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Autore: DolceCantoDellaNotte    08/11/2015    1 recensioni
Se la magia esistesse, cosa potrebbe accadere? Sarebbe una vita felice e serena? ...Non sempre.
Cosa succederebbe se John fosse vittima di una maledizione? E se Molly decidesse di scomparire per sempre? Che ruolo avrebbe Mycroft? In tutto questo, come reagirebbe Sherlock?
Genere: Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: OOC, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti/e,  
la storia qui di seguito é un esperimento di follia pomeridiana.
É una storia a se, ma mi piacerebbe molto metterla in una raccolta su Sherlock bbc, avvolta da un alone di magia.
fatemi sapere se vi piace,
Aspetto critiche, commenti, e via di seguito.
Nessun personaggio mi appartiene.
Bacioni,          Dolce Canto Della Notte

"Ti prego, non andartene!" Lo supplicai come non avevo mai fatto in vita mia " sei l'unico che ha sempre creduto in me fino alla fine" .

Quelle ultime mie parole riecheggeranno nella stanza, ormai vuota di tutto, riservata a John.
Il mio mind palace aveva eliminato ormai gran parte delle cose.
Mi stavo preparando al fatidico giorno, ma per me era impossibile pensare a quelli che sarebbero arrivati dopo.
John, il mio migliore amico se ne stava andando per sempre. Non per un tumore, non per un cancro, non per una grave emorragia, no! Se ne stava andando per una Maledizione!
Magia insomma; quella cosa totalmente inventata dagli scrittori per rendere i libri più avvincenti, quella cosa creata per sviare i bambini dal contatto con la realtà. John se ne stava andando per una cosa che non esisteva!
Eppure, ne avevo prova, era possibile che una cosa così insensata e illogica, potesse arrivare in modo così prepotente.
Poteva essere frutto di uno scherzo, ovvio. Poteva. 
Ma Ahimè non lo era, vedevo John giorno dopo giorno che diventava sempre più sbiadito, opaco come una vecchia foto che si rovina col passare del tempo.
Mary era sconvolta, ma aveva quella forza che tutti chiamano " amore" che per assurdo la faceva andare avanti ancora più forte di prima! 
L'Amore, un'altra cosa futile che porta solo problemi. Come la magia. Se non esistessero si vivrebbe meglio. 
Com'é che dicono alcuni film per bambini? A si "la magia é intorno a noi" oppure "ognuno ha un pizzico di magia dentro di sé" e altre frasi fatte come queste. 
Assurdità! Sciocchezze! Altri modi per far sì che ci si distragga dalle cose reali della vita REALE.

"Sherlock? Tutto bene?" La voce di John mi arrivò flebile, tranquilla.
Volsi lo sguardo nella sua direzione, non parlai, non riuscii a dire nemmeno una parola.
L'osservai. Ormai era ridotto a essere molto più leggero, il suo tempo era arrivato.
"Sherlock, sto bene! Non ho male, ne altro. E tu lo sai! So che lo sai, lo hai dedotto dal primo istante in cui mi avevi visto. Tranquillo, non dire niente se non ce la fai. Non ne sei obbligato.
Ma ti chiedo solo una cosa, ascoltami! Dammi solo tre minuti non di più, per parlarti e poi andrò."
Feci cenno di "si" con la testa, dentro di me iniziò ad esserci ansia, tensione. Era difficile controllarle, non mi erano mai serviti sentimenti come quelli.
"Ho già salutato Greg, Molly, Mrs. Hudson. Mary e Lily saranno qui a breve quindi non mi rimane tanto tempo." Fece una pausa, era difficile anche per lui. " Volevo salutarti di persona e senza nessun altro intorno perché...volevo ringraziarti. Mi hai aiutato nel momento più difficile della mia vita, in cui volevo mollare tutto. Rinchiudendomi in una stanza e rimanendo lì fino alla fine. Ma tu, mi hai insegnato che avevo molto altro da vivere, mi hai insegnato che avevo ancora tantissimo da vedere ed imparare, mi..." Si bloccò,il viso che mezzo secondo prima era rimasto fisso sul mio si alzò verso il soffitto; stava cercando disperatamente di non far vedere le lacrime.
A quella visione del mio ex- coinquilino, una morsa alla bocca dello stomaco si strinse in modo doloroso. Non ci riuscivo. Iniziava ad essere dura anche per me quella situazione.
"...mi hai insegnato a non mollare. Ed ora sono io che ti chiedo, per favore, non essere tu il primo a farlo. È vero, scomparirò. Sarò probabilmente dimenticato da molti, ma tu per favore...non dimenticarmi! Solo così sarò sicuro di continuare ad esistere; non in forma materiale, quello no, ma almeno sotto forma di ricordo. Per favore!"
Purtroppo, Mycroft aveva ragione; "l'elemento John ha cambiato in modo irreversibile l'elemento Sherlock", e quando una cosa é irreversibile non si può tornare indietro.
Una. Una lacrima calda e traditrice rigò il mio volto. Ma ormai, a cosa serviva nascondersi quando l'incontro era a carte scoperte?
Avevo gli occhi che bruciavano, erano rossi, ricolmi di lacrime. Perché lui? Perché non io?
"So a cosa stai pensando, non sono mai stato bravo a dedurre, ma ho imparato a capirti. Se sta succedendo a me, il motivo ci sarà. Destino? Karma? Fato? Chiamalo come vuoi, qualsiasi cosa sia. Lasciami solo..." Sospirò " ...chiederti un ultimo favore... Promettimi che veglierai su Mary e Lily fino a quando non sarà maggiorenne. Lei ha bisogno di una figura che sostituisca il padre e la persona più indicata sei tu."
"Io non..." "Smettila! Sarai perfetto come guida. Ti prego Sherlock!" Mi guardò con uno sguardo sconcertato ma allo stesso tempo speranzoso. Non potei resistere. 
"Si, te lo prometto. Ma non aspet..." Mi abbracciò, forte( per quanto forte riuscisse a stringere ) come quando si abbraccia un fratello.
"Non. Mollare. Per Neanche Un Secondo." Mi sussurrò, flebile. Lo strinsi forte a mia volta, era come se in quel momento da quel l'abbraccio dipendesse la mia integrità. Non mi era mai successo di abbracciare qualcuno, maggior più in quelle circostanze. Faceva male.
Arrivò Mary con La piccola in braccio. Ci guardò commossa. "Sherlock, ce la farai, ne sono sicura!" 
La voce calda e lieve di Mary arrivò come una carezza  a tutti e due.
John si avvicinò a lei, la guardò intensamente e facendo una carezza alla piccola, baciò Mary esattamente un'attimo prima di diventare senza contorni. Si allontanò leggermente, arrivando alla sua poltrona. Guardò prima me e poi Mary. Aveva gli occhi ricolmi di lacrime, alzò la mano destra in segno di saluto e in quell'istante si dissolse.
Mary non riuscì a reggere il colpo, dovette sedersi sul divano. Strinse ulteriormente la piccola fra le sue braccia. Io rimasi paralizzato.
Faceva male, molto più di quello che avevo previsto. Tremavo. Era come un incubo, a differenza della quale, qui ciò che accadeva era immutabile.
"Ha voluto sparire qui, sulla sua poltrona.
Voleva finire dove tutto era iniziato: a casa sua."
Mary mi guardò con occhi vacui, comprensivi, tristi.
Si alzò, mi fece un sorriso di circostanza e in silenzio scese le scale; aveva capito che dovevo stare solo. Ne avevo bisogno.
Mi posizionai difronte alla sua poltrona. 
La sua voce rieccheggiò nella mia testa "...mi hai insegnato a non mollare..." No, era lui quello che aveva insegnato a me il vero valore della vita. "...voleva finire dove tutto era iniziato: a casa sua." Sarà per sempre casa sua. 
Iniziai a piangere, mi accovacciai ai piedi della sua poltrona, il viso sprofondato sul cuscino.
Cercai in qualche modo di aggrapparmi a quel mobile come unica ancora di salvezza in mezzo al mare di dolore e sconforto che stavo attraversando.
 " ...non dimenticarmi..." Non lo avrei mai fatto.
  
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