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Autore: Laura of Maychoria    27/10/2015    0 recensioni
Castiel è stordito, frustrato e irritato. E ha qualcosa da dire.
Tag per 5x13
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Quinta stagione
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Salve! È la mia prima traduzione nel fandom quindi spero che non mi spennerete come un gallinaceo per eventuali errori.

La mia, essendo appunto una traduzione, non può dare giustizia alla fanfiction originale. Ci sono giochi di parole ed espressioni che in italiano non possono essere usati, perciò, se ne avete la possibilità andate a leggere la storia originale qui, e il link dell'account dell'autrice qui. Naturalmente ho fatto con il suo permesso!

Questa storia era troppo bella e con troppo hurt!Cas per non tradurla e imparlarla quasi a memoria... spero che vi piacerà quanto è piaciuta a me!
Anche se non sono io ad averla scritta le recensioni fanno davvero sempre tanto piacere, e se ne lascerete le invierò certamente in inglese anche all'autrice.

Il titolo, “We Will Work with Each Other, We Will Work Side by Side” deriva dalla canzone “They'll Know We Are Christians”, che potete trovare qui.



 

 

We Will Work with Each Other, We Will Work Side by Side


 

Essere malati è estremamente spiacevole. In qualche modo Castiel non lo aveva mai realizzato prima. È diverso quando sei tu ad essere malato e non gli altri.

Svegliarsi è terrificante quasi quando svenire. Entrare e uscire dalle tenebre, il nulla, senza un pensiero conscio e contro la propria volontà... È una delle esperienze più spaventose che Castiel abbia mai avuto, peggiore del faccia a faccia con un arcangelo, persino peggiore del realizzare che è completamente solo contro tutte le schiere del Paradiso.

Non peggiore della paura di aver deluso il suo stesso Padre, però.

Castiel apre gli occhi, solo per poi richiuderli immediatamente con una smorfia. La testa è palpitante, martellante, come niente che abbia mai sentito prima. È consapevole che le sue gambe sono raggomitolate a ridosso del petto, quasi in segno di protezione, il corpo avvolto nel trench di Jimmy. Qualcuno deve avergli messo l'impermeabile a mo' di coperta: quando è arrivato non è rimasto sveglio abbastanza per farlo da sè, barcollante e troppo sfinito per pensarci.

 

Sente una presenza alle sue spalle e lentamente si sforza di guardare, la curiosità più forte del dolore e del desiderio di ritornare tra le tenebre. Dean è seduto lì, appollaiato sull'altro lato del letto, che lo guarda con un sorriso ironico, “Che cosa stavi sognando?”

Cas sbatte le palpebre. È esattamente ciò che hanno fatto prima che lui mandasse Dean indietro nel tempo per la prima volta; solo che era stato Dean a dormire e Castiel a vegliare su di lui. Ma lui avrebbe fatto a Dean l'onore di rispondere alla sua domanda nel modo più veritiero possibile. “Non era... bello.” dice piano.

“Mi dispiace, amico.” Dean gli da una maldestra pacca sulla spalla. È un gesto gentile. Castiel annuisce con gratitudine, poi deglutisce improvvisamente contro l'impulso di vomitare.

“Wow... stai diventando bianco amico!” Dean tira bruscamente indietro la mano, come se avesse paura di essere stato lui a causare quel pallore. “Hai bisogno di un bidone della spazzatura, o... qualcosa del genere?”

Castiel resta immobile. Forse così la stanza smetterà di girare. Cerca di capire perché Dean gli farebbe un'offerta così strana. “No, non ho bisogno di... buttare via... niente.”

Dean sbuffa. “Voglio dire per vomitarci dentro. Hai bisogno di vomitare?” [1]

“No, preferirei di no.” Cas chiude gli occhi, facendo del suo meglio per non pensare al vomito. Non pensarci per niente. Mai più.

“Potresti non avere scelta.” Ma Dean sembra capire che Castiel sta cercando di aspettare. Si siede in silenzio per qualche istante e l'angelo ascolta il suo respiro, lungo, calmo e regolare.

“Starai bene?” La voce di Dean è tranquilla, sinceramente preoccupata.

“Alla fine”, dice Castiel. Il suo tono suona ruvido e ghiaioso, anche più del solito. Non è stato molto gentile con la gola di Jimmy Novak, anche se di certo non è stato lui a volerlo.

Sono silenziosi. L'angelo tiene gli occhi chiusi, ma non dorme. Dopo un po' sente Dean strattonare il suo trench e metterselo addosso, scoprendolo quando si gira. L'uomo si lisca l'impermeabile sopra il petto, infilandoselo sotto le spalle. Cas è toccato.
 

“Ho visto i tuoi genitori.” dice Castiel e sente il Winchester sobbalzare di fianco a lui, facendo muovere l'intero letto.

“Cos... Merda, Cas, pensavo stessi dormendo!”

“No. Ho semplicemente chiuso gli occhi per impedire alla stanza di girare.”

“Giusto. Certo. Povero bastardo.” Dean fa una pausa. “Hai detto i miei genitori?”

“Sì. Li ho visti. Ho sentito l'impronta di Michele su di loro, è stato così che ho capito che dovevo tornare in questo tempo.”

Silenzio per qualche istante. “Stavano bene?”

“Sembravano molto felici. Parlavano di te.” Castiel ricorda di stare in un angolo, appoggiato contro la parete per restare in piedi, guardando la giovane coppia dall'altra parte della strada. Camminavano lungo il marciapiede, fermandosi per guardare le vetrine, parlando e ridendo. Mary teneva quasi costantemente la mano sul gentile rigonfiamento dell'addome e a volte John tendeva la sua per toccarlo, le sue mani sopra quelle della donna. Parlavano di quali giocattoli avrebbero acquistato per il bambino in arrivo, se quel lui o quella lei sarebbero stati appassionati di football o di baseball.

“Ti amavano tantissimo, Dean. Da prima che ti vedessero, fino al giorno in cui sono morti. Ti amavano con tutti loro stessi."

Dovrebbe poter trovare le parole per comunicarglielo adeguatamente.

"Lo so." mormora Dean.

Forse dovrebbe impegnarsi maggiormente. Prova a descrivere la scena a Dean, le parole esitanti ed incerte. Li ha guardati camminare lungo la strada fino a quando aveva potuto, prima di viaggiare di nuovo nel tempo. Castiel aveva anche sentito gli occhi pesanti e prepotenti del Paradiso che guardavano in basso verso la felice coppia. Quello a Dean non lo menziona.

Quando esaurisce le parole torna di nuovo in silenzio, poi apre gli occhi per osservare l'amico. L'uomo guarda in lontananza, il suo volto una maschera di dolore. Sembra che le parole di Castiel non gli siano state di conforto, dopotutto. Cos'ha fatto di sbagliato?

“Lo so... lo so che mi amavano.” Dean dice finalmente, la voce addolorata. “Mamma e papà amavano me e Sammy da morire. Da morire.” Questo è un colloquialismo iperbolico [2], riconosce Castiel. Ma Dean non sembra parlare metaforicamente.

"Pensi che sarebbe stato meglio se non fossimo mai nati?" chiede Dean.
 

Castiel apre la bocca per rispondere, ma prima che possa dire qualcosa, "No" risuona attraverso la stanza, chiaro e fermo. Castiel gira la testa e vede Sam in piedi sulla porta. "No, Dean. Il mondo potrebbe essere migliore se io non fossi mai nato. Ma senza di te sarebbe maledettamente peggiore."

"Sam..." Dean inclina la testa verso il fratello, esasperazione e... qualcos'altro... in ogni movimento. "Andiamo. Non dire stronzate del genere."

"Cosa? È vero." Sam si avvicina, sprecando un attimo per fare a Castiel un cenno, come per dargli il bentornato dalla terra dell'incoscienza. "Tu salvi le persone. Uccidi mostri. Rendi questo mondo schifoso un posto migliore ogni giorno in cui ci vivi."

"Lo fai anche tu." dice Dean, un pizzico di avvertimento nella voce.

"No. Io combino casini. Mi faccio uccidere. Faccio uccidere altre persone. Ti faccio uccidere. È vero."

Dean fa un piccolo rumore ferito nel profondo della gola "Sam, no." Non dire dire cose così, sente Castiel. "Sam, andiamo. Anche tu sei un cacciatore. Hai salvato un sacco di persone."

"E quanti altri ho messo in pericolo solo esistendo?" Le gambe di Sam sono rigide, i suoi movimenti innaturali quando cammina verso il letto. Si siede al lato opposto di Castiel, guardando verso il fratello. L'angelo si sente stranamente accerchiato, intrappolato nella sua incapacità di muoversi. È molto spiacevole.

"Se non fossi qui... Dean... Se non fossi qui, la tua vita sarebbe stata molto più facile. I non... non posso nemmeno dirti quanto mi auguro lo sarebbe stata."

Dean geme. È un vero, autentico gemito, piccolo e sofferente, così pieno di dolore che il cuore di Castiel, un tempo immobile, palpita comprensivo. "Sam, Sammy, non riesci a capirlo? Se tu non fossi qui, se tu non fossi vivo, se tu non fossi mai nato... mi sarei ucciso molto tempo fa."

Entrambi gli uomini non dicono niente per un lungo, teso momento, semplicemente guardandosi l'un l'altro, al disopra del corpo prono di Castiel. L'angelo, senza davvero volerlo, si lascia sfuggire un forte sospiro che urta la cassa toracica e fa girare nuovamente la stanza.

Dean afferra al volo questa distrazione, guardando verso il basso Castiel con furia silenziosa. "Scusa, ti stiamo annoiando?"

"Trovo la vostra continua determinazione a rendervi dei martiri estremamente fastidiosa, sì."

Ora lo stanno entrambi fissando. O forse lo stanno semplicemente guardando in stato di shock. L'angelo è ancora inesperto nel leggere le emozioni umane e, con la sua Grazia a livelli così bassi, non può percepire quali siano i loro reali sentimenti. È fastidioso. Con un altro, più breve sospiro, Castiel preme le mani sul letto lungo i fianchi e inizia a tirarsi su. È un lavoro estremamente duro, la sua testa inizia a girare e considera di chiedere a Dean di dargli davvero quel cestino. Una volta che realizzano cosa sta facendo, i fratelli lo aiutano, afferrandogli spalle e braccia per tirarlo su. Poi Dean gli spinge la schiena sulla testata del letto, mentre Sam gli pone dietro un cuscino. Entrambi i ragazzi sono in difficoltà, destinandogli versi irritati e rimproverandolo perché non si stende e si rilassa, ma sembrano capire il suo bisogno di sedersi. Una volta sistemato, il trench coat in grembo, Castiel si piega su se stesso e ansima. Chiude gli occhi, inghiottendo il sapore nauseante. Le sue mani si sono aggrovigliate alle maniche di Dean e Sam ad un certo punto del procedimento e lui non le lascia andare. Ha bisogno di averli vicini.

"Vi sbagliate... entrambi." riesce a dire alla fine, e apre gli occhi per guardarli, uno alla volta. "Se non foste stati voi sarebbe stata un'altra coppia di fratelli. I miei superiori stanno progettando questo confronto da generazione e generazioni. Non avete mai avuto la possibilità di impedire a tutto questo di succedere."

Dean inclina la testa, preparandosi a protestare di nuovo, quando Cas gli stringe il braccio. "Ma..." deve fermarsi e prendere di nuovo aria. Il Winchester fa una pausa e aspetta, in attesa ma paziente. "Ma... sono felice che siate stati voi a ricoprire questi ruoli. Nessuno poteva essere migliore di voi nel difendere la razza umana, siete... siete forti. Se l'incarico non fosse ricaduto su di voi, certamente la sofferenza del mondo sarebbe stata dieci volte tanto."

Lo stanno guardando, gli occhi penetranti. Vogliono credere.
 

"Siete forti." ripete l'angelo, stringendoli entrambi. "Forti, testardi, ostinati e immensamente irritanti, ed è l'unica ragione per la quale state ancora in piedi. Stare con voi è l'esperienza più frustrante e gravosa della mia vita, e la mia vita è stata lunga. Ma... non lo cambierei. Non lo cambierei mai."

Dean abbassa lo sguardo, per poi guardare nuovamente Castiel e fargli un piccolo, storto sorriso. "Già. Viva il Team del Libero Arbitrio." Poi fa una smorfia, e lentamente fa leva sulla mano dell'angelo per toglierla dal suo braccio. Castiel lo lascia andare bruscamente, sperando di non averlo offeso.

Sam da gentilmente un colpetto al petto di Castiel con la mano libera, come un bambino accarezzerebbe un cucciolo, dolce e confuso. "Già, neanche noi vorremmo avere un angelo diverso."

“Non mi avresti senza i poteri di persuasione di Dean.” risponde sinceramente Castiel, “Non avresti nessuno... non avresti... nessun altro angelo...” [3]

La stanza gira di nuovo, e ha smesso di cercare di capirne il motivo. Castiel sbatte le palpebre stordito, incapace di incontrare gli occhi si Sam, sembra che ce ne siano troppi.

"Okay, abbiamo finito il Talk Show dell'Angelo Stordito." dice Dean, "È tempo che tu ti stenda per un sonnellino, amico."


Il serafino tenta di protestare, ma è inutile. Lo fanno sdraiare di nuovo nel letto e dorme.

Sogna del Paradiso e non sente le lacrime che gli scendono lungo le guance, nè ruvide dita tozze che le spazzano via.







 

Scusate per le note a fondo pagina, non voglio sembrarvi una maestrina o cos'altro, però... magari possono chiarire qualche dubbio, o boh!
Liberi di saltarle!

[1] È un simpatico gioco di parole, in inglese. Il buttare qualcosa nella spazzatura viene chiamato “throw in”; invece l'azione di vomitare viene chiamata anche, e principalmente, “throw up.” Ovvero buttare di fuori.
Quindi Cas vedendo un bidone pensa al throw in, buttare nella spazzatura, Dean al throw up, vomitare.
Piaciuto il monologo sulle nostre sostanze interne? Anyway, se avete suggerimenti ditemi pure!

[2] Nel caso qualcuno avesse dei dubbi, in originale viene scritto “hyperbolic colloquialism”, ovvero “colloquialismo iperbolico”, volevo mettere “esagerato”, ma riflettendoci e consultandomi mi sono resa conto che “iperbolico” era comprensibile. Se avete altri pareri dite!

[3] Come sapete “you” in inglese è utilizzato come seconda persona sia singolare che plurale. In altre parole, non riuscivo a capire se Cas si riferisse a Sam o ad entrambi i Winchester. Il mio primo pensiero è stato per entrambi, ma poi, data la frase successiva, è probabile che parlasse solo con Sam. Inoltre nonostante il “Sam è mio amico” di questo episodio, Cas è fin troppo ingenuo e senza peli sulla lingua, sembra un bambino, e in 99 Problems dice anche “Sam is an abomination”. In più, sta già ricascando nel mondo dei sogni, quindi...
 

Per finire, l'autrice utilizza moltissimo i soggetti e i nomi “Dean e Castiel”. Nella lingua inglese è una cosa perfettamente normale, in quella italiana invece stona parecchio. Quindi, anche se l'autrice originale non lo usa, ho deciso di usare anche “Cas” e “angelo” per Castiel, e ho cercato qualche sinonimo per Dean. Spero che non disturbi!

 
   
 
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