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Autore: ellacowgirl in Madame_Butterfly    07/11/2015    0 recensioni
[Terza classificata al "Inside Out Flash contest" di madelifje]
Una nuova emozione sta per sbarcare nel Quartier Generale.
Ebbene sì, la piccola Riley sta ormai approcciando una nuova fase della sua vita e sembra necessario un piccolo aiutino in più che andrà ad unirsi ai suoi cinque compagni di vita.
Gioia, entusiasta dell’arrivo, dovrà occuparsi dello stato d’animo di ognuna delle altre emozioni, assicurandosi che ogni cosa proceda nel migliore dei modi … almeno fino a quando non si accorge che lei stessa si ritrova a provare proprio le sensazioni e stati d’animo dei compagni.
Riuscirà a gestirle?
Riuscirà a capirle, accettandole come parte di sé, dei propri pregi e difetti?
Ma soprattutto, riusciranno tutti e cinque ad accogliere un nuovo membro di cui nessuno sa nulla?
Sei piccoli capitoletti che descrivono le reazioni delle varie emozioni dinnanzi al nuovo arrivo e, al contempo, una maturazione del personaggio di Gioia verso una vera comprensione dei suoi compagni.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Crack Pairing
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sadness

Mancava qualcosa.
Se ne stava immobile davanti allo specchio, il suo miglior abitino verde indosso, quella luminosità che mai l’abbandonava, nel corpo e nello spirito.
Sorrideva a colei che si ritrovava davanti, eppure continuava a sentire un inspiegabile vuoto dentro di sé.
Sì, mancava davvero qualcosa.
Nel riflesso poteva scorgere il proprio letto perennemente in disordine – contenere l’entusiasmo era difficile persino nei sogni! – e non poté non ricordarsi di quella mattina, di Disgusto. Le era affezionata, le voleva bene, trascorrevano del piacevole tempo insieme eppure … eppure non era amore, non di quel tipo che lei aveva sempre sperato per la sua bambina e che per lei nutriva. Si volevano l’un l’altra, si cercavano, ma nonostante si sforzasse di vedere nella verdina ciò che aveva sempre immaginato, qualcosa rendeva il loro rapporto “amoroso” incompleto.
Sospirò, stringendo le mani l’una con l’altra: aveva Tristezza, paradossalmente questo la rincuorava.
Eppure non bastava a completarla, non bastava a sanare completamente quel piccolo vuoto che sentiva dentro di sé: aveva sempre creduto di essere non solo importante, ma essenziale per la piccola Riley ed ora … ora che era cresciuta, che viveva la sua vita e si innamorava come anche lei avrebbe voluto fare, si sentiva sempre più esclusa.
Forse, più semplicemente, si stava rendendo conto di non essere stata chi credeva di essere.
Le altre emozioni la rispettavano, le volevano bene, la vedevano come loro leader … ma qualcosa mancava, qualcosa che lentamente la privava dell’entusiasmo e dell’ottimismo ogni volta che si ritrovava da sola.
In compagnia di altri si sentiva in dovere di essere qualcosa di buono, di bello, di positivo, ma quando si ritrovava sola davanti a quello specchio – davanti a se stessa – una strana malinconia cominciava a turbarla.
Si sedette sul morbidissimo letto, sospirando: non era da lei, si ripeteva, non era da lei essere triste in quel modo … ma allora perché si sentiva così?
Forse la gioia non era tutto ciò che la caratterizzava?
Forse anche lei, finalmente, avrebbe dovuto ammettere i propri limiti, le proprie debolezze?
Sospirò di nuovo: aveva sempre creduto di poter fare tutto, di gestire tutto, ma l’evidenza ormai parlava da sé.
Se fosse stata sola si sarebbe lasciata andare, che fosse ad un cieco entusiasmo o ad un’insolita tristezza, non avrebbe giovato né a se stessa né alla tanto amata bimba con cui era nata.
Aveva bisogno di chi le stava intorno, tremendamente.
Aveva bisogno di Disgusto, perché la rendesse consapevole della paura delle proprie insicurezze continuamente celate.
Aveva bisogno di Tristezza, che le ricordasse sempre quanto bene facesse continuare ad avere fiducia e speranza in qualcuno diverso da se stessi.
Aveva bisogno di Paura, perché le facesse capire la rabbia almeno quanto Rabbia la indisse a provare disgusto, affinché ella – da leader quale doveva essere – conoscesse anche le altre emozioni, cosa sentissero coloro che le stavano intorno.
Per guidarli, doveva prima di tutto capirli.
E forse sì, in fin dei conti – per quanto si trattasse del suo opposto – aveva bisogno anche della tristezza dei momenti di solitudine.
Aveva bisogno di ciò che era, non di quello che voleva essere.
Socchiuse le iridi azzurre e fece un respiro profondo, cercando di riacquistare l’equilibrio di sempre, quello capace di guidarla nelle proprie scelte, nei propri gesti.
Un equilibrio che non nasceva da lei, non solo almeno, ma da tutte quelle emozioni che – involontariamente – i suoi compagni le avevano insegnato a provare.
Un sorriso si fece largo sul suo volto, sin quando lo scricchiolare della porta non attirò la sua vivace attenzione.
Lì, fermo sull’entrata, un perfetto sconosciuto.
  
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