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Autore: vero_91    28/10/2015    2 recensioni
(Destiel - coda fic 11x03).
La fitta di dolore che gli provoca questo pensiero lo spinge a colmare l'ultima distanza che c'è tra loro, per poi chinarsi e circondare Dean con la stessa coperta che lui gli ha dato quella mattina, sperando che in quel modo si senta amato e al sicuro, proprio come si è sentito Castiel quando il cacciatore è arrivato alle sue spalle e gliel'ha posata addosso con naturalezza. Facendolo sentire protetto. Facendolo sentire a casa.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Avviso: insieme di cliché nato per sfogare il disagio post 11x03, come dicono giustamente le mie amiche Destiellare, ognuno fa quel che può. Slash/pre-slash a voi la scelta, nella mia mente questi due si amano già da un po' *sussurra Purgatorio*. Lettore avvisato, lettore mezzo salvato.

 

You saw my pain, washed out in the rain
Broken glass, saw the blood run from my veins
But you saw no fault no crack in my heart
And you kneel beside my hope torn apart
But the ghosts that we knew will flicker from you.



"Che succede, Linus?"
Castiel entra nella stanza guardandosi intorno, e solo quando si accorge che non c'è nessun altro oltre a loro capisce che Dean si sta riferendo a lui con quel nomignolo.
"Non capisco” conclude, avvicinandosi di qualche passo.
Dean sbuffa una risata che si trasforma ben presto in un mugolio di dolore, il viso che si contrae in una smorfia. Castiel stringe i pugni, deve fare uno sforzo fisico per impedirsi di posare due dita sulle ferite e farle sparire, ignorando la volontà di Dean.
"Te ne vai in giro con quella". Con cenno del capo Dean indica la coperta che Castiel ha in mano, come se questo potesse spiegare tutto. Castiel sposta lo sguardo su di essa, ormai inutile, e paradossalmente il pensiero gli provoca una fitta al petto; non capisce il bisogno irrazionale di volerla conservare pur non avendone più bisogno ma sa che deve aver a che fare con Dean, come ogni cosa d'altronde.
"Lascia stare". La voce di Dean lo riporta alla realtà. "Va tutto bene? È tornato tutto in ordine?" chiede, indicando la figura intera di Castiel.
"Sto bene, grazie. Ti stavo cercando per restituirtela, sono passato in camera tua ma non c'eri". Castiel avanza di qualche passo, la coperta ancora stretta tra le mani.
Dean scuote le spalle, riporta lo sguardo sulla televisione di fronte a sé e si sistema sul divano. "Non riesco a prendere sonno. Di solito qualche programma spazzatura aiuta".
Castiel annuisce e stringe le labbra."E tu come stai, Dean?" chiede , anche se sa che è una domanda stupida, anche se sa che Dean mentirà. Questa consapevolezza gli fa più male dei lividi da cui non riesce a distogliere lo sguardo.
"Benone, niente che qualche birra e una dormita non possano sistemare" dice, muovendo la bottiglia di birra vuota che ha in mano prima di posarla sul pavimento. Il silenzio cala tra loro, attutito solo dalle finte risate che provengono dal programma televisivo che Dean non sta realmente guardando.
"Dean..."
"No, Cas. So cosa vuoi chiedermi, e la risposta è sempre no. Non mi curerai le ferite. Fine del discorso".
Dean alza lo sguardo per qualche secondo per poi riportarlo alla televisione, e a Castiel sembra di vederlo, il muro che si è eretto fra di loro durante quei mesi, fatto di colpe da espiare, parole non dette e promesse infrante. Castiel ha contribuito a costruirlo ma non sa da che parte iniziale per abbatterlo. Se c'è una cosa che è sempre stato in grado di fare da quando ha messo piede sulla terra è capire Dean con uno sguardo. Non importava quante maschere Dean indossasse, il legame che li univa permetteva all'angelo di vedere più in profondità. Ripercorrendo gli eventi dell'ultimo anno però, Castiel non può evitare di chiedersi se quel legame c'è ancora, o se è destinato a sbiadire come l'impronta sulla spalla del cacciatore.
La fitta di dolore che gli provoca questo pensiero lo spinge a colmare l'ultima distanza che c'è tra loro, per poi chinarsi e circondare Dean con la stessa coperta che lui gli ha dato quella mattina, sperando che in quel modo si senta amato e al sicuro, proprio come si è sentito Castiel quando il cacciatore è arrivato alle sue spalle e gliel'ha posata addosso con naturalezza. Facendolo sentire protetto. Facendolo sentire a casa.
Dean alza di scatto lo sguardo e lo fissa, mentre tutto il suo corpo si irrigidisce. "Cas, cosa---" Dean fa per scostare la coperta ma l'angelo lo blocca, la mano sul suo polso. Castiel conosce il peso che Dean si porta sulle spalle e che non ha intenzione di condividere con nessuno. Lo farà da solo, com'è sempre stato abituato a fare; sa anche che è una battaglia persa in partenza, perché il seme del senso di colpa in Dean è così radicato che non c'è modo di estirparlo.
Castiel allenta la presa sul polso del cacciatore, ma non toglie la mano; invece muove piano il pollice, accarezzando il dorso. Sente il calore della pelle di Dean sotto le dita, e per il momento non desidera altro. Non vuole chiarimenti né discussioni, gli basta solo che Dean stia bene, il resto può aspettare.
“Cas...”.
"Non mi permetti di scusarmi. Non mi permetti di perdonarti. Non mi permetti di curarti le ferite. Lasciami fare almeno questo". Lascia che mi prenda cura di te.


E Dean lo sente. La voce di Cas si inclina e c'è supplica, dolore e bisogno. Tutte cose che Dean conosce molto bene. Tutte cose che ha sempre deciso di ignorare. Una parte di Dean sa che almeno questo glielo deve, sa che non solo farà stare meglio Castiel ma anche lui. Ed è proprio questo il problema. Castiel continua ad accarezzargli il dorso della mano e Dean già teme il momento in cui dovrà privarsene.
Sbuffa il suo imbarazzo e distoglie lo sguardo, mentre rallenta la presa sull'orlo della coperta lasciando a Castiel la possibilità di terminare la sua opera. Cas accenna un sorriso, riconoscente, e Dean sente la frustrazione ribollirgli nelle vene. Non lo merito.
"Smettila di farlo, di farmela passare liscia ogni fottuta volta".
Castiel solleva lo sguardo e scuote la testa."Sai che potrei dirti la stessa cosa”.
“Non è la stessa ---” ma Castiel lo interrompe, la distanza tra loro è quasi annullata quando con la mano gli sfiora delicatamente lo zigomo tumefatto, delineandone i contorni. Le dita scendono seguendo il percorso delle ferite, ma Dean non sente la necessità di interrompere quel contatto, sa che Castiel rispetterà la sua richiesta e non lo curerà finché non sarà lui a dargli il permesso; questo però non gli impedisce di affrontare il problema in un modo nuovo e del tutto umano, e Dean ne è sopraffatto.
"Cas, basta..." sussurra. È tutto sbagliato. Il modo in cui Castiel lo tocca, come se meritasse ancora di essere salvato, e come Dean gli conceda di farlo.
Ma Castiel non lo ascolta e si avvicina ancora di più, le labbra si posano sulla fronte del cacciatore. Dean chiude gli occhi, le mani si artigliano alla stupida coperta, che ha l'odore di Castiel e Dean si sente sull'orlo di qualcosa che non ha il coraggio di definire.
Castiel è vivo. Castiel sta bene. Castiel è qui. Questa consapevolezza lo travolge, e dalle sue labbra esce un sospiro spezzato, come se fino a quel momento fosse stato in apnea.
Cas si scosta appena, una mano ancora posata sul suo viso e l'altra sulla sua spalla. Dean posa la guancia contro il palmo di Castiel e desidera chiudere di nuovo gli occhi, perché Castiel ha quello sguardo, come se Dean fosse il centro del suo universo, e Dean quel sentimento non sa come gestirlo. Non valgo così tanto.
"Hey. Andrà tutto bene".
Dean vorrebbe dirgli di smetterla di rubargli le battute, e che quella è una cazzata made in Winchester, perché di solito quando dicono così le cose non fanno altro che peggiorare. Ma Dean non è pronto. Non è pronto ad affrontare quel discorso, così come non è pronto a scusarsi, o a ricevere delle scuse. Arriverà anche quel momento, ma non stanotte con Cas che è finalmente al bunker con lui e Sam, al sicuro.
Così mentre Castiel si scosta e allontana le mani dal suo viso, Dean alza un lembo della coperta che lo avvolge, e con un cenno del capo indica il posto libero accanto a sé sul divano. "C'è spazio, se vuoi". Resta.
E Castiel lo fa. Si toglie velocemente il trench e la giacca, li lancia a casaccio sul bracciolo opposto del divano e si siede vicino a Dean, quasi temesse che il cacciatore potesse cambiare idea da un momento all'altro. Prende la parte di coperta che Dean gli sta porgendo e se l'avvolge intorno, gambe e braccia che si toccano e la consapevolezza del calore dell'altro accanto a sé.

"Non capisco perché proprio il pipistrello, esistono animali notturni molto più temibili". Dean è così assuefatto dalla presenza di Castiel da non accorgersi che l'angelo da una decina di minuti sta guardando il film trasmesso in quel momento sul televisore. 
Dean si costringe a focalizzare la sua attenzione sullo schermo e dopo qualche fotogramma riconosce il film in questione. "Amico, fermati prima di dire un'eresia". Castiel si volta a guardarlo, viso inclinato e sopracciglia aggrottate. Questo è famigliare. Questo sa di casa. Dean evita di soffermarsi sul pensiero di quanto tutto quello gli fosse mancato.
Dean sbuffa e tutto all'improvviso sembra più facile. "Non puoi guardare un film di Batman se non hai le basi. Anzi, non puoi proprio vivere sotto questo tetto". Il resto viene naturale. Castiel sorride e a Dean bastano pochi minuti per far sì che l'angelo sia adeguatamente informato, poi finge di non conoscere il film a memoria e si concentra sullo schermo, commentando solo qualche scena particolarmente degna e rispondendo alle domande occasionali di Castiel, Nel frattempo si rilassa sul divano, affonda la schiena nei cuscini e stende le gambe, il capo appoggiato allo schienale. Si sente avvolto da un piacevole tepore, mentre le palpebre diventano pesanti. L'ultima cosa che vede è un ospedale che esplode, poi c'è solo il ricordo del suo capo posato sulla spalla di Castiel e una mano che gli accarezza delicatamente i capelli.

 

 

So give me hope in the darkness that I will see the light
Cause oh that gave me such a fright
But I will hold as long as you like
Just promise me we’ll be alright.

(“Ghosts that we knew”- Mumford & Sons).




---- note autrice ----
- Il film è "Batman e il cavaliere oscuro", da cui è presa infatti la scena dell'esplosione dell'ospedale prima che Dean si addormenti.
- Linus e la sua coperta credo siano abbastanza famosi, ma nel caso è il migliore amico di Charlie Brown

  
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