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Autore: GoldenPanda99    14/11/2015    0 recensioni
Una ragazza, tre ragazzi: il fidanzato, l'amico pervertito, e l'amore di una vita.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Black

Si, certo.
Fisso i suoi occhi verdissimi, riuscendo però a controllarmi: ho imparato ad inscatolare i miei sentimenti, non è poi così difficile.

"Lasciami."

Gli tolgo dalle mani la fine della mia sciarpa, con cui stava giocando come un bambino della scuola materna, nonostante i suoi diciannove anni d'età.
Oh si, doveva essere fuori da giugno, ma lo hanno bocciato il maledetto, così da avere l'occasione di rovinarmi di nuovo la vita.

"Dai..."

Arriccia il labbro, mentre a me scappa un sospiro mezzo esasperato.
Se si fosse comportato così qualche mese fa, probabilmente sarei caduta ai suoi piedi, troppo stupida ed innamorata.
Ma non ora, mi ha ferita, e lo sa meglio di chiunque altro.
Anche se fa il finto tonto.

"Fermo o ti strappo la barba."

Alla mia minaccia non poi così astratta - in passato ci sono andata fin troppo vicina a staccargli in modo doloroso quei peli ispidi e castani - sgrana gli occhi e si porta la mano al viso, preoccupato.

I ragazzi seduti poco lontani da noi si sono finalmente alzati per scendere, quindi con un movimento felino mi siedo, mentre una vocina flebile di ragazza mi solletica il timpano.

"Posso sedermi?"

Annuisco con foga, guardando con aria di sfida il ragazzo castano in piedi, che nega col capo e si limita a ridacchiare, colpito nel segno.

La nostra storia è lunga.

Iniziamo così: un minimo di descrizione ci vuole.
Sono una ragazza della terza superiore, non bellissima, anzi.
E attenzione, non sono una di quelle che ti dice "non sono perfetta", ma poi tira fuori foto degne di una fusione tra Megan Fox ed Angelina Jolie: in una scala da uno a dieci posso essere classificata con un sei, o giù di lì.

I miei capelli sono mossi e neri, sono alta un metro e settantacinque, occhi castani, insomma, non ho segni caratteristici, sono come tante altre ragazze della mia età.
Ho una seconda, ed un fondoschiena leggermente più grosso del dovuto, quindi vi basta immaginare una pera con una chioma scura e fluente per avermi davanti agli occhi.
Nonostante questo però, alcuni ragazzi mi trattano come se fossi chissà quale bellezza divina.

Ho un carattere strambo, un po' perché sono in una scuola in cui le ragazze scarseggiano, un po' perché sono stravagante di mio.
E in una scuola dove ottantacinque su cento sono maschi, puoi comportarti solo in due modi: puoi diventare la ragazza carina, quella sempre gentile e disponibile, quella con cui ci prova mezzo pianeta, quella a cui la reputazione si rovina come niente, oppure puoi diventare... un ragazzo.

Non fraintendere, mio caro lettore.
Non bisogna ridursi a competere in gare di rutti, o a fare a pugni per qualsiasi cosa.
Però non si può nemmeno piangere se mentre si salda un circuito, i nostri poveri capelli finiscono per sbaglio sul saldatore, producendo un odore molto simile a quello del pollo cucinato in salsa barbecue.

Analizzando il mio comportamento, posso definirmi a strati, come le cipolle: dolce ed accorta all'inizio, casinista ed estroversa dopo, John Cena verso l'interno, e per finire, creativa e sensibile.
Ma quest'ultima parte deve rimanere tra noi, sia chiaro.

Sono una pera fatta a strati come le cipolle, ma non dimenticatevi i capelli, sono di fondamentale importanza.

"Ti è caduto un guanto."

Ancora la sua voce, che mi da troppo sui nervi.
Abbasso lo sguardo, notando che effettivamente, c'è il mio guanto per terra.

"Lo so."

Allungo il braccio e lo raccolgo senza troppe cerimonie, rimettendolo nella tasca della giacca nera, insieme al suo gemello.

"Scusa!"

Si gira offeso, aggrappandosi con una mano al palo per evitare di cadere tra uno scossone e l'altro del pullman, mettendosi di spalle rispetto a me.
Ora posso permettermi di guardarlo senza che lui si accorga di niente.
È poco più alto di me, i capelli sempre arruffati, i piedi rivolti sempre un pochino verso l'esterno, le mani libere sempre nelle tasche, oppure intente a sistemarsi gli occhiali.

Sospiro.

Per ora non diamo un nome a questo ragazzo: per voi, sarà solo Black.
Perché proprio Black?
Perché lui è la parte nera dei miei sentimenti, quelli che meno dovrei tirar fuori con lui, quelli che fanno più male a me, ma anche a quelli che ho intorno.

È estroverso.
Fuori è un compagnone, il pirla del gruppo.
Dentro è strano, romantico, dolce, ma anche un filino pezzo di...

Lui mi ha fatta innamorare, un tempo.
Lo ho amato davvero.
E fidatevi, anche se ho solo sedici anni, posso arrogantemente affermare di conoscere la differenza tra una cotta e l'amore vero e proprio.

L'amore non è un bacio, o una frase tenera scritta su un muro.
L'amore, quello vero, è una merda.

Si volta verso di me, guardandomi di striscio con quelle iridi incredibilmente verdi: non distolgo lo sguardo, troppo ipnotizzata dal suo.

Scuoto il capo solo dopo quasi un minuto, per poi appiccicare il naso al vetro freddo ed appannato a causa delle temperature rigide di novembre, cercando di distrarmi.

Io non dovrei pensare al nostro Black.
Sarebbe una bastardata poterlo vedere sotto quella luce.
Ma prima di raccontarvi tutta la storia, devo presentarvi le altre due disgrazie della mia vita, altrimenti tutto ciò non avrebbe senso...

White

Aspetto davanti alla stazione, cercando di evitare di crepare ibernata.
Osservo gli orari: il suo treno dovrebbe arrivare a momenti.

Eh già.
Io ho un ragazzo.

Anche lui ha diciannove anni, ed è il migliore amico di Black.
A differenza di quest'ultimo però, non è stato bocciato, ma ha addirittura iniziato l'Università: sto con un piccolo fisico nucleare.

È un vero e proprio genio, uno da tutti nove e dieci, un nerd incrociato con un hacker, appassionato di fisica e matematica.
Proprio uguale a me, che di matematica non capisco una frittata, e forse è meglio non toccare l'argomento voti.
Potrei tentare il suicidio.

"Hei."

Alzo gli occhi, e lui è lì, sorridente.
Moro, occhi un po' più scuri dei miei, fisico asciutto e fin troppo magro a causa di problemi di cui parleremo più avanti.

"Ciao."

Mi si avvicina e mi prende il mento tra le dita, dandomi un bacio svelto e poco convinto.
In questo periodo è troppo tirato a causa dello studio e delle ripetizioni che da ai ragazzini delle medie per ricavare qualche soldo, quindi non devo preoccuparmi se è un po' più freddo del solito.

"Come stai?"

Sorrido appena, incrociando le braccia.
Devo dirgli dell'ultimo voto di elettronica, oppure no? No, forse è meglio di no.

"Tutto bene. Tu?"

Fa spallucce, iniziando come al solito a raccontarmi la sua giornata.

Sapete, io e lui siamo stati insieme per poco tempo, quasi due mesi, alla fine dell'anno scorso.
Ma a febbraio l'ho lasciato, e lui non la ha presa benissimo, ovviamente...
Ad ottobre ci siamo rimessi insieme, e siamo ancora qui: ci stiamo provando, ma come ho detto prima, conosco la differenza tra l'amore ed una cotta.

Il nostro non è amore.
È affetto, stima reciproca, in un certo senso anche passione.
Ma non è amore, non penso almeno.

Sono confusa, lo ammetto, anche troppo.

"... tutto qui."

Annuisco e ridacchio, ma in realtà non ho sentito una sola parola del suo discorso.
Ci stiamo un po' perdendo, poi adesso che mi ha detto che si trasferirà...
Gli ho esposto i miei dubbi.

E se arrivasse una gnocca bionda, più pazza di me, che disegna meglio di me, e che in aggiunta è anche appassionata di fisica, che faresti?

Non mi ha risposto come avrebbe dovuto.
E questo mi ha preoccupata, moltissimo.

"Che si fa?"

Al solito.
Sospiro, tanto so già che faremo, quello che facciamo sempre.
Si mette al volante, mentre io chiudo la portiera e mi metto la cintura.

"Andiamo da te e guardiamo un film?"

Annuisce annoiato, mettendo in moto ed accendendo la radio, mentre io agguanto il cd degli Imagine Dragons.

Lo fisso mentre guida, facendomi sfuggire un mezzo sorriso.
Gli gratto la testa e gli scompiglio i capelli corvini, mentre lui arriva ai settanta chilometri orari e sorpassa la solita panda verde chiara che passa di qui a quest'ora.

"Mi sei mancata."

Sospiro, guardando avanti.

"Mi sei mancato anche tu."

Ecco, lui è White.
Bianco, e perché?
Perché lui sarebbe l'alternativa giusta, l'unica via che una ragazza con un minimo di coerenza dovrebbe seguire.
Lui è la parte chiara dei miei sentimenti, quella che voglio, posso, e devo esprimere solo in sua presenza.

Grey

Lui non dovrebbe nemmeno esistere!
D'accordo il fidanzato, e magari l'amico con cui non abbiamo chiarito, ma lui...
Che cavolo rappresenta?!

Va bene, è bello, molto.
È alto venti centimetri più di me, fa scherma, è appassionato di videogiochi e di ragazze, anche lui moro con gli occhi quasi neri.
Era un amico l'anno scorso, anche se ci eravamo detti più volte di piacerci fisicamente a vicenda, ma adesso?

È l'incarnazione della perversione e delle battute orribilmente oscene, un diciasettenne in piena crisi ormonale, altro che Cinquanta Sfumature di Grigio.
Ecco, lui sarà Grey.

Non serve spiegare il perché.

"Hai freddo?"

Annuisco, mentre continuiamo a camminare verso scuola.
Osservo l'ora sul display del cellulare: otto meno dieci.
Farò tardi anche oggi.

Mi porge una mano.
Che diamine...

"Dai!"

Aggrotto la fronte e gliela prendo, notando che in effetti, è bollente.
Come un assetato davanti ad una pozzanghera, faccio in modo che la sua mano riesca ad avvolgere entrambe le mie, mentre le orecchie diventano ogni secondo più viola e ghiacciate.

"Sei una stufetta."

Scoppia a ridere, alzando le sopracciglia e ridacchiando.

"Si, sono caldo, lo so... hai mica un camino da riscaldare?"

Annuisco, visto che anche il mio unico neurone è troppo raffreddato per connettere, per poi bloccarmi all'istante, capendo l'allusione malata.

Gli lascio la mano e sbuffo, spostando gli occhi sulle strisce pedonali.

"Ho detto stufetta per un motivo preciso... hai presente la regola della L? Quanto hai detto che sei alto? Un metro e novantuno?"

Ride di gusto, sussurrando un "tutto è in proporzione", quando il semaforo diventa all'improvviso rosso per i pedoni.
Una macchina volta l'angolo con fin troppa velocità, mentre io sono a quasi un metro oltre il marciapiede.

Mi sento strattonare indietro di colpo, ritrovandomi tra le sue braccia.

"Attenta."

Ancora un po' scossa, mi appendo alla sua sciarpa, mentre lui mi scolla di dosso.

Osservo il lembo di tessuto blu tra le mie mani, che senza volere gli ho tolto dal collo, e sospiro.

"Grazie."

Fa spallucce, ed indica la sua sciarpa tra le mie dita.

"Dammela dai."

Mi fermo, cercando di capire come interpretare la sua ultima frase, quando riapre bocca e mi leva ogni dubbio.

"E già che ci sei, passami anche la sciarpa."

Scoppia a ridere, mentre io gli assesto un calcio negli stinchi.

"Sei un idiota."

Angolo autrice:

Di problemi mentali ne ho?
Si?
Lo so, grazie HAHAHAHHAHAHA
Comunque. È la prima volta che scrivo in questo settore del sito, il romanticismo non è mai stato il mio forte, ma tentar non nuoce, no?
Spero vi piacciano i miei scleri, e spero di non aver tralasciato errori :')
Fatemi sapere che ne pensate, siate cinici e critici u.u
Un abbraccio!

Ps: Grey è davvero alto così, non è un'esagerazione per la storia :')

Panda

   
 
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