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Autore: Seulmate    02/11/2015    0 recensioni
[iKON]
Hari è una ragazzina come le altre, l'unica sua debolezza è la fobia per i temporali. Sarà grazie a questa sua fobia e a delle circostanze famigliari che incomincerà a legare con Hanbin, un adolescente della sua stessa età. Riusciranno i due a continuare ad avere lo stesso legame anche dopo tre anni di assenza nella loro vita?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Capitolo 2

Il pullman arrivò prima del previsto, per fortuna. Salutai velocemente a Saera e salii. Cercai un posto vuoto e mi sedetti. Il pullman partì e prima di arrivare alla prossima fermata, passò davanti al market dove il giorno prima avevo incontrato quel ragazzo che mi fece sentire al settimo cielo. Mi ritrovai di nuovo con la testa fra le nuvole quando un tuono fortissimo mi fece sobbalzare. Mi guardai intorno, per vedere se qualcuno mi aveva vista, poi cercai di calmarmi. Guardai fuori dal finestrino e la pioggia scendeva giù a secchiate. Misi una mano nello zaino per cercare le cuffiette ma non le trovai. Un altro tuono e mi spaventai a morte. Chiusi gli occhi e strinsi i pugni. Cercai il più possibile di non tremare, ma proprio non riuscivo a farlo. Un attimo dopo, però, un ragazzo si sedette nel posto affianco al mio, che si era liberato da poco. Mi girai verso di lui e lo guardai per un po'. Aveva un viso che avevo già visto da qualche parte. Mi guardò anche lui, mi sorrise e mi porse una cuffietta.
X: così non sentirai i tuoni.
La presi e me la misi all'orecchio. Era una bella canzone melodica, non l'avevo mai sentita prima. Mi girai un'ultima volta verso il ragazzo e mi venne in mente dove l'avevo visto. Era lo stesso ragazzo che mi aveva tranquillizzato il giorno prima. Aveva delle capacità di tranquillizzarmi che non aveva avuto mai nessuno nei miei confronti.
Purtroppo ci volle poco all'arrivo della mia fermata. Mi levai la cuffietta e ringraziai velocemente il ragazzo, per poi scendere dal pullman e tornare a casa.

Io: sono tornata- dissi entrando in casa mezza bagnata per la pioggia.
Mia madre mi venne subito in contro con un asciugamano.
Mam: immaginavo che non ti fossi portata l'ombrello. Perchè sei così maldestra?- disse porgendomelo.
Lo presi e me lo misi sulla testa, mi levai le scarpe e andai in camera mia. Posai lo zaino ed andai in cucina per prendere qualcosa da mangiare. Stavo letteralmente morendo di fame.
Mam: Hari-ah.. ieri sera poi sei scappata via e non abbiamo finito il nostro discorso- la bloccai.
Io: possiamo non riparlarne più?- dissi mangiando il mio snack.
Mam: invece ho bisogno di sapere anche il tuo parere..
io: mamma sai come la penso, te l'ho detto centinai di volte. Sono davvero felice che tu inizi a frequentare qualcuno dopo il divorzio con papà. Però non mi sembra assolutamente il caso che tu faccia entrare in casa mia uno sconosciuto.
Mam: è per qualche mese... è solo per non farlo rimanere in hotel per tutto questo tempo. Sono sicura che troverà una casa dove passare il tempo lui e...- iniziò a parlare a bassa voce- suo figlio.
Io: che?- mi andò di traverso il cibo.- credo di non aver sentito
mam: si, ha un figlio della tua stessa età
io: bene! Questa è una scusa in più per lasciarlo in hotel- dissi andando in camera mia.
Mam: ti prego! Sta spendendo tantissimi soldi, mi piacerebbe aiutarlo!- disse proprio quando stavo chiudendo la porta della mia stanza. Così evitai di continuare il discorso.
Erano ormai dieci anni che la mamma e il papà avevano divorziato. Papà ci aveva messo davvero poco a rifarsi una vita. Dopo il divorzio, decise di viaggiare per l'Europa e fu proprio in Italia che trovò una nuova moglie e un nuovo lavoro. E fu così che non lo vidi mai più. Però devo dire che, anche se non potevamo vederci o sentirci, a causa della lontananza, appena riusciva mi mandava qualche messaggino e questo mi rasserenava. La mamma, invece, inizialmente passò davvero un brutto periodo. Andò in depressione e perse il lavoro. Grazie alla nonna, riuscimmo ad andare avanti, ma non per molto. Quindi alcune volte, aiutavo un signore, al market vicino casa, a distribuire volantini. Così, per guadagnarmi qualche soldo per mangiare. Un giorno, però, mi arrabbiai seriamente con lei e le feci capire quanto fosse importante la vita e l'aiutai a guardare il mondo più positivamente. E fu così che riuscì a rialzarsi. Trovo subito un lavoro e poco dopo iniziò anche a frequentare qualche uomo. Erano quasi due anni che si frequentava con lo stesso signore. Si conobbero su un social network ed iniziarono a parlare del più e del meno. Il signor Kim era un signore coreano che, per lavoro, si era trasferito a Los Angeles, America. Qualche volta veniva qua a Seoul, sempre per lavoro, e si incontravano. Passavano uno o due giorni insieme, non di più. Perchè poi lui doveva tornare in America. Quella volta, però, chiese  alla ditta di macchine in cui lavorava se poteva avere il trasferimento a Seoul, proprio per vedere la mamma. La cosa si stava facendo ufficiale. Inizialmente mi andava bene, fin quando non lo vedevo. Ma adesso la mamma voleva persino portarlo in casa! Questa cosa mi dava profondamente fastidio. Con la mamma potevo fare quello che volevo, girare in casa in pigiama tutto il giorno e stare a guardare la televisione. Con altre persone in casa, questo non poteva succedere.

  
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