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Autore: Black Chevy    23/02/2009    4 recensioni
Dean ha un solo compito: proteggere Sammy. Ma una mattina si sveglia e il fratellino minore è sparito... (ambientata quando Dean e Sam sono bambini)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E’ l’aria fredda a svegliarmi, colpendomi sul viso gonfio di sonno

Lost

 

Ho scritto questa fanfic qualche settimana fa, quando il mio paese era letteralmente sommerso dalla neve. Spero che vi piaccia.

Alla prossima!

 

 

 

E’ l’aria fredda a svegliarmi, colpendomi sul viso gonfio di sonno. Mi tiro a sedere, guardando con orrore la porta della stanza socchiusa. Uno spruzzo di neve imbianca il pavimento coperto dalla moquette, come una spolverata di farina.

Mi giro automaticamente verso il letto di Sammy, parallelo al mio.

E’ vuoto. Allungo una mano e tocco ansiosamente le coperte.

Le lenzuola sono fredde, anche la temperatura della stanza deve essersi abbassata di un paio di gradi per quel maledetto spiffero gelido che proviene dall’esterno.

Scaravento le coperte di lato e scendo dal letto, l’intorpidimento causato dal sonno è stato spazzato via da una paura profonda. Mi sono appena perso il mio fratello minore.

Le scarpe e il giaccone di Sammy non ci sono.

Mi dico che sarà qui fuori a giocare, o che sarà andato a prendersi qualcosa da mangiare per colazione. Lancio un’occhiata ai resti degli hamburger e patatine di ieri sera.

Non hanno un aspetto invitante, freddi e rinsecchiti.

Sì, sarà così… cerco di convincermi, ma il cuore ha iniziato a battermi più forte e il sapore metallico della paura mi chiude la gola.

Il mio stomaco è stretto in una morsa ferrea.

Non dovevo perderlo d’occhio, non dovevo lasciarlo solo nemmeno un istante. E lui lo sapeva.

Sapeva perfettamente che non doveva allontanarsi da me, o almeno doveva chiedere il permesso – che comunque non gli avrei dato. Non doveva sgattaiolare fuori dalla stanza come un ladro che sfugge al suo agente di custodia.

La nostra famiglia funziona bene perché i ruoli sono stabiliti gerarchicamente. Papà è il capo, io sono il secondo in comando e Sammy.. beh Sammy ha l’ultimo grado.

Quindi deve obbedirmi, senza discutere.

Questa è un’insubordinazione bella e buona.

Espiro profondamente, prendendo la pistola dal cassetto del comodino. Non mi sono nemmeno vestito, indossando il giaccone e gli scarponi sopra al pigiama.

Siamo in Minnesota da tre settimane e qui gli inverni non scherzano per niente.
Le previsioni hanno detto che nevicherà ancora, aggiungendo altra neve ai sessanta centimetri caduti negli ultimi giorni. Mi guardo intorno, il piazzale del motel è occupato solo da un paio di macchine e da un furgone.

Non devi perderlo d’occhio, Dean.. continuo a sentire la voce di papà, che ha assunto un tono accusatorio nella mia testa.

L’ho perso. Mi sono perso Sammy.

Continuo a ripetermelo, mentre individuo le sue impronte sulla neve. Non posso capire se sono fresche o no, dato che non ha nevicato questa mattina. Potrebbero essere vecchie di ore.

Il pensiero riesce a farmi tremare dalla testa ai piedi, molto più efficacemente rispetto al freddo intenso.

“Sam” grido, senza riuscire ancora a vederlo. Le impronte scendono dal marciapiede e scompaiono sull’asfalto privo di neve. “Sam… Sammy” ripeto più forte.

Un camion passa sulla strada davanti al motel, riempiendo l’aria di una puzza insopportabile. Si allontana accompagnato dal suo basso rombo e da una nuvola di gas di scarico nero.

Ho perso Sam.

Papà mi ucciderà in un modo lento e doloroso. Era il mio compito, mi ha affidato una cosa .. una sola, stupidissima cosa da fare: non perdere d’occhio mio fratello. E invece io me lo sono lasciato sfuggire da sotto il naso come un pivello.

Giro l’angolo, respirando affannosamente. Sto per chiamarlo ancora, aggiungendo al suo nome un paio di minacce, quando lo vedo.

E’ in mezzo al prato sul retro del motel. Ha il giaccone slacciato e i pantaloni del pigiama ficcati dentro agli scarponi. Accanto a lui c’è una montagna di neve tutta sformata.

Sta facendo un pupazzo di neve. Sta facendo un cazzo di pupazzo di neve.

Mi passo la lingua sulle labbra, avvicinandomi. Sento il peso della pistola nella tasca della giacca. Ho avuto paura che gli fosse successo qualcosa. Magari qualcosa di irreparabile. E invece lui era qui fuori a giocare!

Maledetto moccioso!

Che stai facendo?” gli ringhio, quando sono ancora a qualche metro di distanza.

Lui si volta a guardarmi.

Lo sa che ha sbagliato e che sarà sgridato aspramente. Glielo leggo in faccia.

Lascia andare la palla di neve che aveva in mano, stringendo forte le labbra.

“volevo solo..dice a bassa voce, mentre il suo sguardo corre al pupazzo di neve tutto sghembo.

Volevi solo cosa? Farti ammazzare? Farmi venire un colpo?

Lo sai che papà ci ha proibito di uscire, lo sai che non devi allontanarti da me, nemmeno un secondo!

Che diavolo pensavi di fare qui fuori? Sarebbe pericoloso per un bambino anche senza tutti quei cazzo di mostri!

Sam abbassa lo sguardo, alcune ciocche di capelli gli cadono davanti agli occhi, coprendoli quasi del tutto alla mia vista.

“Scusa, Dean” dice con voce stanca.

Anche lui è stanco di star chiuso qui dentro tutto il giorno. Ma papà ha detto che tornerà presto e che poi si prenderà qualche giorno di riposo. Lasceremo il Minnesota, magari ci porta in un posto più caldo.

Guardo Sam incamminarsi verso la nostra stanza. Ha le spalle leggermente curve, strascica i piedi senza convinzione con le mani sprofondate nelle tasche.

“Ehi” lo richiamo.

Lui si volta a guardarmi, si aspetta ancora di essere sgridato. Lo sa che non gliele faccio quasi mai passare lisce.

Lancio un’occhiata in direzione della strada, quasi mi aspettassi di vedere l’Impala imboccare l’entrata del parcheggio. Se papà ci becca qui fuori se la prenderà con me.

Sto deliberatamente ignorando un suo preciso ordine, posso allontanarmi dalla camera solo per prendere da mangiare. E solo nelle ore in cui la tavola calda qui di fianco non è molto affollata per non metterci troppo tempo.

Sam sta ancora aspettando la ramanzina. Non osa sperare che non lo punisca. Sa di meritarselo.

Mi abbasso e prendo una manciata di neve, cominciando a formare una palla. Mio fratello mi guarda, non sa se iniziare a scappare o cosa. Arcua leggermente un angolo della bocca, senza osare sorridere apertamente.

“Comincia a correre, schiappa” gli grido, lanciandogli la prima palla di neve.

In fondo, papà non tornerà prima di stasera e posso proteggere Sam anche per una mezz’ora qui fuori.

Non lascerò che gli accada niente.

 

 

 

 

  
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