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Autore: giny    29/10/2015    1 recensioni
E se re Artù, Ginevra e Lancillotto tornassero, dopo secoli, a rivivere le vicende che li hanno resi celebri?
ATTENZIONE: questa non è la stessa che ha partecipato al contest ''Letteratura: un'emozione per sempre'', in quanto la struttura e alcuni sviluppi nella trama sono stati in parte modificati. La storia originaria non è più presente su EFP.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Gwen Knights si trovava all’ombra della grande quercia, nel parco del Prince George’s Community College, a leggere ed ascoltare musica.
Intorno a lei, intenta a leggere e godersi il tepore del sole e il prato soffice, tutti gli studenti erano impegnati, chi a recarsi a lezione, chi agli allenamenti di baseball e chi a godere del tempo libero. Uno di quelli, era Arthur Percivald, uno studente di marketing e omonimo dello sposo di Lady Ginevra, di cui la sua fidanzata portava il nome. Buffo, vero? Lei, però, si era innamorata dei suoi occhi azzurri e dei suoi capelli biondo oro, ancor prima di sapere il suo nome.
Si avvicinò a lei e la baciò dolcemente, accarezzandole i capelli neri.
-Hai finito con le lezioni?- chiese la ragazza.
-Si, proprio adesso. Se sei libera potremmo stare un po’ insieme-
-Ho lezione –disse lei, dispiaciuta- Ma quando finisco, possiamo fare qualsiasi cosa tu voglia-
-Perfetto, ci vediamo nell’androne tra un’ora- disse Arthur.
Gwen sorrise, baciò il ragazzo per salutarlo e si diresse in aula.






La lezione era finalmente finita. Gwen amava Storia medievale, ma a fine giornata la stanchezza cominciava a farsi sentire. Impaziente di vedere Arthur, prese i libri, uscì dall’aula e si incamminò verso l’androne. Mentre percorreva il corridoio, notò un’aula seminascosta, da cui provenivano diverse voci e la cui porta era aperta per metà. Osservò l’interno: alcuni ragazzi erano seduti a terra formando un semicerchio, quello che aveva l’aria di  essere un professore stava in piedi in un angolo della stanza e altri due ragazzi, un ragazzo e una ragazza, si trovavano in piedi al centro dell’aula.
Dai vestiti e dal modo di parlare, Gwen dedusse che stessero recitando.
-Fermi, fermi, fermi. Tu sei Sir Lancillotto, devi essere più passionale, stai parlando con la donna che ami! –disse il professore- Va bene, per oggi può bastare, a domani-
Quando il ragazzo interprete di Lancillotto si voltò, Gwen perse un battito e gli occhi color cioccolato del ragazzo si incatenarono a quelli verdi di lei.
Come se avesse fiutato un pericolo imminente, Gwen scappò via.
Il ragazzo si avvicinò alla porta, ma quando si affacciò lei era già andata via.
Quando Gwen arrivò, trafelata, Arthur era rivolto verso l’entrata, dandole le spalle.
-Scusa il ritardo- disse lei, disse lei col fiato corto.
-Hey, non ci speravo più. Cosa ti va di fare?-
-Non so, scegli tu- disse lei, anche se un po' titubante.
-Sei… sicura di stare bene? Sei strana- chiese Arthur osservandola.
Gwen ripensò alla sensazione provata prima, quando aveva guardato negli occhi quel ragazzo, il cui nome, l’unico che lei conoscesse, apparteneva al protagonista di un antico poema cavalleresco.
-Ho un po’ di mal di testa- mentì.
-Beh… allora è meglio che tu vada a riposare- disse lui, titubante.
-Già... A domani- lo salutò lei, gli diede un fugace bacio e andò via.
Quando arrivò nella sua camera, la sua compagna di stanza, Debby Morgan, era già ritornata.
-Hey, hai una strana espressione. Tutto okay?-
Gwen la guardò e poi si buttò pesantemente sul letto, fissando il soffitto in silenzio.
Debby la osservò attentamente per alcuni secondi, poi parlò.
-C’entra un ragazzo?-
-No, con Arthur va tutto alla grande-
-Non parlavo di Arthur-
-E di chi?-
-Dimmelo tu-
Gwen tacque, arrossendo lievemente.
-Te lo si legge in faccia. E’ stato lo stesso quando hai conosciuto Arthur. Avanti, sputa il rospo- incalzò Debby ridendo e l’amica sospirò.
-Stavo andando nell’androne, quando ho notato un’aula che non avevo mai visto prima-
-E…?-
-E dentro c’erano dei ragazzi che stavano recitando...-
-Fammi indovinare, uno di loro era lui-
-Interpretava Sir Lancillotto...- rispose Gwen quasi sussurrando, come se lo stesse dicendo a se stessa, piuttosto che alla ragazza.
-Certo che sei proprio forte, ti fidanzi con un ragazzo di nome Arthur e ne trovi un altro che interpreta Lancillotto, non li avresti trovati nemmeno mettendo un annuncio sul giornale- disse Debby ridacchiando.
Gwen rise e scosse la testa, divertita dalla curiosa coincidenza.
Per fortuna c’era Debby, che riusciva sempre a farla ridere e a farle dimenticare ogni cosa. Tranne gli occhi di quello sconosciuto.



***************



Man mano che passavano i giorni, Gwen non riusciva a dimenticare quel ragazzo.
Anche in quel momento, intenta a prendere dei libri nel suo armadietto, non riusciva a non pensarci.
-Ciao-
Gwen sussultò. Eccoli. Quei meravigliosi occhi castani.
-Ti ho vista vicino l’aula di recitazione l’altro giorno-
-Oh sì, ero solo di passaggio- disse lei, cercando di sembrare disinvolta, ma l'indecisione nella sua voce la tradì facendo sorridere lo sconosciuto.
-Mi chiamo Richard. Richard Hampton- si presentò e le porse la mano. Lei la strinse, un po’ esitante e fu pervasa come da uno strano calore, una sensazione particolare mai provata prima.
-Gwen Knights-
-Sei di qui?- chiese lui, mentre camminavano.
-Di Camelot, un quartiere di Chestertown-
-Però, che coincidenza- esclamò lui, ridendo.
-Già -disse lei, ridendo a sua volta- Tu invece?-
-No, io vengo da Ipswich, Londra-
-Ah, un forestiero- disse Gwen, sorridendo incuriosita.
-Già. Questa università ha uno dei migliori corsi di teatro e così sono venuto qui-
-Non sapevo ci fosse un corso di teatro-
-Tu cosa studi?-
-Studi umanistici. Sai, arte, letteratura, storia, tutte quelle cose noiose che non piacciono a nessuno- disse lei, ironicamente.
-Io penso che siano molto interessanti, invece-
Gwen si bloccò.
-Sul serio?-
-Sì. Guarda me, io studio recitazione! –rispose lui, sorridendo
-E' strano però, non ti ho mai visto al corso di drammaturgia-
-Ho iniziato oggi. Potremmo seguirlo insieme, se ti va- propose Richard, mal nascondendo la speranza nella sua voce.
-Certo, va bene- mormorò Gwen, un po' in imbarazzo e Richard esibì uno stupendo sorriso.
-Allora, chi dice che quelle materie sono noiose?-
-Arthur, il mio ragazzo… Lui studia marketing-
-Capisco- disse lui, pensieroso.
-Io sono arrivata, ho lezione-
-Bene, ci vediamo allora- nascondendo il suo dispiacere dietro un sorriso.
Un altro.
Gwen avvertì una strana sensazione allo stomaco e si disse che era meglio andare.
-Certo. Ciao-
-Ciao-



***********



Durante la lezione, Gwen aveva faticato molto a prestare attenzione, intenta com’era a ripensare alla conversazione con Richard.
Si sentiva in colpa. Tremendamente in colpa. Eppure, loro due avevano solo parlato, ma sentiva di aver fatto qualcosa di sbagliato. All’improvviso, si ritrovò a pensare ad Arthur e fu come svegliarsi da un torpore.
Non capiva cosa le stesse succedendo. Doveva parlarne con Debby.


Quando arrivò in camera, l'amica non era ancora tornata dalle lezioni. Sperava che tornasse in fretta, perché aveva un disperato bisogno di parlare di ciò che era successo.
Quando Debby ritornò, Gwen la assalì all’istante.
-Finalmente! Dobbiamo parlare-
-Fossi stata Arthur, sarei stata terrorizzata- disse ironicamente, posando la borsa e sedendosi sul letto di fronte all’amica.
-Avanti, parla-
-Oggi ho parlato con quel ragazzo-
-Com’è andata?-
-Bene, credo... Si chiama Richard e studia recitazione. Ed è inglese-
-Mmm, interessante. Quindi?-
-Quindi credo di aver fatto qualcosa di sbagliato...-
-Oh mio Dio Gwen, sempre la solita paranoica!-
-Perché?-
-Avete solo parlato, non avete…-
-Okay, okay, ho capito. Comunque, mi sento in colpa lo stesso…-
-Devi smetterla di farti tutti questi complessi. Piuttosto, Arthur?- chiese Debby.
-Non l’ho sentito- rispose l’amica, come se le fosse venuto un pensiero improvviso.
-Okay, allora, ascolta: adesso tu la smetti di pensare a qualsiasi cosa e mi fai un bel sorriso-
L’amica la guardò e fece un tirato sorriso.






La mattina seguente, mentre andava a lezione, notò Arthur vicino l’ingresso dell’aula.
-Ciao-
-Hey, ti cercavo-
-Dovevi dirmi qualcosa?-
-Partiamo in trasferta con la squadra-
-Ah, okay. Quando partite?-
-Tra un paio d’ore-
-Cosa?- esclamò Gwen, incredula.
-Volevo dirtelo, ma in questa settimana non ti ho trovata e il tuo cellulare era staccato- disse imbarazzato Arthur.
-Beh, potevi dirlo a Debby o, magari, potevi cercarmi meglio, potevi venire fuori dalle aule, in stanza, dovunque!- rispose lei, alterata e alzando la voce e invece di entrare in aula per la lezione, si diresse nel parco, sotto il suo albero preferito, mentre sentiva Arthur continuare a chiamarla da lontano.
Non aveva voglia di andare a lezione; dopo quello che era successo, voleva stare sola.
Era lì da un po’, quando una voce, sopra tutte le altre nel parco, interruppe il suo flusso di pensieri.
-Che ci fai qui, tutta sola?-
Gwen alzò gli occhi e vide il sorriso incoraggiante di Richard a lei rivolto.
-E’ solo che… pensavo-
-Lo vedo. Ti va di parlarne? Magari dentro, qui l’aria è un po’ fresca- disse lui, accucciandosi nel cappotto.
Quando vide la ragazza annuire, le porse una mano per aiutarla e lei arrossì vistosamente, facendolo sorridere.
Si recarono al bar all’interno del college e presero dei caffè.
-Allora, qual è il problema?- chiese Richard.
-Arthur- rispose Gwen.
-Che ha combinato?-
-Tra due ore partirà in trasferta con la squadra-
Richard alzò le sopracciglia, con fare interrogativo.
-Beh, non ci vedo nulla di male-
-Non me l’ha detto, ecco che c’è di male!-
-Oh…-
-In una settimana non ha trovato un maledetto secondo per dirmelo!- continuò lei, irata, alzando la voce.
-Hey, hey, calmati –disse Richard, prendendole dolcemente le mani- Stai calma. Magari non ha davvero trovato il tempo- disse, incoraggiante.
-Lo difendi?- chiese lei, mantenendo il tono contrariato della voce.
-Non lo difendo, è che non voglio vederti triste-
Gwen restò spiazzata da quelle parole.
-Eppure ci conosciamo da così poco tempo…-
-Non importa da quanto tempo conosci una persona, ma come la conosci. E poi sei bellissima quando sorridi- disse lui sorridendo, finchè anche sul volto della ragazza si dipinse un caldo sorriso, accompagnato da un tenero e lieve rossore sulle guance.
Mentre Richard la riaccompagnava nella sua stanza, continuarono a parlare del più e del meno, finchè arrivarono a destinazione.
-Bene, allora ci vediamo domani-disse Richard.
-Potremo fare colazione insieme, se ti va-
-Certo, perchè no-
-Allora, a domani- lo salutò Gwen.
-A domani-
Lei fece per aprire la porta, ma all’improvviso si voltò, prendendo il viso del ragazzo fra le mani e baciandolo.
Tutte le preoccupazioni, i rimorsi, svanirono, come per magia.
Niente era più sbagliato al mondo, ogni tassello aveva occupato il proprio posto nel grande puzzle delle vite dei due giovani.
Quando si separarono, lo guardò negli occhi e Richard accarezzò una guancia della ragazza, con una dolcezza e una cortesia che lei non aveva mai visto se non nei film o letto nei libri, mentre con l'altra mano la stringeva a sè.
-Sarà meglio che vada- sussurrò Richard, prima di voltarsi e andare via.
Gwen lo guardò sparire e poi, come un automa, entrò nella stanza.
Debby era già lì. Gwen si chiuse la porta alle spalle, si sedette sul letto e iniziò a piangere.
-Hey, che succede?- chiese Debby, abbracciandola -Ci sono problemi con Arthur?-
-No. Lui non c’è- rispose l’amica, tra i singhiozzi.
-Dov’è? Lo chiamo?-
-E’ in trasferta...-
-Ah, non lo sapevo-
-Neanch’io-
-Non te l’ha detto?- chiese Debby un po' interdetta.
-No… non lo so perché...-
-E allora… cos’è successo?-
-Ho baciato Richard-
Debby strabuzzò gli occhi e boccheggiò, incapace di parlare.
-Ad un certo punto si è allontanato ed è andato via…-
-Io penso sia stato dolcissimo… un vero cavaliere-
-Che intendi?- chiese Gwen, riprendendosi un po' dal pianto.
-Sa che sei fidanzata?-
-Sì, ma…-
-E’ per questo che l’ha fatto. Sa che hai un ragazzo e non vuole mettersi in mezzo. Non me lo lascerei scappare uno così-
-Dici sul serio?-
-Segui il tuo cuore. Non sbaglierai- disse Debby, con un sorriso incoraggiante.



**************




La mattina dopo, Gwen si svegliò quando Debby era già uscita.
Si recò al bar e quando arrivò, Richard era seduto ad un tavolino. Non si era dimenticato e nonostante tutto, era andato e dalla sua espressione sembrava stesse aspettando proprio qualcuno.
-Posso?- chiese, quando lo raggiunse.
Richard si girò di scatto.
-Certo-
-Dobbiamo parlare di ieri sera-
-Ascolta…-
-No, tu ascolta me. Non è stato solo un bacio per me. É stato qualcosa di più profondo. Qualcosa che non mi capitava più da tanto con Arthur. E’ per lui che sei andato via, vero?-
-…Sì-
Debby aveva ragione.
-Richard io… non sento più quel ''qualcosa'' di speciale con Arthur. Non più. Ti penso sempre, ogni istante e voglio che anche tu lo capisca. So che anche tu provi qualcosa, l’ho capito durante quel bacio. Non saresti scappato via se non fosse stato così-
Richard ascoltava con attenzione. Sapeva che tutto ciò era vero. Dannazione, se lo era. Lui la amava, la desiderava, fin dal primo istante in cui l’aveva vista. Ma cosa doveva fare? Cedere e seguire il suo cuore, o lasciarla nelle braccia di un uomo che non amava e farsi da parte?


************


Era sabato pomeriggio. Gwen leggeva seduta sul suo letto e Debby sfogliava una rivista.
Ad un certo punto, sentirono bussare alla porta.
-Avanti- disse Debby.
La porta si aprì e Richard fece capolino.
-Posso entrare?-
-Si certo, entra- disse Gwen.
-Io vado un attimo al bar- disse Debby, guardando per un attimo Gwen e uscì.
-Ho pensato a quello che mi hai detto giorni fa, al bar- sedendosi sul letto di fronte alla ragazza.
Gwen fece per parlare, ma lui la interruppe posando un dito sulle labbra rosee di lei, con un gesto che morì in una carezza appena accennata e prendendo poi il volto della ragazza fra le mani.
-Subito, ho pensato che non volevo che fra voi finisse per colpa mia, non volevo essere il terzo incomodo. Ma poi, mi sono accorto che non posso stare senza di te, non posso-
Gwen sorrise e lui le sorrise di rimando, poi catturò le labbra di lei in un bacio più lungo e intenso del primo.
Quelle che seguirono, furono le tre settimane più belle e intense che Gwen ricordasse, Richard era tutto ciò che lei aveva sempre desiderato. Era dolce, intelligente, divertente e aveva quella cortesia vecchio stile, come se venisse da un'altra epoca.
Aveva seguito il consiglio di Debby, aveva seguito il suo cuore e ora era felice.



-Ma non vedete come son questi ferri qua forti a infrangerli, duri a fletterli? Non potrete tanto sconnetterli né tirarli a voi né strapparli abbastanza da sradicarli-
-Dama non ve ne importi! Non conta se i ferri son forti; niente oltre voi mi può impedire che io possa da voi venire. Se concesso da voi mi sia, tutta libera m’è la via; ma se la cosa non v’è grata, allora m’è così sbarrata che per niente vi passerei
- recitò Richard, con una nuova passione nella voce e guardando Gwen negli occhi, per poi avvicinarsi a lei e baciarla con trasporto.

Aveva ottenuto dalla ragazza il suo aiuto per ripassare le battute dello spettacolo e lei aveva accettato un po' titubante.
-Questo però non c'era nel copione...- mormorò Gwen sorridendo.
Richard rise, trascinandola in un bacio ancora più intenso.
-Se solo ci fossi tu, nello spettacolo...- sussurrò il ragazzo, mentre baciava dolcemente il viso e il collo della ragazza, che, sorridendo ad occhi chiusi, si abbandonava ai baci e alle braccia del ragazzo che la stringevano.
-Ne abbiamo già parlato, non sono capace...- mormorò, accarezzando i capelli del giovane.
Richard la guardò per alcuni istanti e poi sospirò appena, sorridendo.
-Allora mi accontenterò di farmi aiutare da te per ripassare le battute- disse con un sorriso ammiccante e i due si abbandonarono ad lungo momento di passione e dolcezza.


************


Al termine di quelle tre settimane,  Arthur tornò dalla trasferta. Gwen non sapeva ancora come affrontare l'argomento con lui ma, ovviamente, doveva farlo.
Mentre prendeva dei libri dall’armadietto, vide i ragazzi della squadra entrare nell’androne.
-Arthur-
-Hey. Senti, sono distrutto, vado a riposare. A più tardi- disse lui, non degnandola di uno sguardo.
Lei rimase lì, davanti al suo armadietto, senza parole. Non l'aveva nemmeno guardata ed era andato via, dopo tre settimane che non l'aveva vista. Ora era troppo.




Alcune ore dopo, Gwen stava preparandosi per il grande evento. Quella sera, infatti, Richard avrebbe debuttato col suo spettacolo teatrale, nel ruolo di Lancillotto.
 Era quasi pronta per andare, quando arrivò un messaggio. Era Arthur, che le chiedeva di andare con lui alla festa per la vittoria della squadra.
Lei rispose, mentendo e dicendo che sarebbe rimasta nella sua stanza, poiché non stava bene.
Si sentiva in colpa per avergli mentito, ma ripensando al comportamento di Arthur, il senso di colpa svanì e lei, finalmente pronta, si recò al teatro.




Quando la festa finì, Arthur si diresse verso la camera di Gwen, per sapere come stava. Passando davanti al teatro, però, rimase pietrificato.
In un angolo, infatti, la sua ragazza rideva e scherzava con un ragazzo, che indossava ancora gli abiti di scena e le teneva le mani.
Sembravano molto affiatati e in confidenza; come se non bastasse, il ragazzo si avvicinò a lei e la baciò.
Non voleva credere a ciò che stava vedendo, ma le prove erano lì, davanti ai suoi occhi, inequivocabili.





Lo spettacolo era finito da un po’ e Gwen era su di giri. Richard era stato bravissimo e gli spettatori avevano applaudito per dieci minuti senza sosta.
Stava ancora sorridendo al pensiero quando, arrivata davanti camera sua, trovò Arthur.
-Arthur-
-Stai meglio vedo-
-Arthur, io…-
-Ti ho vista al teatro. Chi è quel ragazzo?-
-Si chiama Richard...- rispose lei, con la voce rotta.
-Hai aspettato che partissi per andare con un altro?- chiese lui, alzando leggermente la voce.
-Non è questo. Sono stufa del tuo comportamento. Sei sempre così freddo e distante, non ti interesso io per ciò che sono, ma per ciò che vorresti che fossi. Finalmente ho trovato qualcuno che mi ami DAVVERO e per ciò che sono. Quando sei tornato, oggi pomeriggio, non mi hai neanche guardata, dopo essere stato lontano per tre settimane!- urlò lei, arrabbiata -E' finita, Arthur- concluse lei, secca.
Il ragazzo la osservò per un istante, poi andò via, lasciandola felice, libera e con un peso in meno sul cuore.


**************


Erano quasi le otto e mezza e Gwen temeva di arrivare in ritardo. Sembrava che tutti, quella sera, stessero cospirando contro di lei. Finalmente, arrivò alla metropolitana. Quando il treno arrivò, salì e attese di arrivare al Metropolitan Opera House.
Era a New York da poche settimane, ma quanto bastava per sapersi orientare. Mentre aspettava di arrivare all’ Upper West Side, una donna di mezza età le si avvicinò per chiederle un autografo, porgendole la sua copia dell’ultimo saggio da lei scritto ''Il Medioevo e l’amor cortese''. Gwen firmò entusiasta il libro e in quell’istante il treno si fermò.
Uscita dalla metropolitana, si ritrovò al Lincoln Center. Fuori dal teatro, sui manifesti del ''Macbeth'', il volto di Richard faceva bella mostra di sé, fiero, regale, come un cavaliere.
Entrata nel teatro, levò i pesanti guanti in lana, lasciando scoperta la lucente fede nuziale nell’anulare sinistro e porse il biglietto alla hostess. Anche quello spettacolo aveva fatto il tutto esaurito. Anche quello spettacolo, sarebbe stato un successo.
   
 
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