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Autore: Omiros    29/10/2015    0 recensioni
Io sono Natsuno Koide?
A essere sincero, non lo so più.
Mentre divenivo ciò che sono, ho fatto un sogno.
Avrei aiutato il dottor Ozaki a sconfiggere gli Okiagari.
Avrei liberato Toru dal suo tormento.
Mi sarei scontrato contro Tatsumi e sarei perito assieme a lui.
Avrei salvato il villaggio.
Avrei tratto in salvo Akira e Kaori.
Come ho detto, era soltanto un sogno.
Genere: Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Natsuno Yuuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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L'oscurità ti avvolge. Moduli il respiro. Ti fondi con la notte. Lui non si accorge della tua presenza. Si inginocchia davanti alla tua finestra. Depone un fiore. Il quarto, dalla tua morte. Quando esci dal tuo nascondiglio, lui sussulta. Scatta in piedi, sbalordito.

Natsuno?

Non pronunci una parola, mentre la sua meraviglia muta lentamente in gioia.

Io... pensavo fossi morto. Come è possibile?

Sono un Jinrou. Come Tatsumi. Quelli come noi si trasformano prima della morte. Per questo non sono stato sepolto o cremato.

Lui avanza, ancora incredulo. Alza una mano, tendendola cautamente verso di te. Le sue dita gelide sfiorano il tuo viso. Gli occhi gli si riempiono di lacrime.

Natsuno. Io... mi dispiace così tanto.

Distogli lo sguardo. Respirare ti sembra improvvisamente difficile. Un insolito calore ti invade il volto, facendo sembrare le dita di Toru dei pezzi di ghiaccio. Una buia calma accorre a sostenerti. Quando parli, la tua voce risuona gelida.

Di cosa? Di avermi assassinato? Di essere diventato un mostro?

Lui trasale, togliendo la mano dal tuo viso e indietreggiando. Tu annulli la distanza fra di voi. Un sorriso cupo fiorisce sulle tue labbra. 

Non posso rimproverarti di una cosa simile. Anch'io sono un mostro e anch'io sono un assassino.

Lui sembra confuso.

Che intendi dire? Hai forse...

Annuisci. 

Mio padre. Prima di seppellirlo, gli ho tagliato la testa.
 
Toru è ancora di scosso di prima: non riesce neppure a replicare. Tu ti avvicini alla tua finestra, inginocchiandoti e accarezzando i petali del dono funebre.

All'inizio ho pensato di costringerlo ad andarsene o di trasformalo in un Okiagari. Poi ho capito che, nello stato in cui era ridotto, nessuna delle due andava bene. Penso di avergli fatto un favore.

Natsuno... è colpa mia...

Il suo volto si contrae, mentre con una mano si artiglia il petto. Vedendolo, avverti uno strano turbamento. Come prima, il tuo cuore e i tuoi polmoni non sembrano funzionare bene.

Ti sbagli: noi Jinrou possiamo vivere di cibo normale. Ho compiuto questa scelta arbitrariamente.

Fai per proseguire, ma la tua voce non sembra obbedirti, vibrando come la corda di un violino.

E ora... noi potremmo davvero fuggire, Tohru-chan. Posso provvedere a te e battermi contro Tatsumi. Io...

 Lui fissa il suolo, indeciso.

Ma... la mia famiglia...

La tua famiglia verrà uccisa, prima o poi, sia che tu resta che tu te ne vada.

Questo lo so!

Uno sbotto di rabbia. Le mani che tremano. Il suo tono si addolcisce. 

Ci sono delle persone a cui devo badare.

Come Ricchan?

Non soltanto lei. Io... ho parlato con Sunako. Lei vuole creare un villaggio di Okiagari. Un villaggio autosufficiente, dove ciascuno svolge un compito preciso. 

Sembra romantico. Peccato che questo includa il procurarsi prede sempre fresche. Hai deciso che sarà questo, il tuo futuro?

Ancora una volta, non riesce a risponderti. Abbassa le palpebre, il viso contratto da una smorfia. Sospiri.

D'accordo. Resterò anch'io.

Il suo volto si illumina.

Dici su serio?

Tanto non saprei dove andare. Se partissi ora, mi toccherebbe vivere come un vagabondo. Senza soldi o titolo di studio, non arriverei certo lontano.

Le sue braccia ti avvolgono. Un cadavere ti sta abbracciando. Lo spingi via. Lui si mette a ridere. 

E piantala. Piuttosto, dove vivi ora?

Lui parla allegramente: la tristezza di prima sembra essere sparita.

A Yamairi. La maggior parte di noi abita lì e...

S'interrompe, come temendo di aver parlato troppo. Lo togli dall'imbarazzo, interrompendolo.

Portami dai Kirishiki.

Lui si pietrifica. Dopodiché, lentamente comprende e annuisce.
   
 
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