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Autore: Mikirise    03/11/2015    2 recensioni
Percy non ha scelto né Grover né Jason. Ha scelto Sally e tutta quella stupida roba sul voler tornare alle sue vere origini. A Jason la cosa non va molto giù.
{Le peripezie!verse}
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Jason/Percy, Leo Valdez, Percy Jackson
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Le peripezie'
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Viviamo tutti di piccole soddisfazioni nella vita. Questa è la mia.
❤️








Non si ama da lontano












"L'ha fatta sedere e gli occhi di Calypso sono ancora appiccicaticci, e bruciano, e vorrebbe tanto tornare a dormire. Forse per questo ci ha messo tanto per rendersi conto che Leo è tornato a casa da solo e non ci sono i vestiti di Percy in giro e non c'è il rumore assordante del vecchio computer di Jason"












Leo ha deciso che dovrebbero uscire a bere. Così, un po' a caso, a dirla tutta, perché è tornato a casa dall'università e sembrava abbastanza depresso. Probabilmente gli intermedi gli sono andati male e sta pensando di lasciare tutto quanto. Ma proprio tutto. Università. Amicizie. Calypso.

Il fatto che abbia invitato Jason nel suo atto di ribellione al periodo di pura e puzzolente cacca in cui si trovano, fa capire al biondo quanto anche lui dovrebbe prendere tutto e lanciare la vita dalla finestra. A parte il fatto che non può, perché una persona in quell'appartamento si deve comportare da persona seria e matura. Non voleva essere lui a farlo, ma okay. La vita è ingiusta anche per questo.

Lo porta a bere perché non ne può più di vedersi le repliche di Supernatural, o Buffy, in TV e in poco tempo Leo supererà la soglia della puzza e per un motivo o per un altro dovrà fargli fare la dannata doccia. Baratta l'uscita con la doccia, ma il giorno dopo è incastrato con una maratona di Star Trek Enterprise. Un po' la cosa gli rimane sullo stomaco, ma fa finta di niente. Almeno Leo non puzza.

"Sally ha detto che Percy sta già diventando matto a casa sua" dice Leo alla terza birra. "Ma che non vuole tornare perché deve ancora capire perché se n'è andato." Leo di solito non beve e quindi non regge granché. Non beve perché zia Rosa beveva un sacco e suo cugino Rafael è diventato un cavolo di alcolista e ha dato uno schiaffo così forte alla sua ragazza da farla cadere per terra e farla andare in giro con un livido grande quanto il suo occhio. È successo quando doveva vivere con la zia, poco dopo la morte di Esperanza. Il fatto che Leo avesse commentato la cosa nella sua ingenuità da bambino ("Le donne non si picchiano neanche con un fiore") aveva fatto infuriare sua zia. Non lo aveva mai sopportato, comunque. Jason queste cose le sa perché è il suo migliore amico. È così che capisce quanto è disperato il suo amico: in condizioni normali non avrebbe toccato birra, o alcol. E adesso è ubriaco. "Che comunque dovremmo essere felici. È da quando andavamo alla scuola per teppistelli che non avevamo tempo per noi."

Jason cerca istintivamente Percy accanto a lui, perché Percy è più bravo in queste cose -ha lavorato come barista, sa come prendere le persone, soprattutto nello stato di Leo. E perché lui era sempre insieme a loro, quando ne avevano il bisogno. Ma Percy non c'è. Li ha lasciati da soli e lui non sa che fare. Proprio lui che diceva di essere bravo in tutto quello di cui ha bisogno. Che diceva di non aver bisogno di nessuno.

Neanche lui toccava alcolico, perché Thalia gli aveva detto che sarebbe potuto essere il loro modo per seguire le orme di loro madre. E loro madre non era una madre. 

Eppure ha l'istinto di prendere quel boccale dalle mani di Leo e bere così tanta birra, tequila, rum, qualsiasi cosa, per dimenticare i suoi pensieri e scomparire -un po' come Percy ha preteso di scomparire un po'. 

Ne ha l'istinto. Non lo fa. Ma ne ha l'istinto.





La mattina dopo, Leo piagnucola in bagno e Star Trek non riesce a vederlo. Gli fa troppo male la testa, deve smaltire una sbornia bella pesante e comunque il pensiero di Calypso non se l'è tolto dalla testa. Si chiede perché tutte le persone che ama se ne vanno. Lo chiede a Jason.

Jason è lì, in bagno, ma Leo non gli lascia tenere i capelli e non accetta l'intruglio che Thalia ha inventato contro le sbornie -perché Jason non beve, ma lei sì ed è rimasta se stessa. 

Seduto sul cornicione della finestra, ascolta Leo vomitare e ogni tanto chiede se sta bene. Gli è presa un'ubriacatura triste, a Leo. Ha pensato a Calypso e poi a Percy e ha detto che però con Percy era diverso. 

Leo rimane un ottimo bugiardo anche quando beve, ma è sicuro che tutto andrà bene tra Jason e Percy. Non solo. Ha detto che tornerà presto. Percy non abbandona i suoi amici. 

Jason ha bevuto solo spremute d'arancia e Coca Cola, ma un po' di pensieri tristi li ha avuti. O felici. Beh, nel passato erano momenti felici, ma adesso ricordare gli fa venire una fitta al cuore e vorrebbe piangere. Non lo fa per rispetto di Leo. Leo non ha mai pianto davanti a nessuno, neanche in momenti di estremo dolore. Annabeth dice che il loro è un problema. Piper dice che dovrebbero piangere. Hazel dice che non è una vergogna piangere.

Hazel è l'unica persona che può parlare ancora direttamente con Percy. Leo ha parlato con Sally, non con l'amico. Questo perché Hazel e Percy sembrano fratelli. Jason non può evitare di sentirsi un po' geloso.

Gli fa pensare a quella volta in cui lui e Percy si sono incontrati. Ad Annabeth che diceva che sembravano essere fatti per competere. Forse sì. Forse all'inizio era così. Pura competizione. Ma un'amicizia non si regge su queste cose. Ed è lì che Jason si è fregato. Lui, che di solito le cose le fa bene e che e fa quello che gli altri si aspettano. Forse proprio perché nessuno se lo aspettava era stata la cosa più reale che lui avesse mai sentito. Un po' come il dolore che prova adesso.

Pensa a quando Percy ha detto a lui e Leo di andare a vivere insieme. Al fatto che avesse provato a cucinare, proprio come se li stesse corteggiando, e che poi si era rifiutato nel mettere nel forno un pesce, perché gli ricordava una certa Nessie che suo padre non voleva che tenesse in casa perché era un pesce enorme. E alla fine si erano ritrovati a mangiare pizza, seduti per terra, progettando dove avrebbero messo la televisione, dove avrebbe dormito uno, o l'altro e Percy sorrideva.

Poi c'era stata la lotta della poltrona. La poltrona di Jason si trovava proprio accanto alla finestra e Percy pretendeva che la sua si trovasse in quella posizione. C'era stato un continuo spostare di qua e di là quei cavolo di mobili, solo per dare fastidio l'uno all'altro, mentre Leo rideva, un po' per loro, un po' perché adorava guardare The Big Bang theory. E ora che Percy se n'è andato la poltrona l'ha spostata un po' più indietro e nessuno sposta la sua. La cosa è un po' triste.

Ricorda quella volta che Leo se n'era andato da Frank, in Canada, insieme a Hazel ed erano rimasti solo loro due a casa. Tutti pensavano che avrebbero iniziato una guerra senza fine, invece Jason aveva deciso di godersi una cena salutare e Percy lo aveva preso un po' in giro e gli aveva raccontato della sua infanzia con Sally, senza padre. E Jason aveva raccontato la sua infanzia con Thalia e Percy aveva riso, perché pensare a Thalia come ad una piccola baby-sitter era esilarante e Jason aveva risposto che l'unico errore fatto da sua sorella era lasciarlo giocare con la spillatrice. E allora hanno riso insieme. Poi, guardando un film di Adam Sandler si erano addormentati davanti alla televisione e quando Jason si era svegliato, il giorno dopo, guardando Percy dormire aveva passato un dito trai capelli del moro. E forse è stato allora che ha firmato la sua condanna all'essere innamorato di un idiota.

Leo vomita anche l'anima. Jason vorrebbe poter fare lo stesso.







Fortunatamente, Jason non ha esami arretrati e può permettersi un mese di tranquillità universitaria e tormento emotivo. Si chiede cosa deve fare. Non è abituato a dover pensare in fretta, non è abituato a non avere il controllo di una situazione. E ha paura.

Leo dice di seguire Percy da Sally. Jason non ne è sicuro, perché fare una cosa del genere vorrebbe dire invadere i suoi spazi e...

"Stupido." Thalia gli dà un colpo in testa per farlo stare zitto, mentre beve la sua tazza di caffè. Leo sta con Hazel e Nico, lavora come cameriere nel locale di loro padre. E Jason odia dover chiedere consigli amorosi a sua sorella maggiore, perché finisce sempre con lui con qualche livido, o un bernoccolo in testa. "Invadere cosa? Cosa ti avevo detto io? Vai e prendilo. Se tu fossi stato più veloce, più chiaro, meno ambiguo..."

"In cosa sarei stato ambiguo? Io gli ho detto le cose chiare e tonde, così come stavano e lui è scappato dalla mamma. Qui l'idiota non sembro io." È sulla difensiva. Non è quello che vuole, ma lo fa. 

"Stai parlando Percy Jackson, fratellino." Ora Thalia parla come se Jason fosse stupido e dovesse spiegargli le cose più semplici. "Una cosa che non hai mai capito è che con lui ci vogliono fatti, non parole." Sbuffa e beve un po'. Poi la voce si addolcisce e sorride un po'. "Noi Grace non siamo bravi a dimostrare pragmaticamente i nostri sentimenti." Alza le spalle. "Ma ci sono persone per le quali vale la pena provare, prima che sia troppo tardi."

Jason ci pensa un po'. Lei parla di Luke. "Non vuoi che Percy sia il mio Luke?"

Thalia ride. "C'è una differenza fondamentale tra Luke e Percy: Percy non è orgoglioso." Finisce il suo caffè e non dice nient'altro.

Jason non capisce se ha capito. Probabilmente no. 





Capita anche che Grover può parlare con Percy e la cosa fa abbastanza imbestialire Jason, perché non è giusto. Leo dice che Sally si è trovata un cavallo nel giardino, che Paul ha riso come un matto e che quello fosse un regalo di Grover.

C'è una storia dietro, ma Jason non la conosce e la cosa lo rende abbastanza geloso perché di solito Percy racconta sempre tutto a lui, nelle loro sessioni gossip della notte, quando uno dei due si infilava nella camera dell'altro e iniziavano a raccontarsi storie sotto la luce della lampada accanto al letto. Gli mancano quelle serate. Vedere Percy infilarsi a letto e cacciarlo dalla stanza. O, semplicemente, parlare. 

Oh, cos'ha fatto? Gli bastava anche solo quello. Parlare la notte, ridere insieme. Bruciare roba da mangiare. Correre al parco. Platonicamente. Anche platonicamente gli va bene, davvero. Davvero. Gli va bene. Gli manca. È disperatamente mancante del suo occhio destro, non ci vede più bene, non vede le tre dimensioni, diamine, e non riesce a combattere la battaglia di tutti i giorni. Prima era okay. Era solo, aveva un occhio, ci era abituato ma ora...

Deve andare a dire a Percy che va bene anche così. Cioè, se vuole rimanere amico suo e basta va bene. 

Ci pensa subito dopo che Thalia se n'è tornata a casa sua, perché Luke era il suo migliore amico e poi si sono come lasciati andare a vicenda e hanno perso tutto. Invece lui sente fisicamente di non poter lasciar perdere tutto, perché, oh, sarebbe stupido, sarebbe frustrante, sarebbe limitatorio. 

Non ci vede più. Dio. Non ci vede. 

Ma poi si ferma e si dice che non è così che deve andare la cosa. Lui e Percy sono lui e Percy perché entrambi erano abbastanza indipendenti e forti e non può andare da lui e semplicemente tornare sui suoi passi... o forse sì? No!

"Non lo so, amico." Frank per Skype fa schifo a dare consigli. Non chiedeteglieli mai. "Perché non vai lì, gli rimetti tutto in chiaro per un'ultima volta e ne parlate. Perché mi sembra che voi non abbiate mai parlato, ma che solo tu lo abbia fatto."

"Amico, i tuoi consigli fanno pena."

"Cercavo d'aiuta..." non finisce la parola. Jason spegne il computer.





"Dovete parlare."

Jason alza gli occhi al cielo. Anche Annabeth viene tolta dalla lista del A chi chiedere consiglio.





"Scusa, perché semplicemente non vai da lui e parlate tutti e due. Mettete in chiaro la situazione come due persone adulte e vedrete che stare meglio."

Piper si poteva fare un bel po' di affari suoi, visto che non le aveva mai chiesto consiglio.

(Chi aveva fatto arrivare fino a lei la notizia, a proposito? Jason doveva uccidere Leo.)





"Sai qual è il problema?" Reyna tira un calcio al sacco da boxe, per poi tornare alla posizione base da combattimento. Jason segue i suoi movimenti col corpo, preparandosi al combattimento contro il sacco da boxe davanti a lui. "Che tu hai parlato parlato parlato e non hai lasciato che lui si facesse un'idea. L'unico che ha preso una posizione sei tu e non hai lasciato che lui ci pensasse, che riorganizzasse le idee."

Jason tira un pugno al sacco. "Beh, a me non pare di avergli fatto poi tanta pressione..."

"Lo avrai fatto. È quello che fai come capo-squadra, metti la tua idea in campo e metti sotto pressione il gruppo perché abbiano un'idea migliore, o accettino il tuo progetto. E va bene." Reyna tira un pugno. Calcio. Pugno destro, sinistro. "Ma questa non è una questione economica. Percy è stato con una sola persona e possiamo dire che sia stato spinto tra le sue braccia da anni di preparazione. Tu vai lì, dici la tua e pretendi una risposta immediata da chi è così stupido da capire i suoi sentimenti a malapena. In più, ribadisci in continuazione la tua idea e non lasci che capisca liberamente i suoi sentimenti. Non per niente, fino a pochi mesi fa, Percy era sicuro di poter amare solo ragazze bionde. Che adesso possa essere innamorato di un ragazzo biondo... scusa, ma anche io vorrei capire bene cosa provo, prima di finire ferito, o ferire te." Si asciuga la fronte con uno straccio e si gira verso Jason. 

Lui ci pensa un po', mentre tira calci e si sfoga. "Quindi che dovrei fare?"

Reyna blocca il sacco da boxe e gli passa una bottiglietta d'acqua. "Che ne dici di andare ad ascoltarlo? Vai da lui e ascolta quello che può aver pensato. Poi parlate."

"Reyna Avila Ramirez-Arellano. Tu sì che sai dare consigli." Poi riprende a fare del male all'innocente sacco di sabbia.





Arrivare in Oklahoma è lungo e noioso con o senza la benedizione di Nico Di Angelo, che l'ha guardato, prima di partire, come un bambino al quale stava togliendo una caramella. Jason non sa perché, ma era troppo preso dalle benedizioni di Leo per farci caso.

Fatto sta che il viaggio è lungo e la testa di Jason è pieno di parole. No, non va bene. Perché questo è un viaggio d'ascolto, non di parola. Sta andando ad ascoltare Percy. Ed è eccitato, perché lo rivedrà, sentirà la sua voce e potrà tornare a guardare il mondo con due occhi. 

Se tutto va bene. Se Percy lo rifiuta andrà a ridare indietro gli schiaffi in testa a sua sorella -va bene, no. Andrà a piangere da Thalia finché non gli passerà. Perché prima o poi dovrà passare. 

Pensa a quella volta, l'ultimo anno di liceo, quando c'era questo test di spagnolo, e Jason in spagnolo faceva schifo perché le lingue non sono il suo forte e, invece di aiutare, Leo gli insegnava le parolacce e brutti modi di dire. Allora Percy, che di bocciature se ne intendeva, invece di farlo studiare il giorno prima dell'esame finale, lo aveva portato ad un acquario il giorno prima e, il giorno dei risultati, lo aveva portato ad una mezza maratona indetta da alcune ragazze contro la disparità dei sessi. Jason non vedeva il perché di questo, ma Percy poi, gli ha spiegato una cosa che lui stesso aveva dovuto imparare: i risultati dell'esame di spagnolo non avrebbero cambiato la vita dei pesci, o il fatto di aver corso una mezza maratona per aiutare le ragazze nella loro lotta dell'uguaglianza. Perché era solo una cavolo di lettera. Non bisogna farne un dramma. Avrebbe potuto provare un'altra volta. 

Se la cosa va male, Jason si dice che non ha un'altra possibilità. Game over, belli. Non se lo voleva permettere. 







"Jason." Percy sembra sorpreso, sì, ma non irritato. Il che è un buon segno. Tiene in mano un biscotto ed inclina la testa, guardandolo. "Bro?"

Jason sbatte le palpebre e scuote la testa, perché lui stava già pensando di tornarsene a casa e fingere di non essere mai andato a cercare Percy. Anzi. Forse voleva fingere di non esistere. Forse se non si muove Percy non percepirà la sua presenza -un po' come i dinosauri. 

"Jason? Tutto bene?" Il ragazzo gli dà una pacca sulla schiena, ridendo. "Dai, devi assolutamente conoscere Blackjack. Pensa che Grover..." Lo spinge dentro casa. Sembra abbia voglia di parlare. Forse non di loro, ma comunque parla.





Blackjack è tutto tranne che adorabile. Cioè, sì, è adorabile, ma non con qualcuno che non è Percy. Tutte le volte che Jason gli si avvicina c'è un cambio da così a così. Gli nitrisce contro, gli si gira, si alza sugli zoccoli quando il biondo alza una mano per accarezzarlo. 

No, non è carino. 

"Pensa che dopo averlo fatto uscire dalla casetta in fuoco, ha iniziato a seguirmi ovunque. E non era mio, ma pensava che io fossi il suo padrone. In pratica si è rubato. Tutte le volte che potevo lo riportavo indietro, lui voleva tornare da me. Alla fine l'ho lasciato da uno zio di Grover in campagna. Quando mamma e Paul hanno scelto di prendere questa casa, avevo pensato di portarlo qui, ma..." Percy non la smette di parlare del benedetto cavallo. Jason è troppo intontito. Lo guarda e basta. "Fortunatamente Grover ha pensato di portarmelo qui. Mrs O'Leary è un po' gelosa, ma..." Lo guarda, sorride. "Rimani qua? Pensa che mamma è uscita a fare la spesa giusto per te. Deve aver parlato con Leo, perché ti ha preparato anche la stanza. Io non ne sapevo niente. Leo e mamma devono aver pensato che se lo avessi saputo sarei scappato chissà dove."

"Non l'avresti fatto?"

Il moro lo guarda e si accarezza il collo. Ride un po'. Cambia argomento.





Sono due le opzioni. La prima è che Sally si deve essere rotta le scatole di Percy a casa, perché non fa altro che girare per casa con Mrs O'Leary dietro e corre per i corridoi rompendo quadri. Oppure... Jason non riesce a pensare ad un oppure.

Sally è sempre stata gentile con lui. Si sente bene a sapere che continua a trattarlo con quella gentilezza e quella maternità. Chissà perché si era messo in testa che Sally lo odiasse, adesso. Invece no. Lo osserva, però, in modo abbastanza diverso.

Si porta la mano davanti alla bocca, mentre taglia la carne e Jason lava i piatti. "Non me ne ero resa conto" dice sorridendo. Si sposta un ciuffo dalla fronte. "Mio figlio ha un tipo."

Jason vuole scomparire e diventa rosso e non riesce più a sentire la corsa di Percy. Magari vuole scomparire anche lui.









Percy si comporta come se niente fosse e quindi anche Jason si comporta come se niente fosse. Perché non vuole proprio fare pressioni. O forse perché ha paura di rompere quella normalità, in quella casa. 

Sally gli ha sussurrato di portare pazienza. È quasi passata un settimana. Jason è anche preoccupato per Leo -che dice di stare bene e che Nico sembra una piccola mamma. Quando poi lui aveva detto di aver trovato Calypso addormentata davanti casa... e Percy continua a far finta di niente.

Jason si sdraia sul letto preparato per lui. Magari è un modo per rifiutarlo. Forse dovrebbe tornare da Leo per, boh, aiutarlo nella sua situazione. Forse. 

La porta della camera si apre, subito dopo che qualcuno ha bussato per due volte e Jason si ritrova davanti Percy con gli occhi bassi e un pigiama completamente azzurro. "Ho sentito che Calypso è tornata" dice. Prima iniziavano così le loro sessioni di gossip. Solo che Percy sembrava meno timido ed arrivava sventolando il suo cellulare, con le prove delle malefatte degli altri. O le sue. 

Jason alza le spalle. "Leo l'ha trovata addormentata davanti al portone. Clovis lo ha chiamato perché tornasse prima a casa e..." È seduto con le gambe incrociate e gurda il moro. 

"Già. Meno male." Si guarda intorno. "Che storia! Questi tizi che scappano da New York per non dover affrontare le persone." Deve essere una battuta. Percy alza un lato delle labbra. "A proposito. Scusa." 

Alza le spalle. Sembra proprio il momento in cui deve ascoltare e stare zitto. Solo ascoltare. 

"Non volevo scappare via ma, non so, sembrava che tutti stessero lì a guardarmi prendere una decisione e Leo mi guardava come a dire che mi avrebbe spezzato le gambe se ti avessi spezzato il cuore e cose così." Percy si siede accanto a lui, sul letto. Ride. "Non è che ho paura di Leo, ma mi sembra abbastanza preso dalle cose sue. Non volevo dovergli dare un pugno e non farlo svegliare per giorni..."

"Ti avrebbe ucciso in un'esplosione."

"Non credo. Ma va bene." Ha le mani unite e Jason riesce a vedere un foglietto. La sua prima paura è che Percy lasci quel benedetto biglietto e poi se ne vada. Ma il moro lo apre e dice: "Non sono bravo con le parole quindi ho chiesto aiuto a mia mamma per scrivere un discorso."

Jason non può fare a meno di ridere. "Questo è così imbarazzante, Jackson."

"Se ne fai parola con qualcuno giuro che ti distruggo, Grace." Ed è già rosso. Prende un respiro prima di leggere. Questa cosa gli faceva perdere il contatto visivo con l'altro. Forse è una cosa voluta. "Io non ho avuto tanti amici. Ero un bimbo problematico e trovare amici è stato difficile per un po'. Trovare amici come quelli che ho adesso, poi, è stata una specie di benedizione. Per questo non voglio perderne nemmeno uno, non più di quanto abbia già fatto. Sai che ho perso Annabeth come amica dopo che siamo stati insieme. Ho avuto paura succedesse anche con te." Percy si morde le labbra. Jason si chiede se è il suo modo gentile per mandarlo dritto dritto nella friend-zone. Sta comunque zitto, perché Percy continua a guardare quel foglietto. "Sono stato io a lasciare Annabeth, Jace. Perché io la rendevo una persona peggiore. Annabeth è la ragazza che crea con la mente, che gioca con la realtà. Potrebbe diventare un architetto alla Inception, ma vicino a me stava diventando niente. Tu hai perso una competizione di corsa contro di me. Ho avuto paura di star facendo diventare anche te una persona peggiore." Alza lo sguardo, poi lo riabbassa. "E ora non so che fare."

"Perché?"

"Perché con te io ci voglio stare." Si accarezza la testa. "Ma come potrei?"

Jason sorride tra sé e sé. È proprio stupido Percy. Niente da fare. "Sei carino a volerti prendere cura di me." Gli dà un bacio sulla guancia che lo fa imbronciare. "Ma io non sono una ragazza in difficoltà."

Percy si gira verso di lui e sorride, sollevato. "Ti prego" sussurra piano piano. "Non rimangiarti queste parole."















Una delle cose che piacciono di più a Jason della sua relazione con Percy è che si capiscono al volo. Che il loro essere simili lo avvicinava nel loro essere differenti. 

Il giorno dopo non ha avuto bisogno di dire una parola, Percy si è svegliato e ha detto a Sally che sarebbero tornati a New York perché Leo ha bisogno di loro. 

Ha le valigie pronte e saluta dolcemente sua mamma, che alza un sopracciglio, come a dire che a lei non la danno a bere, che lei sa che qualcosa è cambiato. 

E poi, quando Jason in un gesto che gli sembra abbastanza normale, gli dà un bacio distratto sulle labbra, la cosa non gli sembra infastidire, sembra assente un gesto di routine -e hanno parlato solo il giorno prima. 

Giusto Sally si porta le mani davanti alle labbra e ha quello sguardo da sono-mamma-e-le-relazioni-di-mio-figlio-le-so-prima-di-lui. 

Sally Jackson è un valore aggiunto a suo figlio.
  
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