Un sospiro.
Occhi lucidi.
Sempre più forti
esse s'infrangevano contro i piedi,
fin contro il petto;
così forti da avvertirne la vibrazione nel costato.
Ed ecco all'orizzonte, non più il sole ma aspri aneliti.
Il dolce rumore delle onde, dicevano;
per me, frastuono insopportabile.
Quelle increspature liquide sembravano rincorrersi.
Una dietro l'altra.
Contro la spiaggia poi, la prima si dileguava;
la seconda la seguiva con palpabile desolazione.
Nessuna possibilità di poter modificare tale incredibile moto.
E il mio?
Dico, quest'incessante susseguirsi di passato e futuro.
Non esiste la quiete?
Un mare piatto, immobile, intendo.
Un mare che permetta di apprezzarne ogni sfumatura profonda.
Un mare dove poter galleggiare senza pensiero dell'orizzonte,
senza sabbia portata dalla spiaggia tra le dita.
Onda dopo onda.
Pensiero dopo pensiero.
Figurazioni di possibilità future,
null'altro.
Nè quiete né silenzio.
Il dolce rumore della vita, dicevano.