Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
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Autore: samek    26/02/2009    3 recensioni
Io non conosco il tuo passato, così come tu non conosci il mio, la nostra è una storia senza titolo, di cui ci è celato sia il prologo che l’epilogo.
(Non so se intitolare così una fic è contrario alle regole del sito, ma ci tengo a dire che l'ho chiamata in questo modo in riferimento alla frase qui sopra e non perchè non avessi altre idee >__<)
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza Titolo

Ringrazio di cuore Lady Nana per aver betato, in via del tutto eccezionale, questa ficcina ^^ Tesoro, sei tutta tua mamma, (che è la mia amata beta ufficiale, Narcissa63) il che è un enorme complimento visto che è la migliore! (Si, sono di parte, ma chi se ne frega! XD)

Buona Lettura ^^

 

Senza Titolo           

 

 

Tutto ciò che ho sempre voluto
Tutto ciò di cui ho sempre avuto bisogno
È qui nelle mie braccia
Le parole sono davvero superflue
Possono solo fare male*

 

 

La pioggia scivola sui vetri, realizzando disegni astratti, graffiti sullo sfondo grigio del cielo, che pare deciso a piangere tutte le sue lacrime.

La tua testa è premuta contro quella superficie trasparente, i capelli biondissimi sono scivolati su di un lato, scoprendo la curva del tuo collo niveo e delicato, il tuo sguardo indecifrabile è perso nella follia di quella tempesta che sembra volerci separare dal mondo intero.

In piedi, poggiato contro alla parete opposta rispetto alla tua, con le braccia incrociate ed immobile, come anni d’irreprensibile allenamento mi hanno insegnato a stare, continuo ad osservarti.

Entrambi stiamo in silenzio, in attesa.

Sei preoccupato, me ne accorgo dal modo assorto con cui scruti il temporale. Vorresti andare a cercare i due ragazzini e la Polpettina Bianca, che sono fuori ormai da diverse ore; Ma non possiamo, se uscissimo a cercarli e nel frattempo loro tornassero senza trovarci, farebbero senz’altro qualcosa di sciocco e che esca uno solo di noi è fuori questione, con questa bufera i dispersi diverrebbero quattro e non tre. Possiamo solo avere fiducia ed attendere il loro ritorno. Ed è una cosa che tu detesti.

Cerchi sempre di mostrati allegro e mite, ma in realtà sei l’esatto opposto, ermetico ed impulsivo.

 All’improvviso cominci a parlare ed io mi rendo conto di non capire una sola parola di quello che dici. Sibilo un’imprecazione tra i denti, che però non pare giungere alle tue orecchie, surclassata da un tuono. Se non riusciamo a comprenderci, significa che i ragazzi e Mokona si sono allontanati troppo. Ovviamente se ci fossero Shaoran e la principessa Sakura al posto nostro non sarebbe un problema, dato che provengono dalla stessa dimensione, ma per noi è differente. Apparteniamo a due mondi diversi, apparentemente opposti, incompatibili.

Vorrei chiarirti la situazione, ma tu non mi lasci ribattere, sei ormai un fiume in piena. Non ho la più pallida idea di cosa  tu stia dicendo, ma sei furioso. Se non me lo chiarisse il tuo tono, che va in ascendente, lo capirei dal tuo sguardo basso e dalle tue mani chiuse a pugno. Non è da te questo comportamento, non è del Fay che conosco, abituato a nascondere tutto dietro ad un sorriso.

Avanzi verso di me, irritato dalla mia mancanza di reazione.

Cosa ti aspetti? Seppure ti capissi, difficilmente perderei la mia compostezza in questi frangenti, sono un ninja dopotutto.

Tu continui ad inveire, gesticoli animatamente, alzi il tuo sguardo turbolento quanto la tempesta e con esso mi trafiggi. Sei ormai ad un passo da me, la tua voce è dolorosa, i pugni percuotono il mio petto e continui a ripetere la stessa parola ad ogni frustata delle tue esili braccia sul mio torace. E’ il mio nome nella tua lingua, quello che continui a chiamare?

Una lacrima cristallina ti scivola sul viso ed io ti afferro per le spalle, pronunciando un solo, categorico vocabolo: -Basta- non ne posso più di vederti soffrire così.

Tu sussulti ed alzi il volto, sorpreso... finalmente sembri renderti conto della situazione e del fatto che ogni tua parola sia andata dissipandosi al vento. La tua schiena s’incurva sotto la mia presa, come se il peso che gravava sopra di essa fosse centuplicato. Forse è una mia impressione, ma ora sembri persino sollevato del fatto che io non possa comprendere ciò che mi hai detto. Di che mi stavi parlando in tono tanto accorato?

E poi sorridi, indossando nuovamente quella maschera che ti illudi possa scacciare le preoccupazioni.

Odio i tuoi sorrisi, mi nauseano, è così evidente che sono falsi. Sono amari, pregni di tristezza, non raggiungono mai gli occhi. Ogni volta provo il desiderio accecante di cancellarli, lavarli via dal tuo volto.

Tu, intanto, alzi una mano e con un dito cerchi di spianare la mia fronte corrucciata, ancor più aggrottata del solito per via dell’irritazione. Sussurri qualcosa continuando a sorridere, mi stai rimproverando per la mia espressione truce? Probabilmente io ho dimenticato come si fa a manifestare letizia, ma quanto meno la mia espressione è autentica.

Io non conosco il tuo passato, così come tu non conosci il mio, la nostra è una storia senza titolo, di cui ci è celato sia il prologo che l’epilogo. C’è solo il presente, questo momento in cui premo il tuo corpo sul mio e la mia bocca sulla tua, cancellando quel sorriso fittizio, come se sfiorassi con  una mano il riflesso illusorio di uno specchio d’acqua. Il sapore delle tue labbra è dolce-amaro, proprio come avevo immaginato, assuefacente. Il tuo profumo delicato ed inebriante come veleno mi entra sotto pelle, così come ha fatto la tua presenza, giorno dopo giorno. Risalgo sulla tua guancia, cancellando anche le tracce lasciate da quella stilla salata che l’ha rigata, sino a posarti un bacio all’angolo dell’occhio ed uno sulla tempia.

Mi scosto appena da te, incontrando il tuo sguardo smarrito e genuino. Sembri non credere a ciò che è appena accaduto, poi ti riscuoti e poggi languidamente la testa sul mio petto, circondandomi la vita con le braccia, che non si sono mai allontanate da me, mentre io ti cingo le spalle. I tuoi occhi sono socchiusi, drappeggiati dalle lunghe ciglia bionde ed adombrati dalle ciocche seriche dei tuoi capelli. Ma le tue labbra sono lievemente increspate verso l’alto, in un sorriso vago, ma finalmente sincero.

Non m’importa del passato e, francamente, nemmeno del futuro, sono un uomo abituato a vivere alla giornata, ma forse il motivo del nostro incontro c’è; come dice la strega: “A questo mondo il caso non esiste, esiste solo l’inevitabile”.

Per adesso va bene così, teniamoci questo destino privo di definizione, ma nostro.

 

FINE.

 

*La frase d’introduzione è tratta da Enjoy the Silence dei Depeche Mode.

   
 
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