Sa di ferro, quando lo bacia –la lingua gli si graffia passando sui canini appuntiti, iniziando a perdere gocce di sangue- ed è un sapore che gli addice talmente bene che quando riesce a deglutire, Suguro lo stringe per le spalle, forte, come se volesse impedirgli di scappar via. Rin mugola qualcosa, contro la sua bocca, tirando il collo per allontanarsi. Suguro non cede. Gli avvolge i palmi alle guance, i polpastrelli premuti nei capelli neri, e lo bacia e lo bacia e lo bacia finché Rin non emette un piccolo, acuto miagolio e si scioglie come cera fusa tra le sue braccia. Allora, e solo allora, Bon lo lascia respirare, spostando il capo per guardarlo bene. E vede le sue labbra rosse e lucide, aperte e ansanti, con un sottile velo di saliva che gli cola sul mento; e vede le guance imporporate, sugli zigomi affilati; e vede il blu dei suoi occhi farsi liquido e torbido, lo sguardo appannato da un desiderio che gli arriccia la bocca dello stomaco in una vampata di calore.
Ha un aspetto così delizioso, che fa venir voglia di mangiarselo; e allora lo spinge sul materasso, prima di iniziare a sfilargli i pantaloni.
Itadakimasu.