“Mi piacerebbe avere una famiglia”.
Natasha alzò lo sguardo dal cadavere della guardia, inarcò un sopracciglio guardando verso l'alto. Clint si dondolò sulla corda, prese lo slancio entrando dalla finestra aperta e premette un pulsante sul fondo della faretra facendo rientrare la corda.
“Dico sul serio”, affermò, “sarebbe bello avere dei marmocchi”.
Natasha sospirò, scosse il capo proseguendo per il corridoio.
“E dirgli che loro padre è un killer professionista per un organizzazione segreta?”.
Clint incoccò una freccia, alzò l'arco e scoccò ad una telecamera; il circuito prese fuoco e l'allarme antincendio scattò risuonando in tutto il piano.
“Sono un soldato. Sei tu la spia”.
Natasha si voltò di scattò, tirò due dischetti d'argento contro una guardia ed essi esplosero scagliandola all'indietro; Natasha lo raggiunse prendendogli la pistola dal fianco e la strinse tra le mani candide.
“Io non voglio una famiglia”.
Clint la raggiunse, incoccò una freccia e colpì il centro tra due guardie; la freccia rilasciò un fumogeno che invase il tratto di corridoio. Natasha tossicchiò sventolando una mano davanti al volto, indietreggiò di qualche passo serrando le palpebre e imboccò il corridoio dal lato opposto; i riccioli rossi le battevano contro le spalle.
“Era il tuo modo per dirmi che non ci credi?”.
Clint sogghignò, scrollò le spalle mettendo l'arco in spalla e le passò di fianco, le diede una pacca sulla schiena.
“Torni sempre a casa da me, e quando non sei da me sei da Phil o Maria. Vorrà pur dir qualcosa”.
Natasha strinse le labbra, rizzò le braccia di scatto e sparò a tre guardie in successione; rinfoderò l'arma e scosse il capo.
“Solo che mi piace avere una stanza mia”.