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Autore: Larathia    31/10/2015    1 recensioni
Raccolta di storie sul tempo che Squall ha passato al Garden, dal suo arrivo al ballo di promozione. Non sono state scritte secondo un ordine particolare, ma i capitoli seguono l'ordine cronologico del gioco.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Seifer Almasy, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Disclaimer: Final Fantasy VIII e i suoi personaggi sono proprietà Square-Enix, e vengono qui utilizzati senza scopo di lucro: nessuna violazione del copyright è pertanto da ritenersi intesa.

CADET DAYS
scritta da Larathia, tradotta da Alessia Heartilly
I. Uccello di tuono

Squall aveva sei anni quando fece la junction per la prima volta con un Guardian Force. Anche allora la sua memoria era ben lontana dall'essere perfetta, strapazzata dalla Strega, così anche se tutto era ancora lì, non poteva mai ricordarlo consapevolmente. Se si rilassava e non pensava proprio a niente, i ricordi gli lampeggiavano nella mente quando posava gli occhi su questo o quell'oggetto, questa o quella scena.

Ci voleva molta più disciplina per non pensare a niente di quanta ne servisse per pensare a qualcosa in particolare, ma cercava di trovare il tempo di farlo. La vita era diventata molto impegnata, molto ordinata da quando erano arrivati al Garden. Era spesso così stanco dopo le lezioni che cadeva semplicemente sul suo lettino e dormiva, e nemmeno il frenetico bussare alla porta di Seifer disturbava il suo sonno. Seifer stava iniziando ad arrabbiarsi per questo, ma c'era poco che Squall potesse fare. Non poteva diminuire il suo carico di lavoro, dopo tutto, e spesso non avevano lezioni insieme.

Un giorno, Cid lo prese per mano e lo guidò fuori dall'aula. Squall lo seguì ubbidiente, forse con un po' di diffidenza, anche se le falcate di Cid erano difficili da eguagliare per un bambino di sei anni. Non chiese dove stessero andando, o perché. Aveva già perso l'abitudine di fare domande a chi era più grande di lui. Lo staff, lì, non amava gli studenti che facevano domande - Seifer era già stato picchiato parecchie volte per questo, e Squall non voleva provarlo lui stesso. Solo guardarle era stato più che abbastanza, vedere la schiena di Seifer come una massa di strisce rosse e i suoi occhi verde gatto troppo bagnati per le lacrime trattenute che era davvero troppo orgoglioso per versare. Squall aveva finto di non notare il dolore di Seifer - l'unica cosa a cui poteva pensare di fare, dato che offrire la sua simpatia sembrava solo far arrabbiare di più il bambino biondo.

Cid lo guidò fuori, appena dentro il cancello più esterno. C'era un temporale spaventoso là fuori, vento e pioggia e tuoni che gareggiavano tutti per essere l'elemento più duro. Erano passati parecchi mesi dall'ultima volta che Squall aveva visto la luce del giorno per più di un'ora in un colpo solo, e fissò ad occhi spalancati la furia della Natura, dimenticandosi dell'adulto al suo fianco. Già parecchi rami erano stati strappati dai loro alberi dal vento, e più di un cerchio bruciacchiato indicava il colpo di un fulmine. Le nuvole lassù si arrabbiavano e rivoltavano molto più di quanto avrebbero dovuto, anche se Squall non poteva dire come facesse a saperlo. I lampi di tuoni al loro interno davano quasi l'impressione di essere ali.

Cid lasciò andare la mano di Squall e indicò il temporale con il dito. "Ti fa paura?" chiese piano.

Squall lanciò un'occhiata diffidente al suo Preside. Non avrebbe dato la risposta sbagliata, non importava quanto la domanda fosse un trabocchetto. "No" disse, felice che fosse la verità. Non si doveva avere paura di niente. E lui lo sapeva. Inoltre, non importava. Se avesse detto di sì, il Preside lo avrebbe mandato fuori comunque, per imparare a non avere paura. Ricordava uno studente che aveva dovuto mettere la mano in una teca piena di tarantole dopo aver ammesso di avere paura dei ragni. Le grida di terrore lo avevano turbato, ma aveva cercato di non darlo a vedere - sembrava che tutti intorno a lui pensassero che quello era esattamente il modo in cui superare la paura.

"Quello non è un temporale normale" disse piano Cid. "Succede una volta ogni dieci anni, forse - l'arrivo dell'Uccello del Tuono. Un Guardian Force. Se esci, e non hai paura, puoi farlo diventare tuo amico. Ma non puoi avere paura."

Il bambino fissò il caos, ad occhi spalancati. "Wow" disse. Uccello di Tuono? Sembrava bellissimo - e ora che sapeva che era un uccello quello lassù riusciva a vederlo, con ali che si trascinavano dietro nuvole, e dipinto di tuono; le violente raffiche di vento erano il prodotto delle sua potenti ali. Era stupefacente, davvero, che non lo avesse mai davvero visto prima.

Cid fece un piccolo sorriso. "È la risposta che speravo di sentire" disse con fare incoraggiante. "Aspetterò qui. Va' pure fuori." E - con un certo sforzo - aprì l'ultimo cancello, lasciando che il bambino si lanciasse fuori nel caos ululante.

Cid chiuse il cancello dietro di lui - comunque andasse a finire, Squall non avrebbe avuto bisogno che lui gli riaprisse il cancello. Se l'Uccello di Tuono lo rifiutava, sarebbe morto - nessun bambino poteva sopportare la potenza di un Guardian Force. E se accettava Squall, il bambino non avrebbe avuto alcun danno, e sarebbe stato in grado di aprire il cancello da solo.

Parte di lui sperava che il bambino fallisse, che morisse. Era una cosa terribile da sperare - eppure questo bambino era destinato a combattere contro sua moglie in un duello all'ultimo sangue, un giorno. Anche con l'anima di Edea smangiata dalla possessione, Cid non poteva sopportare l'idea della sua morte. Così, guardò il bambino combattere per rimanere diritto nel vento e nella pioggia, e non si mosse per aiutarlo...

*~*~*~*~*

Squall scoprì che davvero non aveva paura, anche se il vento minacciava di farlo cadere e la pioggia quasi lo accecava. C'era qualcosa di pulito nel temporale, qualcosa di duro ma puro, non toccato. Allungò le mani sotto il diluvio e rise. Una tempesta del mare, l'acquazzone che gli dava il nome(1). Allungò le mani, e l'acqua cadde dai cieli attraverso le sue dita, cadendogli sulle braccia, pulendo, purificando, potente.

Non che la mente di un bambino di sei anni razionalizzasse fino a quel punto; tutto quello che capiva davvero era che l'acqua pizzicava e sembrava meravigliosa, e il vento nei suoi capelli fradici di pioggia lo faceva sentire un dio. Lui era il temporale, e il temporale era lui. Indicò con il dito e uno scoppio di fulmini ridusse in schegge un antico albero. Il temporale era un caos che aggiustava le cose, corrodendo le pietre aguzze finché diventavano lisce e sicure, togliendo polvere e polline dall'aria, facendo rinascere il mondo. E nessuno diceva mai, mai cosa fare a un temporale. Alzò la testa e fissò l'uccello dorato nel cielo, che lampeggiava dentro e fuori dalla sua visuale tra le nuvole che le sue ali creavano, e sollevò le sue mani grassocce di bimbo come se la bellezza luccicante fosse alla portata delle sue braccia. Voglio essere come te. Libero. E lo era, proprio così. Si guardò intorno e si rese conto che non c'era nessun membro dello staff lì, nessun preside, nessuno studente. Solo lui, e il temporale, e l'Uccello di Tuono. Rise per gioia pura, e rincorse il tuono.

Fu allora che il temporale lo notò, a correre e giocare come altri bambini avrebbero fatto nella luce del sole. L'Uccello di Tuono si tuffò fuori dal cielo, con le ali giganti che si trascinavano dietro fasci di lampi e nuvole di tuono, dirigendosi dritto dal bambino con gli occhi d'argento e senza alcuna paura.

Siamo uguali.

La presenza traeva tanta gioia nel vento e nella pioggia quanta ne traeva Squall. Ali dorate si avvolsero quasi con affetto intorno alle sue piccole spalle, e all'improvviso Squall riuscì a vedere attraverso la tempesta come se fosse alla luce chiara del giorno - la pioggia e il vento non lo accecavano più. Per un momento i due furono una cosa sola, braccia-ali-piume-dita allungate e che si lasciavano dietro scintille. Per Squall era come toccare una batteria vivente, un formicolio caldo ed elettrico gli correva nelle membra, rendendolo vivo in un modo che non aveva mai provato prima. Si guardò le braccia - la presenza era ancora lì, ma non riusciva più a vederla. Le ali erano invece nella sua mentre, un orgoglioso fuoco dorato che gli solleticava i pensieri. Faceva venir voglia al suo cervello di starnutire, e si agitò - come si fa a far starnutire il proprio cervello?

Sei bellissimo.

Noi siamo Quetzal, disse, in una voce che somigliava a tre voci insieme. La voce di un uomo, la voce di una donna, e la profonda voce crepitante del tuono.

Io sono Squall.

Ci fu un'increspatura di divertimento nell'uccello; evidentemente non era abituato a parlare, ma era disposto a fare concessioni per l'età di Squall e l'evidente innocenza del protocollo.

Giochi con me?

Costernazione; l'Uccello di Tuono evidentemente non aveva modo di rispondere. Quando c'è tempesta, disse esitante. E quando chiamerai.

Ok!

Ma Quetzal non rispose più. Forse non poteva parlare molto con il becco.

Per quanto prima la pioggia fosse sembrata meravigliosa, ora era magica. La pioggia gli incollava i capelli al cranio, rendeva pesante la sua uniforme, faceva rumorosamente cic ciac nel suoi stivali - e lui non si era mai sentito così vivo. Come se tutto quello che doveva fare era fare un passo, e sarebbe stato in qualche altro posto nuovo ed eccitante. Non importava minimamente che potesse vedere solo a malapena il Garden in lontananza, nel buio. Non andava da nessuna parte. Io sono la tempesta, e la tempesta è me. Prendi questo, mozzicone di albero! Sorrise quando il tuono cadde esattamente doveva aveva indicato. Non lo stava chiamando - anche se era sicuro che l'uccello dorato poteva farlo se avesse voluto. Sembrava solo che lui sapesse dove l'uccello avrebbe colpito. Forse l'Uccello di Tuono glielo aveva detto, in qualche modo. Come in un linguaggio segreto, qualcosa che solo loro due avrebbero saputo.

Voleva dire a Cid - dire a qualcuno - dell'uccello nel cielo, quello nella sua testa. Non aveva avuto niente per essere così felice da - fece una pausa. Da quando? Sbatté le palpebre. Oh beh, non importava. Quello che importava era il meraviglioso uccello che sarebbe stato suo amico. Corse indietro fino al cancello, saltò al di sopra dei piccoli canali con grazia e facilità, senza dare la minima attenzione al terreno scivoloso e fangoso o alla cortina di pioggia che cadeva ancora. Se qualcuno gli avesse chiesto proprio allora di correre a fare una commissione nella città di Balamb - una buona giornata di cammino persino per un adulto - avrebbe accettato subito, con l'energia fremente che gli correva nelle vene. Aprì il cancello senza pensare, e sorrise al Preside - per un momento solo un bambino felice, completamente fradicio e senza curarsene affatto.

"Hai visto?" chiese, eccitato, mandando inavvertitamente spruzzi d'acqua al Preside ad ogni movimento. "Hai visto?"

"Sì, ho visto" disse Cid con tristezza - uccidendo una parte dell'evidente felicità di Squall. Aveva visto l'Uccello di Tuono tuffarsi dai cieli e avvolgere le sue ali con fare delicato e protettivo intorno al corpo esile di Squall, aveva visto il corpo del bambino avvampare luminosamente dall'interno mentre la junction aveva luogo e Quetzal svaniva dalla vista, e ancora aveva visto il luccicare luminoso nei suoi occhi grigi di solito seri - un luccicare oltre la mera felicità, un luccicare che poteva e riusciva a illuminare stanze, che attirava qualsiasi osservatore ai suoi occhi come una calamita. "Farai meglio a tornare nella tua stanza adesso, Squall, e cambiarti. La dottoressa Kadowaki non perdonerà mai nessuno dei due se ti prendi un raffreddore."

"Sì signore!" cinguettò Squall, e corse in una linea diretta e gocciolante dritto ai dormitori - solo per essere fermato a metà strada da un insegnante oltraggiato, che gli fece la predica per dieci minuti buoni sull'indossare un'uniforme bagnata, essere fuori senza la compagnia di un insegnante, essere fuori e basta con un tempo simile, e correre nei corridoi. Quando l'insegnante ebbe finito, Squall era ormai decisamente depresso - e poi fu sgridato per quello fino a quando si raddrizzò e fece il saluto, e camminò - lentamente - lungo la sua strada, senza mai osare dare uno sguardo alle sue spalle verso il Preside che, dopo tutto, lo aveva fatto uscire.

Cid guardò tutto con un sospiro. Squall non era stato cosciente delle scintille nel suoi occhi. C'erano state scintille anche nei suoi capelli. Lasciò che l'insegnante sgridasse Squall perché uccidesse quell'ardore, quelle scintille rivelatrici, e lasciò che Squall avesse l'aspetto di sempre. Abbastanza presto lo staff si sarebbe accorto che il loro giovane cadetto aveva trovato un Guardian Force e aveva fatto la junction, e poi glielo avrebbero tolto fino a quando lo avrebbero considerato abbastanza responsabile da non usare il suo potere per mandare in corto circuito il Garden. Nel frattempo, però, sarebbe diventato leale a Squall - e avrebbe mangiato i suoi ricordi. Cid aveva bisogno che Squall dimenticasse, e anche Seifer se avesse potuto trovare un altro GF che poteva essere catturato senza una battaglia. Edea gli aveva raccontato del suo visitatore dal futuro. Era vitale che Squall dimenticasse l'orfanotrofio, e la moglie di Cid, il più possibile - per rendere il momento dell'inevitabile conflitto più facile per lui.

Cid voleva bene al bambino, davvero, ma quella conoscenza dell'inevitabilità lo dilaniava. Un bambino così piccolo, che un giorno avrebbe guidato la battaglia contro la strega che controllava sua moglie. Un bambino così dolce, che sarebbe stato l'assassino di sua moglie. Desiderava di potersi permettere lui di fare la junction con un GF, e dimenticare - ma cosa stava pensando? Finché vivevano entrambi, doveva essere il Cavaliere di Edea, e fare quello che lei riteneva necessario. Non importava quanto lo lacerava.

Si voltò e si diresse all'ascensore. C'erano rapporti da finire, infine montagne di documenti da esaminare...

*~*~*~*~*

Il tuonò si rovesciò. Si alzò una brezza, abbastanza forte da portare vaghi spruzzi dal mare che era una giornata di cammino a passo svelto. La promessa della pioggia riempiva l'aria, scompigliandogli i capelli come uno zio affettuoso. Lo stridere di acciaio contro pietra lo portò a spostare gli occhi sul suo avversario. Seifer aveva alzato l'Hyperion, puntandolo vero di lui, provocandolo. Squall sguainò il suo Revolver e lo fece volteggiare, colpendo il gunblade più sottile.

Il vento soffia più forte, pesante di nebbia, pulito e freddo ed elettrico.

Clang, clic, clac, clic, clang, affondare e parare e tagliare e volteggiare e colpire. Era stata un'idea di Seifer combattere fuori, quel giorno, oltre i cancelli del Garden e il terreno familiare dei campi d'addestramento. Aveva sentito le previsioni del tempo, e aveva pensato che togliendo Squall dal suo ambiente familiare - così come dagli occhi impiccioni degli insegnanti - poteva avere una vittoria facile, in 'condizioni reali' e mostrare a Squall chi era davvero l'esperto di gunblade.

Le prime gocce di pioggia iniziano a cadere, trasformando il terreno roccioso in qualcosa di scivoloso e pericoloso.

Non era così che doveva andare. Anche se indossavano stivali simili, Seifer doveva concentrarsi per non perdere l'equilibrio - e Squall non sembrava nemmeno notare la pioggia. C'era qualcosa di... strano... nel suo viso. Stravagante. Lo distraeva, e i colpi si stavano facendo più veloci e Seifer faceva il possibile per rimanere in piedi e bloccarli. Non era così che doveva andare!

Turbini di lampi chiari si lanciano verso il terreno, un tonante rombo di tuono appena dietro, la pioggia cade più forte adesso.

Fu Seifer, e non Squall, a sobbalzare. Seifer avrebbe potuto giurare che le scintille negli occhi di Squall proprio allora fossero più di un semplice riflesso del lampo. Squall si avvantaggiò della distrazione e disarmò l'avversario con un colpo veloce e tortuoso del Revolver.

La pioggia tuona a terra in un torrente improvviso, cadendo dalle nuvole come acqua in una ciotola, colpendo il terreno roccioso così forte da formare una nebbia sopra la terra.

Seifer arrancò per prendere il suo gunblade, ora quasi invisibile nella pioggia scura e nell'acqua che cadeva, disturbato dalla tranquillità silenziosa di Squall, ma rifiutando di darlo a vedere. "Che diavolo ti è preso, Leonhart?" domandò, mentre notava che l'altro ragazzo non si muoveva per coprirsi. "Sta diluviando, cazzo!" Le previsioni del tempo dicevano 'pioggia'. Non avevano detto 'pioggia torrenziale'. Nessuno poteva combattere così. Eppure Squall attese, gli occhi d'argento che brillavano nel tuono, il Revolver pronto. Se non fosse stato per l'argento nei suoi occhi, sul suo gunblade, sulla sua uniforme da matricola, a meno di mezza dozzina di metri Seifer non sarebbe stato proprio in grado di vedere il suo rivale.

Il vento si alza di nuovo, facendo ruotare il muro d'acqua fino a quasi orizzontale. Le nuvole sono così spesse da rendere il giorno un tardo crepuscolo, l'unica vera illuminazione sono i veloci scoppi di tuono.

Seifer abbandonò il suo orgoglio, abbandonò ogni pensiero di continuare la lotta - e corse a cercare sicurezza al Garden. Era quasi piegato a metà sotto il vento e la pioggia, correndo quasi alla cieca. Fortunatamente non c'erano testimoni - matricole nere e argento che lo rendevano solo un'altra ombra, invisibile a distanza. Squall non gli prestò alcuna attenzione, apparentemente ipnotizzato dalla pioggia.

Rimise il Revolver nella sfodera e allargò le mani guantate per sentire la tempesta, sentirla davvero, assimilare dal suo potere puro e la sua forza purificatrice, lavando via l'oscurità minacciosa per rivelare la passione sottostante, togliendo la solita custodia per rivelare un cavo vivo. Vivi. Lì e adesso era vincitore, e vivo. In un'eco dell'emozione, ali dorate si allargarono nella sua mente - il richiamo dell'Uccello di Tuono gli portò un piccolo sorriso vittorioso alle labbra. Niente rivali, niente insegnanti, niente Presidi, niente compagni. Solo lui, e l'Uccello di Tuono, e la tempesta.

Nessuno dice mai, mai cosa fare a un temporale.

Siamo uguali.

*

Note al testo
(1) nome: il riferimento è al nome di Squall, parola che in inglese indica una burrasca, un acquazzone improvviso.

*****
Nota della traduttrice: ogni recensione e commento, anche in messaggio privato, sarà tradotto e inviato all'autrice, e ogni eventuale risposta verrà poi riportata qui. Per chi volesse tenersi aggiornato sulle mie traduzioni (in questo e altri fandom), lascio il link alla mia pagina facebook (dove segnalo sempre quando aggiorno) e alla mailing list. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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