.
Così Kurt si convince semplicemente che non ci sia nessun nome da dare, semplicemente perché non c'è niente tra lui e Sebastian che sia degno di essere catalogato.
Sale in macchina e guida fino al primo bar gay che trova -all'angolo tra la diciassettesima e la Fifth Avenue-, scende e balla e beve quel tanto che basta per sentirsi un minimo disinibito, ignorando ad ogni sorso il senso di colpa che sente crescere dentro di sè, mentre si accorge di star completamente perdendo se stesso.
Due ore dopo sta ballando con un uomo che non conosce e di cui probabilmente non ricorderà più nemmeno il viso, ma quando finalmente si convince a baciarlo, il disgusto che prova è così forte che improvvisamente si ritrova nel parcheggio, le gambe pesanti per la corsa ed il petto gonfio a causa del fiatone.
Ed è solo quando si appoggia bruscamente al finestrino della propria auto e, come un burattino senza fili, si accascia a terra privo di energie e di voglia di combattere e di vivere, che si rende conto di avere un grosso problema, perché, ciò che con Sebastian sembra così naturale e scontato, con qualsiasi altro uomo lo terrorizza.
 
 
 
 
 


“L'amore è tutto ciò di cui hai bisogno”
Ma cosa succede quando questo bisogno tira in direzioni diverse, che finiscono per intrecciarsi ed invischiarsi con quelle di altre persone in un intricato groviglio di desideri ed esigenze?
Blaine ama Kurt -il suo amore è, almeno a detta sua, tutto ciò di cui ha bisogno-, ma Kurt?
Kurt non può dirlo ad alta voce, ma in cuore suo sa che il suo bisogno non coincide con quello di Blaine e che di conseguenza non potranno mai consumarsi insieme, ma solo uno in alternativa all'altro, rendendo irrimediabile per uno di loro due rimanere ferito.
E lui non vuole questo.
Non vuole questo per sè, ma nemmeno per Blaine, che è stato il suo primo amore e conterà sempre qualcosa di importante, anche adesso che il suo cuore -stringe forte gli occhi quando ci pensa- appartiene ad un altro.
 
“L'amore è tutto ciò di cui hai bisogno”
Sempre la stessa frase, un numero imprecisato di volte, mentre petali vermigli cominciando a volteggiare sopra alle loro teste, come aeroplanini di carta lasciati nell'aria, in balia del vento.
 
 
 
 

Ogni tanto lui e Sebastian parlano.
Non succede spesso e quando succede non dura molto, ma non sono mai parole vane.
Poi però ci sono anche i giorni in cui Kurt ha paura di parlare, di incrinare la facciata di gioia e tranquillità che ormai troppo abilmente ha imparato a montare, e mostrare il caos e l'incertezza che ha dentro.
Sebastian gli chiede come stanno andando i corsi alla NYADA e lui solleva le spalle e si lascia scorrere addosso tutto -i sogni, gli obiettivi non raggiunti, l'insoddisfazione dello stare in un luogo in cui non è apprezzato da nessuno in cui non ha nessuno-.
Scuote il capo e poi lo bacia, in ginocchio sul materasso troppo spesso, proteso verso di lui come a voler soffocare in un bacio tutte le paure che non riesce ad esprimere per orgoglio o per vergogna. A volte per entrambi.
E Sebastian incornicia il suo viso tra le mani e lo spinge disteso sul letto ed ogni tentativo di colloquio si perde tra i gemiti e i sospiri e la prontezza con cui le mani accarezzano e stringono e le dita graffiano, lasciando impressi segni di un silenzio che sfugge e continua a non avere un nome, ma in cui Kurt riesce a sentirsi stranamente protetto e forse accolto e capito, lui che nel silenzio non c'é mai riuscito a stare.
 
 
 
 

 
Si dice che quando incontri la persona giusta, quella fatta apposta per te, con tutte le sue crepe e le sue sfaccettature che combaciano alla perfezione con le tue, le parole diventino superflue, addirittura eccessive.
Si dice che alla persona giusta non si è in grado di mentire, perché te le legge negli occhi le tue verità e a nulla valgono i tentativi di farsi schermo, perché la persona giusta ti conosce nel profondo.
E ciò non ha niente a che vedere con la quantità di tempo trascorso assieme o con l'ammontare di segreti condivisi: la persona giusta ti conosce al primo sguardo, perché é destinata ad essere il pieno dei tuoi vuoti ed il vuoto dei tuoi pieni e dunque come potrebbe essere altrimenti se tu sei proprio ciò che gli manca?
Kurt osserva Blaine da metà delle scale -ragazzi e ragazze e uomini e donne, intorno a loro, a fissarli con sguardi carichi di aspettativa- e prova a ricordare il momento in cui i loro pieni e i loro vuoti si sono uniti, alcuni anni prima, su quelle stesse scale.
Ma mentre ci prova, pensa che forse è stata solo una sensazione illusoria, un autoinganno macchinato dalla sua mente, un voler a tutti costi riempire di parole un silenzio che sarebbe presto tornato indietro, più vuoto e assordante di prima.
Ed è solo quando alza lo sguardo e un verde smeraldo lo abbaglia e lo avvolge, poco dietro le spalle di Blaine, in disparte e con le braccia incrociate al petto, lo sguardo neutro che sa di addio, che capisce: si è illuso per anni che Blaine potesse riempire di parole un silenzio che aveva solo bisogno di acquistare un senso.
Sebastian è stato il suo senso.
 
 
 
 
 
Un colpo netto alla porta di legno, che cigola e vacilla.
“É permesso?” chiede una voce roca alle sue spalle ed é un martedì di novembre, il giornale radio comunica che sta arrivando un temporale.
Kurt, seduto sul cornicione di una finestra al terzo piano della NYADA, solleva lo sguardo dal proprio libro e pasticcia con le labbra in un piccolo balbettio.
Sebastian è in piedi di fronte a lui ed è bello come mai l'ha visto fino ad allora; in mano tiene una busta accartocciata ed appena unta, due bicchieri di cartone premuti contro il petto.
Non si spreca in convenevoli, non dice cose dolci e non lo guarda come se fosse il mare e lui volesse disperatamente affogare, ma si limita a porgergliene uno e a sedersi accanto a lui e Kurt sorride a quel gesto e poggia il proprio libro sulle ginocchia, ispirando il suo profumo che è droga per i sensi.
E tutto improvvisamente acquista un colore diverso: la fatica, la scuola, la solitudine, il lavoro si tingono da allora in poi del sapore di mattine sonnacchiose e schiuma di caffellatte e un bacio silenzioso, dato senza doppi fini, al centro di New York, davanti ad un enorme vetrata aperta sul mondo.
 
 
 
 


 
“Ci siamo incontrati proprio qui” 
Sembra così stupido a pensarci, che tutte le strade prima o poi, in una direzione o nell'altra, portino nuovamente al punto di partenza; quasi inutile ed insoddisfacente a dire il vero, perchè il cammino appare vano.
Ciò che gli uomini non tengono di conto, tuttavia, é che il percorso -che lo si voglia o no- è sempre formazione, e che al punto di partenza si torna con un bagaglio di esperienze e certezze e domande risolte ed altre appena sorte che altro non è che la vita stessa.
Kurt, dopo aver compiuto un percorso durato più di cinque anni, si ritrova al punto di partenza e si rende conto che il tempo ha il potere di cambiare molte più cose di quanto siamo abituati a pensare.
Adesso scuote il capo e guarda Blaine e vorrebbe piangere e gridare e dirgli “Scusa, scusa, ma non siamo più quei ragazzini che amavano senza sapere e senza conoscere il resto del mondo. Scusa, ma non sono più quella persona e mi dispiace di non essere riuscito a dirtelo prima. Ma ti amerò per sempre, Blaine, non dubitarne. Ti amerò ogni singolo giorno della mia vita... Solo non in quel modo”
E mentre lo pensa, guarda Sebastian alle sue spalle e si perde nel verde di un dicembre lontano, tra i fiocchi di neve ed il sorriso magnetico di chi, dopo mesi di lacrime, gli ha ridonato il sorriso.
 
 
 
 


 
Kurt pensa che il problema sia che non ci stanno nemmeno provando o per lo meno non ci stanno provando abbastanza.
Se ci provassero riuscirebbero probabilmente a costruire qualcosa di importante, qualcosa di reale, per cui gioire e combattere e sentirsi vivi, ma semplicemente non lo stanno facendo.
Sebastian l'ha aiutato a ritrovare la serenità che aveva perduto, la naturalezza del baciare qualcuno senza la paura del poi e la necessità di pretendere ciò che gli spetta dagli altri e saper mettere un punto a certi capitoli, per poter poi voltare pagina e ricominciare da capo.
E Kurt lo ha fatto, lo ha fatto davvero, con tante cose e con tante persone; ha fatto di Sebastian il coraggio che gli mancava e ha cominciato a ricostruire la sua vita basandosi su questa nuova, inaspettata forza.
L'unico capitolo che non riesce in alcun modo a chiudere, tuttavia, é lo stesso che gli impedisce di provarci davvero, di abbandonarsi a Sebastian ed accettare a pieno nel profondo, che si sta innamorando di lui.
 
“L'amore è solo una stronzata inventata da chi non ha le palle di affrontare il mondo da solo” gli dice una notte Sebastian, lo sguardo rivolto verso il soffitto ed il volto in parte illuminato dai raggi della luna.
Kurt ha freddo e lui lo sa, perciò lo stringe, nonostante continui a fare finta che non gli importi più di tanto e lentamente segue il ritmico sollevarsi ed abbassarsi del suo petto nudo, rapido come il battito frenetico delle ali di un uccellino.
Kurt pensa che, se solo avesse il coraggio di lasciarsi alle spalle Blaine, la sicurezza e la stabilità che é Blaine, sarebbe in grado di dirgli che non è vero. Sarebbe in grado di dirgli “Ti amo”. 
 
 
 
 
 


Alla fine è sempre stato questo il problema.
Kurt non ha mai saputo chiudere con Blaine, perché Blaine in qualche modo é l'unica certezza che abbia mai avuto nella vita. 
Kurt ha costruito la sua intera esistenza attorno a Blaine, in quel periodo della sua vita in cui era piccolo e non aveva nessuno, e si è sempre aggrappato a lui per impedirsi di crollare.
Poi Blaine se n'é andato e Kurt non ha mai trovato il coraggio di superarla, perché rinunciare a Blaine, dire “Ti amo” a Sebastian, andare avanti con la propria vita ed accettare che New York é così spaventosamente immensa, che lì la vita va il doppio più veloce e che, se rimani ancorato al passato, finisci irrimediabilmente per restare indietro e farti male; sarebbe come fare un salto nel vuoto senza la certezza di poter poi riuscire a volare.
Quanti “Ti amo” ha sprecato, facendo finta che non gli importasse; quanti “Mi manchi”, “Torna indietro”, “Permettimi di dimostrarti che l'amore non é una stronzata”: solo a pensarci, adesso, gli gira la testa.
E mentre Blaine parla di vite passate e mani che si stringono e amori che durano per sempre, Kurt prova a pensare ad un modo per trasmettere con un solo sguardo a Sebastian tutte quelle parole perdute. Prima che sia troppo tardi.
 
 
 
 

 
Blaine va a trovarlo a New York il giorno di Natale.
Kurt non si aspettava di vederlo lì, ma quando nuovamente i loro sguardi si incontrano, per la primissima volta da quando lui gli ha detto di averlo tradito, a Kurt pare di vedere un estraneo.
Un estraneo con cui condivide tanti, tantissimi ricordi; ma pur sempre un estraneo.
Una parte di lui è felice, certo -dopotutto Blaine rimarrà sempre il suo primo amore-, ma, mentre pattinano insieme sul ghiaccio di Rockefeller Center e lui lo guarda, come se il tempo non fosse mai passato, Kurt si rende conto che non è più in grado di provare per lui ciò che provava prima.
E tutto crolla.
Settimane passate a baciare Sebastian, ricercando in lui una traccia di Blaine; notti trascorse ad ignorare quello che provava per nei suoi confronti, fermamente convinto che sarebbe stato sufficiente rincontrare gli occhi ambrati del suo primo amore per ritrovare se stesso; sguardi vuoti puntati su quel telefono che continuava insistentemente a suonare, nonostante non ricevesse mai risposta: tutto crolla nello spazio di uno sguardo.
Adesso Kurt lo osserva e pensa che il tempo si è portato via tutto, anche il suo amore.
O forse non è stato il tempo, forse sono stati due occhi verdi come smeraldi e mille notti di lussuria e graffi sulla schiena e “Ti amo” taciuti per paura delle conseguenze.
Forse é stato un amore che si è preso tutto di lui, nel momento in cui meno se l'aspettava e non gli ha lasciato alcuna possibilità se non amare a sua volta.
 
“É venuto mio padre a trovarmi” dice piano, mangiucchiandosi l'unghia del pollice, a sedere contro il bordo della vasca da bagno, le gambe rannicchiate al petto.
Sebastian dall'altra parte della cornetta fa un verso strano, come se sapesse.
Kurt non è mai stato bravo a nascondere le cose.
“C'è anche lui, vero?” chiede ed improvvisamente il suo tono è scostante, casuale.
Stupido, stupido, stupido
Kurt abbassa il capo, poco importa se Sebastian non può vederlo.
“Si” sussurra piano, un flebile schiudersi di labbra. “È stato- non ne sapevo niente”
Perchè tutt'a un tratto si sente come se dovesse trovare una giustificazione?
Da quando deve rendere conto a Sebastian di quello che fa?
“Non fa niente” gli dice lui sbrigativo. “Divertitevi” poi chiude.
Quando Blaine, picchiettando alla porta, gli chiede se stia bene, Kurt ha la testa poggiata contro il muro ed il cuore in sincrono con quel tu-tu-tu che ancora tiene premuto contro l'orecchio. 
“Sto facendo del male alla persona che amo. Come può andare tutto bene?”
 
 
 



 
“Perciò, Kurt Hummel, mio incredibile amico, unico amore della mia vita... Vuoi sposarmi?”
Luci. Ampi sorrisi. Mani congiunte in attesa di un applauso. Petali di rosa.
Uno, due secondi.
Respira, Kurt, respira.
Ci sto provando
Devi solo dire si
Non ci riesco
È solo una parola
È per sempre
Solo una parola
Respira
Ti stanno guardando tutti
Respira
Solo un si
Non posso dirlo
Si che puoi
Non lo amo più
Non lo amo
Non lo amo
Non lo amo
Kurt alza lo sguardo e incontra di nuovo quello scostante di Sebastian, oltre le spalle e le espressioni di attesa e stupore, oltre i sorrisi falsi e preconfezionati e quelli sinceri dei suoi amici, e tutto il mondo si spegne, mentre lui rimane lì, fermo al centro della stanza, dipinto in colori primari.
Non posso, Blaine.
 
Il corridoio è solo un turbinio di luci, mentre corre in fretta verso il cortile, una mano premuta contro la bocca, così forte che gli manca il respiro.
E come se avesse il cuore in frantumi e ad ogni passo lì stesse calpestando, producendo quello scricchiolio tipico del vetro, sente un dolore al petto indescrivibile, perchè ha perso chi ama e chi lo ama in un solo gesto e non può più tornare indietro.
Così si limita ad andare avanti, avanti, avanti, lungo il parcheggio e poi ancora oltre, nell'immenso cortile che si apre davanti ai suoi occhi; le scarpe che affondano nell'erba bagnata di rugiada.
E sono gli occhi di Sebastian che vede mentre corre, la sua espressione accigliata, afflitta e delusa, quella piega strana delle sue labbra, perché in fondo lo sanno entrambi che è lui quello tra i due a non aver mai voluto mostrare le proprie emozioni.
E sono le sue battute sagaci e le sue inaspettate gentilezze che gli tornano in mentre, mentre un po' alla cieca continua ad avanzare, finché la Dalton non é ormai sufficientemente lontana e una voce lo chiama da dietro, il tono acuto e severo di chi è stanco di correre dietro a qualcuno che non riesce a raggiungere. In tutti i sensi.
“Kurt!”
 


 
 
 
Kurt capisce di non avere più certezze qualche giorno più tardi, dopo quella fatidica sera di Natale.
Rachel non è in casa e Blaine è andato via.
Il telefono è silenzioso.
Sebastian non gli scrive da tre giorni.
Cammina per casa senza una vera meta da raggiungere, spegne con un gesto secco le luci dell'albero di Natale e ignora i fiocchi di neve che scendono lievi dal cielo bianco come porcellana, ognuno unico nella sua effimera bellezza.
Pensa quanto potrebbe essere bello essere un fiocco di neve, sballottato qua e là dal vento, impossibilitato ad essere artefice del proprio destino e dunque a sbagliare e poi pentirsene per sempre -lui che nella sua vita non ha mai saputo prendere decisioni e adesso si ritrova lì senza niente di concreto in mano, a parte un senso di vuoto che solo una persona è in grado di colmare-. 
La stessa persona che sembra essere sparita nel nulla e di cui gli rimane solo quel maglione che gli ha prestato una sera, facendo finta che non contasse poi molto come gesto, mentre fuori infuriava una tempesta e loro erano al sicuro in quell'intreccio di braccia e gambe e corpi nudi e sudati, che era ormai da tempo il loro piccolo posto al mondo.
 
Si rivedono una sola volta, prima che Kurt parta per Lima, prima che decida di essere codardo e scegliere quella che è sempre stata la via più semplice e sicura da percorrere.
Sono le 6.30 di mattina e la stazione è già un via vai di gente che entra e esce ed ha valige in mano che contengono sogni e speranze e rimpianti e musica nelle orecchie che esprime i sentimenti più profondi, che materializza ciò che ognuno ha paura di esprimere per timore, per vergogna o per senso di colpa.
Kurt sta ascoltando “Goodbye my lover”, la valigia poggiata sull'asfalto accanto ai propri piedi, quando qualcuno tocca la sua spalla, in un gesto fugace che lo fa sussultare.
“Bas?” chiede piano, voltando la testa, gli occhi grandi e colmi di emozione. 
Solo ora capisce quanto gli sia mancato.
“Hai deciso di partire” gli fa notare lui e non è una domanda, ma una semplice constatazione.
Non sta piangendo -lui non piange mai-, ma il suo sguardo è distante.
Kurt non risponde.
Abbassa la testa e si stringe nelle spalle, come a volersi fare schermo e TiAmoTiAmoTiAmo, Ti prego, chiedimi di restare.
Ma Sebastian non lo fa, solo annuisce piano, quasi meccanicamente ed in un attimo ha il suo viso tra le mani e le labbra sulle sue, a coprire quel silenzio che non avrà più senso adesso che saranno divisi.
Ed è surreale: l'alba e “I am here for you if you'd only care”, il via vai e gli sguardi di disapprovazione della gente, che non gli hanno mai fatto paura finchè erano insieme, il vento tra i capelli, in bilico su quella linea gialla oltre la quale vorrebbero entrambi cadere.
“Scusa” respira pesantemente Sebastian sulla sua bocca ancora umida della propria saliva e quando Kurt lo vede sparire tra le migliaia di sguardi vuoti che non potranno mai competere con quel verde smeraldo di cui si è innamorato, gli sembra di aver appena gettato tra i binari ciò che rimaneva del suo cuore.
 
 
 
 

 
Una mano si stringe attorno al suo polso.
Kurt a malapena se ne rende conto, ma in un attimo si ritrova strattonato contro un corpo solido e forte, in un gesto così rapido che lo fa barcollare.
Sgrana gli occhi quando incontra quelli di Sebastian, lo sguardo severo e preoccupato e solo.. così carico che di sentimenti e di paura, che non riesce più a decifrarlo.
“Che cazzo fai?” gli urla contro lui con cattiveria e Kurt vorrebbe dirgli “Lasciami, mi fai male”, ma la verità è che ha bisogno di quel contatto o finirà per crollare a terra e urlare e rivelargli che da quando se ne é andato ha pensato a lui ogni singolo giorno, anche mentre Blaine lo baciava e lo toccava e lui si sentiva così dannatamente sporco perché in quei momenti il ricordo di lui era l'unica cosa che gli impedisse di piangere.
Così semplicemente si avvolge il proprio corpo con le braccia, come a volersi tenere dentro tutto, ancora per un po'.
“Non dovresti essere qui” dice piano e spera che l'altro non l'abbia sentito.
“Perchè tu si?”
Ed ecco che in un attimo Sebastian riesce a dar voce a tutti i suoi pensieri.
Fa un giro su se stesso, dà un pugno contro l'aria, si lascia sfuggire un verso frustrato che è poco più che un ringhio.
“Cazzo, Kurt, hai idea di cosa hai appena fatto? Ci sono decine di persone di là che stanno aspettando di-”
“Io non lo amo”
“Cosa?”
Kurt si preme una mano contro la bocca e la sente già bagnata di lacrime.
Stringe forte gli occhi. Una fitta alla testa.
“Non posso sposarlo” dice quasi gridando, le guance rosse di rabbia ed impotenza.
Prende un respiro, due.
O ora o mai più, pensa.
“Bas, io-”
“Non dirlo” 
Sebastian gli ha afferrato le braccia, lo sta scuotendo. Se lo lasciasse Kurt è sicuro che non sarebbe più in grado di reggersi in piedi.
Percepisce a malapena la propria schiena scontrare contro la superficie di un albero alle sue spalle, il corpo di Sebastian è sul suo.
“Non dirlo, non dirlo, non dirlo” ripete come una cantilena, le fronti l'una contro l'altra.
Hanno entrambi gli occhi chiusi, ma quel contatto tra di loro è reale e, Dio, sembra passata una vita dall'ultima volta che lo ha baciato.
“Non dirlo” ripete Sebastian un'altra volta e forse sta piangendo, ma Kurt non può vederlo.
Eppure lo sente, arrendevole come non è mai stato fino ad allora, nemmeno quella mattina alla stazione, con l'alba e la gente e ‘I am here for you if you'd only care’. “Hai scelto lui, non dirlo adesso che non c'è modo di tornare indietro”
Ma questa volta Kurt non è d'accordo e solo allora se ne rende conto: questa vita ha strade troppo strette per chi vuole cambiare rotta, ma per la persona giusta si è sempre disposti a sfondare ogni corsia e guidare contromano.
Perciò scuote fermamente il capo, le mani di Sebastian troppo strette attorno agli avambracci e gli occhi socchiusi che si cercano e si trovano e in quel momento davvero sono per sempre.
Scuote fermamente il capo ed un singhiozzo precedere un piccolo, microscopico sorriso.
“Io- ti amo”
Poi, finalmente, mesi di distanza e parole taciute, svaniscono nel silenzio di un bacio, che ha, dopo tanto tempo, riacquistato un senso.
 
 
 
 
I know your fears and you know mine. 
We've had our doubts but now we're fine, 
And I love you, I swear that's true. 
I cannot live without you

 


Here I am c:
Probabilmente molti (tra cui io stessa) mi vorranno uccidere perchè ho rovinato il momento Klaine più bello di sempre, ma, capitemi... è difficile essere una Klainer innamorata di una Kurtbastian shipper ahaha
Per quanto riguarda la storianon ho molto da dire: è tutto qui. Avrei dovuto postarla il 24, ma non ne ho avuto la possibilità!
L'unica cosa che vorrei precisare è che il pezzo "questa vita ha strade troppo strette per chi vuole cambiare rotta" è tratto da una canzone di Ligabue.. il resto della frase l'ho aggiunto io ahaha

Grazie mille a tutti quelli che leggeranno!
Ci sentiamo domani (spero) con il sesto capitolo della long *cuoricino che non riesco a mettere*

A presto!
 
  
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