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Autore: mentaverde    30/10/2015    2 recensioni
Dovrei fare una lista di tutte le mie pessime scelte.
Probabilmente mi servirebbero molte pagine e molto inchiostro, perché in vent'anni di esistenza il mio tempismo era sempre stato pessimo.
(cap. 2)
Com’è possibile che ovunque io vada me lo ritrovi davanti? E per di più con quel suo sorrisino da trentenne sfigato che vorrei cancellargli con una sberla. [...] Vorrei dirti grazie, ma non lo faccio perché tu sei uno stronzo da vaffanculo più che da ringraziamenti. (cap. 3)
“E qui la gente la mandi a quel paese?”.
“Se se lo merita sì”.
“Quindi io me lo sono meritato?”.
(cap. 4)
Non lo vedi, signor Cooper?
Sono sbagliata.
Sono sbagliata come la neve ad agosto, come un’insufficienza a ginnastica, come il sole di notte.
Io sono fondamentalmente sbagliata. Sia nel tuo che nel mio mondo.
(cap. 5)
Io mi perdo.
Mi perdo nel tuo respiro.
Mi perdo nella tua voce.
Mi perdo nella tua mano che accarezza la mia schiena.
E poi mi perdo nelle tue labbra.
(cap. 10)
E allora lo faccio: ti bacio. (cap. 16)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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 Altri mille.





Altri mille.
“Finisco per le sei stasera”, mi dici trattenendo un sorriso.
Sei felice?
Io sì.
Tant’è che io il sorriso non riesco a trattenerlo. Sapere che tu dopo sarai qui, che stasera ti rivedrò migliora già la mia giornata. E chi se ne frega se non ho dormito neanche mezz’ora, chi se ne frega se avrò l’aspetto peggiore di sempre, anche peggio della prima volta che ti ho mandato a fanculo.
Stasera ti rivedrò.
E so che non è solo una promessa, è la verità.
“Ci troviamo qui?”.
“Sì”, sussurri improvvisamente in imbarazzo.
Ci siamo già baciati e strusciati, ma ora è diverso. Totalmente e completamente diverso.
Perché ho una conferma che ci sarai, che un bacio è veramente qualcosa e che…
Mio Dio! Sembro una dodicenne arrapata! Ho vent’anni e ancora parlo di baci, sentimenti, batti cuore e bla bla bla?
Oh, signor Cooper, che cosa mi hai fatto?
Mi hai decisamente stregata, te e le tue scarpe laccate.
“A stasera”, ti dico e tu esci.
Certo, magari un bacino piccolo piccolo sulla fronte almeno potevi darmelo, ma andiamo con calma come vuoi tu.
Se fosse per me ora saremmo in un’altra situazione, ma devo ricordarmi di tenere gli ormoni tranquilli.
Allora, Lex, una cosa alla volte, come questa notte.
Per la faccia che mi ritrovo dopo tutto quello che è successo servirebbe un vero e proprio restauro, di quelli massicci, come quelli che fanno alle basiliche.
Ma chi se ne frega!
Chi devo vedere? Randy? Ali?
Chi?
Sì, molto probabilmente vedrò Randy visto che frequenta economia con me e prima o poi dovrò anche scusarmi visto cosa è successo quella volta che siamo usciti.
E Ali.
Sì, Ali, deve sapere qualcosa?
No, ancora no. È presto.
E poi Ali inizierebbe la storia infinita che è vecchio, che non abbiamo nulla in comune e che devo andare sul sicuro.
Sul sicuro?
Cos’è sicuro?
Billy? Billy l’eterno indeciso che si presenta a casa mia in piena notte e che decide di dichiararsi dopo avermi lasciata?
Ali stessa che è mia amica da una vita e che non approva le mie scelte?
Kim che da perfetta stronza è diventata improvvisamente una persona sopportabile, anzi, quasi piacevole?
O lo stesso Joseph Cooper che ha scelto di non essere sicuro?
O io che sono qui a crogiolarmi?
Ed ecco Randy che mi guarda per un secondo e poi abbassa lo sguardo.
Sono una persona così orribile?
Mi avvicino ma non mi guardi. Non ti avevo promesso niente, non ti avevo detto nulla, era stata solo un’uscita, e sì ho sbagliato, perché un po’ ti ho usato e tu sei sempre stato buono e gentile con me. Nonostante tu sia un rugbista con metà facoltà femminile che ti sbava dietro, sei mio amico, quello della ragazza strana che se ne sta sempre in ultima fila, quella che fissa con gli occhi sbarrati come dice Kim.
Sono quella strana. Sono l’ortica e sono quella sbagliata eppure tu mi sei amico.
E mi dispiace, davvero.
Te lo dico e mi guardi per un attimo.
So che di certe cose non abbiamo mai parlato. So che non ti ho mai detto quanto io mi reputi sbagliata e di quanto sia contenta che tu, nonostante possa, non mi hai mai snobbata.
Sono contenta di essere tua amica.
“Sei meno peggio di quel che credi”, mi dici serio, “Ma con Billy eri caduta in basso”, aggiungi facendomi ridere e a quel punto ti racconto della sera precedete, della sua dichiarazione d’amore e tu scoppi a ridere.
Siamo amici, vero?
Tutto come prima?
“Comunque la prossima volta dimmelo che hai un altro per la testa”, aggiungi sottovoce quando l’insegnante inizia a parlare, “Che nel caso ci penso io a lui”.
Oh, Joseph Cooper, quante persone pronte a farti del male se tu ne farai a me.
 
“Sei qui allora”, ti dico e quasi mi stupisco della mia affermazione perché tu sei veramente qui e la cosa mi fa impazzire.
Mi aspettavo uno sguardo sorpreso di fronte alla stupidità delle mie parole, ma tu sorridi guardandomi negli occhi, “Sono qui”.
Sei qui e per me.
E vorrei sentirmelo dire almeno altre mille volte.
“L’hai lasciata?”.
“Sì”, ed ecco apparire tutte le rughe, “Sinceramente era da tanto che volevo farlo ma non trovavo mai il pretesto, quel fatto che mi spingesse a lasciarla definitivamente”.
Ancora prima che io mi interroghi su cosa significhi esattamente ‘pretesto per’, mi anticipi.
“Tu non sei solo un pretesto, capiscimi”.
Quanto mi conosci, Joe Cooper?
“Ho capito”.
Per una volta me ne sto tranquilla.
Tu sei qui e guardi me.
Non guardi lei.
Non guardi nessun’altra.
Solo me.
“Di cosa avete parlato te e Kim?”, mi chiedi.
Delle tre cose che abbiamo in comune tra cui gli uomini impegnati.
Ma divago, “Cose tra sorelle”.
Lo vedo nei tuoi occhi che non ci credi. Probabilmente non sapevi neanche che Kim fosse mia sorella visto che nessuna delle due ti avrà parlato dell’altra.
 
“Stai con lui? Quello che era a casa tua?”.
Sto?
Vorrei saperlo e vorrei darti una risposta.
“Si al 75%”.
Scoppi a ridere ricevendo un’occhiataccia dalla ragazza al tuo fianco. “Cosa vuol dire?”.
Rido con te perché effettivamente non si è mai sentita una risposta del genere.
“Che non stiamo insieme del tutto, ma che c’è qualcosa, ma che allo stesso tempo non è fondata e… è un casino”.
“Te la complichi troppo, Lex”.
 
Okay.
I silenzi dovrebbero essere imbarazzanti perché lo sono.
Ma non questo. Non questo perché tu mi stai guardando come Romeo guardava Giulietta su quel balcone, come Mr Darcy con Elizabeth Bennet, come Homer e Marge.
Mi guardi come se non vedessi altro.
Come se non vedessi i miei capelli raccolti in qualche maniera, non come nei film che anche quando vogliono sembrare spettinate in realtà l’effetto è tutto il contrario.
E il pigiama sgualcito e stropicciato non lo vedi?
Non vedi che ho ancora del trucco sotto l’occhio?
No.
Non le vedi queste cose.
Perché mi guardi e chissà cosa ti immagini, mi guardi e sogni come faccio io con te?
Perché ti giuro che se io potessi guardarti, ti guarderei mille e mille volte.
 
“Non la complico. È complicata”.
“Quindi niente aperitivo?”.
Ha detto che avrebbe finito alle sei stasera, ma sarebbe arrivato subito da me? O andrà dal suo amico?
Vedi, Randy, è tutto così complicato. Vorrei sapere dov’è ora, ma non è così facile, non è mai così facile, così poco complicato.
Sì, con Billy sarebbe stata tutta un’altra storia, ma lo avrei aspettato tutta notte sveglia? Billy avrebbe mai portato me e Kim a parlare quasi pacificamente?
No.
Joseph Cooper sì.
Altri mille.
Joseph Cooper vale mille Billy, vale un’immensità.
“Passo per questa volta”.
Non guardarmi male, Randy. Lo so che sono io quella che urla ai quattro venti che l’aperitivo è obbligatorio e che non si salta mai.
Lo so.
E mi dispiace.
Non mi riconosci più?
Non mi riconosco anch’io.
 
“Tutti i tuoi vestiti sono dentro quella borsa?”, te lo chiedo perché non puoi dirmi che hai gettato le tue scarpe laccate in quel borsone da palestra.
Oh, ma vai in palestra? Tu?
O lei?
“Sono andato via di fretta, passerò a prendermi il resto”.
Bene. Vi vedrete ancora.
Ma tu hai scelto me, no?
Dovrei essere sicura per una volta nella mia vita, o sbaglio?
“Fumi in casa?!”, mi chiedi di getto per poi scuotere la testa.
“Giuro di aver visto Kim prendere l’ascensore, ma a quanto pare si è impossessata di te”, ti dico e scoppi a ridere di gusto, e le rughe attorno agli occhi spariscono ancora.
Sei bello Joe Cooper.
Sei bello perché non sei mai costante, sei in continua evoluzione, una continua scoperta ogni secondo più bella.
Tu non sei uno, sei mille Joseph Cooper diversi tra loro.
“Me ne passi una?”.
Ho sempre saputo che eri un fumatore, ti si vede da come guardi le mie sigarette.
“Il fumo fa male”, ti dico e mi guardi sorridendo.
Mia nonna ti chiamerebbe ‘mascalzone’ per la tua espressione.
“Anche l’alcool”.
“A volte risana”, ti dico e ti allungo la sigaretta.
 
“Lo conoscerò mai questo ragazzo?”.
Alla parola ragazzo quasi mi strozzo con l’acqua.
Joseph Cooper non è un ragazzo.
Forse neanche propriamente un uomo visto quel sorriso quasi innocente che fa, o l’espressione sorpresa di fronte ai miei atteggiamenti, o quando si concentra e stringe le sopracciglia una verso l’altra, facendo quasi il broncio.
Non è un uomo né un ragazzo.
Joseph Cooper è Joseph Cooper.
“Siamo ancora al 75%, Randy, è ancora troppo presto”.
 
“Cosa le hai detto?”, ti chiedo sapendo di avventurarmi in un territorio ostile.
Ma devo saperlo.
Devo sapere come l’hai lasciata.
Devo sapere se mi vuoi sul serio.
“Che tra di noi è finita e che non me la sento di andare avanti. Non ho parlato di te, Alexis, perché era già una cosa che mi passava per la testa. E poi io e te siamo completamente slegati da questo”.
Forse non ti capisco o forse ti capisco troppo bene.
Forse ho due belle fette di salame davanti agli occhi, tappi nelle orecchie e fieno nella testa per capire la verità o quello che mi nascondi.
Ma io capisco che tu non la volevi, che l’avresti lasciata comunque, che io sono arrivata ma già non la amavi. Che anche se lei non ci fosse stata mi avresti voluta.
Forse sono comunque una crisi di mezza età anticipata di almeno vent’anni, ma l’avresti lasciata comunque.
“Poi bisognerà vedere se farai la brava”, aggiungi con mezzo sorriso.
La brava?
 
“È lui?”.
“Chi?”.
“Quello che ti sta guardando. È lui il ragazzo?”.
Rimango sempre più stupita di come tu, Randy, un ragazzo intelligente, riesca a pensare che quel ragazzo, futuro candidato a Mr College, guardi me.
“Sta guardando quella al mio fianco”, sussurro indicando la ragazza con la coda, che ti metti a fissare e la saluti dopo un secondo.
“Fissava lei. Quello non è il genere di ragazzo che ti guarderebbe”.
“Vado forte fra gli over sessanta”, ti dico ma rimani serio.
Conosci il significato di una battuta?
Ridere!
E invece niente.
No, dico davvero, vuoi uomini continuate a fare battute sul fatto che non basterebbe un’enciclopedia per capirci, ma voi vi rendete conto di quanto potete essere complicati?
Incredibilmente e maledettamente complicati.
D’altronde siete figli delle donne, no?
 
“La brava?”, tu ridi e io con te.
Continueremo a ridere all’infinito?
Io sì finché lo farai anche tu.
“Sì la brava”.
“Oh, al massimo che posso fare è non passare un esame, signor Cooper. Tu invece puoi far perdere milioni ad un tuo cliente mandandolo in bancarotta. Chi deve fare il bravo?”.
So che senti la sfida nella mia voce.
So che adesso inizia il gioco, e forse tu non lo sai, ma sono tremendamente competitiva.
“Vuoi paragonare la delusione della tua famiglia ai soldi, Alexis?”, mi chiedi con quel sorriso da mascalzone.
“Non usare parole più grandi di te, Cooper. E poi ti ricordo che prima di me hanno avuto Kim l’emblema della perfezione scolastica. I miei lo sanno che ho altre qualità”.
“E quali qualità?”.
Te l’ho servita su un piatto d’argento, eh?
Maledetta me e maledetto il tuo sguardo incollato al mio. Sei sempre stato così?
 
“Te la ricordi Sally Bruce?”.
Come potrei non ricordarmi di Sally Bruce?
Da quanto non ci parlavamo? Un anno? Di più?
Dopo qualche mese di convivenza se ne era andata.
Anzi, l’avevo fatta scappare a detta sua.
Ero troppo innocente, smemorata, svampita per i suoi alti ideali di perfezione.
“Mi ha chiesto di te”.
Eccolo il punto dolente, la questione da un milione di dollari.
Sally Bruce ha chiesto di me.
“Si è abbassata fino a questo punto?”.
“Voleva sapere se stavi ancora con Billy”.
“Che novità, ci ha provato in tutte le maniere”.
Sally e Billy.
Se avessi dei cani li chiamerei così.
“Per fortuna te ne sei liberata velocemente”.
“Di Sally Bruce non te ne libererai mai. Metterà parola in ogni cosa qualunque cosa sia. Sarebbe in grado di descriverti come un manipolatore doppiogiochista anche se andassi a raccogliere la spazzatura insieme ai carcerati”.
E ridi di nuovo.
 
Ecco.
Quali qualità posso avere?
“L’ordine e la pulizia a detta di Kim. Sono una cantante provetta per Oliver. Una risparmiatrice per mio padre e una salutista per mia madre”.
Mai dalla mia bocca sono uscite parole più stupide di queste.
Io ero tutta il contrario.
Caos e polvere erano presenti sia nella mia testa sia nel mio appartamento. Le note non le seguo ma le invento. Ho le mani bucate quando si tratta di borse e scarpe, come ogni buona ragazza che si rispetti, e odio tutto ciò di commestibile che abbia il colore verde, nonché la maggioranza della verdura.
E tu lo sai, perché ti guardi attorno e capisci.
“Oh, e non fumo e non bevo. La ragazza perfetta”.
“Che strano, pensavo che Alexis, la mia Alexis fumasse, bevesse e che odiasse l’ordine…”.
No non ti sto più ascoltando, perché hai detto una cosa.
Hai detto ‘la mia Alexis’.
Hai detto così vero?
Perché se l’hai detto ora svengo.
Cioè, è ovvio che non posso svenire per la troppa caffeina in corpo, al massimo posso andare in iper-ventilazione.
Cosa che sto facendo.
Ma come ti permetti di parlarmi così? Cioè… come puoi dire una cosa del genere e andare avanti e avanti a parlare come se niente fosse.
 
“Se Sally attacca è meglio se chiami Ali”.
“Sì, non vorrei mai che ti denunciasse. Hai ancora tempo per finire in galera”.
“Questa è cattiveria, Lex!”.
“Questa è la verità, Ran”.
“Odio questo nome”.
Ma dai. Indovina chi ha inventato questo nome?
 
“E tu, Cooper, che pregi hai?”.
Mi sorridi e io mi sciolgo.
“Ho l’incredibile capacità di convincere una ragazza a chiamarmi per nome”.
Ma stai parlando di me, signor Cooper?
“Finché dici alla sua migliore amica di chiamarti per nome ancora prima di dirlo a lei, ha tutto il diritto di continuare come era abituata”.
Ci stai pensando?
 “Stai parlando di..?”
Sul serio!?
“Ali. Si chiama Ali ed è impossibile non ricordarsela”.
Mi prendi in giro proprio davanti ai miei occhi, Cooper?
“Ali la stragnocca... quella al bar con me”.
“Oh, sì, la tua amica”.
Ali non è mai stata l’amica di Lex. Io ero sempre l’amica di Ali.
Insomma, come si fa a non notarla?
I suoi occhi, i capelli, lo sguardo, i suoi modi di fare: tutto ciò che fa Ali attira l’attenzione degli uomini.
Io sono quella che nessuno nota, io sono quella di cui nessuno si ricorda, io…
“Non pensavo ci fosse bisogno di dirti di chiamarmi per nome”.
Non lo sai che con me non si deve dare mai, assolutamente mai, nulla per scontato?
“Pensavo fosse chiaro”.
“No, signor Cooper”.
Cosa c’è di chiaro in me?
Non vedi che sono quasi insana? Che penso, penso e continuo a pensare senza mai combinar nulla?
Sono così.
Sarò sbagliata quasi sicuramente, ma sono così.
 
Quanto è durata questa giornata esattamente?
Dodicimila ora?
In realtà sempre nove.
Sei di lezione, una di fretta in mensa e poi in biblioteca, l’unico luogo dove si possa realmente studiare. Unico luogo dove sia riuscita a zittire i miei pensieri e tutte le paranoie?
La biblioteca dovrebbe diventare il mio santuario.
Decisamente.
Se poi riuscissi ad unire un po’ di alcol ai libri la cosa diventerebbe super sonica.
Anzi, dovrei proprio proporla a qualcuno.
Ma comunque il problema maggiore resta.
Perché la mia testa è sempre lì. Posso zittire tutto per un paio di ore ma non quando prendo l’autobus.
Ecco quello dovrebbero abolirlo per chi come me ha un Joseph Cooper che entra con forza nella tua vita ed amplifica tutte le tue paranoie.
Ti penso e ti vedo davanti a me. Un attimo prima con quelle rughe attorno agli occhi, lo sguardo stanco, e i capelli scompigliati per essere stato sveglio tutta notte.
Poi ti vedo ridere, Joe Cooper, come un ragazzino e sembri quasi più giovane, un ventenne allegro del college.
Sei un fenomeno in costante mutamento, sei qualcosa che non mi stancherà mai.
 
Tu non hai guardato Ali?
Non mentirmi, non oggi, per favore.
Quando te lo dico tu mi guardi con questa forza che mi tiene ferma dove sono.
Come fanno due occhi a bloccarti dove sei facendoti dimenticare anche di respirare?
Beh, sono gli occhi che più amo in questo momento. E sì, l’ho detto.
Li amo perché sono i tuoi, e tu mi sei entrato dentro il cuore come non ha fatto mai nessuno.
Se tu mi volessi anche solo la metà di quanto ti voglia io, sarei la persona più felice di questo pianeta.
“Sì, l’ho guardata…”.
Ecco. Lo sapevo.
Tutti guardano Ali.
Chiunque guarda Ali.
“… ma è solo bella ed essere bella non è abbastanza…”.
Essere bella non è abbastanza?
Ma cosa stai dicendo, Cooper?
Essere bella è tutto. Dimmi, dimmi qualcosa che essere bella non ti porta ad avere!
“… non è abbastanza se in fianco ci sei tu…”.
Scoppio a ridere perché questa è la cosa più stupida che abbia mai sentito.
È decisamente la cosa più stupida che abbia mai sentito.
Dai, dove hai letto queste frasi?
Baci Perugina?
“Non ridere!”, alzi la voce e mi guardi tutto incazzato, “Io… io ti sto dicendo che…”.
Non riesci a parlare, Cooper?
Cosa ho detto?
Mio dio. Ti stavi aprendo e io ho usato la mazza da baseball per chiuderti la bocca.
Tu sei qui per me e io ho distrutto tutto ancora.
 
Non dico che tu mi capisca, non lo penso assolutamente perché neanch’io mi capisco.
Sono un puzzle di quelli dove non c’è il disegno guida, dove mancano i pezzi e che mandi a fanculo dopo due minuti.
Invece sei rimasto con me e so che non sarà facile, che dovrò lottare con tutte le mie forze per ricordarti ogni secondo perché mi hai voluta anche se io stessa non mi sceglierei mai.
Sarà un lavoro da parte di entrambi.
Una storia d’amore che assomiglia ad un lavoro?
Quasi rido perché questo non si è mai sentito.
Ma d’altronde non si è neanche mai sentito che uno come te abbia scelto una come me anche solo per mezzo secondo.
 
“Scusa è che Ali… tutti guardano lei, Cooper, tutti e io…”.
“Non né capiscono un cazzo”.
E te ne esci così, scusa ancora ma non riesco a non sorridere.
Tu, tutto elegante, te ne esci con una parolaccia che poco ti si addice, dico davvero.
Non sei un tipo da parolacce.
Io sono un tipo da parolacce e gestacci, come si è visto, ma non tu.
E poi cos’è questo tono, signor Cooper? Questo tono così seccato ed infastidito?
“Non dire parolacce”, ti dico sorridendo e mi guardi male.
Che hai?
“Non sei meno di lei. In niente”.
Come fai a dire queste cose? Come fai a dire esattamente la cosa che era da una vita che volevo sentirmi dire?
Io sono come Ali?
Non in bellezza e non in intelligenza. E di certo neanche in eleganza, femminilità, carisma e… io non sono come Ali, Cooper!
Ma capisco.
Capisco perché lo dici.
Abbiamo la testa piena di fieno entrambi.
E probabilmente lo stomaco pieno di farfalle, anche se le mie sono diventate degli albatros da quanto sono grandi.
Tu dici così perché mi vedi come io vedo te.
Le cose che dici non hanno senso per tutti, tranne che per noi.
Anche tu sei molto più di Billy, di Randy e di Liam e di tutti quelli che ho conosciuto.
Sei più di tutti.
Billy avrà pur un bellissimo viso, Randy vanta i muscoli che tutte noi donne sogniamo da Baywatch. Ma tu, signor Cooper, tu sei di più.
Tu sei di più di un bel viso o di un bel fisico.
Tu mi fai sentire viva come non mai, mi fai sentire desiderata, sicura e migliore di quello che in realtà sono.
“Vado a farmi una doccia”, ti dico e il tuo sguardo cambia per l’ennesima volta.
Cos’è? Desiderio?
“Tieni a bada la tua lussuria, Cooper”.
“Riuscirai mai a chiamarmi per nome?”.
Alzo le spalle e sorridi perché sai che non ha importanza come ti chiamo. Puoi essere il signor Cooper, Cooper, Joe o Joseph, puoi avere qualsiasi nome perché ciò che importa è che io chiami te e che tu chiami me.
E io voglio chiamarti per molto tempo, perché Joe Cooper mi piace come nome, ma ancora di più se affianco c’è il mio.
 
Ti sto aspettando come aspettavo le vacanze estive, con un’ansia che sale ogni secondo di più.
Mi agiti anche quando non ci sei, che bel casino che hai combinato, Cooper.
Proprio un bel casino.
E quando sento il campanello suonare vado subito alla porta, ancora senza guardare dallo spioncino e non ti trovo davanti a me, ma ritrovo Mr volto-da-principe-nome-da-cane.
“Si può sapere chi cazzo ti apre il cancello?!”,urlo perché ormai sono stanca.
Dai, non è possibile.
Sono perseguitata!
“Volevo scusarmi”, dici in un sussurro.
“Sei perdonato. Ora puoi andartene”.
Spero che la cosa si accorci e tu te ne vada ma invece niente. Rimani qui a guardarmi con la speranza negli occhi.
Speranza di cosa?
Di essere ucciso in un colpo solo?
Senza dolore?
Ti sbagli, caro Billy. Molti colpi e molto dolorosi.
“Quindi potremmo anche uscire… sai per parlare un po’”.
Ancora? Insisti all’infinito?
“Sei ridicolo. Va’ via”.
“Lex mi manchi e ho sbagliato”.
Avrò pur un custode-bastardo ma l’ascensore a quanto pare è mio amico, perché proprio in quel momento appare Joseph Cooper in jeans e maglioncino con un sorriso che però scompare appena vede Billy.
“Te la fai con lui?!”, mi chiedi vedendo come Cooper si sia bloccato alla tua vista.
Vorrei risponderti che mi piacerebbe farmela con lui ma opto per la calma rabbiosa.
“Non ti voglio più. Non c’è nessuna seconda possibilità. Chiaro?”.
Tu non mi ascolti perché non l’hai mai fatto.
“Te la fai con lui? Avrà trent’anni!”.
Ed ecco la versione di un Joseph Cooper che non avevo mai conosciuto che si mette davanti a Billy diventando quasi maestoso e gli chiudi la porta in faccia, scatenando le sue urla sul pianerottolo.
Siamo a pochi centimetri di distanza e non sento altro che le mie orecchie fischiare.
“Ciao”, ti dico.
“Ciao”, mi dici e ci guardiamo per un altro po’.
Altri mille di questi saluti, altri mille di questi sguardi non mi basterebbero.
Da quanto ha smesso di urlare Billy?
Boh, non mi interessa.
Ora ci sei tu qui che mi guardi.
“Come è andata la tua giornata?”.
Dovresti saperlo visto che eri perennemente nella mia testa.
“Tutto bene”.
“Stai bene vestita così”, mi dici e avvampo come una ragazzina.
Ma come fai? Come fai a farmi arrossire così?
Ti guardo e vorrei baciarti perché non aspetto altra da settimane.
E allora lo faccio: ti bacio, o meglio, di salto addosso e non sembra affatto dispiacerti perché ricambi con forza.
Oh, Joseph Cooper, altri mille di questi baci sarebbero pochi.





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Buonasera a tutte quante, 
sono tornata qui e a tempo di record.
Dopo aver ricevuto recensioni molto positive sul personaggio di Kim - che a quanto pare è piaciuto molto - volevo concentrarmi su altri personaggi. 
Tra cui: Joseph Cooper, Randy e Billy, per non dimenticare Sally Bruce.

Colgo l'occasione per ringraziare:
  • chi recensisce sempre
  • chi recensisce qualche volta
  • le lettrici silenzione
  • chi ha iniziato a leggere la storia da poco
  • chi la legge da sempre
  • chi l'ha aggiunta tra le preferite
  • chi l'ha aggiunta tra le seguite
  • chi l'ha aggiunta tra le ricordate

Grazie di cuore a tutte voi, e mi raccomando fatemi sapere la vostra... chi di voi vorrebbe altri mille momenti con Joe Cooper?
 
  
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