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Autore: _IdolHunter_    07/11/2015    2 recensioni
Giuro quanto segue:
Sarò la Spada di Raziel,
che allunga il suo braccio per colpire il male.
Sarò la Coppa di Raziel,
offrirò il mio sangue alla nostra missione.
Prometto quanto segue:
Compirò la mia missione con il coraggio degli angeli.
Servirò la giustizia degli angeli.
E la servirò con la pietà degli angeli.
Fino alla mia morte sarò un Nephilim.
Come tale mi impegno a servire l’alleanza,
e impegno la mia vita e la mia famiglia
a servire il Clave di Idris.
Quelle furono le parole che mi consacrarono come Shadowhunters, come protettore degli innocenti, come nemesi dei demoni e come figlio di Raziel.
Ricordo quel giorno come se fosse ieri, lo ricordo poiché ero conscio del compito che assumevo dato che noi:
serviamo liberamente perché amiamo liberamente,
giacché dipende dalla nostra volontà amare o meno;
e da essa dipende se stiamo in piedi o cadiamo.
Le soce di _IdolHunter_ sono fiere di presentarvi i B.A.P. in Shadowhunters! In una nuova collaborazione solo per voi, ecco il duo che forma la mente malata dalla quale questa storia è nata: Meli_ e Niji Akarui.
Buon divertimento.
Genere: Avventura, Comico, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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I ; AL MOONBLADE


—Andiamo, amico, non lo vedi che è finta?—
Aspettavo in fila da quasi venti minuti con Jongup al di fuori del Moonblade, il tipico locale per ragazzini disadattati che si atteggiano a persone con un qualche genere d’importanza, quando la voce profonda di un giovane dai capelli blu non attirò la mia attenzione.
—Nulla da fare, ragazzo! Getta quella cosa, muovi il sedere e fa passare gli altri!— il butta fuori all’esterno dal locale portò le sue massicce braccia al petto, infastidito dal ragazzo che gli bloccava la fila.
—Sta a guardare— gli rispose quello, per poi prendere in mano la mazza che aveva con sè e piegandola. —Ti pare che mi porti una spada vera per completare il mio costume?—
L’uomo diede un ultima occhiata a quel giocattolo per poi alzare finalmente il filo rosso e farci entrare. Osservai attentamente il suo volto senza imperfezioni, era un bel ragazzo dai tratti orientali, alto e slanciato con delle movenze molto sexy. Tutto il suo corpo pareva volermi dire “vieni qui e prendimi”, ma preferii rimanere al mio posto, ero più che certa che a nemmeno da un metro da lui la mia gola si sarebbe seccata inesorabilmente mentre le mani avrebbero iniziato a sudare. Maledetta la mia timidezza.
Appena uscì dalla mia visuale, tornai presente a me stessa, accorgendomi di quanto detestavo stare in fila per ore ed ore e perdermi il divertimento che si celava fra quelle pareti.
Insomma, a parte quella visione semi paradisiaca offerta dal ragazzo in costume, non avevo visto nulla di meglio.
—Abby, ma quanto ci vuole ancora?!—
Mi voltai verso il mio amico. —Che c’è, non vedi da lì?— dissi ironicamente, volendo sottolineare l’altezza di Jongup. Non avevo nulla contro di lui, anzi, quel metro e ho tanta voglia di crescere era come un fratello.
Mi guardò con occhi furenti per poi prendere a pizzicarmi le guance.
—Ahi! Ahi! Insomma Uppie smettila, ho capito! Non sei un nano da giardino!—ma appena smise di farmi male, ripresi. —ma se vuoi ti prendo in braccio— trattenni le risate mentre lui m’ignorò clamorosamente, aggiustandosi una ciocca dei suoi capelli castano scuro portati in alto a formare una semi cresta che stonava con il suo look da nerd: camicia a quadretti e un paio di jeans scuri tutto contornato dalle sue inseparabili converse nere, di certo nessuno avrebbe immaginato che sotto quegli abiti tremendi nascondeva dei fantastici addominali e una pelle poco abbronzata ma liscia e priva di qual si voglia difetto il tutto arricchito dai suoi occhi a mandorla.
Finalmente riuscimmo ad entrare nel locale, il quale era pervaso da luci colorate che illuminavano, a tratti e poi in maniera circolare, la pista da ballo dove i corpi di almeno una cinquantina di adolescenti, sudati, si sfregavano l’uno contro l’altro in cerca di un contatto che poteva sembrare puramente casuale, immersi nel fumo creato sicuramente da del ghiaccio secco che nascondeva occhi indiscreti.
Il ritmo incalzante della musica incominciò a pervadere il mio corpo, cosi iniziai a seguire quella musica ipnotica insieme al mio amico, cercando con lo sguardo quel ragazzo tanto affascinante che avevo visto in precedenza.
Ci misi non poco a trovarlo, fra tutta quella gente vestita in maniera particolare e l’illuminazione che andava e veniva seguendo le note della console, ma appena posai il mio sguardo sul suo corpo mi accorsi che guardava insistentemente in un punto preciso.
Curiosa, seguii la traiettoria dei suoi occhi notando una ragazza sul metro e sessanta avvolta in un abito di pizzo bianco, lungo, che lasciava poco all’immaginazione. I lunghi capelli di un nero corvino le scendevano fin sotto le spalle, alcuni incollatisi al suo collo madido di sudore, ed altri volteggiavano in aria per via dei suoi movimenti scatenati ma al contempo sensuali.
Si guardarono per non poco, poi lei gli si avvicinò e lentamente unirono i loro movimenti in un’unica danza, mostrando ora la loro attrazione esplicitamente.
L’invidia incominciò a crescere all’interno della mia mente così continuai a guardare nella loro direzione non pensando all’eventualità che potessero accorgersi di me.
La ragazza dai tratti orientali aveva un trucco pesante sugli occhi mentre le perfette labbra a cuore erano ricoperte da un leggero strato di lucido.  Nonostante il suo make up si fosse quasi sciolto, conservava una bellezza quasi fatale per chiunque la guardasse.
Pensai di non poter competere con lei, eppure, anche se sapevo come sarebbe andata a finire, preferii rimanere li a guardare. Ad un tratto si spostarono lentamente vicino ad una porta, sulla quale ero riuscita a leggere: “INGRESSO VIETATO AI NON ADDETTI”.
Di certo anche loro l’avevano vista, ma non si fermarono. Al contrario aprirono la porta e vi scivolarono dentro.
Mossi un passo in quella direzione, ma mi fermai appena notai un ragazzo biondo molto alto e un altro dai capelli castani con qualche ciocca più chiara avvicinarsi alla porta. Il più alto s’infilò una mano in tasca ed estrasse qualcosa. All’inizio non capii che diavolo fosse, finché non fu illuminato da un fascio di luce casuale, facendolo brillare in tutta quella oscurità…
—UN COLTELLO!— urlai, sgomenta.
Il ragazzo sembrò essersi accorto di me per un secondo, ma poi scosse la testa come per scacciare il pensiero di essere stato visto, ed entrò col compagno nella stanza.
—Jongup, va a cercare qualcuno della sicurezza!— afferrai una spalla del mio amico costringendolo a fermarsi. Notando la mia faccia sconvolta, si preoccupò: —Abby, ma che hai?!—
Gli raccontai velocemente ciò che avevo visto, poi lo spinsi via per far sì che accontentasse la mia richiesta.
—Sì, ma tu aspetta qui!- appena uscì dalla mia visuale, mi feci strada fra la gente e raggiunsi la porta. Deglutii rumorosamente come se già sapessi che non avrei trovato nulla di buono dall’altra parte e mi fiondai dentro in pena per quel ragazzo dai capelli blu.
—Bastardo!— sentii una voce che riconobbi all’istante, il suo timbro profondo mi fece comprendere che si trattava del tipo sexy visto all’entrata.
Mi nascosi dietro ad una colonna e assistetti alla scena.
Il ragazzo dai capelli blu era seduto a terra con le mani dietro la schiena, legate da un fine filo dorato che sembrava parecchio resistente.
—Ce ne sono altri come te?— domandò il biondo.
—Altri? A chi ti riferisci?— a quel punto la ragazza allungò il braccio e solo allora notai che impugnava una frusta dorata che fece schioccare colpendo il pavimento. Il suono fu devastante e mi mise i brividi, ma quello che aveva parlato le mise una mano d’avanti, come per bloccarla.
—Calmati Chae-Rin— prese una breve pausa poi brandì il coltello che avevo visto prima. Ora che potevo vedere meglio, notai che si trattava di un pugnale ben lavorato; una piccola lama argentea completata dalla sua elsa che sembrava quasi di un cristallo particolarmente robusta.
—Sì. Altri come te, idiota, altri demoni. Così vi chiamano, no? Spiriti maligni che si manifestano in questo mondo attraversando la barriera che li divide dalla nostra dimensione! Ma se preferisci vi chiamerò semplicemente BASTARDI!— esclamò infuriato.
—Non gli serve una lezione di demonologia.— borbottò la ragazza.
—Sai cosa sono io, no?— gli chiese il biondino.
L’altro gli rispose quasi disgustato. —Certo! Uno Shadowhunter!— ringhiò, e a quel punto pensai che fossero tutti pazzi, ma cosa diavolo stavano combinando là dentro?!
—Uccidilo, Junhong! Non ci darà altre informazioni, non perdiamo altro tempo con questo verme!— sibilò quella tizia di nome Chae-Rin.
Il biondo annuì, e si avvicinò col pugnale al ragazzo che avevano chiamato demone. Alzò la lama per colpirlo e a quel puntò il mio corpo si mosse da solo: —FERMO!— urlai, il ragazzo s’immobilizzò sgranando gli occhi seguito poi dagl’altri li presenti. —Non puoi ucciderlo!—
Junhong si mi guardò con i suoi occhi nocciola, muovendo qualche passo nella mia direzione. —Tu… tu puoi vederci?—
Quella domanda mi sembrò fin troppo stupida. —Certo non sono mia cieca!— risposi prontamente.
—Sei sicuramente una stupida se ti mostri così a degli sconosciuti armati!— aggiunse la ragazza, con un che di velenoso tra le parole.
—Come può?— sembrò chiedersi da solo il biondino, poi si voltò verso i compagni. —Tu che ne pensi, Daehyun?—
Il ragazzo mi fissò per un attimo.
—State perdendo colpi, se i mondani possono vedervi.— ringhiò il demone, per poi cacciare un urlo disumano e liberare le mani che fino a poco prima aveva dietro la schiena.
Si avventò con un sol balzo su Junhong; essendosi avvicinato a me ed avendocelo ad un metro e mezzo di distanza, notai perfettamente il ragazzo con i capelli blu arrivargli addosso e squarciare con le sue mani, le cui dita sembrarono essere lame, una spalla del biondo.
Urlai in preda al terrore ed indietreggiai, ma persi l’equilibrio e inciampai s’uno scatolone dietro di me. Senza fiato non potei far altro che assistere a quegli eventi.
Junhong gemette flebilmente a causa del dolore. Essedo stato preso alla sprovvista, si ritrovò sotto il peso del suo aggressore che, siccome si trova in posizione sopra elevata, gli sferrava una serie infinita di colpi che gli dilaniarono il braccio, portatoselo sul viso per proteggerselo, spargendo così sangue ovunque.
Daehyun estrasse quella che sembrava un’elsa priva di lama e poi urlò a pieni polmoni: —NURIEL!— All’improvviso l’oggetto che stringeva fra le mani fu pervaso da una luce che mi accecò, ma non così gravemente da impedirmi di vedere la scena. Si lanciò sul demone e lo colpì in pieno di piatto con la lama del suo spadone che impugnava a due mani, sbalzandolo via e facendolo atterrare a qualche metro più in là.
—Fermo!— lo implorò il ragazzo dai capelli blu. —Posso svelarvi dove si trova Ji Yong!—
Chae-rin a quel punto ghignò. —Dite tutti che potete dirci dove si trova, ma non sapete che anche noi conosciamo la sua locazione. Ossia due metri sotto terra! Quel maledetto è morto!— disse, prima di allungare il braccio, permettendo alla frusta di colpire il ragazzo in pieno volto.
—E’ tutto vostro, ragazzi!— aggiunse.
Quello urlò e si portò una mano sulla zona ferita; nel frattempo Junhong si era rimesso in piedi con un balzo e, dopo una breve rincorsa, volteggiò in aria atterrando sul demone per conficcargli il pugnale in pieno petto. Il ragazzo tossì sputando del sangue nero e molto viscoso che ricoprì gli abiti del biondo. —maledetti...— fu interrotto da un’altra porzione di sangue che sputò in direzione del viso di Junhong, il quale abilmente lo evitò.
—Che così sia! Il Rinnegato vi prenderà tutti!— sussurrò quelle parole con cattiveria, prima che le convulsioni si bloccassero.  Il suo corpo non divenne rigido ma divenne via via  sempre più piccolo fino a scomparire del tutto.
Tentai di rimettermi in piedi anche se le mie gambe tremavano, ma appena ci riuscii qualcosa afferrò il mio polso. Mi voltai e notai la frusta della ragazza che avvolgeva il mio braccio.
—Lasciami!— le intimai, con quel poco coraggio che avevo ancora in corpo.
—Stupida, piccola, mondana! Avresti potuto far uccidere Jun!— quella fu la risposta, per poi venire leggermente strattonata.
—Non toccarmi, assassina!— urlai in preda allo sgomento.
—Senti, ragazzina…— iniziò a parlare Junhong, con Daehyun alle spalle, che sembrava voler constatare la gravità delle ferite del compagno. —Non siamo degli assassini. Quella cosa non era nemmeno umana, può averne la forma e forse può anche adottarne le usanze, ma è un demone.—
Provai a liberarmi, con la conseguenza che la morsa aumentò d’intensità.
—Siete degli assassini ed ho chiamato la polizia! Arriverà a breve.— dissi sperando che mi lasciassero andare.
—La polizia? E chi dovrebbe arrestare se qui non c’è nessun cadavere?— mi schernì Chae-Rin. A quel punto mi guardai intorno spaesata ed una voce nella mia mente prima più flebile e poi sempre più forte mi disse che forse ciò che udivo era la verità.
—Ragazz…— provò a dire Junhong, ma lo interruppi: —Non chiamarmi così!— esclamai.
—Sei soltanto una ragazzina, non sai nulla e ci accusi di omicidio. éuoi vederci ma hai mai visto mai un figlio della notte, hai mai parlato con loro, contrattato con un vampiro, bloccato un licantropo o combattuto un demone? Non sai nemmeno di cosa sto parlando!—
Indietreggiai. —Siete solo dei pazzi fanatici!— gridai, spaventata, eppure nella mia mente ancora una volta quella voce ripeté con maggior insistenza: “sei tu che vorresti che fossero matti, ma guarda Junhong, lui non è pazzo e il corpo di quel ragazzo è scomparso nel nulla…”.
—Che cosa ne facciamo di lei?— chiese Daehyun, spazientito.
—Lasciamola andare.— gli rispose il compagno.
—Ma sa già troppo!— aggiunse la brunetta, alzando un sopracciglio.
—Allora portiamola all’istituto. Sono convinto che Jung-Hyuk vorrà parlarle.—
Gli altri due scossero il capo. —Non se ne parla, Jun. Lei non entra nell’istituto.—
A quel punto la porta si spalancò ed entrarono Jongup ed il buttafuori che avevo visto precedentemente all’entrata. —Maledizione, Abby, ti avevo detto di non entrare!— esclamò il mio amico preoccupato.
—Dove sono i ragazzi armati?— chiese la guardia, mi voltai nella loro direzione notando che erano ancora li. Non potevano vederli.
—Mi sarò sbagliata, ero convinta che…— tentai di trovare una scusa senza però avere molti risultati; se non quello di ritrovarmi all’esterno del locale con Uppie.
—Ma che ti è preso?— mi domandò lui a quel punto.
—Credo di aver visto male— mormorai.
Si avvicinò al ciglio della strada per fermare un taxi, così da tornare a casa. —Ma la tua espressione sembrava quella di chi ha appena visto un fantasma.—affermò.
—Non saprei…— lasciai sul vago.
—Ah! Maledizione, ma dove cavolo vanno a finire tutti i taxi a mezzanotte?— si chiese da solo, ormai avendo perso le speranze di trovarne uno.
Mi guardai il polso attorno al quale vi era disegnato un segno rosso, simbolo del passaggio della frusta di Chae-Rin. Uno spettro? Erano fantasmi? No no, quelli erano uomini in carne ed ossa. Ripensai a Junhong e a quei suoi occhi nocciola dal taglio mandorlato così penetrante, mi ero sentita quasi come stregata quando avevo incrociato il suo sguardo.
—Abby, lo sai che ora di certo non ci potremo più venire qui, vero?— mi disse il mio compagno.
—Che te ne frega, tu odi il Moonblade- scrollai le spalle.
—Oh guarda, un po’ di fortuna— un taxi aveva appena inchiodato e l’autista ci fece segno di salire, Jongup aprì la portiera.  
—Abby, sai che puoi dirmi tutto, vero?— mi chiese.
—Certo Uppie.— sorrisi come a cacciar via dalla mia mente i ricordi vissuti pochi momenti prima, a quel punto ci accomodammo sui sedili posteriori e l’auto partì nella notte.

   
 
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