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Autore: lapoetastra    01/11/2015    3 recensioni
< I soccorsi stanno arrivando, Pipino. Arriverà Gandalf, o qualcuno e… ti guariranno, non ti preoccupare, e torneremo insieme nella nostra amata Contea e fumeremo l’erba pipa del Vecchio Tobia e… >
< Sto morendo, Merry >, lo interruppe Pipino, ed adesso c’era una certezza nella sua voce che spaventò tremendamente l’altro hobbit, spezzandogli l’ultimo pezzo di cuore ancora rimasto intatto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merry, Pipino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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< Pipino, Pipino, ti prego, svegliati! >, ripeteva Merry, scuotendo il piccolo corpo del cugino che giaceva ferito sul terreno freddo e scuro dove si era appena conclusa la battaglia decisiva per il destino della Terra di Mezzo.
Il bene aveva vinto, e Sauron era solo un lontano ricordo, ma Merry non riusciva a gioirne.
Pipino stava morendo.
< Cosa ti è venuto in mente, stupido? >, gli urlò tra i singhiozzi. < Perché ti sei messo in testa di voler partecipare alla guerra? Non sei un soldato, non sei un eroe! >
< Neanche tu. >
A quelle parole, Merry sussultò, ed aprì gli occhi che nella foga non si era neanche accorto di aver serrato con forza.
< Cosa…? >, balbettò, incerto.
< Neanche… neanche tu sei un.. un eroe, o un soldato, eppure.. eppure hai combattuto, ed hai anche vinto. >
Merry non si era sbagliato.
Quella voce, stentata e soffocata ma chiaramente udibile, proveniva direttamente dalla bocca sporca di sangue di Pipino, ora atteggiata ad un ghigno storto.
Brandibuck si lasciò sfuggire un urlo di pura e semplice gioia, a quel miracolo inaspettato che tanto gli aveva scaldato il cuore.
< Pipino! >, esclamò poi, provando ad abbracciarlo, ma venendo subito bloccato da un suo gemito di dolore.
Solo allora lo guardò in viso.
Il giovane Tuc si sforzava di sorridere, per non farlo preoccupare, ma i suoi occhi erano spenti, vuoti, privi della luminosità vitale che da sempre li caratterizzava.
La felicità svanì nuovamente dal corpo di Brandibuck, lasciando il posto solo alle lacrime che fino ad allora era riuscito a trattenere.
< I soccorsi stanno arrivando, Pipino. Arriverà Gandalf, o qualcuno e… ti guariranno, non ti preoccupare, e torneremo insieme nella nostra amata Contea e fumeremo l’erba pipa del Vecchio Tobia e… >
< Sto morendo, Merry >, lo interruppe Pipino, ed adesso c’era una certezza nella sua voce che spaventò tremendamente l’altro hobbit, spezzandogli l’ultimo pezzo di cuore ancora rimasto intatto.
< No… non è vero! Come puoi dire una cosa del genere? Non essere sciocco, tu vivrai! >, rispose Merry, incespicando sulle parole nel tentativo vano di non far trapelare la preoccupazione che lo stava attanagliando, ma che non serviva a nessuno, né a Pipino né tantomeno a se stesso.
Tuc lo guardò, con quegli occhi sempre più opachi mano a mano che passavano i secondi e la vita lo abbandonava.
< Io.. io sto morendo. Vattene, Merry, è finita per me, nessuno mi può più aiutare, ormai >, mormorò.
Piangeva anche lui, adesso, ed il sangue sgorgava senza sosta dalla ferita slabbrata che gli squarciava il petto e riluceva sinistramente ad ogni suo respiro ansante e doloroso.
Le forze improvvisamente lo abbandonarono, e Pipino abbassò le palpebre che si erano fatte pesanti, troppo spossato anche solo per tenerle sollevate.
Merry urlò il suo nome più e più volte, lo scosse, ma senza ottenere risultati.
< Io non ti lascio, hai capito? Non ti lascio! >, gli gridò con quanto fiato aveva in gola, tremando e singhiozzando. < Stanno arrivando, me lo sento. Arriverà Gandalf, arriverà qualcuno, e tu sarai salvato, e torneremo nella Contea, insieme. Io non ti lascio. Io rimango qui, con te. >
Ma i gemiti di Merry in lacrime inframezzati dalle parole dense di sofferenza erano gli unici suoni che si percepivano nell’aria tersa del pomeriggio inoltrato.
Il respiro di Pipino, ora, era talmente fioco da non poter essere udito.
< Io sto qui con te, non ti lascio. I soccorsi arriveranno, e ti salveranno >, continuava intanto a ripetere Merry, senza sosta, cercando di convincere soprattutto se stesso, perché adesso stava davvero iniziando a perdere le speranze, nonostante si aggrappasse ad esse con le unghie ed i denti.
Anche il Sole lo aveva abbandonato, salutando l’orizzonte di un dolce bacio della buonanotte.
I soccorsi, Gandalf, quel qualcuno tanto atteso, giunsero solo a notte inoltrata.
E Merry era ancora lì, addormentato, accanto al corpo immobile del cugino, l’unico vero amico che avesse mai avuto.
 
***********

< Dicono che il Vecchio Tobia non faccia più molti affari, sai? Gira voce che abbia un concorrente nella produzione di Erba pipa, e che sia addirittura migliore di lui >, disse allegramente Merry entrando nella piccola stanza del sontuoso palazzo degli Elfi e sedendosi pesantemente sul letto nel quale riposava il compagno.
< Impossibile >, rispose questi, con un vago cenno della mano. < L’Erba pipa del Vecchio Tobia è la migliore che esista, non può avere rivali. Deve essere una voce falsa messa in giro da qualcuno geloso di lui. >
Merry sorrise. < Sì, lo credo anche io. E poi dicono anche che… >
< Merry, ti prego, non dirmi altro sulla Contea >, lo interruppe l’altro, improvvisamente melanconico. < Voglio che sia una sorpresa, voglio vedere tutto direttamente con i miei occhi quando ci torneremo, insieme. >
Brandibuck annuì, con lo sguardo che brillava per l’emozione e l’aspettativa per quel ritorno a casa che da troppo tempo aveva desiato senza successo.
< Ti voglio tanto bene, Pipino >, mormorò di colpo dopo un po’.
< Anche io te ne voglio, Merry >, rispose questi. < Anche se rimani sempre uno stupido Brandibuck >, aggiunse poi con aria maliziosa.
< Senti chi parla, quell’idiota di un Tuc! >, si difese Merry, fingendo di essersi offeso.
Si guardarono per un secondo, un fugace e rapido secondo denso di parole, e scoppiarono a ridere ad una sola voce, come avevano fatto tante e tante volte in passato.
Tutti quelli che li sentirono, uomini, elfi, nani ed altri hobbit, non poterono evitare di sussurrare tra loro, con un sorriso intenerito, che quei due si completavano, e che non sarebbero potuti vivere l’uno senza l’altro.
E quella, quella sì che era una notizia vera.
   
 
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