Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: Black White Dragon    08/11/2015    3 recensioni
DAL TESTO
"Nico stava scoprendo di amare Percy Jackson in un modo a lui del tutto sconosciuto. Quando era più piccolo e si era preso una cotta per lui, Percy Jackson era solo un idolo. Adesso scopriva di amarlo davvero."
-
"Percy se n’era accorto. Nico aveva di nuovo una cotta per lui. Lo sapeva."
[...]
Gli venne un’idea, che come tutte le sue idee non avrebbe funzionato, ma era pur sempre un’idea."
-
Spero di avervi incuriositi!
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson, Percy/Nico
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
COME FRATELLI
  
Nico Di Angelo se ne stava seduto sui gradini antistanti alla casa tredici. Pensava. Pensava a Will, morto, in un’impresa. Pensava al fatto che Will avesse accettato quell’impresa solo perché aveva un tumore che neanche il nettare avrebbe potuto guarire. Allora Will aveva deciso di compiere un ultimo sforzo, perché se doveva morire, voleva farlo da eroe. E così era stato, era morto da eroe. Aveva salvato la vita a Polluce, figlio di Dioniso, da quella maledetta dracena.
   Nico Di Angelo pensava al fatto che quel figlio di Apollo avrebbe potuto dirglielo che aveva un tumore, avrebbe passato più tempo con lui, l’avrebbe fatto sentire a casa più di quanto avesse mai fatto.
   Ma ora Will non c’era più, e Nico Di Angelo si disperava... Non aveva captato nessun comportamento da parte di Will che facesse pensare che qualcosa non andava. Era sempre il solito Will, solare, stravagante e anche un po’ rompiballe, quando gli faceva la predica dopo che il figlio di Ade si era tagliato o ferito durante un incontro di addestramento contro Percy o Jason.
   A Nico Di Angelo mancava Will, eccome se gli mancava. Una lacrima solitaria solcò il suo viso, luminosa e pura quasi quanto il bianco pallido del suo viso.
   Non stava piangendo solo perché Will era morto, da tre mesi ormai, ma anche perché da qualche settimana nella sua testa aveva cominciato a fare capolino una strana idea, già vissuta. Un’idea che aveva fallito e Will era stato la guarigione a questo fallimento. Ma ora la storia si stava ripetendo e Nico sapeva che ci sarebbe ricascato un’altra volta, se non avesse messo  un freno ai propri sentimenti. Nico ricordava ancora quella stretta allo stomaco che aveva provato ogni qual volta aveva incrociato gli occhi di quel ragazzo di cui adesso è di nuovo follemente innamorato.
   Nico stava scoprendo di amare Percy Jackson in un modo a lui del tutto sconosciuto. Quando era più piccolo e si era preso una cotta per lui, Percy Jackson era solo un idolo. Adesso scopriva di amarlo davvero.
Avrebbe desiderato prenderlo da parte e baciarlo, un solo bacio, e basta. Poi se ne sarebbe andato dal Campo, come l’ultima volta.
   Si maledì mentalmente... ad appena tre mesi dalla morte di Will, lui pensava a Percy, che non l’avrebbe mai ricambiato.
   Sentì il suono della conchiglia e si diresse in mensa per la cena.
 
 
   Percy se n’era accorto. Nico aveva di nuovo una cotta per lui. Lo sapeva.
   Vedeva come lo guardava. Vedeva il modo in cui lo guardava negli occhi per quel mezzo secondo che gli era concesso, prima di scoprire che anche Percy casualmente aveva portato lo sguardo su Nico.
   Ma Percy non era innamorato di Nico. E proprio per questo non sapeva cosa fare. Percy amava Annabeth, con tutto se stesso. Per lei sarebbe finito un’altra volta nel Tartaro e avrebbe compiuto chissà quali gesta eroiche.
   Percy avrebbe voluto prendere da parte Nico Di Angelo e dirgli con cautela ‘Non posso, Nico, non mi piacciono i ragazzi, mi dispiace’, ma sapeva che non sarebbe stato abbastanza. Da quando Bianca era morta, si era sempre sentito in debito col figlio di Ade. Inoltre dopo aver scoperto che aveva avuto una cotta per lui per tutto quel tempo e lui non aveva potuto fare niente, il debito si era trasformato in rimorso.
   Aveva reso la vita di quel ragazzo un inferno, lasciando morire sua sorella e non aveva mai potuto ricambiato in amore, né si era mai accorto di piacere a Nico. ‘Sei un disastro, Jackson’ si disse tra sé e sé.
   Non poteva amare Nico, ma non voleva neanche dirgli che lui sapeva, perché si era reso conto che se glielo avesse detto e basta se ne sarebbe andato dal Campo.
   Quando era morta Bianca e lui era stato costretto a dirgli di sua sorella, Nico se ne era andato dal Campo Mezzosangue, per non vivere nello stesso posto di colui che aveva reso possibile la morte di sua sorella e soprattutto perché era la persona di cui era innamorato. Capiva che era andata così. Se Nico non fosse stato innamorato di lui, in questo momento sarebbe già morto, ucciso per mano del figlio di Ade.
   Doveva pensare a qualcosa. Doveva dirgli che lui non lo amava, ma come? Come avrebbe potuto dirglielo in modo che Nico non se ne andasse? Oppure in modo che anche andandosene, non sarebbe rimasto a mani vuote, dandogli qualcosa in cambio?
   Guardando distratto la sua pizza con tanta mozzarella (blu), gli venne un’idea, che come tutte le sue idee non avrebbe funzionato, ma era pur sempre un’idea.
 
 
   Era già passato il coprifuoco da un pezzo, ma aveva ancora il cappello blu di Annabeth, quando glielo aveva prestato per sgattaiolare di nascosto nella casa di Ermes di notte e farsi dare due lattine di Coca-Cola.
   Uscì dalla casa tre e si avviò verso la casa tredici.
   E se non avesse funzionato? Se stavolta lo avesse ucciso davvero, perché lui, Perseus Jackson, era solo un coglione? Se lo avesse rifiutato?
    Non era il migliore dei suoi piani (quasi) geniali che solitamente aveva. Non era neanche un vero e proprio piano. Ma era la cosa migliore che gli fosse venuta in mente, in modo da accontentare sia lui che Nico.
   Salì i gradini, trasse un respiro profondo e debolmente bussò alla casa tredici, sperando che Nico fosse ancora sveglio. La porta si socchiuse mentre una piccola porzione della testa di Nico sbirciava.
   “Chi è?” domandò il figlio di Ade.
   “Sono io...” rispose stranito Percy.
   “Ok, dalla voce sembri Percy” disse mentre apriva completamente la porta “ma esattamente dove sei?”
   Poi Percy si rese conto di avere ancora su il cappello di Annabeth, quindi se lo tolse.
   “Che diavolo ci fai qui a quest’ora, Jackson?”
   E così Nico lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro, poi chiuse la porta il più velocemente possibile.
   “Santi numi, Percy, e se ti trovavano?” chiese ingenuamente il figlio di Ade.
   “Bé spero che tu non faccia la spia allora...” disse Percy con fare furbo.
   “Ovviamente no.”
   Nico si chiese cosa ci facesse lì Percy. Voleva che se ne andasse, perché ogni volta che il più grande si avvicinava troppo gli veniva uno strano istinto, quello di appiccicarsi alle sue labbra e rimanere così per sempre. Ma non poteva rischiare di baciarlo, anche se nessuno li avrebbe visti.
   Nico si appoggiò alla porta chiusa con la schiena e rimase a guardare il figlio di Poseidone che si sedeva sul letto del figlio di Ade e lo guardava in modo strano.
   “Che cosa fai qui, Percy?”
   “Volevo... parlarti.”
   ‘Lo sa’ fu la prima cosa che pensò Nico. Ed era vero.
   “E di cosa volevi parlarmi?” chiese Nico, cercando di mantenere un tono piatto, in modo che non trapelasse nessuna emozione.
   A quel punto Percy si alzò dal letto con un sospiro e fece un passo verso Nico.
   “Bé diciamo che... ehm... ultimamente ho notato certe cose...”
   Percy si fermò e sperò che Nico gli dicesse qualcosa, che lo aiutasse. Ma come si poteva aspettare un aiuto?
   Da canto suo Nico stava morendo dentro, per quanto lo riguardava, poteva anche cominciare a fare le valigie.
   “Ho notato che mi guardi più spesso del solito e mi sono chiesto-”.
   “Se sono innamorato di te?”
   Persino Nico si era meravigliato di averlo detto.
   Dopo qualche secondo di silenzio Percy confermò: “Sì.”
   Nico si guardò le punte dei piedi ricoperti solo dalle calze. Aveva voglia di piangere.
   Invece Percy guardava il figlio di Ade, cercando di capire cosa provasse e come procedere.
   “Senti...” cominciò Percy “io non posso ricambiarti perché io amo Annabeth. Te lo dico spontaneamente, io la amo. E anche se a te può sembrare strano, a me dispiace non poterti ricambiare.”
   “Ah sì?” ribatté Nico appositamente in modo aspro.
   “Non è come pensi, sono sincero, te lo giuro.”
   “Come no, eri sincero anche quando mi hai detto che avresti protetto Bianca.”
   Nico non sapeva da dove venisse tutta quella cattiveria, ma dopo aver detto quelle parole, si sentì malissimo, perché vide una strana ombra negli occhi di Percy, come se avesse colpito nel segno dei pensieri del figlio di Poseidone.
   “E’ per questo che mi dispiace, perché non ho mantenuto la promessa, sarei dovuto morire io al posto di Bianca” disse Percy cautamente.
   “Tu. Tu provi rimorso per la sua morte?”
   “Sempre... cioè quando è morta, non me ne sono reso conto, eravamo nel bel mezzo di un’impresa, ma dopo mi sono reso conto di quello che avevo fatto.”
   Solo a quel punto Percy distolse gli occhi dal figlio di Ade, perché si vergognava, perché anche se tutti lo consideravano un eroe, lui non si sentiva tale perché aveva lasciato morire molti semidei al posto suo, tra cui Bianca Di Angelo.
   “Non credevo che tu ci pensassi ancora.”
   “Ed io non pensavo di piacerti di nuovo.”
   Nico abbozzò un sorriso e Percy notò che le guance del più piccolo si stavano tingendo lievemente di rosso.
   “E adesso che hai la conferma che mi piaci (‘non è vero io ti amo Perseus Jackson’ pensò Nico in quel momento), cosa hai intenzione di fare?”
   Nico incontrò gli occhi verde mare di Percy, il quale rispose: “Io non posso darti quello che vuoi, ma posso darti una cosa, solo per questa volta e non succederà mai più.”
   “Cosa?” chiese Nico curioso.
   Percy fece qualche passo avanti, lentamente, finché non si trovò così vicino al figlio di Ade, che se qualcuno li avesse visti in quel modo, avrebbe ragione a pensare male (o bene?).
   Nico si accorse che Percy era più alto di lui di almeno una spanna e si sentiva dannatamente piccolo, e protetto. Stava affogando troppo in quegli occhi verde mare che lo fissavano intensamente per accorgersi che le mani di Percy erano sulle sue braccia e ora stavano salendo, toccandolo. Le sue mani arrivarono alle spalle, accarezzarono il collo di Nico, fino ad arrivare a quel viso pallido, segnato dall’insonnia.
   Nico non si sentiva più. Se la casa di Ade fosse andata a fuoco in quel preciso istante, non se ne sarebbe minimamente accorto. Percy era troppo vicino a lui, e ancora faceva fatica a comprendere veramente le sue intenzioni.
   Dal canto suo il figlio di Poseidone non riusciva a decidersi. Non aveva mai baciato un ragazzo, quanto poteva essere diverso dal baciare una ragazza? Aveva paura di sbagliare qualcosa. Anche se lui non avrebbe provato niente durante qual bacio, voleva che piacesse a Nico. Voleva che avesse un bel ricordo, qualora Nico volesse poi andarsene dal Campo Mezzosangue.
   Percy accarezzò dolcemente le guance del figlio di Ade con i pollici, poi passò il dito indice della mano destra sulla bocca di Nico in verticale (mentre Nico, povero ragazzo, era scosso dai brividi). Il figlio di Poseidone avvicinò cautamente la testa al viso di Nico, il quale poté sentire il respiro di Percy sulla sua bocca, mentre guardava quei meravigliosi occhi verdi che continuavano ad avvicinarsi ai suoi.
   Finalmente Percy appoggiò la bocca su quella di Nico. Il figlio di Ade sentì il suo cuore accelerare e provò quelle farfalle nello stomaco che tante volte aveva provato con Will. Ricambiò il bacio chiudendo gli occhi e si lasciò finalmente andare.
   Si baciarono per circa due minuti e di quei due minuti Nico si gustò ogni istante, assaggiando ogni angolo della bocca di Percy. Il figlio di Poseidone non andò mai oltre quel semplice bacio, neanche quando sentì Nico cingergli i fianchi. Percy sapeva che lui voleva di più, ma da parte sua non voleva illuderlo di niente.
   Si staccarono insieme e per qualche secondo si guardarono negli occhi. Poi Percy diede un leggero bacio a Nico sulla fronte e lo abbracciò. Il figlio di Ade si strinse a lui mettendo la testa tra la mascella e il collo del più grande. Non era come baciarsi, ma Nico si sentiva comunque al settimo cielo per quell’abbraccio.
   “Nico,” cominciò Percy “non te ne andrai dal Campo, vero?”
   Nico pensò che se fossero rimasti in quella posizione per sempre, abbracciati, non se ne sarebbe mai andato. Tuttavia si costrinse a dire: “E’ la cosa migliore per me...”
   “No, tu credi che sia la cosa migliore per te, ma io non credo che lo sia.”
   Nico sospirò e si strinse ancora di più a Percy.
   “Che cosa dovrei fare allora?”
   “Rimani. Quello che è successo qui, ti giuro sullo Stige, non uscirà mai da questa casa.”
   “Percy, come potrei rimanere? Ho paura che gli altri si accorgano che mi piaci e non voglio. E poi... l’unico motivo per cui resterei sarebbe perché ci sei tu, anche solo per farmi massacrare da te a scherma (Percy sorrise a questa affermazione), ma sarebbe comunque un’illusione, perché tu non puoi baciarmi né essere il mio ragazzo.”
   Nico si morse il labbro inferiore avendo paura della risposta di Percy perché si era spinto un po’ troppo oltre. Gli aveva indirettamente rivelato metà dei suoi sogni ad occhi aperti, ma solo la prima metà (perché l’altra metà era leggermente più erotica. Ok, un bel po’ più erotica).
   “E’ vero che non posso baciarti, né posso essere il tuo ragazzo... Ma, anche se mi rendo conto che non sono la stessa cosa, posso abbracciarti tutte le volte che vuoi. Non sto scherzando.”
   Nico rise debolmente, mentre si accorgeva che Percy aveva un piccolo neo sul collo. Quel neo era a soli pochi centimetri di distanza dalla bocca di Nico, il quale avrebbe voluto posare le labbra su quel piccolo spazio di pelle scura. Tuttavia si trattenne.
   “Per quanto riguarda essere il tuo ragazzo... ” continuò Percy, “Hai ragione, non posso esserlo, ma posso essere qualcos’altro. Qualsiasi cosa vuoi. Perché ho capito che ti voglio bene, che m’importa di te, anche se non mi piaci. Ne abbiamo passate tante, anche se per buona parte del tempo probabilmente tu mi odiavi. Devi avere una famiglia da qualche parte e secondo me puoi trovarla qui al Campo, se t’impegni.  Davvero, posso essere tutto quello che vuoi. Se vuoi che io sia il cugino rompiballe, non sarà un problema, vorrei soltanto che tu ti sentissi a tuo agio qui, anche se Will se n’è andato. Che tra l’altro io e te siamo davvero cugini e-”
   “Puoi essere mio fratello maggiore?” chiese Nico senza pensarci, interrompendo Percy.
   Il figlio di Ade sentì Percy irrigidirsi e lo vide serrare la mascella. Aveva detto qualcosa di sbagliato?
   “Non posso farlo Nico” rispose Percy risoluto, “io non sono degno di prendere il posto di Bianca.”
   Nico pensò a quanto avesse odiato Percy per aver lasciato morire sua sorella. Lo aveva odiato pensando che al figlio di Poseidone non importasse niente di lui, né della morte di Bianca. Invece adesso Nico si sentiva da schifo. Percy aveva dimostrato una lealtà d’animo e una sincerità che non si era mai aspettato. A Percy dispiaceva davvero e si sentiva davvero ancora in colpa per quello che era successo.
   “Io non credo che prenderesti il posto di Bianca” disse Nico, “Io non vorrei che tu fossi come Bianca, vorrei che fossi come mio fratello, ma versione Percy... Non so come dire.”
   “Modello Perseus 2.0?”
   Nico scoppiò a ridere e poco dopo lo seguì anche Percy.
   “Perché vorresti che io sia come un fratello? Devi sapere che io sono geloso di tutti quelli che mi stanno accanto” disse  Percy.
   “Lo so che sarebbe una cosa strana, ma hai ragione, mi manca avere una famiglia” ammise Nico.
   “Facciamo così... sai che Jason ha chiesto a Chirone di venire a dormire permanentemente nella casa tre?”
   “No, come mai?”
   “Perché è da solo e anche io sono da solo, quindi abbiamo deciso di chiedere a Chirone se potevamo dormire nella stessa casa. E poiché nella casa uno c’è una statua inquietante di Zeus che ti guarda dall’alto, abbiamo deciso di usare entrambi la casa tre. Vuoi venire con noi?”
   “Ma a Jason starebbe bene?”
   “E’ stato lui a dirmi di chiedertelo!”
   “Bé se Chirone accetta, per me va bene.”
   Percy si aprì in un sorriso e finalmente si staccarono da quel lungo abbraccio. Anche Nico era sollevato, aveva finalmente espresso i suoi sentimenti a Percy ed erano arrivati a un compromesso logico. Non era più necessario che lui se ne andasse. Poteva trovare una famiglia, non come l’avrebbe voluta, ma pur sempre una famiglia.
   “Non s’infrange qualche regola a dormire da altri?” chiese Nico.
   “Credo di sì, dopo che hanno messo le case anche per i figli degli altri dei, però prima i mezzosangue che non erano stati riconosciuti se ne stavano tutti spiaccicati nella casa undici.”
   “Già è vero.”
   “Speriamo che Chirone accetti. Quindi tu non te ne vai più dal Campo, vero?”
   “No, farò uno sforzo. Comunque sarei felice di cambiare casa.”
   “Perché?”
   Nico allargò le braccia come se la risposta fosse evidente, poi disse: “Tu ci dormiresti in una bara?”
   Percy si guardò intorno, notò i letti lunghi neri a forma di bara con le lenzuola rosse, poi rispose: “No, in effetti no!”
 
 
   “Tutti giù dal letto, subito!”
   Jason Grace aveva una grazia innata quando voleva svegliare la gente. Percy si destò subito, grugnendo qualcosa in greco antico che Jason non afferrò, mentre Nico era ancora profondamente addormentato. Quel ragazzo dormiva troppo e troppo spesso da quando aveva lasciato la casa di Ade. Era decisamente più a suo agio e finalmente aveva degli amici.
   “Hey bro, svegliamo Nico?” chiese Jason.
   “Sì sì, con calma bro” rispose Percy avvolgendosi al lenzuolo del suo letto più di quanto non lo fosse già.
   Dopo essersi stiracchiato per bene e aver dato prova di avere molto sonno con tanti sbadigli, Percy finalmente si alzò. Non ne poteva più di queste levatacce alle sei del mattino. Eppure era stata un’idea sua quella di fare allenamento tutti e tre prima di colazione tre volte a settimana.
   Il figlio di Poseidone camminò tutto imbambolato verso il letto di Nico e lì si sedette.
   “Hey principessa delle fate, è ora di svegliarsi!” disse.
   “Non chiamarmi mai più principessa delle fate, Jackson” ribatté Nico, mugugnando.
   “Va bene re dei fantasmi, letto-dipendente, però è ora di alzarsi!”
   Nico rise debolmente, poi si tolse il lenzuolo di dosso, per poi coprirsi appena due secondi dopo. Jason e Percy si scambiarono un sorriso furbo. Il figlio di Poseidone tolse il lenzuolo di Nico e Jason prese in braccio il figlio di Ade, il quale scalciò e si dimenò a destra e a manca finché Jason non lo liberò.
   “Siete due rompiballe!” esclamò Nico sorridendo.
   “No, sei tu che sei un ghiro” ribatté Jason, anche lui sorridendo.
   Nonostante vivere con Percy e Jason si era rivelato molto strano, Nico si sentiva a suo agio con loro. Aveva accettato il fatto di non poter amare Percy, ma adesso era come un fratello per lui. Anzi, di fratelli ne aveva trovati due. Non l’avrebbe mai detto prima, ma si trovava bene col figlio di Giove.
   Nico si sentiva finalmente parte di una famiglia, anche se era piccola e molto strana. Ma gli piaceva il modo in cui si prendevano in giro a vicenda in certe situazioni e si davano consigli in altre.
   Aveva finalmente capito che il Campo Mezzosangue era la sua casa.
 
 
 
Angolo autrice.
Salve, lettori! Non ho mai pubblicato nella sezione “Percy Jackson”, spero che siate clementi :)
Le recensioni e le critiche sono ben accette.
Spero di pubblicare anche altro in questa sezione.
Grazie per aver letto!
-Elisa
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: Black White Dragon