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Autore: Prudence_DarrenAdd    13/11/2015    1 recensioni
Non dopo tutto questo tempo. Erano passati dieci anni dall’ultima volta che lo aveva visto e da allora non lo aveva chiamato neanche un volta. Che stronzo.
Stava per riagganciare quando sentì giusto in tempo una voce provenire dalla cornetta. Se la riportò velocemente all’orecchio, parlando prima che l’altro potesse mettere giù.
- Pronto? S-Sono io, Kurt.
Genere: Romantico, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Io amo la Klaine, lo giuro. E amo anche Adele.
Insieme poi, non ve lo dico proprio.
Spero vi piaccia, a presto!

P.S.
Sono incapace a fare l'editor, chiedo perdono!

Hello.

Il telefono iniziò a squillare, ormai Kurt non sapeva cosa stava facendo, forse non era neanche il numero giusto. Si morse il labbro sottile, picchiettando con le dita sulla cornetta del suotelefono vintage, preso in un mercatino parigino. Era da secoli che non faceva un viaggio in un posto di suo gradimento, ormai era così concentrato sul lavoro e sulla presentazione del nuovo album…
Forse quella era la prima volta da anni che aveva del tempo libero. Ma nessuno con cui passarlo.
Forse era per questo che gli era tornato in mente lui.
Forse voleva farlo da una vita e finalmente si era deciso.
Fissò il cielo fuori dalla finestra, era grigio, tipico della baia di San Francisco, soprattutto in quel periodo dell’anno, ma ci era così abituato ormai, quella era diventata la sua città.
Tutto era cambiato nella sua vita.
E adesso cosa stava facendo?
Sentì il terzo squillo e decise che no, forse non era in casa e che no, non stava facendo assolutamente la cosa giusta. Non dopo tutto questo tempo. Erano passati dieci anni dall’ultima volta che lo aveva visto e da allora non lo aveva chiamato neanche un volta. Che stronzo.
Stava per riagganciare quando sentì giusto in tempo una voce provenire dalla cornetta. Se la riportò velocemente all’orecchio, parlando prima che l’altro potesse mettere giù.
 
- Pronto? S-Sono io, Kurt.
 
Ci fu un attimo di silenzio, la persona dall’altro lato del telefono aveva il respiro pesante e solo dopo un minuto si schiarì la voce, portandosi meglio la cornetta all’orecchio.
Era da anni che non sentiva quella voce, almeno non diretta a lui. In un cassetto del suo studio aveva tutti i suoi CD in realtà e quando era solo, o in pausa, non poteva fare a meno di ascoltarli e piangere, sperando ed immaginando che quelle parole fossero per lui.
Ricordi di un passato ormai sepolto da tempo.
Fortunatamente quella sera era solo in casa e non sapeva se fosse una cosa positiva o meno. Non sapeva se stesse sognando o se fosse davvero lui, forse un brutto scherzo eppure Blaine conosceva bene quella voce, fin troppo.
 
- Kurt… Ciao.
 
Non voleva sembrare freddo ma non riuscì ad avere altra reazione.
Kurt sorrise leggermente: gli era mancata così tanto quella voce. Ricordava ancora l’ultima volta che l’aveva sentita, in lacrime, in quello che era il loro locale a New York, a pochi mesi dal loro matrimonio. Quella sera doveva essere impazzito, perché se ne pentì l’attimo dopo. Sapeva che Blaine era tornato a Lima dopo la rottura, mentre lui era scappato in California, facendo di tutto per realizzare il suo sogno. Rendendosi conto troppo tardi che il suo vero sogno lo aveva appena perso.
 
- Io… Mi chiedevo se volessi incontrarmi. Mi manchi. Vorrei parlare con te, dopo tutti questi anni.
 
Lo sentì trattenere il fiato per un attimo, poi un respiro, il rumore delle sue labbra che cercavano di parlare vicino alla cornetta. Blaine era a dir poco stupefatto. Non si faceva sentire da anni e ora voleva vederlo. Voleva vedere lui, lui che ormai era andato oltre, che teoricamente era guarito, non provava più niente per lui. Teoricamente.
Kurt continuava a sentire poco dall’altro lato della cornetta così l’allontanò dall’orecchio guardandola. Sospirò e se la riportò al volto. Il telefono era vecchiotto ma aveva sempre funzionato bene.
 
- Pronto, mi senti Blaine? Dev’essere il tempo. Qui a San Francisco sta per arrivare un uragano e forse la linea non va molto bene… Non sento niente. Se solo… Se solo non fossi così lontano. Questo tempo mi ricorda così tante cose, sai… Io e te. Prima che rovinassi tutto. Mi manca. Mi manchi.
 
Kurt stava straparlando ormai, non sapeva perché continuasse a parlare con qualcuno che non gli rispondeva. Voleva così tanto sentire la sua voce ma forse era anche caduta la linea. Stupida California. Non l’aveva mai odiata così tanto.
Blaine, dall’altro lato non sapeva proprio cosa fare, voleva dire qualcosa ma era bloccato, le sue orecchie affamate della voce dall’altro lato del telefono. Lo strinse più forte e sospirò, tentando di dire qualcosa.
 
- Ti sento, io… Sono qui.
 
Kurt sorrise, se solo non fossero stati così lontani, se solo avesse potuto essere tutto più facile, se solo avesse avuto il coraggio di fare quella telefonata anni prima. Gli mancava da morire Blaine, gli mancava con tutto il suo cuore.
 
- Ho provato a chiamarti sul cellulare ma non mi hai mai risposto. Volevo fare un’ultima prova io… Volevo scusarmi. Ho fatto un casino, intendo… Noi due. Ho rovinato tutto. Mi dispiace così tanto Blaine, vorrei aver fatto di più.
 
A Blaine quasi veniva da piangere, sentirlo dall’altro lato della cornetta, con la voce tremante e piena di speranze. Se solo le cose fossero state più semplici, se solo ci avesse pensato prima. Provava così tanti sentimenti in quel momento, voleva urlargli per la cornetta tutta la sua rabbia, tutto il suo rancore. Voleva dirgli che gli mancava, che non aveva mai smesso di amarlo e che era troppo tardi ormai.
Che non c’era posto per lui nella sua vita, non più. Non dopo dieci anni.
Ma non ci riusciva, come non riusciva a credere che stesse ancora là ad ascoltarlo n’è che lui lo avesse finalmente chiamato. Non dopo dieci anni.
 
- Capisco… Ci hai messo un po’.
 
Sussurrò alla cornetta, schiarendosi la voce e sospirando, cercando di trattenere le lacrime. Perché aveva risposto? Come aveva trovato quel numero? E fortuna che era stato lui a rispondere.
Intanto Kurt dall’altro lato aveva iniziato a camminare per l’enorme salone vuoto, la cornetta all’orecchio, il telefono in una mano e il filo da torturare nell’altra. Era a piedi scalzi e iniziava a sentire particolarmente freddo, ma non voleva lasciare il telefono, non ora che Blaine aveva detto qualcosa. Sorrise alla cornetta, rattristato da quelle parole.
 
- Già. 
 
Sospirò e si diede mentalmente dello stupido. Aveva parlato lui tutto il tempo. E pensare che aveva chiamato per sentire Blaine, non certo per inventarsi stupide scuse o parole a caso.
 
- Scusami, non ti ho neanche chiesto come stai. Come al solito parlo sempre di me. Spero che tu stia bene, io… Sapevo che eri tornato a Lima, sei ancora lì? Se solo ripenso a quell’orribile posto, spero di non tornarci mai più. Tu sei tornato a New York? Parlami Blaine, dimmi qualcosa, ti prego.
 
Kurt ormai era disperato, non sapeva più che dire. Forse aveva sbagliato, non avrebbe dovuto chiamare, sarebbe dovuto andare lì e dirgli in faccia quello che provava, senza tutte quelle miglia tra di loro, senza essere ai lati opposti del telefono, e soprattutto del paese.
Blaine era stanco, non volevo più sentire le chiacchiere di Kurt. Lui e le sue patetiche scuse, lui e il suo modo di fare. Ormai era andato oltre, ormai aveva deciso di non pensarci più, da tempo. Sentì la porta di casa aprirsi e sorrise alle voci che l’accompagnarono. Loro erano reali. Erano reali entrambe le voci e non metalliche, attraverso una stupida cornetta. Uscì fuori sul balcone, il traffico Newyorkese sotto di lui e prese un respiro profondo, deciso.
 
- Kurt, mi ha fatto molto piacere la tua telefonata. Mi sei mancato anche tu ma… Non farti più sentire, per favore. È passato troppo tempo, ho un marito splendido, un figlio perfetto e un lavoro che amo. Sono felice. Il nostro tempo è passato. Io… Non ti dimenticherò mai, ma ora devo davvero andare, ciao.
 
Allontanò la cornetta dall’orecchio e chiuse la chiamata. Forse si sarebbe dovuto scusare, ma lui non aveva fatto nulla di male. Né in passato, né in quel momento.
Prese un respiro profondo, si asciugò una lacrima che gli era scivolata sulla guancia e tornò in casa, mettendo il cordless al suo posto. Sorrise, sentendo gli schiamazzi di quei due diavoli, ed entrò in salone. Erano spaparanzati sul divano, entrambi stanchi per l’ora di piscina del più piccolo. Sebastian era ancora deciso ad aspettarlo ogni volta, nonostante andasse lì da anni. Era il suo modo per passare del tempo con il figlio quando non era a lavoro. Sorrise dolcemente alla scena davanti ai suoi occhi e si avvicinò con passo felpato al divano. Sorprese il piccolo Jean con un attacco di solletico, per poi chiedergli un bacino in cambio della tregua, poi baciò suo marito con dolcezza. Per quanto gli mancasse Kurt, era felice e niente, neanche ritrovarlo, lo avrebbe reso più felice dei suoi due ometti.
 
- Pronto, Blaine? Pronto?
 
Dall’altro lato, nel frattempo, Kurt aveva ancora la cornetta all’orecchio. Il suono tipico della linea libera. Gli aveva chiuso la chiamata. Aveva appena detto addio a Blaine e neanche lo sapeva. Aveva lo sguardo fisso alla finestra, la tempesta era iniziata nella baia così come nel suo cuore. Aveva perso tutto, ancora una volta. O forse lo aveva perso tempo prima senza saperlo.
Chiuse gli occhi, prese un respiro profondo e si lasciò scappare un singhiozzo.

 
 
 Hello from the outside
At least I can say that I’ve tried
To tell you I’m sorry for breaking your heart
But it don’t matter, it clearly doesn’t tear you apart
Anymore […]
  
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