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Autore: eleCorti    09/11/2015    0 recensioni
Fa parte della storia Once upon a...digi-time, precisamente subito dopo che Taichi è diventanto il nuovo signore oscuro.
ATTENZIONE: questa sht è molto diversa dalla storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sora Takenouchi, Taichi Yagami/Tai Kamiya | Coppie: Sora/Tai
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
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Il Sole splendeva nel cielo privo di qualsiasi nube, ed era cocente, chiunque sano di mente non avrebbe attraversato quell' afoso deserto, sotto quel caldo afoso, a piedi per giunta. Ma due intrepidi uomini, erano due soldati profughi che lottavano tra la vita e la morte, camminavano stanchi per la sete, ma, nonostante ciò, non cedevano e continuavano imperterriti a camminare.
Uno di loro, il più vecchio, un uomo calvo sui quarant’anni, cadde sul sabbioso suolo, privo di qualsiasi energia, l’altro, quello più giovane (doveva avere all’incirca trent’anni), un uomo alto, robusto e dai capelli neri, accorse ad aiutarlo, facendolo sorreggere sulla sua spalla.
Guardò all’orizzonte in cerca di un luogo in cui abbeverarsi ed evitare la disidratazione, quando a un certo punto notò qualcosa che luccicava, forse era un’oasi, si disse.
Il suo viso si dipinse di un sorriso di gioia, poiché finalmente avevano trovato la loro fonte di saggezza.
“Guarda laggiù, abbiamo trovato l’acqua!” disse il giovane, indicando il punto in cui c’era il luccicante oggetto.
“No Martin è un altro miraggio!” replicò il compagno.
“Beh preferisco andare a vedere, piuttosto che stare qui a morire!” ribatté il corvino.
E detto ciò, corse più che poteva verso la sua ardita meta, e il suo compagno fu costretto a seguirlo, poiché non voleva morire da solo.
Una volta giunti a destinazione, notarono che su una roccia, vi era uno strano calice, rivestito di oro.
Martin, scettico, non volle avvinarsi, chissà perché, ma pensava che potesse essere pericoloso, e aveva ragione, poiché l’amico, che era molto assetato, si avvicinò ed una volta bevuto il contenuto del calice, si dissolse, diventando polvere.
Il giovane fissò il punto in cui prima vi era il suo compagno sorpreso, chissà cosa gli era successo? Si domandò.
Alla fine decise anche lui di avvicinarsi a quello strano e misterioso oggetto, tanto che cosa aveva da perdere? Si domandò.
“O bevo o muoio” disse, prima di bere anche lui.
Ma nulla accadde, e una volta finito di dissetarsi, Martin sospirò felice, accasciandosi al suolo.
In compenso, però, accadde qualcosa di molto strano: non appena l’uomo toccò l’arido suolo, esso si riempì di verde; intorno a lui crebbe una folta foresta.
“Ho la magia!” esclamò il giovane, con un tono così basso che nemmeno un pipistrello avrebbe potuto sentirlo.
 
 
 
 
****
In un villaggio, poco distante dal deserto un giovane uomo dai capelli neri, aveva appena finito di curare una donna ammalata.
Martin, infatti, dopo il miracolo che lo aveva visto protagonista, era riuscito ad attraversare quel lungo e arido deserto indenne ed era giunto in un villaggio poco distante, dove vi si era stabilito, diventando lo sciamano ufficiale.
L’acquisizione della magia non lo aveva per niente cambiato, era sempre rimasto una persona umile e buona; usava, infatti, i suoi poteri per aiutare la gente del villaggio ed anche i forestieri che s’imbattevano in lui.
Tra le sue abilità, ve ne era una molto particolare: la previsione del futuro. E le sue previsioni si avveravano quasi sempre, anche se si sa, il futuro non è mai certo, quindi per questo le sue erano previsioni e non certezze.
“Martin scusa, ma non sono riuscito a mandarla via” disse un bambino di circa dieci anni.
“Che cosa vuole?” domandò il mago.
“Non lo so, ma se non lo sai tu” rispose il giovane dai capelli castani.
“Non ti preoccupare ci penso io!” gli disse il corvino, oltrepassandolo.
Si avvicinò alla giovane, una donna dai capelli castani e mossi che doveva avere la sua stessa età, e le posò una mano sulla spalla, facendola voltare, spaventata.
“Cercavi me?” insinuò il mago.
“Tu sei Martin?” domandò sorpresa la castana, che si era immaginato il mago in maniera molto diversa.
“Non tutti i maghi hanno una lunga barba bianca” scherzò il giovane mago.
E la giovane rise apertamente, gli piaceva quell'uomo.
“Io sono Nives” si presentò la castana.
“Cosa ti porta qui?” le domandò, gentilmente.
“Il mio villaggio è stato distrutto. Io sono stata l’unica che è riuscita a scappare. Ed ho salvato solo i semi di una particolare pianta che cresce solo nel mio villaggio” rivelò la donna.
“Cosa vuoi che faccia?” chiese Martin.
“Voglio vendetta” disse, ottenendo lo sguardo preoccupato del mago.
“Ed ho pensato di piantare qui i miei fiori, così saranno l’unico ricordo che avrò della mia gente” proseguì Nives, mentre il mago si rilassava.
Martin, allora, la condusse in piccolo giardino e le fece piantare i suoi semi, poi con una semplice magia fece crescere dei bellissimi fiori di un rosa particolare.
La donna grata gli sorrise e il giovane mago capì che quella fanciulla sarebbe diventata qualcosa di molto importante per lui.
 
 
 
****
Erano tutti riuniti all’interno del loro locale che si erano portati dietro durante il loro viaggio a Coventry, uno dei tanti mondi paralleli che componeva la dimensione terrestre.
Questo mondo era molto simile a quello medievale, anzi sarebbe meglio dire uguale, tranne che per la magia, diffusa anche lì.
Taichi, che lottava continuamente contro l’oscurità che gli si presentava sotto forma del precedente oscuro Danny, e Jessica erano riusciti a liberare il misterioso mago Martin, grazie a quale il castano sarebbe ritornato quello che era prima.
Ma qualcosa era andato storto: il re di Coventry, Giulian si era dimostrato, l’opposto di ciò che era, un uomo che era stato assoggettato dall’ avidità di potere, che viveva solo per la gloria, e che odiava Merlino poiché gli aveva rivelato una profezia sbagliata, facendogli liberare solo mezza spada.
E ora il loro obbiettivo era quello di prendere Excalibur, per poi riunirla con il pugnale dell’oscuro (un tempo erano unite e formavano un’unica potente spada, ma poi era stata spezzata, generando le due metà).
E avrebbero raggiunto la loro missione a qualsiasi costo, poiché stava davvero a cuore liberare il giovane salvatore dall’oscurità assoluta.
La più preoccupata tra tutti era Jessica, lei soffriva di più, poiché aveva perso il suo agognato lieto fine ed avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di riprenderselo.
“Per riunire Excalibur abbiamo bisogno della fiamma della vita” spiegò Martin.
“E funzionerà?” domandò la regina cattiva, mentre osservava il fidanzato seduto in riva ad un lago che costruiva strani oggetti.
“Non lo so” rispose Martin.
“Ma come tu predici il futuro e non sai certe cose?” urlò, iraconda Jessica, ormai spazientita.
“Capisco come ti senti, anch’io ho perso chi amo a causa dell’oscurità” le rivelò il mago, con un tono calmo.
“In questo momento Taichi ha bisogno d’amore, solo l’amore potrà salvarlo” spiegò il corvino.
Intanto il giovane Kamiya seduto in riva al lago, continuava a costruire strani oggetti che sembravano degli acchiappasogni, ma non servivano a catturare gli incubi, anzi la loro funzione era ben diversa: dovevano cancellare la memoria.
Qualcuno gli si sedette accanto, si girò e vide Martin, che aveva liberato insieme alla fidanzata, ma a caro prezzo: la sofferenza di sua figlia.
“Taichi io e tu dobbiamo andare in missione” confessò il giovane mago.
“Dove?” domandò il castano.
“A prendere la fiamma della vita ” rispose.
“Ma non sarà facile, perché ti dovrai confrontare con il signore Oscuro, quello originale, colui che ha dato origine a tutta l’oscurità” proseguì il corvino.
“Ma mi sono appena liberato di Danny ed ora devo affrontarne un altro?” si alterò il castano.
“Lo so, ma è indispensabile” disse il mago.
 
 
****
Fissava il piccolo anello di fiori che il suo amato le aveva regalato, era contenta ma lei voleva diventare immortale, per vivere per sempre con l’amore della sua vita, ma lui le negò quella richiesta, tuttavia le aveva proposto di diventare lui mortale, per vivere fino alla fine dei suoi giorni con quella donna che le aveva rubato il cuore.
Per questo, quella notte, erano partiti, alla ricerca della fiamma della vita, grazie alla quale avrebbero trasformato il Santo Graal in un oggetto mortale.
Giunsero sul luogo, poco distante dal villaggio distrutto di Nives in cui si fermarono.
La giovane osservava i resti di coloro che un tempo furono i suoi cari, bruciati da quel maledettissimo incendio, quando notò qualcosa: sparsi per terra vi erano dei calici di ferro.
“Lo stava cercando” disse solo.
“Il santo Graal! Faccio un incantesimo di protezione” disse, mettendosi in posizione da incantesimo.
Ma non riuscì a fare nessuna magia: non appena chiuse gli occhi, vide una chiara immagine, era un uomo mascherato; era lui Roger e li stava cercando.
Afferrò la mano della sua donna e scappò via da quel pericoloso luogo.
Giunsero finalmente alla loro meta: la fiamma della vita ardeva di fronte a loro; il mago si fece passare il Santo Graal e lo appoggiò sul piccolo altare sul quale si ergeva la fiamma.
Con una magia ne prese un piccolo pezzo e lo mise dentro il calice, poi lo fece sollevare in aria e, con un incantesimo, lo plasmò, formando una spada, ma non era una semplice arma: in sé aveva il potere di sconfiggere l’oscurità per sempre.
“Martin!” urlò spaventata la castana.
Il mago si girò e vide il loro nemico di fronte a loro, decise di dire la verità, forse li avrebbe lasciati in pace.
“Roger va via non c’è più il Santo Graal!” esclamò.
Ma l’incappucciato non mosse nemmeno un passo, anzi cercò di avvicinarsi al mago per prendere la spada magica, ma Nives si avventò su di lui, cercando di fermarlo.
Il corvino gridò allarmato, non appena vide l’amata essere stretta tra le braccia dell’uomo.
E quando vide che Roger la accoltellò si sentì morire. Urlò più che poteva e prese la fanciulla, guardandola in tutto il suo splendore un’ultima volta, concentrandosi sulla ferita, dalla quale sgorgava il sangue copioso.
La appoggiò al terreno e furioso si avventò verso incappucciato, che lo evitò, prendendo la spada.
Poi accadde: Roger cadde a terra e dietro di lui vi era la sua Nives che reggeva in mano il suo cuore.
“Scusa, ma prima ho bevuto dal Santo Graal” rivelò la castana.
“Ti prego non farlo, altrimenti sarai invasa dall’oscurità. Non merita di morire” cercò di farla ragionare il giovane mago.
“Ma lui ha ucciso la mia gente!” replicò, per poi ridurre in cenere il suo cuore.
La sua pelle mutò, anzi il suo aspetto, divenne squamosa e oscura.
Era diversa ed era evidente, si disse amareggiato Martin, conscio di aver perso la donna amata.
Nives prese la spada e il mago si avvicinò cercando di sottrargliela, ma la giovane la ruppe in due parti, una più grande ed una più piccola.
 
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Dopo varie strategie, i digiprescelti erano finalmente riusciti a entrare nel castello di Giulian, e grazie alla magia di Jessica si erano avventurati alla ricerca della spada che sembrava irraggiungibile.
Erano entrati grazie a Melissa, che durante la sua prigionia aveva escogitato un piano per evadere.
Jessica, nonostante non si fidasse della sorellastra, era stata costretta ad adottare il suo piano, facendo un patto: lei li conduceva al suo passaggio segreto, in cambio la mora l’avrebbe liberata dalla sua tortura anti magica.
E quando la strega dell’ovest li condusse veramente alla porta che portava direttamente al castello di Giulian, la sedicenne si dovette ricredere, poiché la castana li aveva aiutati per davvero.
“Bene ora che vi ho aiutato, perché non mi liberate?” chiese Melissa.
“è vero ci hai aiutato, ma ancora non ti libero! Sora ti va di fare la guardia?” si rivolse alla digiprescelta dell’amore.
“Sì” rispose la ramata, avvicinandosi alla castana.
E mentre le due rimasero fuori, gli altri entrarono in quel misterioso passaggio segreto.
 
 
****
Camminavano ormai da tanto, il giovane Kamiya ripensava alle parole che la sua amata gli aveva detto poco prima di partire: di ricordarsi che c’era una sedicenne pazza che lo amava e lo avrebbe aspettato.
Rise ripensando alle parole della mora e fissò un’ultima volta la collana che gli aveva donato: era un portafortuna, gli aveva detto.
E giurò a se stesso che sarebbe ritornato vincitore, per lei e per la sua Haruka.
“Taichi sarà difficile. Ho due previsioni: in una tu vinci l’oscurità, nell’altra soccombi ad essa ed io muoio” rivelò il corvino.
“Ma come? Se l’oscuro non c’è?” chiese il castano, non capendo cosa voleva dire il mago.
“Non capisci?” domandò Martin.
“Ti ucciderò io” sussurrò il nuovo oscuro.
Il mago annuì, facendo capire al giovane che aveva indovinato.
Camminarono per ore, fino a quando giunsero al luogo in cui un tempo sorgeva la fiamma primordiale, ora in possesso dell’oscuro originale.
E Martin ripensò a quella maledettissima sera in cui l’aveva persa e in cui non aveva potuto fare niente per impedirlo e si ripromise che con Taichi non sarebbe mai accaduto.
Il mago estrasse il pugnale dell’oscuro, datogli da Tai e Sora, e lo porse al giovane, che lo guardò stranito, poiché non si aspettava una cosa del genere.
“Te l’hanno dato i miei?” chiese, ottenendo una risposta positiva.
“Ora mettiti in contatto con gli spiriti dei precedenti signori oscuri ed evoca quello del primo” spiegò.
Il castano levò il pugnale in alto e si concentrò sui precedenti oscuri, il pugnale mutò, cambiando nome, andando a ritroso, fino a giungere al primo: Nives.
Taichi sussultò non appena vide quel nome: era la donna amata da Martin. Perché non gliel’aveva detto, si domandò.
“Taichi è un onore avere di fronte l’ultimo oscuro” disse Nives, mostrando il suo volto.
“Merlin è passato tanto tempo dall’ultima volta” si rivolse a colui che un tempo aveva amato.
Poi con un attacco lo atterrò al suolo, Taichi mosse le mani insieme a lei, contro il suo volere.
“Non sono io, è lei!” si giustificò agli occhi di un Martin dolorante.
“Noi siamo una cosa sola” spiegò l’oscura.
“Ora uccidilo!” ordinò la donna.
Taichi, impotente, si avvicinò al mago, stritolandolo, causando gemiti di dolore da parte dell’uomo.
“Non, non soccombere all’oscurità, non ascoltarla!” disse Martin, con quanto fiato gli restava.
“No, non ascoltarlo, così tornerai a essere senza poteri, tornerai ad essere nessuno!” esclamò Nives.
No, si disse il prescelto, lui non era nessuno, lui era il salvatore, e lui doveva proteggere la sua famiglia Jessica e Haruka, alla quale aveva già fatto del male, spezzandole il cuore.
“No! Io non sono nessuno!” urlò.
Poi si rivolse all’oscura e le prese la fiamma, poi afferrò il pugnale facendo ritornare il suo nome, mentre Nives scompariva.
 
 
 
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Erano entrati ed erano giunti alla stanza principale del castello, dove risiedeva il re.
Quando aprirono la porta, lo trovarono lì, pronto per attaccarli, ma Jessica con una magia lo immobilizzò, avvicinandosi alla spada, ma non la toccò, temeva che fosse incantata.
“Fermi!” gridò una voce.
Era Melissa che aveva con sé legata Sora, che aveva stordito per poi liberarsi.
“Prova a farle del male e per te è finita!” urlò Tai, che vedendo la sua amata in quello stato gli era salita la rabbia.
La strega rise e avvicinatosi a Giulian lo liberò, poi con un incantesimo liberò Excalibur porgendola al re.
“Beh se voi mi aveste ascoltato prima, io non vi avrei tradito, o almeno sarebbe stato più difficile farlo” disse la perfida strega.
Il sovrano brandì la spada in alto, sulla quale c’era inciso il nome di Martin.
“Martin!” gridò, invocando il mago.
Martin era sulla strada del ritorno con Taichi e si stava congratulando con lui per aver superato il difficilissimo test, e aveva appena rivelato al giovane che c’era un modo attraverso il quale, l’oscuro poteva usare la magia per il bene, quando sparì lasciando il castano lì da solo.
Si ritrovò nel castello di Giulian, dove vi erano i suoi alleati; il re stringeva l’altra metà di Excalibur.
“Ti prego non farlo, Taichi ha superato il test, possiamo risolvere tutto” cercò di farlo ragionare.
“No” disse il sovrano.
Ce l’aveva a morte con il mago, poiché gli aveva rivelato una profezia falsa e lo aveva abbandonato, facendogli estrarre solo una spada spezzata.
“Fa sparire i nemici” ordinò.
E i digiprescelti sparino, nella stanza rimasero solo lui, il re e la strega dell’ovest.
 
 
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Dopo che Excalibur fu spezzata, Martin prese le due metà e ritornò al villaggio.
Decise che il suo compito era di distruggere l’oscurità, ma il suo mondo ne era troppo soggetto, decise di crearne altri, prefiggendosi l’obbiettivo di impedire che essi finissero sotto il dominio dell’oscurità.
Grazie alle sue abilità, insieme al suo apprendista Gennai, finì nel futuro, negli anni ’80.
Era in una stanza buia, davanti a lui vi era uno strano oggetto, che riconobbe, era un computer; ma era infestato da un virus, con una magia lo guarì.
Accadde qualcosa di molto strano e insolito: l’oggetto prese vita e li risucchiò ed entrambi si ritrovarono nel nulla.
Con la sua magia, Martin creò un mondo fatto di dati, il cui nome era Digiwolrd, e lì vi lasciò il suo apprendista, che diventò parte integrante del programma, con il compito di regnarvi con giustizia e di impedire che l’oscurità s’impadronisse di quel neo mondo.
Da Digiwolrd nacquero altri mondi tutti diversi tra loro.
Martin una volta tornato nella sua era, forgiò il pugnale dell’oscuro grazie al quale avrebbe controllato la sua amata perduta.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Come vedete, ho dato un interpretazione diversa alla storia Once upon a digi-time, mi riferisco ovviamente alla terza parte della storia quando Taichi diventa il nuovo signore oscuro.
Mi sono basata sulla settima puntata di Once upon a time, andata in onda oggi, con qualche differenza che voi avrete notato.
Voglio fare un ringraziamento speciale a: Kisachan, che alla fine delle sue storie mi cita sempre, e poi perché ha sempre recensito le mie storie, dicendomi che sono migliorata.
Ringrazio anche chi leggerà questa piccola shot e chi la recensirà.
 
 
 
 
 
   
 
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