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Autore: Gia August    22/02/2009    3 recensioni
Quando il confine tra illusione e realtà viene superato, il desiderio di un amore diviene ossessione e pone le vite di Bo e Luke in pericolo. Laura Dawson per possederne uno, deve impedire all'altro di mettersi tra lei e l'oggetto dei suoi desideri.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bo Duke, Luke Duke
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciassette: in un modo o nell’altro

 

Luke era esausto. Aveva rimesso ogni mobile al suo posto per placare il nervosismo di Laura. Non voleva certo inimicarsela dopo che gli aveva sventolato la pistola in faccia minacciando la sua famiglia. Realizzò sarebbe stato meglio tenerla buona. Dopo aver sistemato tutto, mangiò il suo panino e bevve il latte che Laura gli aveva lasciato. Si sentì un po’ meglio dopo essersi saziato, tuttavia non riusciva a rimanere fermo. Cominciò a camminare per la stanza.

Mantenne la fiamma della lanterna molto bassa affinché durasse di più. Come risultato si ritrovò ad osservare le curiose ombre che si annidavano negli angoli. Non aveva mai sofferto di claustrofobia, ma ora non ne era più tanto sicuro. Le finestre chiuse dai mattoni lo rendevano nervoso anche se non riusciva a vederle nel buio. Sapeva tuttavia che erano lì. Aveva la netta sensazione che avanzassero lentamente verso di lui. Poteva sentire la stanza stringersi impercettibilmente intorno a lui.

Mentre traeva conforto dalla sua piccola fonte di luce, disse a voce alta: “hai troppa immaginazione Luke Duke. I muri non si muovono. Non vanno da nessuna parte. Sono solo le ombre.” Per convincersi aggiunse: “è solo un’illusione. Sarà meglio che tu escogiti un piano per uscire di qui invece di preoccuparti delle ombre e dei muri che camminano. Non hai già abbastanza guai senza che tu ne immagini degli altri?”

Luke sospirò: “e sto anche parlando con me stesso.” Mugugnò sconsolato. “Beh, penso non sia tanto grave almeno fintanto che non comincerò anche a darmi delle risposte. Almeno è meglio del silenzio. Preferisco tenermi attivo che finire pazzo come lei.”

Smise per un istante di camminare: “mi chiedo se mi sto rivolgendo a me stesso nel modo corretto. Non ho molta esperienza. Devo parlarmi usando la prima o la terza persona? Ecco, mi sono rivolto un’altra domanda. Dannazione, se solo lei non mi avesse confuso tanto da non riuscire a pensare lucidamente.”

Riprendendo i propri passi, Luke cominciò a sentirsi a disagio. Non si sentiva bene. Cominciò a sudare freddo. Qualcosa non andava, ma non sapeva dire cosa fosse. Si fermò e si aggrappò all’armadio quando si accorse che stava perdendo l’equilibrio. Ebbe un giramento di testa. Guardò la lanterna per stabilizzare la vista pensando che le ombre fossero responsabili della sua condizione. Ma non riuscì a vederla chiaramente. Riprese a camminare. La fiamma appariva incerta, mentre la lanterna sembrava fluttuare.

“Questo non va affatto bene.” Bofonchiò.

Luke sbarellò mentre seguiva la fiamma traballante. La testa iniziò di nuovo a fargli male. Doveva sedersi se non voleva cadere per terra.

Faticò a mantenere l’equilibrio necessario per raggiungere il letto. Si mise a sedere sul bordo, chiuse gli occhi e, con i gomiti poggiati sulle ginocchia, si prese la testa tra le mani. Si sentiva nauseato, ma sapeva che era impossibile. Non aveva bevuto altro che il latte portato da Laura. Guardò il contenitore vuoto poggiato sul comodino e scosse il capo rimpiangendo immediatamente il movimento a causa del quale gli si era amplificato il dolore alla testa.

“Deve aver messo qualcosa nel latte.” Disse ad alta voce. “Proprio come deve aver messo qualcosa nella birra le volte scorse. Non ero… ubriaco… Avrei dovuto sapere… che c’era qualcosa di sbagliato. Avrei dovuto realizzarlo… prima.”

Ma ormai era troppo tardi. La droga mostrò rapidamente i suoi risultati. Luke combatté contro l’effetto sedante, ma fu una lotta inutile. Provò a rimettersi in piedi, ma non ne aveva la forza. La stanza iniziò a girargli intorno provocandogli una nuova ondata di nausea. Tentò disperatamente di rimanere sveglio. Non sapeva cosa gli avesse fatto Laura l’ultima volta che era svenuto, ma di certo non voleva risvegliarsi al suo fianco. Aveva il terrore di perdere il controllo, ma i suoi pensieri si stavano facendo sempre più incoerenti. Luke si rese conto che non avrebbe potuto fare niente. L’oscurità lo stava inesorabilmente inghiottendo. Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi. Nel giro di pochi minuti scivolò nell’incoscienza.

 

Laura appose il francobollo sulla busta che conteneva la lettera scritta da Luke alla sua famiglia. Si guardò attorno un’ultima volta per essere sicura non ci fosse nessun altro per la strada, prima di raggiungere la cassetta delle lettere davanti all’ufficio postale. La posta sarebbe stata ritirata di mattina presto. Con un po’ di fortuna i Dukes avrebbero ricevuto la lettera già nel pomeriggio. Quindi se ne sarebbero lavati le mani di Luke e avrebbero smesso di interferire nella sua vita. Dovevano accettare il fatto Luke non li volesse più tra i piedi. Forse avrebbero smesso di cercarlo.

Imbucata la lettera, Laura guidò la sua macchina verso il Boar’s Nest per far visita a Boss Hogg. Giunta a destinazione arrivò davanti alla porta del suo ufficio e bussò.

“Avanti, avanti.” Rispose Boss con la sua solita impazienza.

Quando Laura aprì la porta, vide Boss seduto al tavolo intento a gustarsi del pollo fritto insieme alla moglie Lulu.

“Oh Miss Dawson!” Esclamò. “Prego si accomodi. Cosa posso fare per lei?”

Laura non era solo la miglior impiegata di Boss, ma era anche la più facoltosa. Renderla pienamente soddisfatta era tra le priorità di Boss.

“Buongiorno Boss, signora Hogg. Può dedicarmi qualche minuto?” Domandò dolcemente Laura.

Boss si pulì bocca e mani prima di alzarsi. Scortò Laura vicino al tavolo e disse: “non c’è neanche da chiederlo, certo che posso dedicarle del tempo. Tutto quello che vuole. Gradisce qualcosa da mangiare?”

“No, grazie Boss.” Rispose Laura mettendosi a sedere. “Ho splendide notizie che vorrei condividere con voi due. Mi sposerò alla fine della settimana.”

“Un matrimonio? Alla fine della settimana?” Ripeté Boss mal celando il proprio stupore. “Con chi?”

Lulu osservò il marito esasperata: “non mi ascolti mai J.D. Te l’avevo detto che Miss Dawson mi aveva già confidato la buona notizia quando ci siamo incontrate da Rhuebottom, la settimana scorsa. Il suo futuro marito viene da Atlanta. Semplicemente non avevo capito ti saresti sposata tanto presto cara.”

Laura sorrise apertamente: “quando due persone sono innamorate è difficile che sopportino di stare separate. Non c’è motivo di aspettare.”

“Può organizzare qui il ricevimento.” Offrì Boss.

Lulu scosse il capo: “non essere stupido J.D. Miss Dawson vorrà sposarsi e pranzare in qualche posto elegante e romantico.”

“Ma… “ Obiettò Boss prima di essere interrotto dalla moglie.

“J.D., il Boar’s Nest non è né elegante, né romantico. Miss Dawson è una ragazza sofisticata. Questo posto non è adatto per il suo ricevimento nuziale.”

“Per favore signora Hogg, mi chiami Laura.”

“E tu chiamami Lulu, cara.”

Boss osservò le due donne con espressione accigliata. Chiese: “se non vuole usare il mio locale, dove festeggerà?”

“Avremo una cerimonia privata con una cornice molto romantica creata ad arte da me.” Rispose Laura. “Saremo soltanto noi due e il reverendo. Come sapete i miei genitori sono morti e il mio fidanzato non  ha più rapporti con la sua famiglia.”

“Nessun amico, cara?” Domandò Lulu.

“So che può sembrare egoistico, ma noi abbiamo occhi l’uno per l’altra e basta. Non abbiamo bisogno di nessun altro.”

Lulu sorrise: “com’è romantico. Se posso esserti d’aiuto, fammelo sapere.

“Si, si.” Si affrettò ad aggiungere Boss. “Se avrà bisogno della nostra assistenza non esiti a chiamarci.”

“Vi ringrazio entrambi, ma c’è un’altra cosa. Ho paura che dovrò lasciare il mio posto in banca. Il mio fidanzato non vuole che io lavori una volta che saremo sposati. Giovedì sarà il mio ultimo giorno di lavoro.”

“Mi sta lasciando?” Chiese Boss sconsolato. “E’ la mia migliore impiegata.”

“Sono spiacente, ma è il desiderio del mio fidanzato e io, come sa, non ho bisogno di denaro. Comunque partiremo per Atlanta appena ci sarà possibile.”

“Atlanta? Questo significa che chiuderà anche i suoi conti?” Boss fu preso dal panico.

“Terrò il mio denaro qui ad Hazzard.” Lo rassicurò Laura. “Dopo tutto qui c’è la casa dei miei genitori, quindi tornerò molto spesso.”

Boss si tranquillizzò. Poteva sopportare di perdere la sua migliore impiegata purché lei lasciasse intatti i suoi cospicui conti.

Laura si alzò seguita da Boss e Lulu. Disse: “devo andare. Ho ancora molte cose da sistemare per il matrimonio.”

“Non dimenticare, cara. Se hai bisogno d’aiuto, chiamami.” Ripeté Lulu.

“Lo farò, grazie. Ci vediamo domani Boss. Arrivederci Lulu.”

Lulu abbracciò Laura: “arrivederci, cara.”

Boss aprì la porta: “a domani. Mi mancherà in banca, ma sono contento di poter continuare ad annoverarla tra i miei migliori clienti.”

Laura sorrise mentre Boss le chiudeva la porta alle spalle. Aveva avuto successo. Tutto stava andando secondo i suoi piani. Per la fine della settimana sarebbe diventata la signora Duke.

 

Laura accese la lanterna mentre camminava attraverso il corridoio buio e stretto. Era stata lontana da Luke per diverse ore. Lui non stava prendendo bene la sua inaspettata libertà. Gli altri Dukes, sebbene lontani, esercitavano ancora uno strano dominio su di lui. Ma questo è ciò che accade quando si sono subiti abusi per tanti anni. Si diventa dipendenti dai propri aguzzini. Si può arrivare addirittura a proteggerli. Tuttavia, con il passare del tempo, tutto sarebbe stato superato. Laura ne era certa. Doveva soltanto tenere al sicuro Luke fintanto che la sua rabbia e la sua dipendenza dalla sua famiglia non fossero passate. Sapeva che sarebbe stato un processo lento, ma lei lo avrebbe aiutato. E alla fine Luke l’avrebbe ringraziata.

Sfortunatamente, la rabbia di Luke era ben lontana dall’esser passata. Odiava farlo, ma era stata costretta a dargli un calmante. Aveva messo le sue ultime tre pastiglie di Rohypnol nel latte. Sperava lo avrebbe trovato più mansueto e ragionevole. Si avvicinò con delicatezza alla porta e debolmente lo chiamò.

“Luke, tesoro. Sono tornata.”

Non ricevendo risposta, cautamente sbirciò nella finestrella. La lampada era ancora accesa. Luke giaceva addormentato sul letto.

“Luke!” Tentò più forte. “Sei sveglio?”

Luke non si mosse. Laura si era aspettata di trovarlo docile e accondiscendente. Il Rohipnol aveva avuto quel tipo di effetto le altre due volte. Stavolta aveva dovuto necessariamente aumentare la dose in quanto lo aveva trovato arrabbiato e agitato. Sapeva che non si sarebbe svegliato. Si sentì tranquilla di poter entrare.

Laura disserrò la porta e la aprì. Si avvicinò lentamente a Luke tenendo comunque le mani in tasca per tastare la pistola. Non voleva certo minacciarlo, ma era ancora vittima del lavaggio del cervello a cui era stato sottoposto per tanti anni dalla sua famiglia. Doveva stare attenta. Se fosse scappato e fosse tornato alla fattoria non avrebbe più saputo niente di lui. Lo avrebbero punito severamente. Non aveva dubbi al riguardo. Doveva proteggerlo che lui fosse d’accordo oppure no.

Laura si arrestò accanto a Luke e lo osservò per un po’ dormire. Poggiò la lanterna sul comodino e si sedette sul letto. Con il dito medio seguì le linee del suo volto. Quando arrivò a toccargli il mento si fermò ad esaminare la cicatrice che aveva. I suoi occhi si riempirono di lacrime. Sapeva che gliel’aveva provocata lo zio. Non gli avrebbe mai permesso di mettere di nuovo le mani addosso a Luke.

Luke rimase immobile sotto le carezze di Laura. Gli scostò una ciocca di capelli dalla fronte. Sembrava così in pace mentre dormiva. Rappresentava la perfezione per lei ed era tutto suo. Dolcemente gli poggiò il dito sulle labbra per poi chinarsi e ripetere lo stesso gesto con la bocca. Lui non rispose.

Osservò il petto di Luke gonfiarsi e abbassarsi. Gli sbottonò la camicia. Lentamente fece scivolare le mani sui suoi muscoli tonici, gli accarezzò gli addominali. Gli afferrò una mano e se la portò all’altezza del cuore. Raggomitolandosi accanto a lui gli poggiò dolcemente la testa sul petto. Continuando a tenere salda la mano di Luke e cullata dai battiti del suo cuore, Laura finì per addormentarsi accanto all’uomo con il quale aveva deciso di trascorrere il resto della sua vita.

In un modo o nell’altro.

 

To be continued…

  
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