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Autore: cin75    28/10/2015    7 recensioni
L'ennesimo scontro. L'ennesimo dolore. L'ennesimo incubo.
L'ennesima scelta.
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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Quegli stupidi seguaci del demone che dominava la piccola città di Savannah in Georgia, li avevano seguiti a distanza e solo quando i due Winchester avevano imboccato il vicolo in cui era parcheggiata l’Impala avevano deciso di agire. Definitivamente.
Avevano deciso di vendicare la triste sorte che era toccata al loro “oscuro signore” e quindi ancora plagiati e confusi da ciò che rimaneva dei suoi insegnamenti avevano deciso di colpire i due cacciatori.
Piombarono su di loro come furie impazzite. Veloci e rabbiosi. Degni allievi di un demone.
 
Sam e Dean, dopo la sorpresa iniziale, reagirono all’attacco. I colpi volarono violenti tra cacciatori e prede.
Difficile dire in quel momento chi fosse chi.
 
L’attacco da parte dei due fedeli al demone portò i due fratelli a separarsi e se fino  a quel momento , Sam e Dean, avevano cercato di metterli ko, per cercare di “recuperarli” e magari tirarli fuori da quella sorta di lavaggio del cervello a cui, sicuramente, i due poveri bastardi erano stati sottoposti, ad un certo punto, capirono che non avevano altra scelta.
Quasi all’unisono i due Winchester  misero mano alle loro pistole ma questo sembrò far impazzire i due “aggressori” che si avventarono a testa bassa contro i due cacciatori. Li placcarono letteralmente, sbattendoli a terra e anche se i buoni cercavano ancora di controbattere i cattivi , le due pistole fecero fuoco quasi simultaneamente.
Due colpi. Secchi. Fragorosi.
Per attimo ci fu uno strano silenzio nel vicolo, rotto solo dal respiro pesante di Dean ancora pressato dal corpo che gli giaceva morto addosso, da un rantolo sommesso poco lontano da lui e da un rumore confuso che si allontanava veloce per poi tacere del tutto.
Forse Sam non ha puntato al cuore!, pensò il maggiore consapevole del riluttante , ma a volte pericoloso, tentativo di Sam, di salvare il salvabile.
Mise le mani intorno alle spalle del corpo che lo sovrastava inerme e lo spinse via, facendolo rotolare su un lato. Per un attimo, Dean, fissò il piccolo cerchio rosso che campeggiava sul torace immobile dell’altro.
“Sam?? Tutto ok?!” chiese mentre si metteva a sedere.
 
Niente!
 
“Sammy?!” chiamò ancora.
 
Solo e ancora quel rantolo.
Dio!! quanto odiava  quando Sam non rispondeva subito!!!!
 
Il maggiore si voltò pronto a fare la voce grossa.
Il panico!!!
Per un attimo il suo cervello cessò di funzionare. Il suo cuore pompò a mille tanto che sembrava stesse per esplodere. I suoi occhi non credevano a quello che stavano mettendo così tragicamente a fuoco. La gola gli si seccò in un attimo e iniziò a bruciare impedendogli di dire qualsiasi cosa.
 
Sam.
Sam disteso a terra.
Sam ferito.
Sam che tremava a causa della ferita.
Sam che perdeva sangue dal collo.
Sam che sputava sangue e rantolava.
Sam che aveva gli occhi lucidi dal dolore e dalla paura.
Sam che non riusciva a fermare le lacrime.
Sam che non era riuscito a chiedergli aiuto.
Sam.
Sammy.
 
Poi tutto nella mente di Dean si riaccese. Con uno scatto fulmineo il maggiore raggiunse il fratello e senza esitare gli mise una mano al lato del collo da dove sgorgava, copioso, il sangue.
“Tranquillo!! Tranquillo!! Fratellino. Ci sono qui io. Ci penso io a te. Non temere…. fin quando ci sono io, non ti accadrà nulla!!” ripeteva per rassicurare il minore e per convincere se stesso.
“…ean….ean…” mormorava Sam che in quelle condizioni non riusciva nemmeno a pronunciare il nome del fratello.
“No…no!! Non parlare, Sammy! Ora….ora ti porto in ospedale e vedrai che ti rimetteranno in senso in men che non si dica. Tu…tu devi solo….solo tenere duro, ok?” chiese mentre tirava fuori dalla tasca del giaccone la sua bandana e la premeva contro la ferita. “Puoi farlo, Sammy?..puoi…puoi tenere duro?” fece ancora cercando perfino di sorridergli così da calmarlo dato che Sam aveva ripreso a tremare convulsamente.
“…ean….ean….”
“Andiamo Sammy!! Fallo per me!! Resisti per me. Lo sai che se non ci sei tu a tenermi a bada io combinerei solo guai, no??” scherzò nervosamente mentre premeva ancora e con una mano cercava le chiavi dell’Impala. “Ricordi? Il patto con Lilith, Gadreel, Caino….” elencava cercando di restare calmo. “Tutti casini che ho fatto perché tu , a modo tuo, non c’eri!!” ironizzò.
Sam chiuse appena gli occhi come per fargli capire che lo avrebbe fatto. Che c’avrebbe almeno provato a tenere duro.
“Ok!Ok! fratellino!” lo incoraggiò Dean. “Ora ti tiro su e ti metto in macchina. Andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Ti tengo io!!” e così dicendo , nel modo più cauto possibile tirò su Sam. Ma il giovane per quanto cercasse di collaborare, non riusciva a tenersi. Si sentiva debolissimo.
Dean lo capì. Sam infondo stava perdendo parecchio sangue e allora cercò di rassicurarlo.
“Va’ bene. Va’ bene. Ora ci penso io!!” fece risoluto.
Adagiò di nuovo Sam, piano a terra e corse ad aprire lo sportello posteriore dell’Impala, ferma poco distante da loro. Poi, velocemente, tornò da Sam e gli disse di stringere i denti.
Si inginocchiò accanto al corpo del minore e poi con cautela infilò una mano dietro la schiena e l’altra dietro le ginocchia di Sam. Assicurò la presa , stringendo forte le mani intorno al corpo ferito e facendo forza sulle gambe , si issò portandosi dietro il peso di Sam che nonostante tutto non potè evitare di gemere dal dolore.
Erano pochi i passi che li divideva dalla macchina ma a Dean in quei pochi metri, stupidamente gli vennero in mente alcuni di quei momenti in cui aveva portato Sam in braccio. Gli vennero in mente quei momenti in cui doveva cullarlo, oppure quando doveva farlo mangiare e loro padre non c’era. E poi quando, giocando ai super eroi, Sam si ruppe un braccio e lui dovette prenderlo di peso per farlo salire sulla sua bici per portarlo al pronto soccorso.
 
E poi…e poi, crudele, apparve come un flash ….e poi…anche quella volta….
Anche quella volta c’era sangue. Anche quella volta le sue mani cercavano di tamponare una ferita che non lasciava scampo. Che non aveva lasciato scampo. Anche quella volta aveva Sam inerme tra le braccia mentre lo portava alla macchina.
Ma questa volta però Sam era vivo e Dean era deciso a fare di tutto perché lo rimanesse.
 
Lo infilò in macchina, facendolo stendere sui sedili posteriori. Sistemò alla meglio il fazzoletto intorno al collo del fratello e poi piombò al posto di guida.
 
Circa dieci minuti dopo, Dean faceva stridere i freni della sua fedele Baby davanti l’ingresso del pronto soccorso più vicino. Gridò che aveva bisogno di aiuto e un secondo dopo due barellieri e un medico tiravano fuori Sam dalla macchina per portarlo via d’urgenza.
“Lei si fermi qui!” fece la caposala di turno, confondendo la sua voce con quelle del medico che dava istruzioni su cosa fare del nuovo paziente.
“No…lui…lui è mio fratello e io non lo lascio solo!” rispose cercando di divincolarsi dalla presa della donna.
“Nessuno le chiede di farlo. Ma non può andare oltre quella porta. Almeno che lei non sia un chirurgo!” domandò sarcastica.
“Ma che…”
“Il dottore che ha visto suo fratello poco fa, lo ha portato direttamente in sala operatoria.”
Dean guardò preoccupato e confuso verso quella porta chiusa.
Rimase per un tempo imprecisato a fissare le grandi ante automatiche, fin quando una mano non si posò sul suo avambraccio.
“E’ inutile che tu stia qui, ragazzo. Vieni!” disse la voce , ora più rassicurante, della stessa caposala che lo aveva fermato prima in modo autoritario. “Tuo fratello è in buone mani e il dottore che lo sta curando è uno che non molla facilmente. Ce la metterà tutta!” disse ancora.
Dean lentamente spostò lo sguardo verso la donna e lei potè vedere un terrore puro luccicare negli occhi di quel ragazzo. Ebbe quasi paura di come avrebbe potuto reagire se le cose in sala operatoria non fossero andate bene, per quello che, aveva capito essere il fratello minore.
“Ascoltami! Vieni…ti prendo una tazza di caffè e….”
“Non ho bisogno di una babysitter!”
“O per l’amor di Dio, spero proprio di no, grande e grosso come sei!” cercò di rilassarlo. “Voglio solo prenderti una tazza di caffè!” e così dicendo quasi lo spostò di forza dall’entrata del reparto chirurgico.
Dean si ritrovò ad assecondare quel movimento e andò via con  la donna. Si sedette su una delle poltroncine della sala d’attesa e qualche minuto dopo, l’infermiera tornò da lui con una tazza fumante.
“Come ti chiami?!” chiese con un tono basso e dolce la donna.
“..” non rispose. L’abitudine a dare sempre un nome falso si faceva sentire. Ma in quel momento era talmente confuso e preoccupato che non gli veniva in mente nessun nome. L’intera antologia rock era andata a farsi friggere.
“Andiamo. Sono un infermiera e non un’ impiegata delle  tasse!” lo incoraggiò l’altra.
Quella donna cominciava a piacergli.
“Dean. Mi chiamo Dean!” e si fermò al nome.
“E lui come si chiama?!”
“Sammy!” e poi rise quasi nervosamente e si corresse. “Sam.”
“Che c’è?!” chiese con tono curioso.
“Odia quando agli altri lo presento come Sammy.” rispose Dean senza pensarci troppo.
“Quindi, comunque,  non gli dispiace se lo chiami così?!” convenne certa di quella sua ipotesi
“No. Se siamo solo noi…non gli dispiace!” si ritrovò a rispondere amichevolmente.
 
Caspita!!..è sveglia la tipa!!
 
“No. Io l’ho sempre chiamato così. Lui è….è il mio…fratellino e io…devo…devo..” continuò sentendo il bisogno di spiegare quel suo stato d’animo.
“E tu devi proteggerlo!” finì al posto di Dean.
“Già! ma a quanto pare continuo a fare schifo nel farlo!!” affermò amaramente, il ragazzo, ripensando alle tante volte in cui Sam si era ritrovato ad un passo dalla morte o quando quel passo addirittura lo aveva fatto.
“Non possiamo mettere chi amiamo in una campana di vetro!” enfatizzò l’infermiera sempre senza forzare sul tono, ma continuando ad avere un suono quasi remissivo, poiché aveva compreso che in quel modo , Dean, le avrebbe risposto.
“Io vorrei davvero farlo!”  convenne Dean guardando verso le porte oltre cui avevano portato via Sam.
“Un giorno anche quella campana potrebbe rompersi…e tu…credimi…hai l’aria di uno che ha visto parecchie di quelle campane andare in frantumi!” proferì quasi triste.
Dio!! ma era davvero così palese la sofferenza che Dean si portava dietro e che non era legata solo a Sam ?
 
Poco lontano da loro un altro infermiere richiamò la collega.
“Angie, scusa puoi venire un attimo?!”
La donna lo guardò mentre si rimetteva in piedi e si apprestava a raggiungere il giovane infermiere che aveva preso a parlare con un'altra collega.
 
Dean alzò lo sguardo su di lei e per un motivo che non seppe spiegarsi le  disse qualcosa che non avrebbe mai detto pur di non rivelare la sua preoccupazione.
“Angie?”
“Sì, Dean?”
“C’era tanto sangue….troppo…troppo sangue!” rivelò sconvolto.
La caposala….Angie, lo guardò. Non era abituata a mentire su qualsiasi situazione che si ritrovava ad affrontare. Ottimista , con chi poteva esserlo. Pratica e sincera, quanto bastava. Ma mai, mai, dare false speranze.
E Dean non poteva essere differente.
“Lo so!” fu la risposta semplice ma terribile che diede al ragazzo e andò via.
Dean restò con lo sguardo fisso sulla donna. Su quella donna che era stata tremendamente sincera e che in un certo senso gli aveva detto “Preparati a tutto!
 
Quasi istericamente il maggiore dei Winchester prese il suo cellulare dalla tasca e digitò l’unico numero dell’unica persona che poteva aiutarlo. Che poteva aiutare Sam.
In questo momento non posso rispondere. Lasciate un messaggio.” fece la voce metallica dall’altro capo del telefono.
“Cas…Cas per l’amor di Dio. Qualsiasi cosa tu stia facendo…ti prego…ti prego…molla tutto e vieni qui. Sono al St. Joseph di Savannah, in Georgia. Hanno sparato a Sam e lui….cazzo, Cas!! Lui è ridotto davvero male.” spiegò in breve. “Per favore, amico. Per favore, vieni e fa’ il più presto che puoi!!” e poi il suo tono di voce divenne disperato. “Cas…lo sai anche tu quello che ha detto quella Reaper a Sam, quando era Superior. Niente più voli di ritorno dalla Terra di Mezzo. Perciò, muovi il culo, amico!!”
 
Dean uscì dal pronto soccorso. Per prendere aria. Per schiarirsi le idee. Per calmare i pensieri che quelle idee le confondevano.
L’attesa fu lunga. L’operazione su Sam durò più di quanto Dean poteva , sperava, durasse e in quel tempo quella prima telefonata fatta a Cas, divenne una seconda, una terza e una quarta e altre e altre ancora.
“Dove sei finito, Cas??! Dannazione. Non ora. Non ora!! Non puoi sparire ora!!” si esasperava ogni volta che la sua chiamata finiva in un messaggio sulla segreteria dell’angelo.
 
Stava per telefonargli di nuovo quando Angie lo richiamò.
“Dean…vieni dentro ragazzo! Il dott. Madian vuole parlarti.” fece aspettando che il ragazzo la raggiungesse.
I due percorsero in silenzio un piccolo corridoio che portava allo studio del chirurgo che aveva operato Sam e prima di raggiungere la stanza, Dean mise la mano sulla spalla della donna in divisa rosa che lo precedeva. Si sentiva il cuore in gola. Sentiva il sudore provocato dalla tensione colargli dietro la schiena e per la prima volta , forse, sapeva che cosa era la paura. Quella vera.
“Che c’è?” fece l’infermiera.
“Lui….Sam….Lui non è…Madian non sta per dirmi che mio fratello è….”  disse incerto e rifiutando la sola possibilità che Sam fosse morto.
La donna capì e comprese quel timore. Ma lei aveva già parlato con il medico e sapeva, ma per questioni di etica e responsabilità non poteva dire niente.
“No, Dean. Sam è ancora vivo!” sembrò volerlo rassicurare anche se intese dal volto che ragazzo che quella sua rassicurazione non era servita a molto.
“Ma?!” disse Dean che comunque non aveva tirato un sospiro di sollievo a quella risposta.
“Ma …dovresti parlare con Madian. Io non sono autorizzata a dirti niente. Va’ da lui. Ascolta quello che ti dirà e se avrai bisogno di me, per qualsiasi cosa, mi troverai qui!” disse facendogli una lieve carezza sul viso.
 
Da quando qualcuno non lo trattava così?! Forse…forse era stata Ellen l’ultima che gli aveva accarezzato così il viso, per rassicurarlo.
 
Angie bussò alla porta dello studio di Madian e fece accomodare Dean.
“Il sig. Smith?!” fece il medico
“Sì, ma mi chiami Dean!”
“Bene.” convenne serio.
“Come sta mio fratello?!”
Il medico evitò di guardarlo e con fare quasi estenuante osservava le carte che aveva davanti. “Come sa, abbiamo operato suo fratello Sam. L’operazione è stata più lunga e complicata di quanto pensassimo.”
“Come sta mio fratello??” ripetè con più decisione Dean.
“Sam ha perso molto sangue e durante l’operazione è andato in arresto ma siamo riusciti a ristabilire tutti i parametri.” continuava a spiegare Madian senza mai spostare gli occhi dalle sue carte.
“Le giuro dottore che se adesso non mi guarda e mi dice come sta mio fratello, la prendo a pugni!!” sbottò esasperato Dean.
“ Ok! L’unica cosa che adesso le posso dire è che Sam è stabile!”
“Ed è una cosa buona, no?”
“In parte.”
“Perché?”

Ed era quel “perché” che Madian aveva il pesante onere di comunicare.
“Dean, il proiettile che ha colpito suo fratello gli lesionato due vertebre cervicali…”
“Io non…” balbettò confuso.
“Le vertebre cervicali sono quelle che sostengono l’intera colonna, che controllano la mobilità della colonna.” iniziò a spiegargli.
“Questo…. che vuol dire?!” fece esitante il cacciatore.
“ Che se non riusciamo a studiare un modo per risanare ciò che è stato danneggiato, suo fratello è paralizzato!”
“Paralizzato?!” sussurrò Dean, completamente incredulo e sconcertato. Non poteva …non voleva crederci.  “Cioè non ….non potrà camminare?!”
“No, Dean! Forse non mi sono spiegato.” la bomba era stata lanciata, ma ora esplodeva!
“…” Dean potè solo guardarlo e attendere il contraccolpo dell’esplosione.
“La colonna vertebrale è come un filo ininterrotto. Il filo di suo fratello è stato danneggiato all’inizio. Ciò significa che tutto ciò che c’è al di sotto del danno non funziona.” fece il medico usando un esempio per spiegare la condizione in cui si trovava Sam.
“Sam.. Sam è…”
“Paralizzato dal collo in giù.” fu il triste e inconcepibile resoconto.
“Mio Dio! No..no..no….”
“Dean…”
“No. Lei non capisce.” ripeteva confusamente Dean.
“Dean…”
“Dovete ….dovete trovare un modo per sistemare la cosa. Dovete trovare un modo per aggiustare quel danno…”
“Dean..mi ascolti!” provava a riportarlo alla calma , il medico.
“No!!” negava ancora. “Sam non lo accetterà. Lui…lui non accetterà mai una situazione del genere.  Non accetterà mai di vivere in un esistenza del genere. Senza potersi muovere, senza poter fare niente…solo respirare.”
“Non potrà farlo!” colpì ancora.
“Cosa?!” disse a fior di labbra.
“Respirare. Non potrà farlo. Almeno , non da solo!”
“Che significa?!” Dean si rifiutava di credere che non era ancora finita.
“Il danno ha causato un interruzione delle terminazioni nervose della colonna. Questo impedisce il corretto movimento dello sterno nel seguire il normale atto del respirare.”
“Ma adesso respira. Lui adesso sta respirando. Come ….come…”
“Abbiamo effettuato una tracheotomia per collegarlo ad un respiratore che gli consente di respirare. Ma …”
“Ma senza respiratore?” chiese intimorito.
“Non arriverebbe a domani mattina!” fu l’infausta diagnosi.
 
Dean cadde letteralmente sulla sedia che aveva dietro di lui e da cui era scattato in piedi mentre cercava furiosamente una soluzione a quell’assurdità che si stava palesando davanti ai suoi occhi.
“Mio Dio…mio Dio…Mio Dio…” ripeteva sottovoce e forse , in tutta la sua vita, non aveva mai invocato Dio tante volte come gli stava accadendo adesso. Lo invocava sapendo che nessuno stava ascoltando quella sua preghiera disperata.
“Dean. Mi ascolti. Ho parlato con Sam. Nonostante tutto , lui è..è molto lucido e presente.  Lui sa della situazione in cui si trova.” riferì andandogli vicino.
“Sammy!!” sussurrò esasperato il maggiore.
“Ho bisogno di lei, Dean.” lo incoraggiò.
“Come?...cosa posso fare….cosa posso fare???!!” rispose esasperato. Mai, come in quel momento, si era sentito così inutile.
“Deve far ragionare suo fratello!”
“In che senso!?, che significa farlo ragionare!?”
“A quanto pare lei lo conosce bene e come ha appena detto, lui non lo accetta.” gli fece presente Madian.
“Che sta cercando di dirmi dottore?!” chiese a questo punto , Dean, sentendosi in apprensione per quell’affermazione.
“Sam….lui vuole che gli venga staccato il respiratore.” disse senza troppi giri di parole, il medico.
 
Il cuore si Dean si fermò. E dovette stringere le mani fino a quando le unghie non entrarono nella pelle del palmo della mano, per far riattivare tutto.
 
“Io…no…no…”
“Cerchi di convincerlo che non è la strada giusta. Che possiamo cercare di risolvere la cosa. Che potrebbe esistere la possibilità di un…”
“…miracolo?!” ironizzò Dean.
“…un possibile miglioramento.” lo corresse Madian.
“Già. Perché i miracoli non esistono!” replicò sarcastico Dean
“Perché? Lei crede ai miracoli, Dean?” replicò lo scienziato.
“No, non più ormai.” convenne il ragazzo.  “Dottore?!”
“Sì?”
“Per quanto tempo potrà andare avanti così? Collegato alla macchina?” volle informarsi. Aveva bisogno di saperlo. Aveva bisogno di sapere se Cas sarebbe arrivato in tempo.
“Per adesso la fibra di suo fratello è forte, quindi per le immediate settimane non dovrebbero esserci problemi. Ma il problema è che suo fratello non accetta di stare in quelle condizione nemmeno per pochi giorni e se non è lui per primo a voler combattere, il suo fisico cederà molto presto!” gli spiegò il dottore.
 
Quando Dean finì di parlare con il dott. Madian, uscì dal suo studio e trovò ad attenderlo , con sua grande sorpresa, Angie. La caposala.
“Ma tu non stacchi mai?” chiese il ragazzo ancora stordito da quello che aveva appena saputo.
“Non si stacca mai da un lavoro che è quasi una missione. Non è così?”
“S-sì….sì.” rispose con una certa difficoltà Dean. Dato che è quello che lui e Sam facevano da una vita.  

La loro vita era una sorta di missione.
Quel “Cacciare il male, salvare la gente..”, la loro religione.
 
“Allora?!” fece lei.
“Tu sapevi già tutto, vero?!” sembrò rimproverarla.
La donna non rispose e fece spallucce in segno di scuse. “Vieni, ti porto da tuo fratello. Ora , è in stanza!”
Prima di entrare nella camera di Sam, Dean si fermò solo un attimo e si passò le mani sul volto. Se le strofinò forte come per cercare di portare via l’apprensione e sembrare più o meno rilassato.
Angie notò il gesto e gli accarezzò la schiena comunque contratta.
“Credimi, se vi conoscete come credo vi conosciate, non ti servirà fare come Rossella O’Hara! Lui capirà comunque tutto!”
Dean sapeva che la donna aveva ragione.
Sam gli leggeva dentro, come lui leggeva dentro Sam.
Era uno dei pro e contro di quel loro legame fraterno.
 
Fece un respiro profondo e poi prendendo coraggio entrò nella stanza.
 
Non appena fu dentro, quello che gli si palesò davanti agli occhi fu l’immagine più straziante che avesse mai visto.
Sam steso in un letto. La gola esposta a causa del tubo che lo faceva respirare. Gli occhi segnati. E poi…e poi quel rumore, ritmico, assordante, ipnoticamente terrificante del respiratore e della pompa che andava su e giù.
“Ehi, Sammy!” lo richiamò il maggiore sorridendo appena.
Gli occhi di Sam si aprirono e si fissarono come calamite su quelli del maggiore. In quello sguardo la disperazione più pura. In entrambi i fratelli.
Dean gli si fece vicino ed era quasi in imbarazzo perché sapeva che non poteva aiutarlo. Sapeva dell’inferno in cui era stato imprigionato Sam. Sapeva di quello che Sam gli avrebbe chiesto.
Perché sapeva che Sam gli avrebbe chiesto di staccare quella macchina.
Cavolo!, se lo avrebbe fatto
E sapeva che lui avrebbe dovuto dirgli di no. Che nonostante gli aveva promesso che non lo avrebbe più fatto, avrebbe deciso ancora per lui. Per la sua vita. Per la sua sopravvivenza.
“Sammy, io ho parlato con..”
“..ean….”  provò a chiamarlo Sam. Cercando di articolare al meglio almeno il nome del fratello.
“Che….che c’è?!” chiese premuroso avvicinandosi al letto.
Sam cercò, si sforzò di parlare come meglio poteva, ma l’operazione subita, la ferita alla gola e il disagio del tubo proprio non glielo permettevano e così capì che doveva trovare un altro modo per comunicare con Dean.
Perché , nonostante la situazione di merda, a loro bastava guardarsi per capirsi.
 
Così, guardò Dean e poi guardò il respiratore. E poi ancora Dean e poi ancora il respiratore e così fin quando Dean non collegò la cosa e Sam capì che il fratello aveva capito.
 
“No…” .
“…ean!!”
“No..no…Sammy, no! non puoi chiedermi di…”  in evidente agitazione.
“…ean!!!”
“Troverò Castiel. Lo porterò qui. Ti guarirà lui e tu….”
“….eaaannn!!” mugugnava Sam, mentre esasperato schiacciava la testa contro il cuscino. Poi il maggiore lo vide chiudere gli occhi e gli sembrò quasi come se stesse cercando di calmarsi.
Sam aprì di nuovo gli occhi e tornò a fissare, implorante, il fratello.
“…i…’ego ( ti prego)……i …’upplico ( ti supplico)…”  biascicò con uno sforzo immane. “…’allo!! (fallo) ..ean…’allo!!!”
“Sammy..no….”
“..’on ‘osì…..’on ‘osì!! (non così!)” si disperò Sam.
 
Dean si sentì morire. Si sentì debole, incapace di reagire. Incapace di essere quello forte e lucido. Ma come poteva essere forte quando davanti a lui c’era il suo adorato fratellino che gli stava chiedendo di spegnere l’unica macchina che lo teneva in vita anche se lo condannava ad una vita immobile.
“Non posso…..Sammy, non posso. Mi ….mi dispiace….”
“…ean…no…..’ ardami!!( guardami)” cercava ancora di farglielo accettare
“Mi dispiace….non posso lasciarti andare così…non…non ce la faccio Sammy. Perdonami!!” ripeteva Dean mentre invece Sam continuava a ripetere con disperazione solo quello che riusciva a dire del suo nome.
E quando Dean, sconvolto da come vedeva ridotto quel suo tanto amato fratello, si allontanò a forza dal letto e si apprestava ad uscire dalla stanza, il suo nome pronunciato da Sam divenne un lamento doloroso e disperato.
Era come se Sam gli stesse gridando di non lasciarlo così. Di non condannarlo e abbandonarlo a quel vivere assurdo.
Un sopravvivere assurdo!





N.d.A.: Sentite!!! ho massacrato per storie e storie il povero Dean. Doveva pur arrivare il turno di quel cucciolo di Sam? Non odiatemi!!
La seconda e ultima parte  della storia tra qualche giorno sempre se vi sarà piaciuta la prima, naturalmente.

Ps: se vi state chiedendo che diavolo c'entra quel riferimento a Rossella O'Hara , è solo perchp nel film "Via col Vento" , Rossella cerca di farsi tornare un colorito accettabile strofinandosi le mani sulla guancie. 
Lo so, lo so. Via col vento??? Supernatural???

Ma andiamo!!, non mi dite che non lo avete mai visto e che non vi siete mai immaginate il bel Dean nei panni di Reth che dice "Francamente cara, me ne infischio!!", mentre il bel Sam interpreta il nobile Ashley.

Io si!!!
Ma io sono pazza e non faccio numero!

Ok!, sparisco.
Baci, Cin!!


:)
   
 
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