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Autore: Becky_S15    08/11/2015    3 recensioni
John, è necessaria la tua presenza. SH
(Ho bisogno di parlarti, John.)
John chiuse gli occhi, e si sedette.
“La mia presenza non sarà mai più necessaria” sussurrò.
Genere: Malinconico, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Salve a tutti!
Non so cosa dire. Veramente, io non sono una persona a cui piace scrivere. Mi piace rappresentare i miei pensieri con delle poesie, ma non è la stessa cosa. In realtà a me piace molto disegnare e da quello che mi dicono gli altri sembra che la mia tecnica sia apprezzata, ma non approfondisco. 
Dato che io mi ritengo essere una fan senza speranze persona molto affezionata alla serie televisiva di Sherlock, volevo pubblicare una piccola storiella, tanto per dire:" In questa fandom ci sono anche io." 
Quindi: 
- I personaggi non mi appartengono, ogni riferimento a cose e persone è puramente casuale.
- Ci sono delle citazioni:
  * Mi rifiuto di elencare ogni riferimento di Sherlock. Dai scherzo, ci sono delle parole prese in prestito sia della prima stagione, sia ovviamente della terza. Questa OneShot è un Post-Reichenbach. 
  **Scena deliberatamente presa d'ispirazione da How i Met Your Mother, precisamente della puntata 3x08
- Chiedo scusa per i miei errori. 
- Chiedo scusa a tutti i fan di Mary, non ho niente contro quella donna, sul serio. E' fantastica, solo che non c'entra niente. O almeno non in questa storia. 
- L'ispirazione per scrivere mi è venuta da queste due immagini:

https://it.pinterest.com/pin/329466528965737919/

https://it.pinterest.com/pin/509680882807998023/

Dio benedica le fanart
- La canzone che ho ascoltato per scrivere è questa qui: 

https://www.youtube.com/watch?v=nNi0gyO41VQ (Vi consiglio di ascoltarla, per tre giorni è stata la mia eroina).

Cos'altro dire? Ah... sì, mi raccomando avvisatemi se volete darmi fuoco così scappo mi offro volontaria.

Buona lettura!

P.S, I colori opposti sono voluti! XD







FUOCO E GHIACCIO

 

 

ore 5.30

 

I just can’t stop thinking about you every day.

No, I can’t stop now.

 

 

John era disteso supino sopra il suo letto, all'interno della sua camera, e non riusciva a dormire. Il suo volto era pallido, scarno e delle occhiaie profonde conferivano ai suoi occhi uno sguardo spento e stanco.

John volse la testa alla sua sinistra, dove in mezzo alla parete bianca c'era una finestra non molto grande con delle piccole tendine lasciate aperte.

Fuori di essa si poteva vedere il cielo ancora un po' scuro - a chiazzi illuminato dai primi raggi di sole e con delle nuvole un po' minacciose che preannunciavano pioggia - e una piccolissima e candida parte di quest'ultimo illuminato dalla Luna.

Alcuni raggi illuminarono il viso di John facendogli socchiudere gli occhi.

Londra quella mattina era silenziosa e calma e non si sentiva alcun suono. Ogni tanto si poteva udire in lontananza l'abbaiare distratto di un cane, o qualche macchina passare velocemente lungo la via.

John si girò mugugnando su un fianco, coprendosi dalla luce.

 

Non aveva voglia di chiudere le tendine.

 

Dopo pochi attimi un suono stridulo vibrò in tutta la stanza, facendogli aprire completamente gli occhi.

Era suonata la sveglia.

“Accidenti”, ringhiò.

John si sporse fino all'abat-jour allungando il braccio e spegnendola con un gesto stizzito. Dopodiché si alzò, appoggiando i piedi sul pavimento freddo che gli provocò dei brividi lungo la schiena. Afferrò la sua vestaglia e si diresse in bagno per sciacquarsi un po' la faccia.

Quella mattina avrebbe avuto il primo turno di lavoro.

Si spostò in cucina, e accese il cellulare. Cominciò a preparare la tavola e la propria colazione scaldando l'acqua per il tè.

“Probabilmente anche Sherlock vorrà del tè,” si disse.

Appoggiò sul tavolo due tazze con i rispettivi piattini e posate.

Got the table set for two

Guess you couldn’t make it

 

Mentre l'acqua si scaldava John ne approfittò per controllare il cellulare, quindi premette le sue dita sul touch-screen e aprì la schermata principale: sei chiamate e quattro messaggi persi rispettivamente da Gregory Lestrade e Molly Hooper, e un messaggio inviato da un numero sconosciuto:

 

John, è necessaria la tua presenza. SH

(Ho bisogno di parlarti, John)

John chiuse gli occhi, e si sedette.

“La mia presenza non sarà mai più necessaria” sussurrò.

Poi posò il telefono di fronte a sé, contemplando le due tazze senza vederle veramente.

 

 

Ci sono delle cose che avrebbe voluto dire, ma che non ha mai detto.”

...Sì”

Le dica adesso.”


Il telefono di John vibrò. Un' altro messaggio da parte di un numero sconosciuto.

 

E' assolutamente richiesta la tua presenza. E se anche non lo fosse, vieni comunque. SH*

(Anche se non vuoi venire da me, vieni lo stesso. Ho assolutamente bisogno di vederti)

 

John sorrise.

 

Se Sherlock Holmes voleva giocare a questo gioco, anche lui avrebbe partecipato a questa partita.

 

L'acqua per il tè ora bolle dimenticata.

 

I try to clear my head, but

I just can’t stop thinking ‘bout you every day

 

No. JW

(Perché dovrei?)

 

Sai dove trovarmi. SH

(Lo sai perché)

 

Lei lo sa che è inutile usare un numero sconosciuto se poi alla fine mette la Sua firma? JW

(Lo sai che le tue scuse sono inutili e che non ti perdonerò mai per quello che mi hai fatto?)

 

Certamente. Ma ho dovuto prendere in prestito un altro cellulare, il mio era troppo distante. SH

(Lo so. Ma anche se sono stato distante da te per anni quello che ho fatto è stato necessario per salvarti)

 

John scosse la testa. Si alzò e spense il fuoco per l'acqua che oramai aveva traboccato, e pulì alla bell' e meglio il piano da cucina, pensando contemporaneamente a che cosa rispondere.

La fame dimenticata, e così anche il lavoro.

Una volta finito si sedette e ricominciò a scrivere.

 

Scommetto che chi Le ha imprestato il cellulare sia una persona molto affidabile. E' Microft? JW

(Potevi almeno dirmelo. Credevo di contare  più di tuo fratello, lui non ti sopportava ogni giorno)

 

Qualche volta mio fratello serve a qualcosa. In ogni caso mi serviva un cellulare. SH

(mio fratello era necessario in ogni caso, mi serviva il suo aiuto)

 

Vedo che però alla fine Lei è riuscito a non alzarsi per prendere il Suo cellulare. JW

(In ogni caso dopo anni non sei riuscito a contattarmi neanche una volta)

 

La strada per arrivare al cellulare era troppo lontana. Sarebbe stato noioso percorrerla. SH

(Non potevo contattarti perché eri troppo lontano da me. Conosci i miei metodi)

 

Buon per Lei. Quasi dimenticavo che è assolutamente irremovibile quando si tratta di fare degli sforzi fisici superflui. JW

(Giusto. Quasi dimenticavo che una volta mi hai chiamato dall'altra parte di Londra per passarti il mio cellulare)

 

Ovviamente non faccio nulla quando penso. E' una mia caratteristica. SH

(Te lo ricordi)

 

Certo. Come si possono dimenticare le caratteristiche'dell'Unico Consulente Investigativo? JW

(Sempre me lo ricorderò. Come posso dimenticare il mio migliore amico?)

 

Ho bisogno di un coinquilino per pagare l'affitto. SH

(Ritorna da me)

 

John perse un battito. Non stava affatto giocando.

Scosse violentemente la testa, non poteva cedere.

 

Attualmente non posso. In questi anni ho avuto tempo per cercare un appartamento più accogliente. JW

(Peccato sai, dato che hai giocato a nascondino per due anni lasciandomi solo ho pensato che restare in quell'appartamento mi avrebbe portato al suicidio)

 

Non importa, il mio appartamento è sicuramente più accogliente di un condominio singolo nei pressi di Baker Steet. SH

( Microft mi ha informato del tuo trasferimento. So dove abiti attualmente)

 

John sbuffò pesantemente.

 

Mi lusinga il Suo interesse ma come Le ho già detto non ho bisogno di un appartamento, al momento. JW

(Quasi dimenticavo la tua ossessione del controllo. Al momento gradirei non vederti)

 

Dottor Watson, non è necessario utilizzare questo linguaggio formale. In fondo sono solo un uomo che cerca un coinquilino. SH

(John, non trattarmi in questo modo. Rivoglio solo il mio blogger)

 

John digrignò i denti.

“smettila.”

I never meant to fall

 

 

Ti ho dato la mia risposta. Non voglio un coinquilino. JW

(Lasciami in pace Sherlock)

 

 

Passarono diversi minuti, ma Sherlock non rispose. Di tutti i pensieri che gli passarono alla mente quasi nessuno riusciva a ricordarne, perché erano semplicemente troppi per poter essere analizzati.

 

Questi pensieri – ma soprattutto i ricordi – nella mente di John erano paragonabili al fumo: riusciva a vedere il loro manto grigio che formava numerose volute nella sua mente e che spariva tanto velocemente quanto lo era stato per formarsi.

Holmes non si poteva comportare in questo modo. Non poteva tornare nella vita di John Watson dopo anni, pretendendo che lo perdonasse.

Non poteva perdonarlo dopo tutto quel tempo. O almeno, lo avrebbe sicuramente perdonato, in qualche modo, però non subito e non completamente.

John aveva bisogno dei suoi spazi, e di nient'altro.

Il telefono vibrò nuovamente.

I never meant to fall in love

 

Pensavo di uscire e di andare a fare una passeggiata. SH

(Pensavo di venire a trovarti)

 

A te non piace uscire. Tu non fai passeggiate. JW

(Brutta pensata, resta dove sei)

 

E' cominciato a piovere. SH

(Non mi puoi fermare)

 

John sussultò. Non voleva rivederlo. Non poteva assolutamente rivederlo. Non dopo tutto quello che era successo, non dopo tutto quello che stava provando in quel momento.

 

Non poteva e basta.

 

 

Sherlock un altro messaggio e sarò io quello che verrà da te per prenderti a pugni. JW

 

 

Passarono i minuti, ma Sherlock non rispose.

Un rumore forte spezzò la quiete del piccolo appartamento: qualcuno aveva suonato alla porta, e quello era stato il rumore del citofono.

John trattenne il fiato.

Non poteva essere...

 

Una vibrazione, un messaggio.

 

 

Non ce n'è bisogno, John. SH

(Sono qui, non ho intenzione di andarmene)

 

 

Ti prego, dimmi che quello che ha citofonato è un postino rincoglionito. JW

(Dimmi che il coglione che ha suonato non sei tu)

 

Forse. Dovresti andare a controllare. SH

(Lo sai chi ha suonato)

 

E John rise, ma rise proprio forte.

E rise così tanto che gli occhi gli lacrimarono.

 

Mi inquieti John. SH

 

'Sta zitto, sociopatico del cazzo. E sparisci. JW

 

Tecnicamente non sto parlando, John. SH

 

Mi fai letteralmente venire la voglia di prenderti a pugni. JW

 

Metaforicamente. Apri questa porta. SH **

 

Non se ne parla. JW

 

“Apri questa porta, John!” urlò esasperato Sherlock.

 

La sua voce. Dietro alla porta c'era davvero Sherlock Holmes.

 

Senza pensare corse fuori dalla cucina ed entrò in salotto, posando lo sguardo sulla porta posta di fronte a sé. Magari è stata la sua immaginazione a dare voce a quello che aveva sentito. Si, probabilmente è così.

E i messaggi in realtà sono frutto della sua immaginazione.

 

Certo, John, e l'Inghilterra ha anche un re.

 

“John, smettila di pensare e apri questa porta.”

 

John cercò di mantenere un tono di voce normale e indifferente.

 

“C-certo che non aprirò questa porta, Sherlock.”

 

Ovviamente fallendo miseramente. Chiuse gli occhi, e scosse la testa corrugando le sopracciglia.

 

“John”, disse Sherlock, ”fammi entrare.”

 

Perché la sua voce doveva essere così ipnotica?


Si avvicinò lentamente alla porta, e ci appoggiò sopra la fronte.

E perché doveva essere tutto così complicato?


Nel frattempo Sherlock dall'altra parte si era appoggiato sulla stessa porta esattamente allo stesso modo.

Ma questo entrambi non lo avrebbero mai saputo.

 

John si scostò un po' dalla porta, espirando l'aria che nel frattempo aveva trattenuto.

 

Non rispose, ed entrò in cucina dove si sedette rimettendo a scaldare l'acqua per il tè.

Poco tempo dopo John sentì dei rumori provenire dalla porta. Sapeva di non poter tenere una porta chiusa con uno scassinatore professionista e sociopatico dall'altra parte.

Sorprendentemente si sorprese della calma che i suoi gesti stavano facendo per preparare il tè.

Era come se per un momento tutto quanto fosse ritornato alla normalità.

Poi però sentì la porta di casa schiudersi, e dei passi lenti e calcolati avvicinarsi alla cucina.

Le mani di John tremarono e il suo cuore perse un battito, e il suo respirò si fermo in gola.


“Prepari il tè anche per me?”

 

Le ginocchia di John tremarono, si appoggiò al piano della cucina guardando l'acqua che scendeva sul pentolino ormai già pieno. Il suo cuore batteva velocemente.

 

"Non dovrebbero esistere delle persone che causano questi sintomi", pensò.

Sentì Sherlock avvicinarsi lentamente, ma John si rifiutò di sentire dietro di sé il corpo di Sherlock premere leggermente contro il suo.

Si rifiutò anche di vedere il suo lungo braccio e la sua grande e bellissima mano affusolata chiudere il rubinetto dell'acqua.

 

“Forse è meglio chiuderlo, ormai il contenitore è pieno.”

 

John non rispose, era troppo impegnato a guardare l'acqua che conteneva il pentolino.
Per un momento si domandò se quello che percepiva sulla sua spalla fosse la pressione della mano di Sherlock, il suo tocco era così delicato che quasi non riusciva a sentirlo. 

“Io volevo che tu non fossi morto." Pronunciò John con fermezza.

 

Sherlock si allontanò, e si appoggiò sul tavolo. Non era bravo nel gestire queste situazioni.
O qualsiasi altra situazione in generale che comprendesse John e a tutto quello che significava per lui. 
I sentimenti a volte sono terribili. 

 

“Lo so. Ti ho sentito", si limitò a sussurrare quella risposta. 

 

E allora John si voltò.

Il giovane Dottore cominciò ad avvicinarsi lentamente a Sherlock, e nella sua mente le volute di fumo che prima imprigionavano i suoi pensieri annebbiando la sua ragione sparirono. Adesso in quella porzione della sua mente non c'erano altro se non gli occhi del Detective.

In un libro che aveva letto c'era scritto  che lo sguardo è lo specchio dell'anima, e che dall'espressione di una persona si può riuscire a percepire ciò che pensa e ciò che è veramente.

Quello che John vede negli occhi di Sherlock è un mare in tempesta. Un insieme di parole non dette, richieste assordanti di perdono, tristezza, passione e solitudine.

E' incredibile perché il volto di Sherlock è impassibile, mentre i suoi occhi urlano a squarciagola senza però fare alcun rumore.

Decisamente assordanti.

Allora John fece l'unica cosa che ritenne giusta.

Guardò Sherlock negli occhi. Fuco e ghiaccio che si univano indissolubilmente in un legame unico.

Per pochi minuti non si sentì più alcun suono.
Poi Sherlock drizzò le spalle e si irrigidì, non interrompendo il contatto visivo con quello di John e lentamente si avvicinò. Poi quest'ultimo chiuse gli occhi e poco dopo sentì le labbra di Sherlock premere calde e morbide sulle sue. Un bacio leggero e dolce, quasi infantile.

John gli tolse la sciarpa e circondò il suo volto ricambiando il bacio, prima con un po' di titubanza, poi con più decisione assaporando la sua lingua, e il suo sapore. 


Thought I kissed your lips again
I was dreaming

 

Dietro la maschera di ghiaccio che usano gli uomini c'è un cuore di fuoco   



THE END






 

P.S(2) E fu così che John capì di essere gay. 




 

  
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