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Autore: Diletta_86    15/11/2015    3 recensioni
A volte per non soffrire bisogna solo non guardarsi indietro e buttare il cuore in stand by.
Quello che tenta di fare Gaetano Berardi per non rimanere in balia di un incertezza che aleggia su di lui da troppo tempo.
Questa è essenzialmente la sua storia.
Genere: Azione, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Camilla Baudino, Gaetano Berardi
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo, Violenza
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A destarlo, anzi, a destarli entrambi il mattino successivo fu il suono del campanello d’ingresso. Scispiato, del tutto impresentabile, con dei capelli da far invidia a Jon Bon Jovi, scalzo e perfino vagamente incazzato, Gaetano si trascinò fino alla porta, spalancandola, convinto si trattasse di Torre o di qualcuno dei nuovi colleghi, pronto a far battute inopportune sulla sua nuova condizione di padre.

“Se non perdi questo dannato vizio di sparire a nostra madre verrà sicuramente un colpo!”

Alto una spanna più di lui, infilato in un completo elegante, barba curata e portamento fiero, un uomo sulla cinquantina, capelli neri ed occhi verdi osservava serioso Gaetano.  Erano mesi che non si sentivano, ed anni che non riuscivano ad incontrarsi di persona.

“Allora Non mi fai nemmeno entrare?!”

Il tono di voce ed il timbro era molto simile a qullo del commissario, seppure velato da un emozione diversa, da una diversa consapevolezza, quella che lui aveva appena iniziato ad avere.

“Tommaso che ci fai qui?!”

Tommaso Berardi, dottore in medicina, specializzato in chirurgia vascolare, fratello maggiore decisamente pedante del commissario. Era anche per la competizione con lui che Gaetano s’era arruolato in polizia, finendo più solo di quanto si fosse mai aspettato.  Non credeva che avrebbe mai avuto il coraggio di presentarsi a cercarlo. Di solito era Francesca, sua sorella minore, quella che gli piombava a casa nei momenti peggiori e coi problemi più disparati. 

“Amore ma chi…”

“Oh...bene! Quindi ti sei sposato, di nuovo, senza nemmeno avvisarci?!”

“Tommaso, entra, per favore, Camilla... Mio fratello Tommaso, se non so sclero, Berardi!”

I due cognati si osservarono in silenzio per un lunghissimo istante, Tommaso fissato sull’enorme pancione, indeciso se chiamare la madre immediatamente, o indire un consiglio di famiglia straordinario per tirare le orecchie al fratello. Camilla, dal canto suo, cercava in quei colori bruniti e in quegli occhi così differenti qualcosa che le ricordasse Gaetano.

“Avete il solito mento.”

Concluse stringendo la mano che lui le porgeva, grata di aver avuto il tempo di rendersi quantomeno presentabile nel suo abito da casa prémaman.  Gaetano chiuse la porta, indicando il divano, fermandosi ad accendere la macchina del caffè, perché sicuramente né avrebbe avuto bisogno.  Quando raggiunse Camilla e Tommaso sembravano intenti a studiarsi.

“Allora mi spieghi che diamine ti prende?!”

“Vuoi smetterla di fare il generale d’armata, fratello?! Ti ricordo che fai il chirurgo.”

Camilla osservava quel ping pong spostando lo sguardo dietro ad un immaginaria pallina da tennis. Un altro lato del carattere del suo uomo che non conosceva, un altro mistero da svelare, le piacevano i misteri.

“Com’è però che ti ritrovo sempre con figli in arrivo ed enormi casini?!”

“Perché ci ho messo dieci anni per conquistarla, e sinceramente non ho ancora capito come diavolo ho fatto. Sai…fratello…non tutti sono come te, fidanzamento in casa, matrimonio figli…tutto nella normale semplicità e banalità.”

“Tu hai altri nipoti oltre nino?!”

A quel punto un excursus familiare era d’obbligo. Gaetano prese un lunghissimo sospiro e raccontò con dovizia di particolari della sua famiglia. Camilla si bevve la storia come beveva il frullato al mattino. E alla fine disse solo che, visto le cose, urgeva di fare le dovute presentazioni. Quindi, come in un valzer dei ruoli, fu lei a raccontare a Tommaso la loro storia, senza tralasciare niente.

“Che dire…evidentemente a mio fratello senza complicazioni le cose non piacciono!”

Fu il commento finale di Tommaso, finalmente rilassato ed a conoscenza dei fatti.  Concordarono che una cena era sicuramente necessaria, risero e chiacchierarono e per la prima volta Gaetano ricordò cosa volesse dire la parola “famiglia”.  Si perse ad osservare Tom che suggeriva a Camilla un collega specialista se ne avesse bisogno, passandole il numero di sua moglie, perché sicuramente dopo due figlie ne sapeva qualcosa.  Era sicuro che la prossima a piombarsi a casa sarebbe stata sua madre. Donna Marzia non si era persa una delle gravidanze della nuora, nemmeno quella svedese di Eva, figurarsi se si sarebbe perduta questa, gemellare e con una simile storia alle spalle.

“Adesso devo andare in ospedale…chiama nostra madre fratellino…io vedrò di recuperare quella mina vagante di nostra sorella.”

E come era andato Tommaso se ne riandò, lasciandoli lievemente intontiti. Camilla sorrise quando la porta fu di nuovo chiusa. Andando ad allacciarsi a Gaetano in un abbraccio dolcioso, lasciandogli un bacio casto e puro sul naso.

“Quando si dice avere una famiglia allargata.  Non vedo l’ora di vedere la faccia di Livietta quando saprà le novità! E Tommy. Dobbiamo chiamare Tommy! … non mi avevi mai detto di aver chiamato tuo figlio come tuo fratello!”

Iniziare il nuovo giorno a quel modo era insolito ma energizzante. Trascorsero il resto del pomeriggio tra telefonate e programmi. Avevano deciso, di comune accordo con Mauro, di tornare a Torino per la fine del mese, c’era necessità di lavoro d’intelligence anche lassù, specie con i recenti allarmi, e poi la nuova commissaria assegnata al suo posto, una certa Laura, beh...Gaetano era curioso di conoscerla! Lei e il suo insubordinatissimo sottoposto, sempre che fosse solo un sottoposto, un tale ispettore Maresca.  

La sera arrivò in un lampo. E con essa di nuovo il suono del campanello. Stavolta fu il turno di Camilla di andare ad aprire. Davanti a lei c’era una donna di statura non molto alta, sui sessanta, sessantacinque anni, lievemente ingrassata dal peso dell’età, con i soliti occhi cerulei e lo stesso sorriso di Gaetano.

“Buonasera…lei deve essere Camilla.”

“E lei la signora Marzia, prego…è un piacere conoscerla.”

Fecero neppure un passo all’interno che la voce squillante di Gaetano giunse dal corridoio.

“Mamma! Hai fatto decisamente in fretta a questo turno! “ 
   
 
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