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Autore: Sognatrice_2000    31/10/2015    3 recensioni
In un soleggiato pomeriggio di primavera, Heiji si è presentato all'agenzia investigativa Mouri. Conan non vuole che il suo migliore amico, dopo la breve visita, parta subito per Osaka e lo lasci solo per mesi, così lo invita a cena, e con l'imbrunire Heiji decide di fermarsi lì per la notte. Prima di andare a letto, Conan ed Heiji guardano un film poliziesco, e per la prima volta i due discutono animosamente, poiché la loro teoria sul colpevole del delitto è divergente. Conan, per dare una lezione ad Heiji, così sicuro di sé, propone una scommessa, mettendo in palio una pericolosa condizione, se sarà lui a vincere. Una condizione veramente dolce e terribile...
Ambientata poco l'episodio "Morte al ristorante"
Genere: Fluff, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Heiji Hattori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Heiji Hattori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un assolato pomeriggio di primvera a Tokyo, caldo e radioso. Quel giorno, Conan era rimasto da solo a casa: Ran era appena uscita di corsa, diretta in palestra per gli allenamenti di karate, e Goro era andato alle corse ippiche. Così, Conan si era ritrovato a casa tutto solo, senza avere idea di che cosa fare: il Dottor Agasa, Ai e gli altri ragazzi erano andati tutti insieme al cinema, a vedere un interessante film d'amore appena uscito, e lui si era rifiutato categoricamente di accompagnarli. Aveva sempre odiato le sdolcinatezze, preferiva mille volte restare a casa a guardare un bel thriller, piuttosto. Ma non aveva voglia di accendere la televisione, così prese il poliziesco che aveva lasciato a metà, e iniziò a scorrere avidamente con gli occhi le righe del testo.
Accidenti, non aveva ancora risolto il mistero. Se ci fosse stato Heiji insieme a lui, avrebbe scoperto in un attimo il nome del colpevole. Heiji. Chissà perchè, così all'improvviso, si era messo a pensare a lui. Anche se ultimamente, gli succedeva molto spesso. Nei momenti più strani e impensabili, il pensiero del giovane detective di Osaka si affacciava nella sua mente. Un po' troppo spesso, a dire la verità. Perso in questi pensieri, non si accorse dell'ingresso di un'altra persona in agenzia, finchè non sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Si irrigidì per la sorpresa e la paura, ma subito sentì una risata riecheggaire alle sue spalle.
"Che succede, non mi riconosci?" Conan si voltò di scatto, sopirando di sollievo. Era solo quel matto di Heiji. Un momento... che cosa ci faceva lì a Tokyo? Saltò in piedi, come un punto da uno spillo, fissandolo scioccato. "Ma tu.. che ci fai qui? E quando sei entrato?"
Heiji sorrise. "Ho suonato più volte, ma non mi ha risposto nessuno, così ho deciso di salire per vedere se ci fosse qualcuno e ho aperto la porta."
"Beh, mi hai fatto prendere un bello spavento." Conan era più calmo adesso. In realtà, anche se non lo avrebbe mai ammesso, era felice di rivederlo, dopo tanto tempo.
"Sono contento di rivederti, volevo proprio passare un po' di tempo con te." Chissà perchè, quelle semplici, spontanee parole, fecero aumentare il battito del cuore del bambino. Il motivo, non sapeva spiegarselo. Era felice, ed emozionato allo stesso tempo.
"Per quale motivo? Hai un nuovo caso da sottopormi?" Finalmente Conan era riuscito a parlare, e a riaquistare un contegno normale. Detestava quando le emozioni prendevano il sopravvento.
"Ma no, avevo solo voglia di rivederti!" Di nuovo quel battito più forte, questa volta unito al gola secca e uno strano senso di calore alla bocca dello stomaco. Heiji... davvero aveva affrontato un lungo viaggio in aereo, probabilmente partendo la mattina presto, solo per vederlo?
"Secondo me c'è sotto qualcosa."Borbottò, cercando di non far trapelare l'entusiasmo che gli stavano suscitando quelle parole.
"Ma sentitelo! Se non ti andava di vedermi potevi dirmelo anche subito. Non c'è problema, me ne vado." Si sentiva che il tono fintamente di Heiji in realtà era scherzoso, e che stava ridendo sotto i baffi. Ma Conan lo afferrò saldamente per la manica della felpa, come un vero bambino capriccioso. "No, resta qui!" Esclamò precipitosamente, il tono più acuto e infantile del solito.
"Ehi, calmati, stavo solo scherzando. Non vado da nessuna parte, lo sai." Era bella la voce di Heiji, dolce, come una carezza gentile che faceva vibrare il suo cuore. Conan arrossì all'improvviso, comprendo di essersi comportato come uno stupido, e lo lasciò all'istante, schiarendosi la voce. "E' venuta anche Kazuha con te?" Chiese per sviare l'attenzione, sperando ardentemente che la risposta fosse no. Non che avesse niente contro quella ragazza, che anzi si era dimostrata premurosa e gentile nei suoi confronti in più di un'occasione, ma non voleva dividere con nessuno il suo Heiji. Un momento... che diavolo gli stava passando per la testa?
"Kazuha?" Il tono di Heiji era quasi scocciato. "Non le ho neanche detto che sarei venuto a Tokyo, altrimenti avrebbe voluto accompagnarmi, mentre io volevo stare un po' insieme a te."
Heiji non stava mentendo: da quando il suo idolo del calcio, il portiere Ray Cardiff, aveva commesso un orribile delitto, Conan sembrava molto giù di morale, meno entusiasta e combattivo del solito, più disincantato, più malinconico. E lui questo non poteva sopportarlo, non poteva sopportare di vederlo triste, per questo non aveva resistito ed era venuto a Tokyo, per cercare di consolarlo dopo quanto era avvenuto. Se Shinichi era triste, beh, si sentiva triste anche lui. Il suo cuore aveva sussultato di gioia, qualche giorno prima, quando aveva visto il piccolo fare un dolce e timido sorriso, calciando il pallone che gli aveva tirato per spronarlo. Ma si riscosse subito, accorgendosi di stare sognando ad occhi aperti: che cosa gli prendeva, cos'era quella strana ma piacevole sensazione che sentiva al petto, solo pensando al sorriso di quel piccoletto? Le ore successive sembrarono volare, e lo strano imbarazzo iniziale che aveva colto i due amici svanì presto, lasciando spazio alla gioia di rivedersi: Heiji e Conan si erano raccontati tutto ciò che era successo da quando si erano visti l'ultima volta, i casi che avevano risvolto, i colpevoli che avevano smascherato, i gialli che avevano letto. Appassionati, infervorati, enstusiasti, ma anche gentili e scherzosi, capaci di ridere mentre si prendevano affettuosamente in giro a vicenda. Quando Ran tornò a casa con delle borse della spesa, li trovò entrambi sul divano, Heiji seduto e Conan sdraiato, con la testa poggiata sulle sue gambe, che stavano ancora chiacchierando.
"Che sorpresa, cosa ci fai qui? E' venuta anche Kazuha?"
"Ciao, Ran. No, questa volta sono venuto da solo, per salutare il piccoletto." Conan lanciò un'occhiata di sbiecoad Heiji nel sentirsi definire in quel modo, ma vide che lui stava sorridendo divertito, e si sentì di nuovo felice, solo perchè aveva visto quel sorriso.
"Beh, credo che sia ora di andare per te." Lo informò gentilmente Ran. "Altrimenti non troverai più un posto sui voli diretti ad Osaka."
Conan sussultò: doveva andare via così presto? All'improvviso, una brillante idea si materializzò nella sua mente. "Ti prego, Ran, Heiji può restare a cena da noi? Ti prego, ti prego, deve ancora finire di raccontarmi dell'ultimo caso che ha risolto!"
Ran sorrise: certo che quei due erano proprio ottimi amici. E anche se Conan sembrava tanto intelligente e più maturo della sua età, aveva pur sempre sette anni. "D'accordo, resterà a cena. Vorrà dire che preparerò uno dei miei piatti speciali apposta per lui."
Quando Ran scomparve in cucina, Conan sorrise, facendo l'occhiolino a Heiji. "Sai, in certi casi essere un bambino è davvero conveniente." Heiji capì, e sorrise a sua volta. Gli prese la mano e lo sollevò, mettendoselo sulle spalle.
"Hai ragione." Sorrise a sua volta, reggendogli forte le piccole gambe per non farlo cadere. "A volte essere un bambino è davvero conveniente." Conan si indispettì lievemente, ma quasi subito abbandonò la testa sulla schiena di Heiji, rilassandosi a quel dolce contatto. Non aveva mai pensato che essere così piccolo potesse essere anche un notevole vantaggio.
La cena trascorse velocemente: Goro, eccitato per aver vinto alle corse dei cavalli, era rimasto a bere da un suo amico, così a tavola c'erano solo Ran, Conan ed Heiji, anche se praticamente entrambi furono soli per quasi tutto il tempo, dato che, proprio mentre mangiavano, Ran aveva ricevuto una telefonata da Sonoko ed aveva impiegato una buona mezz'ora a parlare con lei. Assaporarono quei momenti preziosi, ben sapendo quanto avrebbero dovuto fingere e tenere nascosti i loro veri sentimenti, e anche consapevoli di potersi rivedere solo una volta ogni tanto. Sebbene nessuno avesse confessato all'altro ciò che provava davvero, nei loro cuori lo sentivano entrambi. Non c'era bisogno di parole.
Per questo, quando Heiji stava per andare via, lo sguardo di Conan si velò di una leggera malinconia. Allora Heiji decise che, per quella notte, sarebbe rimasto a dormire insieme a lui. Ran accettò con un sorriso, dicendo che avrebbe potuto occupare il letto di suo padre, che aveva bevuto troppo, e non essendo in grado nemmeno di camminare, aveva deciso di restare a dormire dal suo amico. Quando la ragazza, dopo aver riordinato la cucina, si ritirò nella sua camera, Conan ed Heiji erano ancora ben svegli, a commentare ferventemente un poliziesco che stavano trasmettendo in televisioni. Per la prima volta, avevano teorie divergenti sul colpevole.
"Ti dico che è stato il marito della vittima!"Esclamò ad un certo Conan, esasperato. "Non ti sei accorto del suo strano comportamento?"
"Ma cosa dici, è stata la sua migliore amica! Aveva una relazione con il marito, e ha voluto toglierla di mezzo." Controbattè subito Heiji sicuro di sè.
"Non è giusto." Conan sbuffò, incrociando le braccia contro il petto, indispettito. "Io sono sicuro che è stato il marito."
"D'accordo, allora facciamo così." Heiji sorrise. "Chi perde dovrà fare un favore all'altro."
"Quale favore?" Si accigliò Conan, iniziando ad insospettirsi.
"Beh, facciamo così. Se perdi, verrai a trovarmi ad Osaka e dormirai a casa mia per almeno una settimana." Conan sorrise: non gli sembrava molto terribile come punizione. Forse Heiji, essendo eccessivamente sicuro delle sue capacità, aveva voluto soltanto trovare un pretesto per invitarlo da lui e poterlo rivedere presto. Ma si sbagliava, Conan era sicuro di aver ragione e gliel'avrebbe dimostrato.
"D'accordo, accetto la sfida Ma anche io ho le mie condizioni. Se sarai tu a perdere..." Conan sorrise, un lampo di sfida accese i suoi occhi. "... questa sera dormiremo nello stesso letto."

**

Era quasi mezzanotte, quando finalmente il televisore fu spento. Ran era profondamente addormentata, e quasi tutta la casa immersa nel silenzio e nell'oscurità. Heiji aveva appena messo uno dei pigiami di Goro, che gli prendeva sulle braccia e sulle gambe, dato che non aveva portato il suo, mentre Conan era ancora in bagno a lavarsi i denti.
Il ragazzo dalla pelle olivastra sospirò e si distese sul letto al centro della stanza, mettendo le braccia sotto la nuca. Accidenti, eppure era convinto che la sua fosse la soluzione giusta. Invece Shinichi l'aveva battutto, e adesso gli sarebbe toccato dormire insieme a lui. Non che la cosa gli dispiacesse, anzi... ma la verità era che aveva paura della reazione che avrebbe potuto avere in una simile cirostanza. Proprio in quel momento, Conan entrò nella camera. Indossava un pigiama azzurro, con un orsetto ricamato al centro, cosa che suscitò un moto di tenerezza nel cuore di Heiji. Il bambino si tolse gli occhiali, posandoli sul comodino, e si avvicinò al letto. Adesso sì che gli ricordava terribilmente Shinichi.
"Su, vieni." Heiji scostò la coperta, facendogli spazio, fingendosi del tutto tranquillo. Conan, evidentemente assonnato, entrò subito nel letto, accoccolandosi contro di lui e rifugiando il viso contro il suo petto. Faceva freddo quella notte, ma stranamente Heiji sentiva caldo, un caldo insopportabile. Conan si era già addormentato, e il suo respiro regolare gli solleticava il petto. Era una sensazione strana, ma piacevole. Heiji accarezzò i capelli scomposti del piccolo, sorridendo intenerito. Ad un tratto, Conan ebbe un sussulto e si schiacciò ancora di più contro il suo petto, paralizzandogli il respiro in gola. Il suo corpicino era scosso da violenti brividi, ed Heiji capì. "Non preoccuparti, ci sono io." Sussurrò, stringendolo nel suo abbraccio. Era così piccolo, così indifeso, così fragile. In quella fredda notte stellata, sotto a quelle coperte, era caldo. La luce dell'amore che brillava tra due era più potente e riscaldava più di qualsiasi altro fuoco esistente sulla terra. Heiji sfiorò le sue labbra, infintamente dolce, gentile e delicato, incurante del fatto che Conan stesse dormendo, stringendolo più forte contro di sè. La mattina dopo, si sarebbe svegliato per primo, e sarebbe partito appena sorta l'alba. Ma non prima di aver guardato ancora una volta il viso di quel piccolo, tenero sbruffoncello, mentre era abbandonato in un mondo di sogni sereni.
  
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