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Autore: KindOfMadness    29/10/2015    1 recensioni
Il Dr.Watson non si era mai lasciato ingarbugliare da fitte reti disentimenti da cui le persone, in genere, non riuscivano a liberarsi.
Lui era un soldato, per la miseria, non aveva tempo di abbandonarsi anessun tipo di piacere sensoriale, la sua vita era un ripetersi dibianco e di nero, non c'era grigio, non c'erano mezzi termini.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Colours

Il Dr.Watson non si era mai lasciato ingarbugliare da fitte reti disentimenti da cui le persone, in genere, non riuscivano a liberarsi.Lui era un soldato, per la miseria, non aveva tempo di abbandonarsi anessun tipo di piacere sensoriale, la sua vita era un ripetersi dibianco e di nero, non c'era grigio, non c'erano mezzi termini.
JohnWatson non sopportava certo le mezze misure, non sopportava certo ilgrigio.
Che cos'è, poi, il grigio? Nient'altro che un incertomiscuglio tra il bianco e il nero, un colore codardo e indeciso,incompiutezza, questo era il grigio per John.
E sicuramente nonaveva bisogno della superfluità dei colori, a John il bianco e ilnero bastavano. Cosa gli importava sapere che colore avesse unoggetto? Era un oggetto come gli altri, uno stupido, futtile,semplice e dannatissimo oggetto.


SherlockHolmes invece se ne intendeva di colori, oh se se ne intendeva. Avevaanche scritto un trattato sulle più piccole sfumature di rosso: nonsi capacitava di come l'uomo potesse ancora confondere il rossocarminio, il ciliegia, il corallo o il rosso mattone tra di loro.
L'occhio indagatore di Sherlock Holmes non si lasciava sfuggireneanche il più piccolo dettaglio, non soltanto doveva essere ingrado di capire l'esatta gradazione del colore dell'oggetto inquestione, ma doveva capirne assolutamente il luogo di provenienza,la sua forma, il materiale di cui era composto, le sue esattedimensioni possibilmente in millimetri, il suo odore, il suo sapore,la sua utilità, il proprietario e infine il valore per il suddettopossessore.
Non che al signor Holmes importasse la persona ol'oggetto, anzi, ne faceva semplicemente degli strumenti perdistogliere la sua mente perfettamente organizzata dalla sua paurapiù grande: la noia.

 

 

"John?"si sentì chiamare il Dr. Watson.
Sherlock aveva una doppia anima:alternava momenti di pura energia e adrenalina in cui si dimenticavapersino di mangiare e di dormire, a momenti in cui si lasciavasprofondare nell'oblio della sua poltrona polverosa e riusciva anchea non parlare per giorni.
John si girò di scatto, erano giorniche Sherlock non si muoveva dalla poltrona, steso con il capo sulbracciolo di destra e le gambe accavallate su quello disinistra.
"Tutto bene, Sherlock?" azzardò le primeparole che gli vennero in mente, il signor Watson.
"Non sirisponde ad una domanda con un'altra domanda, John, è maleducazione.E per di più, ho soltanto chiamato il tuo nome, non mi sembra diaverti dato modo di pensare che qualcosa non vada, per questo trovola tua domanda del tutto..."
"Basta così, ho imparatola lezione." abbassò immediatamente lo sguardo spazientito pernon farlo notare a Sherlock.
Quest'ultimo non aveva ancoradistolto lo sguardo dal proiettile conficcato nel soffitto: ungentile omaggio del detective in uno dei suoi ultimi momenti di noiapiù profonda.
"Ad ogni modo, cosa c'è?" aggiunse dopoqualche secondo vuoto.
Il giovane detective scosse la testa, comese fosse finalmente tornato alla realtà dopo tanti giorni di purodistacco.
"Niente, volevo soltanto sapere se eri ancora incasa."
Si respirava polvere, in quel buio appartamento.Polvere mista a un leggero odore di polvere da sparo che aleggiavanell'aria.
Il dottor Watson lanciò un'occhiata quasiimpercettibile a Sherlock, doveva stare ben attento a non farsiscoprire, voleva evitare qualunque domanda a cui non avrebbe saputodare una risposta ben definita, specialmente a un tipo come il signorHolmes, a cui mentire non è mai stato possibile.
Spostòimmediatamente lo sguardo verso la finestra, finchè non decise dicominciare a camminare e avvicinarcisi. Anche lo sguardo di Sherlocksi spostò velocemente dal soffitto dell'appartamento, scivolòvigile su John, ma fece attenzione a non voltare completamente ilcapo, si limitò a seguire il dottore con la coda dell'occhio.

Inquell'esatto istante il braccio di Sherlock si allungò, fino a chenon raggiunse la mano del dottor Watson che sussultò per viadell'improvviso gesto; il signor Holmes diede un piccolo strattone,bastò soltanto un minimo accenno perchè John si avvicinasse allasua poltrona, era soltanto ciò che gli serviva: una conferma.
Ilpiccolo ometto ancora leggermente claudicante si adagiò sulbracciolo, ancora incerto delle sue stesse azioni, ancora increduloriguardo all'uomo, se così si può chiamare un sociopaticoiperattivo, che gli sedeva ormai accanto.
Incredulo, finchè ilriccio non intersecò le dita del fido compagno una seconda voltanelle sue affusolate, e, finalmente, puntò i suoi occhi pungenti inquelli di un profondissimo blu di John, sembravano quasi di uncastano scuro, ci si riesce a rendere conto soltanto delle suesfumature blu solo se li si osservava a lungo e da vicino, o se siaveva lo spirito di osservazione del signor Holmes.
John,nonostante gli occhi del suo coinquilino li conoscesse a memoria efosse in grado di spiegarne ogni più piccolo dettaglio, non riuscivaa distogliere lo sguardo neanche per un secondo, finchè nonscivolarono entrambi in un bacio ancora insicuro, uno di quei baciche si aspetta con così tanta impazienza e da così tanto tempo chenon basta qualche breve minuto per rendersi conto che, per JohnWatson, la vita aveva finalmente cominciato a colorarsi.
Prima diblu.
Lo stesso blu degli occhi del compagno, anche se non erapienamente convinto che un blu del genere fosse anche solominimamente pensabile, tantomeno replicabile.
Un blu misto ad unverde acqua quasi sbiadito, una punta di giallo e un tocco di grigio.
Poi di rosso.
Il rosso che colorò le guance del dottor Watsonnello stesso esatto istante in cui sentì la pelle del signor Holmessfiorare la sua. Un rosso tenue, delicato, che somigliava quasi aduna strana tonalità di rosa. Lo stesso che colora le labbra cheavevano appena sfiorato le sue.

  
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