Prima di tutto vorrei
specificare che con questo mio scritto,
pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare
rappresentazione
veritiera del carattere dei Jonas Brothers, nè offenderli in
alcun modo.
E' la mia prima FF su
celebrità e spero vi piaccia...
PERSONAGGI:
Damia
Hope
Faith
Jonas Brothers
ETà:
Damia: 16 anni
Hope: 16 anni
Faith: 18 anni
Joe: 19 anni
Nick: 17 anni
Kevin: 22 anni
LE ORIGINI:
Damia: australiane, persiane e
irlandesi
Hope: americane e tedesche
Faith: americane e ispaniche
Fratelli Jonas: irlandesi,
italiane, tedesche e nativo-americane
SPORT-PASSATEMPI:
Damia: Kick Boxing
Hope: Recitazione
Faith: Canto
Joe: Girare Video Divertenti
Nick: Sfide e Competizioni
Kevin: Comprare Chitarre
E ora... che la storia
abbia inizio!!!
PLEASE BE MINE
...Prologo...
*Faith*
Le valigie erano
già all'imbarco, i passaporti nelle tasche, la
farfalle nello stomaco...
Stavamo per salire su un aereo
per Orlando, in prima classe e, come se
non bastasse, con un biglietto completamente gratuito!
A volte, accompagnare la
propria migliore amica a farsi spaccare il
naso su di un ring, porta i suoi vantaggi!
Piene di entusiasmo cercavamo
di immaginare cosa avremmo fatto in quei
due mesi. Ma nessuna di noi si sarebbe mai aspettata una storia simile,
nessuna
avrebbe mai immaginato che, una pugile, una cantante e un'attrice,
quelle tre
semplici ragazze, avrebbero trovato dei sentimenti così
profondi...
A volte la vita riserva belle
sorprese, sarebbe un peccato sprecarle!
...Capitolo 1...
*Damia*
Tutto era successo molto
velocemente. Stavo procedendo ad 80 km/h su
una strada secondaria. Perfettamente nel limite di velocità.
Guidavo la mia stupenda Mini
Couper Rossa, me l'ero sudata quella
macchina, l'avevo pagata tutta con i miei soldi...
Non l'avevo nemmeno vista la
Porche 911 Turbo Blu che, non rispettando
la precedenza, si lanciava a tutta velocità nell'incrocio.
Non l'avevo vista e me ne
accorsi troppo tardi per fare qualcosa.
Provai ad accellerare, ma fu
inutile...
Rumore di vetri rotti, una
botta al collo, odore di rugine... I suoni
erano ovattati, la vista offuscata. Feci in tempo a sentire il grido
flebile di
Hope prima di affogare nel più completo Nulla...
*Faith*
Aprii gli occhi, la vista era
annebbiata. Avvertivo gli arti lievemente
intorpiditi e un rivolo di un liquido caldo colarmi sulla guancia.
Sentivo un
gran dolore alla testa, un dolore insopportabile... Portai la mano sul
punto
dolente e la ritirai quando sentii anche lì lo stesso calore
che avevo sulla
guancia. Mi guardai la mano: sangue.
Voltai lentamente la testa
verso il posto del guidatore. Damia era
inerme, la testa poggiata sul volante, non dava segni di vita.
Hope era già uscita
fuori, imprecando contro il proprietario dell'auto
sportiva che aveva preso in pieno la nostra Mini Couper Rossa.
Appena cinque minuti prima,
non avrei mai immaginato che la nostra
vacanza da sogno si sarebbe trasformata in un tale incubo...
*Hope*
Non capivo come avevo fatto a
rimanere illesa in quello schianto.
Poggiai la schiena contro i
morbidi sedili in pelle, respirai
profondamente. Mi sporsi in avanti e vidi Damia inerme sul volante e
Faith, la
testa poggiata al finestrino scheggiato, riprendere lentamente
coscenza. Mi
concentrai su Damia, la scossi cercando di rianimarla, ma niente, non
accennava
a muoversi. Presi in fretta il mio Nokia dalla tasca del pantaloncino
e, con
mano tremante, composi il numero dell'ambulanza...
"No,
no, mi scusi! Ho prenotato una
settimana fa... No, non mi interessa, se lei adesso non riprende la
nostra
prenotazione sporgo denuncia. Ah, bene, vedo che almeno un minimo di
buon senso
lo avete. Arrivederci tra due giorni!"
Chiusi
il telefono, soddisfatta, volsi lo
sguardo verso l'altro lato della palestra: Damia era sul ring ad
allenarsi
un'ultima volta prima della nostra partenza. Aveva legato i corti
capelli
biondi in una disordinata coda alta e gli occhioni azzurri guizzavano
attenti
ad ogni movimento dell'avversario.
Le
gote erano arrossate dalla fatica, si
impegnava sempre in quello che faceva, e la Kick era la sua passione.
Nonostante
il fiatone, gli occhi le
brillarono quando trovò una breccia nella difesa
dell'avversario, il suo
allenatore, un omone alto 1.97 m tutto muscoli. Le piaceva affrontare
sfide
impossibili, soprattutto prima di un torneo: aveva bisogno di tutta la
preparazione possibile.
Un
destro in pancia, una spazzata rapida
e l'allenatore è K.O.
Un
fischio prolungato: aveva vinto!
"Mi
stupisci sempre di più, tesò!
Sei riuscita a mettermi a tappeto. Che vergogna, battuto da un folletto
alto
1.65 m!!!"
"Eh,
Max caro, rosicare non è una
bella cosa... Cosa c'è? Non sai perdere?"
Sulle
sue labbra rosse comparve un
sorriso sbarazzino e canzonatorio.
"Mi
sei calato, non sei più tanto
forte ormai..."
"Questo
non dovevi proprio
dirlo!" E le si fiondò addosso, caricandosela sulla spalla.
"Max,
Max! Non ho più otto anni!
Mettimi giù, mi sento un sacco di patate!" disse divertita,
mentre le
scappava una risata.
Si
voltò verso noi due, che eravamo
scoppiate a ridere vedendo la nostra amica agitare i piedi a vuoto,
divincolarsi per cercare di scappare dalla stretta massiccia di Max.
"Ma
tu sei un sacco di
patate, amò, è inutile continuare a negarlo!"
"Ti
giuro che, se non mi metti
subito giù, dovrai pregare Iddio per raggiungere il tuo
trentaseiesimo
compleanno!"
Il
suo tono era minaccioso, ma Max sapeva
che stava solo scherzando.
"Maaaaax!
Ti strappo il tuo adorato
pearcing a morsi!"
Damia
adorava il suo pearcing sul lato
sinistro del labbro inferiore...
"Piccolè,
lo so che sono un uomo
affascinante e terribilmente sexy, ma ho una moglie e due figlie se non
ti
ricordi. Comunque terrò in considerazione la tua proposta,
ma ad una
condizione: baci bene, vero?"
"Mettimi
immediatamente giù, potrei
denunciarti per violenza su minore!"
"Ma
come, tu mi metti K.O. e poi
denunci me?!?"
"Dai
ragazzi, dobbiamo cominciare ad
organizzarci per il viaggio."
La
voce di Faith li riportò al presente,
invitando Max a lasciare Damia.
"Vabbè,
tesò, fila a cambiarti e, mi
raccomando, in questi due giorni prima del torneo devi stare attenta a
cosa
mangi, non devi affaticarti troppo e assolutamente non ti azzardare a
prendere
medicinali, che poi pensano che ti dopi e non ti fanno boxare... Non
vorrei che
il tuo sogno sciamasse via a causa della disattenzione. Sono anni che
aspetti
un'opportunità del genere ed ora vedi di non buttarla al
vento!"
"Ok,
papino!" rispose Damia con
vocetta stridula, simulando una bambinetta. Scappò via,
evitando di essere afferrata
nuovamente come un sacco di patate. Adorava Max, era come un padre per
lei.
Faith
mi disse qualcosa, che non afferrai
al volo. Mi voltai a guardarla.
Alta,
slanciata e piuttosto aggraziata,
mi fissava, gli occhi nocciola mi scrutavano interrogativi,
l'espressione
entusiasta le formava due tenere fossette sulla pelle color cioccolata,
così
morbida e delicata. Il suo fisico mozzafiato era fasciato da vestiti da
Punk-Dark convinta, per lei completamente nella norma, prettamente
neri. La
maglia e la minigonna scura evidenziavano le sue forme, le calze a rete
procuravano un effetto vedo-nonvedo sulle sue gambe lunghe e i piedi
calzavano
gli immancabili anfibi neri. Semplicemente deliziosa.
"Allora?
Me la presti o no la tua
borsa nuova?"
Il
suo sorriso era abbagliante, il
contrasto dei denti bianchissimi con la carnaggione scura era favoloso.
"Dipende...
Cosa mi offri in
cambio?"
Sorriso
sbarazzino... Sapeva
perfettamente cosa volevo.
"Ok,
ti do libero accesso alla mia
trousse per due settimane."
"Tre
mesi."
"Uno."
"Un
mese." dissi a
trabocchetto...
"Due!"
"Ok,
vada per i due mesi!"
Sorrisi
soddisfatta, riuscivo sempre a
raggiungere i miei scopi.
Damia
ci raggiunse, i capelli ricci
ancora bagnati, il borzone pesante in spalla, un sorriso smagliante
dipinto sul
volto roseo, i tratti dolci enfatizzati dai grandi occhi blu e dalle
lunghe
ciglia nere. I capelli le incorniciavano il viso, arrotondandolo. Le
leggere
lentiggini sul naso e sulle guance le davano l'aria d'essere un
peperino.
Sembrava
una bambola, una bambola di
porcellana.
Di
primo acchitto nessuno avrebbe mai
immaginato che una ragazza dai lineamenti tanto delicati coltivasse una
passione così... aggressiva.
E con che grinta!
Ci
incamminammo verso l'uscita e , con
l'aria calda di Maggio sul viso, ci avviammo verso casa.
Un attimo di silenzio ed un
altro scorcio di ricordi invase la mia
mente.
Mi
guardai attentamente allo specchio,
una ragazza castana con gli occhi scuri e profondi ricambiava le mie
occhiate
con uno sguardo furbesco. Gli angoli delle labbra carnose erano
lievemente
tirati all'insù, le guance erano colorate dalle immancabili
scocche rosse, che
mi conferivano un'aria tenera e sensibile. Non mi ero mai messa al
livello
delle Top Model, ma, dovevo ammetterlo, non ero proprio niente male...
Mi
distolsi dai miei pensieri,
cominciando a prepararmi velocemente: come al solito ero in ritardo.
Mi
tuffai nel guardaroba, tirandone fuori
un pantaloncino nero e un top rosa, Converce rosa e calsini neri.
Appena
concluso il primo incontro di
Damia, avevamo deciso di andare in un negozio italiano a Miami, ce
l'aveva
consigliato Aurelie, la cugina di Max.
"MIAMI
DAVVERO", nome alquanto
stravagante, ma prometteva bene.
Mi
misi un filo di matita e raggiunsi le
altre in cortile. Salimmo sulla Mini Couper Rossa di Damia, che aveva
pregato
Faith di lasciarla guidare. Accese il motore e partimmo verso quella
che
sarebbe stata la nostra fine...
Controllai ancora una volta il
battito di Damia, accertandomi che
fosse ancora viva...
C'era. Debole, ma c'era.
Passata la paura ed il leggero
shock, la collera di impadronì di me...
Avevo visto la mia amica sul
ring ed avevo notato lo sbrilluccichio
dei suoi occhi quando parlava del torneo al quale si era inscritta.
Voleva proprio vedere in
faccia lo stronzo che aveva infranto il sogno
di quella ragazza... Aveva sofferto tanto nella sua vita, si meritava
un po' di
soddisfazioni...
"Giuro che se ha riscontrato
un danno del tipo ossa rotte o
traumi celebrali potrei uccidere qualcuno..." bisbigliai sommessa...
Dopo tutto quello che Damia
aveva fatto per me e per Faith, mi sentivo
quasi in dovere di andare a spaccare il naso a quel topo di fogna...
Uscii dalla macchina sbattendo
forte lo sportello e, rossa in viso, mi
avviai verso la Porche 911 Turbo Blu accartocciata vicino alla nostra
macchina.
"Chi è il pezzo di
merda che ha preso la patente con i punti del
latte?" gridai rabbiosa, non aspettandomi quello che mi si
parò davanti.
"Io..."
Una voce profonda e calda
giunse da poco lontano.
Mi voltai a destra e vidi,
come un miraggio, tre ragazzi, alti, belli,
mori ed impossibili... Li avevo già visti, ma mai dal vivo...
I Jonas Brothers.
Non mi serviva una specchio
per sapere di essere impallidita tutto ad
un tratto.
La rabbia sbollì e,
tutto d'un botto, mi sentii debole e caddi a terra
priva di sensi...
Questo è il primo
capitolo, spero che vi sia piaciuto...
All'inizio, può
sembrare un po' traumatico, o meglio, malinconico e
triste, ma stimo che i prossimi capitoli saranno un po' più
allegri!
Aspetto un
vostro commento!
Bacio,
Claky.