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Autore: forgottentear    03/11/2015    5 recensioni
Dean Winchester sta passando il periodo più brutto della sua vita. Il suo amico fin dai primi vagiti,Castiel, lo porta a fare un viaggio per aiutarlo a stare meglio. Città dopo città, i due amici si innamoreranno perdutamente.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Il primo mese dopo l' incidente in cui Sam aveva perso la vita fu per Castiel come un tunnel di dolore infinito che sembrava non finire mai. Quante volte si pensa alla morte, quante volte appare il flash nella nostra testa di come la nostra vita sia appesa a un filo e a quanto sia fragile, ma scacciamo quel pensiero come una mosca fastidiosa perche fa male, fa troppo male. Perche a noi non può capitare. Perche le cose brutte non devono succedere alle persone belle.
E poi invece ti capita, come uno schiaffo d ' acqua gelida in piena faccia dopo un tuffo avventato, che ti mozza il fiato e ti lascia disorientato e tremante di fronte all’immensita di un mare minaccioso e sconosciuto. Sam e Castiel erano amici. Certo, non come il legame d’acciaio puro e travolgente che legava lui e Dean, ma ..erano amici.
Sam aveva quattro anni meno di Dean, e, se non fosse stato per lo stesso cognome, non avrebbero potuto essere piu diversi: Dean ribelle sfrontato razionale esuberante impavido ,una roccia che pareva impossibile da scalfire con qualsiasi tipo di emozione. Sam era un ragazzo tranquillo, educato, sognatore, silenzioso, dall’equilibrio piu fragile di quello di Dean. I due ragazzi erano orfani di genitori, morti anch' essi in un incidente pochi anni prima.
Mary e John Winchester, la coppia piu invidiata del circondario. Belli, benestanti, attivi nella realtà sociale della cittadina, con due figli altrettanto belli e bravi, a parte la tempra spesso sconveniente di Dean, ma tutto sommato la loro vita andava bene. Tutta un’altra cosa che la situazione perennemente incasinata e precaria che viveva Castiel sulle sue spalle.
Dopo la morte dei genitori, i due fratelli si erano legati ancora di piu l' uno all' altro. Fra loro non mancavano certo le frecciatine e le incomprensioni, ma si adoravano. Dean si sarebbe cavato il cuore dal petto pur di vedere suo fratello felice. Anche se sembrava il contrario, Sam era la sua stampella, la silenziosa lanterna che rischiarava i suoi passi e che lo tratteneva dal fare troppe cavolate quando la sua rabbia si impadroniva di lui.
Castiel adorava lo sguardo traboccante d 'amore e sollecitudine che Dean aveva ogni, ogni santa volta che stava con suo fratello. E Castiel sapeva anche che spesso i due fratelli si addormentavano abbracciati, incastrati l' uno nell' altro come due cucchiai, dopo aver pianto insieme la perdita dei genitori. Se per Castiel la perdita di Sam fu un tunnel di dolore infinito, non poteva nemmeno immaginare l’atroce dolore che poteva provare Dean. Lui stesso l' aveva definito come qualcosa pronto a torturargli i nervi e tritargli le viscere ogni volta che si svegliava.
 Quante volte aveva trovato Dean con un coltellino in mano e le mani piene di graffi, urlando che si tagliava per far uscire il dolore che aveva dentro. Quante volte l’ aveva vegliato l' intera notte per non farlo soffocare nel suo vomito dopo aver bevuto fino a perdere i sensi. Quante volte l’aveva contenuto fisicamente facendo appello a tutte le sue forze perche Dean avrebbe distrutto la casa. E quante volte si era semplicemente seduto sui gradini della sua casa, dopo che Dean gli aveva urlato che non voleva vederlo, ad aspettare che si calmasse, ad esserci, che fosse pioggia freddo caldo o vento. Lui doveva esserci per il suo Dean.
Il tempo passava e piano piano la morsa del dolore si diradava per Dean. Aveva iniziato a bere di meno, era tornato al lavoro, non si feriva più, riuscivano a chiacchierare di qualcosa d’altro, aveva anche iniziato a frequentare una ragazza. Ma erano ancora troppe, troppe le volte che Castiel lo trovava piangendo sul letto, o le domeniche in cui stava immobile sul divano guardando nel vuoto senza la forza di fare alcunché.
E l’incubo che aveva avuto quella sera, le urla “sammy!!!”che rimbombavano ancora nelle sue orecchie… si alzò dal letto, tanto non riusciva a dormire. Mise su l’acqua per farsi un the nero, e mentre aspettava che bollisse, appoggiò la testa al freddo vetro della finestra dilaniato dai dubbi. Forse non stava facendo abbastanza.
Doveva fare qualcosa di più. Lui era il suo migliore amico, la sua ombra fin dalla nascita, erano legati indissolubilmente. Non stava facendo abbastanza. Dean stava ancora male e lui non stava facendo abbastanza. Si sedette con la testa fra le ginocchia e aspettò che la maledetta acqua bollisse.
   
 
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