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Autore: soel95    05/11/2015    0 recensioni
Alla fine ce l’aveva fatta, c’era riuscito: aveva affrontato e sconfitto le proprie paure. Era diventato un eroe. Rumpelstiltskin il codardo era diventato un eroe. E ora?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Alla fine ce l’aveva fatta, c’era riuscito: aveva affrontato e sconfitto le proprie paure. Era diventato un eroe. Rumpelstiltskin il codardo era diventato un eroe.

***

Il rumore sordo del suo bastone sull’asfalto rimbombava per le deserte strade di Storybrooke, ne accompagnava l’incedere traballante, mentre la memoria degli eventi di quelle poche ore tornava prepotentemente a galla.
Quando Merida lo aveva raggiunto al negozio, dove si era rifugiato alla ricerca della propria magia, era stato ancora una volta sopraffatto dalla paura. Non era riuscito a proteggere sé stesso, né tanto meno Belle, sua moglie, il suo unico vero amore, dalla minaccia di quelle frecce maledette e per questo si odiava; aveva preferito fuggire, scappare come aveva sempre fatto, piuttosto che affrontare la propria natura. 
Ma poi, all’improvviso, tutto era cambiato. Le parole di Belle al limitare della città, il suo rifiuto a seguirlo per mettersi in salvo abbandonando gli amici, lo avevano spinto a tornare sui propri passi ed era stato un bene. L’aveva vista scappare attraverso la foresta, fuggire inseguita da un orso gigante e tentare, invano, di riportare la ragione in quella belva senza cuore; per un singolo istante aveva davvero avuto paura di perderla, di vederla morire davanti ai propri occhi. Fu allora che capì: non gli importava più nulla della propria vita, non se metteva a repentaglio quella di Belle, non avrebbe avuto alcun senso vivere un’intera esistenza senza i suoi occhi, senza i suoi sorridi; non avrebbe potuto sopportare tutto questo ancora una volta. Lei era l’unica per la quale valesse davvero la pena lottare; lei che gli aveva dato fiducia, che aveva visto del buono nel suo cuore quando lui stesso non ci riusciva, che lo aveva amato e gli aveva insegnato ad amare oltre ogni confine, che, nonostante tutto il male, non lo aveva lasciato solo riportandolo indietro dall’oblio della morte.
Lei era tutto il suo mondo e lo sarebbe stato sempre.

L’insegna del banco di pegni, scossa dalla brezza serale, risplendeva alla luce fioca del lampione; Rumpelstiltskin si fermò ad osservarla un istante, prima di entrarvi con rinnovato coraggio. Doveva riprendere in mano la propria vita, soprattutto ora che aveva perso ogni magia, ed il negozio poteva essere un buon punto di partenza. 
La campanella tintinnò al suo passaggio rivelando l’ambiente buio e disordinato; subito si guardò intorno malinconico prima di iniziare a rimettere ogni cosa al proprio posto, a cominciare dalle frecce conficcate nel muro e sulla porta del retrobottega. Ma ciò che più gli premeva era rimettere insieme i frammenti della tazza con il bordo scheggiato, recuperati in fretta dall’accampamento di Merida dopo aver lasciato Emma e la miniera; il simbolo tangibile di quell’amore sconfinato che non aveva mai smesso di provare per la moglie. Belle doveva aver passato diverso tempo al negozio, gli sembrava quasi di poter sentire il suo dolce profumo nell’aria; poteva riempirsene i polmoni e sognare di averla di nuovo al proprio fianco, come all’inizio della loro storia. Quanto avrebbe voluto ritornare indietro per sistemare le cose.
«Rumple…» si voltò di scatto, gli occhi spalancati ed increduli; possibile che avesse solo sognato quella voce angelica? Era davvero così folle d’amore da immaginarsi le cose?
No. Lei era lì, reale, proprio di fronte a lui e lo osservava con il mare profondo di quegli occhi lucidi dal pianto; si era perso a tal punto nei propri ricordi da non accorgersi neppure del suo ingresso.
«Belle… perché sei qui?- sussurrò quasi a sé stesso- Credevo fossi con Regina e gli altri»
«Ci sono andata, in effetti- ad ogni parola si faceva sempre più vicina al marito, paralizzato contro il bancone, incapace di muovere un singolo muscolo- ho spiegato loro cos’era successo e cos’avevi fatto»
«Capisco- replicò con lo sguardo basso- immagino abbiate già un piano per liberare Emma dall’oscurità, per farle smettere di essere il Dark One»
«Non lo so- a quelle parole l’uomo alzò gli occhi sorpreso per puntarli dentro quelli della moglie- me ne sono andata prima di poter ascoltare le loro intenzioni»
«Perché?» un desiderio, una speranza, un sogno forse troppo ardito per essere anche solo pensato.
«Perché… nonostante quello che avevi fatto, il modo in cui ti eri battuto, nonostante avessi già dimostrato più volte di essere un eroe… per loro rimarrai sempre e soltanto un uomo legato al potere e all’oscurità»
«Non mi stupisco di questo; per secoli ho manipolato le persone per i miei interessi» ribatté lui.
«Ma anche tu, come Emma, eri sotto un sortilegio. Non eri davvero tu a fare tutte quelle cose, però questa è una cosa che loro non capiscono e non riescono ad accettare» possibile che dopo tutto quello che le aveva fatto, Belle riuscisse ancora a giustificare le sue azioni? Possibile?
«Nel mio caso era diverso…»
«No. Non lo era Rumple- oramai, si era fatta così vicina da condividere la sua stessa aria- e ho dovuto rischiare di perderti per sempre per accorgermene io stessa»
«Io…»
«È successo all’improvviso: mentre parlavano tra loro, mentre discutevano su come prendere Excalibur, alla fine ho capito»
«Che cosa?» le chiese titubante.
«Non era lì, con loro, che volevo stare. Non oggi, non questa sera»
«Belle io… davvero mi dispiace- cominciò Rumpelstiltskin con voce tremolante; avrebbe voluto spiegarsi, spiegarle finalmente le ragione che lo avevano spinto ad agire, ma le lacrime a stento trattenute dalle lunghe ciglia della donna gli facevano morire ogni intento in gola- non avrei mai dovuto mentirti; avrei dovuto avere fiducia in te però…»
«No. Ti prego- lo fermò lei appoggiando con dolcezza la piccola mano sulle sue labbra aperte- non voglio parlare di questo ora»
«Belle» la chiamò ancora, il cuore che pompava a mille per l’emozione di sentirsi accarezzare dopo moltissimo tempo. Se fosse morto in quell’istante, sarebbe stato felice di perdersi tra le sue braccia.
«Mi sei mancato troppo» concluse afferrandogli la nuca.

Prima ancora di rendersene conto, le labbra di Belle premettero con forza contro quelle di Rumpelstiltskin coinvolgendolo in un bacio carico di passione repressa, tristezza, paura, ma soprattutto del loro sconfinato amore; l’uomo si allontanò un istante per perdersi nell’azzurro intenso degli occhi di Belle, per lasciarsi affogare in quel mare profondo, prima di fiondarsi ancora una volta sulle sue labbra, umide ed arrossate per il bacio appena dato e ricevuto, con forza e desiderio sempre crescenti, lasciandosi trasportare a tal punto dalle proprie emozioni, da arrivare a sollevarla di peso, le sue piccole mani saldamente ancorate alla camicia che indossava.
Ad entrambi non parve vero di poter finalmente risentire il corpo del compagno premere contro il proprio, sentire come le mani esplorassero sentieri mai dimenticati, come le lingue si inseguissero in un esplodere di emozioni dirompenti. 
Si amavano e non avrebbero mai smesso di amarsi.
Rumpelstiltskin immerse con decisione le dita tra i lunghi capelli della moglie, la strinse per i fianchi, le fece percepire quanto le fosse mancata e come, un suo singolo gesto, fosse ancora in grado di mandarlo in paradiso.
«Belle…» gemette sulla sua bocca, sospingendola nel retrobottega senza mai separarsi da lei; al contrario: ad ogni passo il desiderio di possedersi diventava sempre più forte, accarezzarsi non era più sufficiente per placare la sensazione di vuoto al basso ventre e ritornare ad essere parte viva dell’altra diventava indispensabile quasi quanto respirare.
«Rumple!» lo chiamò in estasi quando questi prese a baciarle e morderle il collo con decisione, la schiena premuta contro uno degli armadi del negozio, bloccata dal corpo caldo di Rumpelstiltskin, mentre le sue mani risalivano indisturbate le pieghe della gonna, mentre si avvolgevano sul suo seno esigente di attenzioni; era giunto il momento di ricambiare. Con lentezza estenuante gli fece scivolare la giacca oltre le spalle, gli allentò il nodo della cravatta slacciando i primi bottoni della camicia, così da avere libero accesso al petto del marito; posandovi sopra le labbra poté sentire la corsa frenetica del suo e del proprio cuore, sentirlo inarcarsi alla ricerca delle carezze sospese nell’aria per poi sentirsi afferrare con forza e decisione.
Mai furono più lieti della presenza di una branda nel retrobottega.
Nel breve tragitto verso il letto, avevano rischiato più volte di inciampare nei loro stessi passi, troppo impegnati ad esplorarsi a vicenda con labbra affamate e a perdersi nei tocchi dell’altro; nell’istante in cui Belle si ritrovò distesa sull’esile materasso, sovrastata dal corpo del marito, teso e bollente come non lo sentiva da tempo, la camicia di lui era già stata lanciata lontana, in un angolo dimenticato della camera, mentre la maglia della donna minacciava prepotentemente di rivelare quanto sotto era celato ad occhi inopportuni. 

Sembravano trascorsi dei secoli dall’ultima volta in cui si erano ritrovati in una situazione simile… e forse era così. 
«Amore mio…- sussurrò Rumpelstiltskin con le lacrime agli occhi per l’emozione; com’era possibile che Belle lo volesse ancora al proprio fianco?- se tu non sei al mio fianco… non so cosa voglia dire vivere» le confessò. Lei era la sua ancora, il suo appiglio per non cadere, la bussola che gli indicava sempre la strada giusta da seguire e percorrere senza paura.
«Il mio Rumple- mormorò lei in risposta accarezzandogli la guancia ispida- perdonami ti prego. Perdonami» gli disse affondando il volto nel suo torace, aggrappandosi alle sue spalle forti; la sola volontà di perdersi a muoverne i gesti.
Belle afferrò l’uomo per la nuca con rinnovata bramosia, sospingendolo sulle proprie labbra già dischiuse ed imprigionandolo in un bacio carico di desiderio, passione e di tutta quella tenerezza che, nonostante la situazione, mai li abbandonava; ripresero ad esplorarsi come e più di prima, lasciando le mani libere di seguire l’istinto, di accarezzare l’altro dove sapevano gli avrebbe dato più piacere. Non avrebbero saputo dire per quanto tempo continuarono a baciarsi, sfiorarsi e scoprirsi a vicenda; il tempo parve perdere ogni significato ed il mondo intorno a loro scomparve. Esistevano solamente loro, in quella retrobottega disordinato, e le meravigliose emozioni che stavano riscoprendo insieme.
Poi, all’improvviso, accadde. Il bisogno di risentirsi divenne angosciante mentre la possibilità di colmare questa mancanza si stagliò a portata di mano.
Fecero l’amore come se fosse stata la prima volta, come se non si fossero davvero mai appartenuti prima d’allora; in quella magnifica notte senza stelle svanirono tutti i dubbi, i tradimenti e le angosce che li avevano spinti a perdersi e ritrovarsi innumerevoli volte. In quella singola notte ad entrambi parve di rinascere nell’altro come una persona nuova e migliore, una persona finalmente completa; tutte le barriere invisibili, erette inconsciamente nel tempo, erano state abbattute definitivamente per lasciare il passo ad una realtà a lungo sperata, e troppo spesso rifuggita.

***

Una luce impudica, penetrata dalle tende aperte, andò a posarsi sulle palpebre abbassate di Belle ridestandola dal proprio torpore; quella notte aveva fatto un sogno meraviglioso e le sembrava di portarne ancora addosso le sensazioni, come se questo fosse avvenuto per davvero.
«Rumple» mugugnò con la voce ancora impastata dal sonno ed un sorriso sincero a distenderne le labbra. Era radiosa.
«Buongiorno amore mio» le arrivò in risposta un caldo soffio all’orecchio, mentre mani delicate le accarezzavano con dolcezza la spalla lasciata scoperta dal lenzuolo troppo piccolo per due persone; all’improvviso spalancò gli occhi, come colpita da una secchiata d’acqua gelida.
«Rumple!» gridò mettendosi a sedere di scatto e guardando il marito con occhi sconvolti.
«Scusami… non volevo spaventarti» rispose lui calmo tendendole una mano gentile; anche lei doveva aver pensato, come gli era accaduto solo pochi minuti prima, di aver interamente sognato quella notte d’amore e di passione. Si augurava solo che non si fosse pentita del proprio gesto di riavvicinamento.
«No. Scusami tu- replicò dopo essersi ricomposta- credevo di aver sognato tutto»
«Spero non sia stata una delusione» nella voce una nota di panico mal celata; non sapeva come avrebbe potuto reagire ad un suo rifiuto.
«Non lo è stata- lo rassicurò lei dopo un’istante di profondo silenzio- in alcun modo» gli sorrise teneramente accarezzandogli il volto felice.

Rimasero per lungo tempo sdraiati insieme, a rilassarsi e coccolarsi come non facevano da mesi, da quando Belle aveva allontanato Rumpelstiltskin da Stortbrooke, e come, invece, avrebbero dovuto fare molto più spesso; prendersi del tempo da dedicare unicamente a sé stessi e al proprio compagno. Ma entrambi sapevano che quel momento di pace era come una bolla che in breve sarebbe esplosa: una volta usciti da quel retrobottega, avrebbero dovuto affrontare i loro problemi e cercare, magari, di risolverli una volta per tutte.
«Belle- la chiamò Rumpelstiltskin con decisione seduto sul letto, lo sguardo perso nel seguire la moglie alla ricerca degli stivaletti abbandonati per la stanza- Belle dobbiamo parlare»
«Dobbiamo proprio?» replicò lei cercando di prolungare ancora un poco la serenità di quella notte.
«Sì» disse con una sicurezza che non apparteneva all’uomo codardo che era sempre stato convinto di essere; sembrava si fossero scambiati i ruoli.
«Ti ascolto» lo invitò ad iniziare sedendoglisi accanto.
«Belle noi… noi non abbiamo mai parlato di quello che è successo»
«Rumple davvero io…» ma l’uomo non la lasciò continuare; questa volta avrebbe affrontato le proprie paure e le avrebbe detto tutto. Solo così poteva sperare di dare un futuro alla sua storia con Belle.
«Ti prego, lasciami parlare; non voglio chiederti perdono per quello che ho fatto. Voglio solo spiegarti- la interruppe con delicatezza; il momento era infine giunto- Mentirti è stato il più grande errore di tutta la mai vita; avrei dovuto avere il coraggio di parlarti, di raccontarti i miei tormenti, ma non l’ho fatto. Ho preferito nascondermi dietro sciocche bugie ed inutili silenzi; sono stato un debole, uno stupido. Sono stato un codardo. Quando ti ho chiesto di sposarmi, per un singolo istante, ho temuto che darti il vero pugnale avrebbe rappresentato la mia fine; poi ho visto quel cappello e, all’improvviso, mi si è presentata la soluzione: potevo esser l’uomo di cui ti eri innamorata, l’uomo che avevi sempre visto dietro la bestia e allo stesso tempo liberarmi per sempre dal controllo di quel maledetto pugnale. Volevo solo renderti fiera di me… ma non ce l’ho fatta»
«Rumple» sussurrò appena.
«Eppure devi credermi quando ti dico che ti amo, ti amo come non ho mai amato nessuno e come non amerò mai nessuno in vita mia; se potessi ritornare indietro, cambierei tutto per te, cercherei di diventare l’uomo che meriti di avere al tuo fianco per regalarti una vita ricca di gioie e soddisfazioni» mentre parlava non riusciva neanche più a guardarla negli occhi; temeva di scorgervi un’ombra di disprezzo dentro.
«Quello che mi ha fatto più male- riuscì a cominciare Belle dopo aver fatto un respiro profondo, per controllare le lacrime che minacciavano di scivolare lungo le sue gote- è stato vedere che il tuo vero amore… era il tuo potere»
«No! Non è così Belle! Te lo posso giurare sulla mia stessa vita»
«Ma il guanto mi ha condotta dal vero pugnale» oramai era sull’orlo del pianto.
«Solo perché il pugnale rappresentava la mia vera debolezza; il guanto mostra proprio questo: il punto debole di ogni persona e nel mio caso era il pugnale» anche Rumpelstiltskin, oramai, faceva fatica a trattenere le lacrime.
Belle lo guardò con dolcezza e speranza afferrandogli la mano; in quel momento doveva dare coraggio ad entrambi. Dovevano portare a termine quella conversazione, ne andava del loro futuro insieme. Eppure, più Rumpelstiltskin continuava a parlare, più il fuoco sopito, soffocato, nel cuore della donna, ritornava alla luce per risplendere; forse non era tutto perduto.
«E quello che mi raccontasti al Castello Oscuro? Sul vero amore?»
«Sono stato uno stupido- riprese- all’epoca ero davvero convinto che l’amore fosse solo una debolezza… ma non è così. Tu mi hai reso più forte Belle, hai sempre tirato fuori il coraggio nascosto nel mio cuore, mi hai reso un eroe e tutto questo non sarebbe mai accaduto senza il tuo amore»
«Amore mio…» gli scostò con dolcezza le ciocche brizzolate ricadute sulla fronte.
«Non riuscirò mai a cancellare tutto il male che ti ho fatto da quando ci siamo conosciuti; per colpa mia, della mia debolezza, hai continuato a soffrire in tutti questi anni, quando avrei dovuto solo renderti felice… quando avrei dovuto regalarti la vita che meriti…- alla fine non era riuscito a trattenersi e mentre parlava copiose lacrime gli scivolavano lungo le gote scavate- potrai mai perdonarmi?»
Il silenzio sceso tra loro si fece sempre più greve, spezzato solo dai respiri profondi di entrambi; Rumpelstiltskin era stato finalmente onesto con Belle, le aveva detto tutto, si era aperto mostrandosi per quello che era veramente, per quello che era sempre stato: un uomo desideroso e bisognoso di affetto. Nulla più di questo. Ora dipendeva tutto da lei e da quanto era disposta a rischiare per riprendersi suo marito.
«Non lo so» riuscì a pronunciare dopo un tempo apparentemente interminabile.
«Belle…»
«Non so se riuscirò mai a dimenticare quello che mi hai fatto; quello che però so- continuò decisa- è che non voglio più stare neanche un istante senza di te»
«Belle…» entrambi, oramai, piangevano senza più alcun freno; dopo tanta oscurità riuscivano, finalmente, a vedere una luce di speranza.
«Quando ho trovato il pugnale, tutto il mio mondo è improvvisamente crollato, sbriciolato sotto il peso delle tue bugie; non riuscivo a credere di aver fondato tutti quei mesi su delle menzogne, di essermi illusa sino a quel punto coprendomi gli occhi difronte alla verità… per questo motivo ti ho esiliato da Storybrooke: avevo bisogno di ritrovare me stessa ad ogni costo- anche per Belle, ogni parola detta si stava trasformando in un peso in meno sul suo cuore ferito; solo così avrebbero potuto ricominciare tutto da capo- però… più i mesi passavano, più mi rendevo conto di non riuscire a vivere senza di te; avevo l’impressione che la vita mi passasse accanto senza riuscire davvero a raggiungermi, perché nonostante tutto, nonostante quello che hai sempre fatto, tu sei il mio vero amore. E io non voglio più voltare le spalle a questa cosa» 
«Tu hai solamente fatto quello che ritenevi più giusto» le disse Rumpelstiltskin.
«Ma così facendo anch’io ti ho ferito…» la sua fronte appoggiata a quella del marito, il respiro condiviso ad un soffio dalle labbra dell’altro.
«Non ci pensare più» concluse deciso riappropriandosi della bocca di Belle, già schiusa per lui.

Si erano persi e ritrovati molte volte nel corso di quegli anni; avevano dovuto affrontare più prove di qualunque altro abitante della Foresta Incantata per riuscire a stare insieme, ma ora, stretti in un abbraccio carico d’amore, le labbra voraci che si inseguivano disperate, avevano infine sconfitto la più terribile di tutte. Ora potevano davvero ricominciare a vivere, insieme, perché solo insieme potevano essere felici, perché solo stando insieme, ed appoggiandosi l’uno all’altra, avrebbero potuto superare le mille avversità della vita.
«Belle» la chiamò con gli occhi chiusi, tra un bacio e l’altro.
«Sì?»
«Ti amo da impazzire- le confessò emozionato- ti amo e ti amerò sempre»
«Anch’io Rumple… anch’io» non riuscivano più a separarsi, erano inevitabilmente attratti dalle labbra lucide ed arrossate del compagno.
«Ce la faremo Belle; questa volta ce la faremo ad essere davvero felici» una promessa per lei e per sé stesso; questa volta sarebbe stato tutto diverso, doveva essere diverso.
«Lo so Rumple. Dobbiamo solo avere pazienza… un passo alla volta» gli disse accarezzandogli la guancia per potersi perdere nei suoi occhi color cioccolato, così caldi ed espressivi da darle sempre l’impressione di essere stretta in un caldo abbraccio.
«Certo amore mio… un passo alla volta»

***

Fuori la città di Storybrooke era in fermento; tutti si avvicendavano per riuscire a riportare Emma alla luce, ma dentro il banco dei pegni, nel retrobottega, le urla scalpitanti della popolazione non arrivavano. Dentro il banco dei pegni, nel retrobottega, quel giorno, nulla avrebbe potuto raggiungere due persone che si erano finalmente ritrovate, nulla avrebbe potuto spezzare la gioia di essere di nuovo insieme; perché loro si appartenevano e così sarebbe stato sempre.
Potevano ricominciare a sorridere alla vita, a gioire per le piccole cose, perché il loro mondo, alla fine, dopo mesi interminabili di dolore, aveva ripreso a scorrere con forza.
Non correvano, non affrettavano i tempi, lasciavano semplicemente che si evolvesse in modo naturale e spontaneo. La loro vita aveva ripreso a scorrere un passo alla volta.



  
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