I residui di una fitta neve ghiacciata, giacevano a terra, immobili e chiari. Le punte verdi lucide di qualche foglia coraggiosa, oltrepassava lo strato di neve sospirando piano alla luce del sole: immobile.
Le strade erano deserte; le colline innevate davano un aspetto incantato alla campagna, come se tutto non avesse potuto muoversi nonostante ciò che sarebbe potuto accadere. I ghiaccioli pendenti dagli alberi e dai cartelli stradali, gocciolavano lentamente e dal silenzio, si udivano lo scorrere lento del fiume, situato chissà in quale luogo, chissà in quale distanza.
Le imponenti montagne, si elevavano superbe quasi a proteggere l’incantesimo di quella valle e da lontano, il gracchiare dei corvi nervosi, come solo prima di un temporale. Le impronte minute lasciate sul terreno bianco, lasciavano presagire la solitudine che solo in quel luogo giaceva tranquilla e indisturbata.
Poi, cominciarono a scendere, piccole e leste, gocce di pioggia, portando con sé l’inconfondibile odore di montagna. Timida, passando oltre i banchi di nebbia, si posava sulle distese di prato innevate, e accompagnata da un fruscio di fronde spoglie, portò con sé la tempesta che in fondo l’intera valle aspettava con timore e impazienza.
E dal nulla, comparve lui. Attento, con le orecchie rette e gli occhi curiosi; il pelo folto e grigio. Scrutava attorno a se, come ad aspettare qualcosa, poi la vide. Distesa poco più distante, una piccola lepre, dal pelo giallastro e con il naso intento ad annusare ciò che lo circondava. L’orso si fece avanti, procedendo con passo lento. Avanzava nella pioggia, senza distogliere lo sguardo dalla lepre. Ma quella, non era solo la sua preda. Il piano non stava andando come previsto. La lepre fu presa, ma non da lui. L’orso dal pelo grigio, osservò un suo simile rossiccio allontanarsi con la sua preda, poi, dopo essersi dato un’occhiata attenta, partì all’inseguimento. Nulla era ancora perso.