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Autore: Sara_2001    05/11/2015    0 recensioni
Anabel Price detta Bel, occhi azzurri come l’oceano, capelli color nocciola, un fisico perfetto. Lei è sempre stata una ragazza solare ma una scoperta del padre le ruba quel sorriso che brilla sempre sulla sua faccia, tutti gli voltano le spalle, nessuno più la capisce, né la madre né i fratelli solo lui riesce a farla sorridere anche quando lei non ne ha voglia, solo lui riesce a consolarla con un abbraccio, lui, Tom Parker: occhi verdi, capelli neri e un fisico da paura è il playboy della scuola, anche lui ha un passato difficile alle spalle e insieme ad Anabel riesce a superarlo e finalmente a essere felice. Ma sarà così facile? oppure ci saranno ancora tanti ostacoli da superare? E soprattutto ce la faranno a superarli?
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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~~Scendo a fare colazione, quando entro in cucina c’è solo mia madre che è concentrata a scrivere al computer.
<< Buongiorno. >> La saluto sedendomi davanti a lei.
<< Buongiorno, tesoro, hai dormito bene? >> ,
<< Si, perché? >> . Chiedo spalmando della marmellata alla fragola su una fetta biscottata.
<< Sei radiosa. >>
Comincio a darmi della stupida mentalmente, perché diavolo sto sorridendo come un’ebete?
<< Cosa stai facendo al computer? >> . Chiedo cambiando argomento e sperando che lei non ci faccia troppo peso.
<< Oh, ehm … niente di importante. >> Rimango con la fetta biscottata a mezz’aria mentre la guardo stranita per il suo comportamento. Tutta via la ignoro e continuo a fare colazione e dopodiché andare a scuola. Stranamente arrivo in anticipo, quando entro in classe c’è soltanto un ragazzo dai capelli neri che è immerso in un libro per ripassare. Vado a sedermi al mio banco e estraggo subito il cellulare dalla tasca dei jeans. Proprio mentre sblocco il display mi arriva un messaggio. Il sorriso che ho represso fino ad ora si estende sul mio volto.
<< Giorno bella! >> .
<< Ehy bello! >> .
<< Hai appena ammesso che sono bello? >> ,
<< Ti ho solo risposto … non montarti la testa. >> ,
<< Va bene, faccio il bravo … che fai? >> ,
<< Niente, sono arrivata in anticipo a scuola, tu? >> ,
<< Mi faccio compagnia con una sigaretta >> ,
<< Scusa e io ora non ti sto facendo compagnia? Hai per forza bisogno di una sigaretta? >> ,
<< Per caso sei invidiosa? >> ,
<< Di cosa? >> ,
<< La sigaretta può toccare le mie labbra … >> . Oh cielo, cosa devo fare con questo ragazzo? Sprofondo nella sedia mentre sento le mie gote accaldate. << Ci sei ancora? Guarda che stavo solo scherzando. >> .
<< Si eccomi, come va? >> . Vado su un campo sicuro accattonando le sue labbra.
<< Bene, te? >> .  Dopo aver risposto con un “bene” anche io vedo due mani posarsi sul banco. Alzo lo sguardo per vedere il proprietario e in quel momento avrei preferito non farlo.
<< Anabel cos’è successo hai tuoi capelli? >> ,
<< Lunga storia, cosa c’è? >> Domando brusca.
<< Volevo parlare del bacio … >> .
<< Non c’è niente da dire Ethan, non dovevi punto e basta. >> A salvarmi da quella conversazione fu la suoneria del mio cellulare che, sinceramente cominciava a darmi sui nervi. Senza guardare chi sia dissi:
<< Devo rispondere. >> Mi alzo e esco dall’aula per rispondere ad Alis.
<< Ehy Alis! >>
<< Perché non me l’hai detto? >> Mi urla così forte quella frase che dovetti allontanare l’apparecchio dal mio orecchio.
<< Cosa avrei dovuto dirti? >>
<< Che tu e Tom avete fatto pace per esempio! >> . Me la posso immaginare con le mani sui fianchi con un espressione indignata dipinta in volto.
<< Scusa non volevo svegliarti … ma come fai a saperlo? >> ,
<< Ti basta sapere che è da stamattina che sorride come un idiota? >> Una risatina divertita mi esce dalla bocca.
<< Addirittura da tutta la mattina? Ma se è appena cominciata …  >> ,
<< Bel, qui sono già le dieci del mattino. >> . Mi devo ancora abituare a questo fuso orario.
<< Oh. Giusto hai ragione. >> . Il suono stridulo della campanella mi fa sobbalzare.
<< Amica, devo andare, ci sentiamo dopo su whatsapp >> ,
<< Okay, a dopo. >> . Riattacco e poi entro in classe.

Mi sorprese come il tempo passò velocemente. È passato circa un mese da quando sono arrivata qui e mi sembra ogni giorno meno vero. Il tempo lo passo a studiare, leggere e stare ore a parlare al telefono con Tom, Alis, mio padre e Sean. Nonostante tutto la distanza la sento molto. Mi mancano da morire e sapere che non so quando li rivedrò mi fa ancora più male, li rivoglio riabbracciare. Okay qui mi sono fatta qualche amica ma si vede che non gli sono molto simpatica. La convivenza con i miei cugini si fa ogni giorno più dura. L’altro giorno hanno preso di nascosto il mio cellulare e hanno chiamato un tizio che si trova in Russia, no ma è possibile?
Dopo aver finito di parlare prima con Alis e poi con Tom mi giro su un fianco ma appena chiudo gli occhi la voce di mia madre – che in questo periodo è anche molto fastidiosa – mi urla di scendere.
Sbuffo rumorosamente e dopo aver indossato le mie pantofole scendo in salotto dove tutti gli abitanti di questa casa sono seduti. Mi devo forse preoccupare?
<< Mamma, che c’è? Stavo cercando di dormire. >>
<< Bel, siediti. >> Mi ordina. Faccio come mi dice prendendo posto vicino a mia nonna.
<< Anne, cosa ci devi dire? I bambini devono andare a letto. >> Dice mia zia.
<< Si Patty, te lo dico subito. >> Sospira. << Ci ho pensato molto, e mi sono resa conto che forse venire a vivere qui non è stata una buona idea. Quando ho preso la decisione di trasferirmi l’ho fatto solo per allontanare il più possibile il mio dolore non pensando neanche per un po’ a quello di Anabel e Alex. So che vivendo qui non faccio altro che farli soffrire ancora di più di quello che meritano e non è giusto. Quindi ho deciso di tornare a Miami. >> Rimango a bocca aperta. In questo momento dovrei fare i salti di gioia ma mi sento più che altro come una valigia che mia madre si porta dietro per soddisfare il suo stato d’animo.
<< Mamma, davvero vuoi ritornare a Miami? >> Chiedo ancora sotto shock.
<< Sì! >>
<< Per sempre? >> . Annuisce. Ecco ora posso esultare. Le mie labbra si increspano in un sorriso, mi alzo dal divano come una molla e la vado ad abbracciare. << Sono contentissima mamma! >> . Mi stringe forte a sé.
<< Ora vai a letto tesoro, domani la sveglia è presto! >> . Dice una volta che sciogliamo l’abbraccio. Sapere che la partenza è così vicina non fa altro che aumentare ancora di più la mia felicità.
<< D’accordo mamma. >> . Le scocco un bacio sulla guancia e poi mi avvio alle scale, fortuna che per ora nessuno aveva comprato la casa.
<< Mi raccomando non dimenticarti niente! >> Mi urla quando raggiungo la porta della mia stanza. Il desiderio di dormire svanisce completamente, ora voglio solo andare a casa. Apro l’armadio e comincio a riempire le mie valige per poi passare agli scatoli che non avevo buttato. Quando tra le mani presi il libro che mi aveva regalato Tom mi resi conto che presto l’avrei rivisto. Avrei rivisto il suo splendido sorriso, i suoi occhi verdi, i suoi capelli neri come la notte e il suo ghigno divertito che si crea ogni qual volta che mi mette in imbarazzo. Il mio sorriso diventa ancora più grande. Non glielo dico che torno, gli voglio fare una sorpresa.
Quando finisco di sistemare tutto mi infilo sotto le coperte per poi cadere in un sonno profondo.
La mattina mi svegliai di buon umore, mi preparo molto velocemente e poi scendo per salutare la nonna, la zia e le due pesti. A ragioni a me sconosciute mia nonna mi vuole soffocare in un suo abbraccio, un abbraccio che decide di spezzare solo quando sente mia madre dire che se non ci sbrigavamo avremmo perso il volo. Nonostante tutto non mi sembrava ancora vero che sarei ritornata nella mia adorata città dove ci sono tutte le persone che amo, anche quando vidi l’aereo prendere il volo mi pareva un sogno. Durante il tragitto fino a Miami per la maggior parte del tempo ho letto e ascoltato la musica per il resto ho dormito. Atterrammo verso le 17:00. Il clima tuttavia non è molto diverso da quello Canadese, siamo ai primi di dicembre e riesco a vedere anche alcuni residui di neve sull’asfalto bagnato. Dopo aver preso il taxi stavo contando i minuti che mi mancavano per rivedere Tom, Alis, mio padre. Mentre mia madre pagava il taxista io  e Alex avevamo già percorso il vialetto e raggiunto il portico. Quando anche lei ci raggiunge apre la porta ed entra e noi con lei. Poso le valige all’ingresso e poi mi siedo sul comodo divano di pelle bianca. Estraggo il cellulare dalla tasca accendendolo, mentre attendo che si illumini il display con la manica del mio maglione ripulisco lo schermo dalle ditate. Il povero Iphone è praticamente inondato da chiamate e massaggi da parte di Tom e Alis. Chiamo prima Tom:
<< Anabel, hai avuto tutta la mattina il telefono staccato, ci hai fatto preoccupare. >>
<< Scusa Tom, troverò il modo di farmi perdonare … ti andrebbe di andare a farci un giro? >> . I secondi di silenzio che susseguono mi uccidono.
<< Bel, sei sicura che stai bene? Per caso hai sbattuto la testa? Come facciamo a farci un giro se tu sei in Canada e io in Florida? >> . Sorrido.
<< Non so sotto quale incantesimo ma mia madre è voluta tornare a Miami.  Tom sono tornata! >> . Prima che assimila la notizia ci impiega qualche instante ma poi esclama.
<< Stai scherzando? >> .
<< No Tom, sono seria! >> .
<< Non ci posso credere! Vediamo al parco tra poco. >>
<< Vediamo se riesci a riconoscermi … >> ,
<< Ti riconoscere tra mille, Bel. >> .  Dopo poco riagganciamo entrambi. Vado da mia madre che attualmente sta avendo una discussione con Alex su cosa comprare al supermercato, roba da matti!
<< Mamma, io esco >>, dico.
<< Dove vai? >> .
<< Al parco. >> . Senza volerle dare altre spiegazione esco dalla cucina, afferro la mia borsa e dopo aver varcato la soglia della mia abitazione scendo i tre gradini mi ritrovo a passeggiare tra le vie di Miami. Non mi sembra di essere di nuovo qui.
Fa abbastanza freddo ma nel cielo splende un sole che mi mette di buon umore.
Quando arrivo al parco Tom ancora non c’è. Mi siedo su una panchina di legno e mi metto a guardare i bambini che giocano a rincorrersi; mi ricordo, quando ero bambina,  in primavera mio padre mi portava sempre qui a giocare insieme. Io mi nascondevo e lui mi trovava sempre ripentendomi che anche se andassi fino in capo al mondo lui mi avrebbe trovata, non mi avrebbe mai lasciata sola, mi diceva che avrebbe fatto di tutto per la nostra famiglia perché era il bene più prezioso che possedeva e che ci amava più della sua stessa vita. Sorrido amaramente al quel ricordo. Mi manca, mi manca tantissimo … Chissà se sa che siamo tornati.
Distolgo lo sguardo e dopo tanto tempo incrocio gli occhi verdi di Tom. Mi alzo dalla panchina e lo raggiungo. Appena mi vede sorride e senza proferire parola mi abbraccia forte, credo che non mi abbia mai abbracciata così, non mi volle più lasciare andare e io non mi oppongo abbracciandolo saldamente a mia volta. Non so per quanto rimanemmo abbracciati ma a me sono sembrati comunque pochi attimi.
<< Mi sei mancata tantissimo. >> . Dice dolcemente quando sciogliamo l’abbraccio.
<< Anche tu Tom. >> .
 << Ti sta bene questo colore… E questo taglio. >> . Mi tocco la punta di una ciocca di capelli. La ricrescita del mio colore naturale si vede poco e niente, invece i capelli sono ricresciuti molto poco. Faccio una smorfia.
<< A me non piacciono invece, li preferivo prima. Quelle due pesti mi hanno rovinato i capelli! >> , dico incrociando le braccia al petto. Mi guarda divertito. Mentre sorrido nei suoi occhi vedo uno strano luccichio, un bagliore che non gli ho mai visto prima.
 << Veramente tu  madre ha deciso di rimanere qui? >> ,  annuisco fugacemente. << È il giorno più bello della mia vita! >> , esclama.
<< Addirittura? >> Chiedo ridacchiando.
<< Si Bel, mi sei mancata tantissimo … Nessuno mi è mai mancato come te. In questo arco di tempo ho riflettuto tanto e mi sono accorto che  provo per te è qualcosa di molto forte. Non so cosa sia ma so che voglio stare con te! >> . Una serie di brividi percorrono la mia schiena mentre il mio cuore inizia a battere fortissimo.
<< Tom se io ti dicessi che non provo niente nei tuoi confronti mentirei ma non voglio soffrire. >> .
<> . Sorrido e sento qualcosa svolazzare dentro di me.
<< Allora rendimi felice! >> . Le sue labbra si increspano in un grosso sorriso sbagliante e prendendo la mia mano sinistra tra le sue mi dice guardandomi dritta negli occhi:
<< Posso avere l’onore di averti come ragazza? >> .
<< Si Tom … voglio stare con te >> . Senza aggiungere altro prende il mio viso tra le sue mani e preme le sue labbra rosee e morbide sulle mie. Il sapore di nicotina misto alla menta di un chewingum mi era mancato da morire. E mentre il resto del mondo continuava la sua monotona vita noi ci baciavamo come se non ci fosse un domani illuminati dalla luce del tramonto del sole. Non mi sono mai sentita così felice, oppure era da tanto che non provavo un’emozione così forte. Ci separiamo ma rimaniamo comunque con le fronti combacianti, ci sorridiamo e poi sprofondo nelle sue braccia abbracciandolo e inalando il suo odore. Lui ricambia l’abbraccio e insieme, felici più che mai ammiriamo il tramonto che fa da scenario perfettamente romantico.

 

   
 
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